Cronaca
“Basta infermieri ai check point!”
La lettera firmata dall’ospedale di Tricase: “Un infermiere che svolge compiti propri di una categoria inferiore subisce danno di credibilità professionale che si riflette su tutti gli altri infermieri”
Una mattina un paziente si rivolge a me dicendo: «Ho bisogno di parlare con un medico o un infermiere». Alla mia affermazione: «Io sono un infermiere”, il signore, perplesso, esclama: “Mi scusi pensavo fosse un ausiliario».
Dall’inizio dell’emergenza Covid 19 (esattamente 2 anni), gli infermieri vengono utilizzati in maniera costante, inspiegabile e indignitosa a presidiare i check point, punti di blocco posti agli accessi dell’ospedale “Cardinale G. Panico” di Tricase, per controllare ogni persona attraverso una breve intervista e la misurazione della temperatura corporea, allo scopo di arginare la diffusione del coronavirus. Che spreco! Poche azioni semplici, elementari che potrebbe fare chiunque e che dovrebbero essere svolte da vigilantes, operatori del servizio civile o da personale di supporto.
L’art. 2229 del CC annovera la professione infermieristica fra le professioni intellettuali, per cui lo svolgimento dei compiti non può esaurirsi in una mera esecuzione manuale di operazioni non connotate da elementi scientifici.
Già con l’Accordo di Strasburgo del 25 ottobre 1967 nel capitolo 1, venivano elencate le funzioni dell’infermiera professionale: “prodigare, osservare, formare e guidare il personale ausiliario, valutare le cure infermieristiche necessarie … e assegnare il personale occorrente.”
Il DM 739 del 1994 definisce il profilo professionale dell’infermiere quale responsabile dell’assistenza generale infermieristica e ne stabilisce chiaramente le competenze: “…L’infermiere identifica i bisogni di assistenza infermieristica della persona e della collettività e formula i relativi obiettivi; pianifica, gestisce e valuta l’intervento assistenziale infermieristico; garantisce la corretta applicazione delle prescrizioni diagnostico-terapeutiche;…”
Pianificare, gestire, valutare, programmare non significano pulire l’ecografo, sanificare dispositivi medici, imbustare ferri da sterilizzare o distribuire la colazione. Sono termini che hanno una connotazione intellettuale e scientifica che appartengono all’infermiere, il quale si avvale del personale di supporto per l’espletamento di disposizioni esecutive. Non il contrario!
Nel 1985 la Suprema Corte di Cassazione con la sent. n. 1078, statuì che: “Non compete all’infermiere, ma al personale subalterno, rispondere ai campanelli dell’unità del paziente, usare padelle e pappagalli…riassettare il letto…” Se ne potrebbero menzionare altre di sentenze simili.
La legge 42 del 1999, sulle orme del suddetto Decreto, sostituisce definitivamente l’obsoleta nomenclatura che definiva gli infermieri come “professione sanitaria ausiliaria” con quella di “professione sanitaria”, eliminando definitivamente il concetto di ausiliarità e sottomissione nei confronti del medico.
Ogni volta che gli infermieri compiono atti che non comprendono direttamente la gestione dell’assistenza infermieristica alla persona o che li distolgono in quota prevalente dal farlo o che potrebbero essere eseguiti da altre figure, si può parlare di atti demansionanti.
Se un singolo infermiere svolge in maniera sistematica compiti che sono propri di un lavoratore inquadrato in categoria inferiore (OSS, OSSS, OTA), subisce un danno d’immagine e di credibilità professionale (così faticosamente conquistate) che si riflette su tutti gli altri professionisti infermieri, oltre ad essere un inadempimento contrattuale ex art. 2018 CC, esaustivamente risarcibile. Il demansionamento di un solo infermiere mortifica e danneggia in modo irreparabile la dignità professionale di tutta la categoria di appartenenza. Agli occhi dei cittadini appariremo sempre come personale subalterno al servizio dell’utenza e delle altre figure professionali.
