Attualità
La mamma di Noemi, ad un anno dalla tragedia
ESCLUSIVA
I figli non sono figli vostri… sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita. Nascono per mezzo di voi, ma non da voi. Così asserisce Kahlil Gibran nel saggio “Il Profeta”, rispondendo ad una mamma che gli chiede di parlare dei figli.
Ma come si fa a spiegare questo ad una madre, una madre segnata per sempre dall’esperienza della vita, una madre che da pochi mesi ha perso una figlia nel modo più tragico e assurdo che possa esistere: per mano della violenza di un coetaneo adolescente che giurava di voler bene a quella figlia e che spergiurava che l’avrebbe protetta per sempre.
E invece? E invece l’ha uccisa, procurando per sempre una lacerante ferita che anche nel più nobile cuore griderebbe vendetta, ma che non ha intaccato Imma, la mamma di Noemi Durini che proprio un anno fa, saputo della morte della figlia 17enne, predicava pace, amore e nessun odio.
“Di solito quando si è coinvolti in una simile tragedia”, ci confessa Imma, mamma di Noemi, senza tradire un velo di emozione, “quando si perde una figlia, è la rabbia che la fa da padrona, si impreca, si chiede giustizia, poi, col tempo, prevale la ragione ed il ricordo di chi non c’è più”.
Com’era Noemi, che rapporto avevate?
“Siamo sempre andate d’accordo. Confrontandola alle altre mie figlie devo dire che era una adolescente più ribelle, che cercava i suoi spazi. Quando poi ha iniziato a frequentare il ragazzo notavo che più passava il tempo più il rapporto si incrinava, anche perché lui era condizionato dai genitori (“è tutto messo agli atti”, precisa), e questo non mi andava giù. Per questo l’avevo più volte messa in guardia”.
Il ragazzo frequentava la vostra famiglia?
“Certo, all’inizio l’avevo accettato, anche per quieto vivere, e devo dire che avevo conquistato la sua fiducia. Mi confidava tutto, mi raccontava che viveva una condizione che non gradiva e, anche per questo, mi chiedeva spesso consigli. Ovvio che non approfondissi le questioni, non potevo conoscere le reali situazioni della sua famiglia. Ricordo, però, un fatto in modo particolare: era gennaio del 2107, quando ci fu quella tremenda nevicata, Noemi aveva la febbre altissima e me lo vidi arrivare a casa, nella tormenta, col motorino, e così sbottai: basta! Con questo maltempo potevi evitare di venire fin qui (da Montesardo a Specchia, NdA), è pericoloso. Lui andò via risentito e la mattina dopo appresi che era stato ricoverato all’ospedale di Scorrano e che aveva subìto il primo trattamento sanitario, e non capimmo perché, né io né Noemi”.
Vi stava nascondendo qualcosa? “No. Fino ad allora no. Poi andando a fondo alla cosa, anche per capire con chi avessimo a che fare, il ragazzino si aprì e cominciò ad inviarmi dei messaggi con espresse richieste di aiuto, potete verificare è tutto agli atti (precisa ancora). Imma aiutami, chiedeva, mi stanno imbottendo di psicofarmaci e non capisco perché. Già in quelle occasioni chiesi aiuto a chi di dovere e, devo ammettere, non fecero nulla”.
Che età aveva allora il ragazzo?
“Facendo i calcoli aveva 17 anni, sì. Perché me l’ha portata via poi a settembre! Il rapporto fra di loro continuava e cominciai a ricevere lamentele anche da parte dei genitori del ragazzo che asserivano che la colpa di quanto accadeva, e della situazione creatasi, fosse di Noemi. Assurdo! Ad un certo punto mi misi di traverso: fu quella volta che rimasero coinvolti in un incidente col motorino, fu così che mi impuntai, non doveva più rivederlo!”.
E allora? “Allora il ragazzino continuava a tormentarmi con i messaggi, chiedendomi perché non poteva più frequentare mia figlia. Perché non va bene nulla, rispondevo, e poi non avevo contezza se quanto accadeva fosse destino o figlio dei psicofarmaci”.
E Noemi cosa ti rispondeva?
“Mi raccontava che lui la ricattava moralmente, le diceva che non poteva abbandonarlo, che era l’unica persona che poteva aiutarlo, che non sapeva come sarebbe andata a finire se l’avesse lasciato. E mia figlia, sempre altruista, facilmente influenzabile, assecondava la sua volontà”. E poi? “Ho cercato di tagliare questo amore malato, cercando anche di dare delle spiegazioni al ragazzo. Non so, gli dicevo, perché ti curano, quanto sia grave questa tua situazione”.
