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Troppi contagi a Tricase, il sindaco: “Stop a stazionamenti in piazza o in strada”

Evoluzione della situazione epidemiologica a Tricase, riunita la “Task Force” comunale. Il sindaco: “Necessario adottare misure più stringenti se il buon senso viene meno”

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Il sindaco Antonio De Donno ha convocato una “Task Force” di carattere comunale con lo scopo di condividere atti e fatti relativamente alla questione Covid-19.


Alla riunione, oltre al sindaco e alla giunta, hanno preso parte la presidente e i capigruppo di maggioranza e minoranza del consiglio comunale di Tricase, i vertici della struttura amministrativa comunale, il corpo di polizia locale, i dirigenti scolastici e i responsabili delle strutture scolastiche di competenza comunale, i dottori Vittorio Tassi e Antonio Angelelli del “Cardinale Panico” di Tricase.


Una riunione, voluta da De Donno, “per fare il punto della situazione e per condividere atti che possano incrementare il livello dei controlli e garantire maggiore sicurezza ai cittadini, considerato l’evolversi della situazione epidemiologica, costantemente monitorata grazie all’incessante impegno della ASL Lecce con cui il canale di dialogo è strutturalmente aperto”.


Se in un primo momento abbiamo voluto appellarci al senso di responsabilità dei nostri concittadini”, ha evidenziato De Donno, “le continue segnalazioni rispetto a occasioni di assembramento da parte di cittadini (giovani e non) ci porta a dover adottare misure più stringenti”.


I primi a prendere la parola durante l’incontro, tenutosi in presenza e in osservanza di tutte le norme anti-contagio, sono stati i dirigenti scolastici (Rina Mariano del via Apulia e Anna Maria Turco della “G. Pascoli”) e i responsabili delle strutture di competenza comunale (Cosimo Musio, Fondazione Tommaso Caputo e Roberto  Scolozzi, Smile) che hanno sottolineato le difficoltà dovute ai ritardi di trasmissione dei dati e alla presenza di positività riscontrate fra il personale docente, amministrativo o fra studenti con conseguenze ormai note sull’organizzazione delle attività.


Il sacrificio dei nostri bambini e delle famiglie non può essere vanificato dall’atteggiamento di chi trascura le disposizioni anti-covid in modo irresponsabile e irrispettoso. Di sé e della comunità”, ha chiarito il sindaco, annunciando che, nelle prossime ore, si valuterà, di concerto con la Prefettura di Lecce e le Forze dell’Ordine, “l’adozione di provvedimenti che vietino lo stazionamento su tutte le piazze cittadine e nei luoghi di aggregazione sociale, consentendo il solo transito su di essi. A questo si aggiungerà la chiusura di alcuni plessi per consentire la sanificazione degli spazi in seguito all’accertamento di casi positivi. L’impegno alla sensibilizzazione continuerà: crediamo fermamente nel senso di responsabilità della nostra comunità. Sentiamoci figli della stessa famiglia e ognuno faccia il possibile per limitare le occasioni di contagio” ha aggiunto il Sindaco.


Si va quindi verso la chiusura dei plessi scolastici interessati dai casi covid per consentire la sanificazione dei locali e soprattutto verso l’adozione di atteggiamenti meno tolleranti nei confronti di chi non rispetta le regole.


Si sta pensando anche ad una formula che preveda il coinvolgimento delle associazioni di volontariato per un’azione costante di sensibilizzazione e di controllo del territorio, laddove come ha sottolineato lo stesso sindaco “le mascherine per molti sono ancora un oggetto sconosciuto o un accessorio inutile da portarsi dietro. I numeri reali del contagio che riguardano Tricase sono ben oltre i 64 ufficiali che peraltro sono fermi ai tamponi processati il 2 dicembre. La situazione è delicata e non possiamo permetterci leggerezze”.

Possibile quindi un’ordinanza che vieti stazionamenti ed assembramenti in piazza o nei luoghi soliti di ritrovo sia per i giovani che per i meno giovani.


E se questo non dovesse bastare, non è escluso che si arrivi anche alla chiusura di piazze e del centro storico.


Detto questo sarà ancora importante sensibilizzare perchè basta farsi un giro in paese o nelle marine per capire come in tanti ancora non abbiano compreso cosa stiamo vivendo.


Probabilmente anche chi di noi rispetta le regole, dovrebbe ribellarsi a chi, non facendolo, mette a rischio l’incolumità di tutti.