Dunque a nome di tutti gli infermieri abbandonati dalle istituzioni (OOSS e OPI), impegnate probabilmente a coltivare il proprio orticello, dico: «Basta impiegare gli infermieri ai check point! E non solo!».
Cronaca
Calcio malato, per Lecce Roma presi seri provvedimenti
Per l’ordine e la sicurezza pubblica in occasione dell’incontro, che si disputerà il 6 gennaio 2026, presso lo stadio di Lecce, è stato chiesto al Prefetto…
Il Comitato di Analisi per la Sicurezza delle Manifestazioni Sportive ha ravvisato il concreto pericolo di azioni violente da parte delle tifoserie appartenenti alle squadre di calcio di Lecce e Roma, come avvenuto in altri incontri.
Non potendo escludere che si possano verificare gravi turbative per l’ordine e la sicurezza pubblica in occasione dell’incontro, che si disputerà il 6 gennaio 2026, presso lo stadio di Lecce, è stato chiesto al Prefetto di valutare, il divieto di vendita dei tagliandi ai residenti nella regione Lazio, e vendita dei biglietti per il settore ospiti agli abbonati della A.S. Roma, residenti in regioni diverse dal Lazio, nel limite stabilito di numero 350 tagliandi.
Ravvisata, pertanto, la necessità di adottare misure per assicurare l’ordine e la sicurezza, il Prefetto, con apposito provvedimento adottato in data odierna, ha disposto tale divieto, fatti salvo i biglietti per i residenti in regioni diverse dal Lazio, nel limite stabilito di 350 untià.
Alliste
Lotta ai fuochi pirotecnici di contrabbando
Sequestrate nei giorni scorsi circa 5 tonnellate di fuochi d’artificio in diversi comuni del Salento…
La Guardia di Finanza di Lecce ha sequestrato, nei giorni scorsi, circa 5 tonnellate di fuochi d’artificio in diversi comuni del Salento.
I controlli, condotti dalla Compagnia di Gallipoli e la Tenenza di Casarano, hanno scoperto un laboratorio abusivo a Gallipoli, un deposito ad Alliste e di due esercizi commerciali a Galatone e Matino, che detenevano, illegalmente, 4.150 kg di materiale esplodente.
Inoltre, alla periferia di Lecce, sono stati rinvenuti altri 850 kg ben occultati in un negozio di abbigliamento alla periferia di Lecce.
Sei persone sono state segnalate all’Autorità Giudiziaria mentre i fuochi sono stati posti sotto sequestro.
Cronaca
40enne spacciava droga da casa. Arrestato
Durante l’appostamento hanno notato un uomo che, dopo aver raggiunto l’abitazione controllata, scambiava…
Presicce-Acquarica: la Polizia di Stato arresta un 40enne che aveva avviato nella propria abitazione un’attività di spaccio di cocaina
La Polizia ha arrestato un 40enne, residente a Presicce–Acquarica, per attività di spaccio di sostanza stupefacente.
Gli agenti del Commissariato di Taurisano avevano appreso che l’uomo era solito effettuare l’attività di vendita presso la propria abitazione.
Nel pomeriggio di ieri, i poliziotti hanno effettuato un servizio di appostamento notando, intorno alle 15.30, un uomo che, dopo aver raggiunto l’abitazione controllata, scambiava qualcosa con il 40enne che lo attendeva nel giardino.
I poliziotti, colta la flagranza dello scambio, fermavano e identificavano l’acquirente che aveva appena acquistato una dose di cocaina.
Quindi effettuavano una perquisizione presso il domicilio del soggetto dove hanno trovato 30 grammi circa di cocaina suddivisa in 64 dosi, materiale per il confezionamento, bilancino di precisione e oltre 1.400 euro in contanti, probabile provento di spaccio.
Tutto il materiale rinvenuto veniva posto sotto sequestro, il 40enne veniva arrestato e portato in carcere al “Borgo San Nicola” a Lecce su disposizione del PM di turno del Tribunale di Lecce.
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