Lo potrebbe fare magari con dei post sui social, delle segnalazioni di assembramenti e cattivi comportamenti.


Dobbiamo tutti rispettare le regole: va urlato forte perché anche con la pandemia in atto, a quanto pare, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.


Giuseppe Cerfeda


Attualità

Regionali, alle 12 l’affluenza si attesta, in calo dalle ultime lezioni, all8,53%

Quattro i candidati presidente della Regione, con da 13 liste per un totale di 580 candidati (con le candidature multiple) e si contenderanno i 50 posti nel Consiglio regionale della Puglia per la prossima  legislatura…

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Tra oggi e domani, si vota fino alle 15 di lunedì 24 novembre, potremo recarci al seggio per scegliere chi dovrà essere il futuro Presidente della regione Puglia e i relativi candidati.

Quattro i candidati presidente della Regione, con da 13 liste per un totale di 580 candidati (con le candidature multiple) e si contenderanno i 50 posti nel Consiglio regionale della Puglia per la prossima  legislatura.

Il centrosinistra candida Antonio Decaro presidente, ed ha presentato sei liste: sono Pd, Movimento 5S, Avs e le liste civiche «Per», «Decaro presidente» e «Popolari per Decaro» per un totale di 294 candidati.

Il centrodestra con Luigi Lobuono candidato presidente, sostenuto da cinque liste: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega (con Udc e Socialisti) e Noi Moderati, più La Puglia con noi (solo nelle circoscrizioni di Taranto, Lecce e Bat) con 215 candidati in totale.

«Alleanza Civica per la Puglia» sostiene il candidato governatore Sabino Marco Mangano (sostenuto anche da  Marziani di Puglia e Netx Italia) con 36 candidati.

La lista di Puglia pacifista popolare (con Partito comunista italiano, Potere al popolo e Risorgimento socialista) sostiene la candidatura a presidente di Ada Donno, con 35 candidati.

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“In preda alla propaganda: transizione sessuale non può essere strumentalizzata in campagna elettorale”

La riflessione degli ex consiglieri comunali, rispettivamente di Casarano e Tricase, Enrico Giuranno e Francesca Sodero

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Tra le sciagure dei tempi che corrono sembra oramai inevitabile annoverare una comunicazione politica sempre più aggressiva, sguaiata e confusa.

Soprattutto, incurante della complessità e della delicatezza di alcune specifiche problematiche individuali e sociali per le quali ci si dovrebbe aspettare che il sistema politico porti avanti analisi imparziali, proposte equilibrate ed un’informazione caratterizzata da chiarezza e sobrietà.

Questa tendenza, di per sé dannosa, assume i caratteri della pericolosità quando prende di mira bambini, adolescenti e giovanissimi in genere, in un momento storico in cui queste generazioni iniziano a manifestare un diffuso e profondo disagio esistenziale, cui fa da sfondo un sempre più radicato nichilismo.

La politica non dovrebbe sguazzare in questo mare di insicurezze e fragilità per le proprie campagne di marketing.

Invece, sembra approfittarne esattamente come farebbe una qualunque impresa per vendere i propri prodotti.

Lo fa soprattutto cavalcando il tema dei diritti civili, uno dei pochi su cui centro-destra e centro-sinistra tentano di marcare le proprie differenze sostanziali, mentre all’interno del centro-sinistra i partiti fanno a gara per proporsi come migliori portavoce di talune istanze, alzando sempre più l’asticella dell’aggressività della comunicazione politica.

Peccato però che queste degenerazioni nel modo di fare politica, oltre a non apportare alcun concreto beneficio al Paese, possono raggiungere livelli allarmanti di rischio nell’alimentare disagio e confusione nei giovani, proprio nel momento in cui si discute su come sostenerli nell’educazione al rispetto, alle emozioni e all’affettività, che sembrano smarriti.

E veniamo al recente caso che ha destato la nostra attenzione e sul quale teniamo ad esprimere il nostro disappunto, nella sincera speranza che spinga ad un’ampia e seria riflessione.

Ci riferiamo al post dai toni trionfalistici pubblicato sulla pagina social del gruppo di Lecce di un partito nazionale a commento della sentenza con cui il Tribunale civile ha autorizzato il cambiamento del sesso e del nome ad una giovane persona trans.

Il post, che rilancia il titolo di un articolo di stampa contenente un “evviva!” di troppo, sembra portare avanti, per quanto confusamente, l’idea che il percorso sanitario e giuridico previsto per l’avvio dei trattamenti per la disforia di genere e per il cambiamento di sesso vada semplificato e reso agevole.

Emerge, ci tocca notare, un totale appiattimento sulle istanze di parte della comunità queer, in cui si perde completamente di vista il perseguimento della salute fisica e psichica della persona in quanto tale.

Non traspare nessuna traccia di un’adeguata considerazione delle esperienze che, soprattutto nei Paesi che per primi hanno regolamentato e gestito i percorsi di cambiamento di genere, raccontano storie drammatiche di ripensamenti e di cause giudiziarie contro le strutture sanitarie per l’inadeguatezza del supporto psicologico erogato.

Nessuna imparziale riflessione sui rischi derivanti dalla somministrazione dei bloccanti della pubertà e sullo status di soggetto medicalizzato a vita che queste scelte comportano.

Nessuna manifesta sensibilità rispetto alle problematiche generazionali del tutto peculiari che i giovanissmi del nostro tempo stanno attraversando e che potrebbero canalizzare la confusione provocata dall’eccesso di stimoli e di messaggi persuasivi, ma anche dalle sempre più diffuse neuroatipicità, in direzioni sbagliate e di sofferenza, in presenza di un approccio ideologico o superficiale nei riguardi di queste delicate tematiche.

L’argomento meriterebbe molto più spazio e non è questa la sede adeguata, né siamo noi dotati delle competenze necessarie per sviscerarlo.

Quello che però riteniamo doveroso fare è condividere questa riflessione per tenere vivo un dibattito che non può e non deve essere lasciato nelle mani dei partiti ma fatto proprio e difeso dalla società civile per orientare le scelte che i politici dei nostri giorni non sono evidentemente in grado di affrontare con la dovuta serietà, mentre rincorrono scampoli di consenso”.

Enrico Giuranno

Francesca Sodero

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“Vita mia”: il film di Winspeare al Torino Film Festival

Il film è stato girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria Di Leuca

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La Fondazione Apulia Film Commission e la Regione Puglia saranno presenti alla 43ª edizione del Torino Film Festival con “Vita Mia” di Edoardo Winspeare.

Il nuovo film del regista di Depressa di Tricase, girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria di Leuca, sarà programmato nella sezione Zibaldone mercoledì 26 novembre alle 18,15 (Sala due Cinema Romano- Galleria Subalpina).

Protagonisti della vicenda sono: Dominique SandaCeleste CasciaroNinni BruschettaIgnazio OlivaKarolina PorcariJohanna OrsiniFrancesca ZiggiottiDora SztarenkiJosef Scholler, con la partecipazione di Stefan Liechtenstein e Christian Liechtenstein.

Il film racconta, attraverso la vita di Didi, il Novecento come una crepa luminosa.

Nobile ungherese in un’Europa attraversata dal fuoco della Storia, Didi assiste da bambina all’arrivo dei nazisti, poi al comunismo, quindi all’esilio.

In Francia cuce per sopravvivere alla Maison Dior, prima di sposare un aristocratico italiano e approdare nel silenzio dorato, ma fragile, del Salento. Il film la ritrae anziana, malata, ancora fiera.

L’arrivo di Vita, giovane pugliese chiamata ad assisterla, innesca un incontro inatteso: due mondi lontani – l’aristocrazia impoverita e la cultura popolare – che imparano a riconoscersi. Tra fatiche quotidiane, pudori e piccoli conflitti, nasce un legame capace di sospendere barriere sociali e politiche.

Il viaggio di Didi in Ungheria, intrapreso per seguire la causa di beatificazione del padre, riapre le ferite profonde della Storia: la Shoah, le colpe sopravvissute, le memorie che reclamano ascolto. Il ritorno nei luoghi dell’infanzia diventa una camera d’eco del “secolo breve”.

Grazie alla presenza forte e semplice di Vita, Didi trova infine un varco: l’accettazione del proprio passato e un fragile approdo alla serenità. In lei si riflettono i traumi e le rinascite di un intero secolo.

“Vita Mia” è prodotto da Stemal Entertainment e Saietta Film con Rai Cinema, il contributo di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. La distribuzione internazionale è affidata a Beta Cinema.

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