Tutto questo senza avere rapporti con l’altra famiglia?
“All’inizio mi minacciavano e me ne dicevano di tutti colori, e io rispondevo loro: guardate che è vostro figlio che chiama Noemi in continuazione. E poi: sono ancora dei ragazzini, non possiamo sapere come andrà a finire questa relazione. Loro, invece, continuavano ad istigare il ragazzino. Poi s’è visto come è andata a finire!”
In che senso?
“L’ho detto anche ai magistrati, era palese la loro perversione, la loro indole, ero preoccupata”.
Mi frappongo cercando di allentare la tensione che si è creata, allora chiudiamo questo triste capitolo e apriamone uno bello: parlami di Noemi. “Noemi”, balbetta… “era una ragazzina fantastica!”.
L’algido iceberg celato negli abissi dell’animo umano, fino a quel momento represso, comincia a sciogliersi e tracima in un educato pianto che le blocca la gola e le ferma la parola. Attimi di imbarazzo che mi portano subito a cambiare la domanda: col senno di poi, cosa non avresti fatto?
Avevi paura che facesse uso di qualche sostanza?
“Avevo paura anche di questo, ma i risultati dell’autopsia hanno dimostrato che era pulitissima. Era come una premonizione, già a fine maggio dell’altro anno, quando sporsi denuncia perché lui l’aveva picchiata e Noemi finì in ospedale. Misi a parte i carabinieri delle mie paure, ma non si fece nulla!”.
Mi stai dicendo che si sono mossi tardi? “No. Non tardi. Non si sono mossi affatto! Neanche un richiamo, e fu allora che vietai categoricamente al ragazzo di avere a che fare con mia figlia. Poi scoprii, durante l’estate, che si frequentavano clandestinamente e poco prima del fattaccio, anche se mi ascoltava sempre, mi resi conto che era cambiata tantissimo. Nonostante questo, proprio quell’ultimo sabato ci facemmo una bella chiacchierata. Le suggerii di riflettere su questo flirt, di capire che tipo di rapporto fosse; le ripetevo che non doveva sentirsi in obbligo, fare quello che voleva lui, non doveva essere succube! E lei mi ammoniva che lui aveva bisogno di Noemi, che aveva solo lei… Quella notte, tra le altre cose, mi confidò che voleva tornare a scuola (era stata bocciata) e che voleva farlo raggiungendo sua sorella. Voleva cambiare vita, insomma. Guardammo insieme un po’ di tv, io andai a letto e l’ultima volta che mi rivolse la parola fu per dirmi: si, mamma, anch’io vado a letto fra poco”.
E invece? “Quando mi svegliai la piccolina mi disse che Noemi non c’era. Quando vidi il cellulare sul comodino, le sigarette nascoste, la borsetta con i trucchi, percepii subito che era accaduto qualcosa di grave! Il giorno dopo denunciai la scomparsa ai carabinieri che, forse per tranquillizzarmi, mi dissero che probabilmente si era allontanata per andare a casa di qualche amica, che sarebbe rientrata, e via dicendo. E invece, passavano i giorni e le ore, l’ansia cresceva e fu così che cominciai ad indagare da sola. Scoprimmo, grazie alle telecamere, che lui era venuto a prenderla alle 5 del mattino. Non mi capacitavo per quello che non si stava facendo e mi rivolsi in prefettura, affinché qualcosa si muovesse”.
Arriviamo alla fatidica data del 13 settembre, il giorno del ritrovamento.
“Quella mattina, come già succedeva da un po’ di giorni, andavo a fare le ricerche in alcune campagne indicatemi dagli amici dei ragazzi (grazie anche a tanti volontari di Specchia e non), avevo un carica dentro quasi sovraumana (oggi la definirei spirituale), non dormivo, eppure ero sempre pronta a farmi condurre, quasi ci fosse uno spirito guida, a darmi tutte le indicazioni”.
E con lui, avevi contatti?
“No, non mi permisero di parlargli, lui asseriva di non sapere nulla. E invece mia figlia era già sotto un cumulo di pietre, sin dalla mattina del 3 settembre”.
Come hai ricevuto la notizia?
“Quella mattina stavamo iniziando le ricerche e mi giunse notizia che saremmo dovuti andare in Prefettura. Quando arrivai, dai volti sbigottiti degli astanti avvertii che qualcosa era successo, che qualcosa sapevano. Rimasi tramortita dalla notizia e, per quel che ricordo, furono attimi di smarrimento e lucida follia che mi permisero di affrontare quanto era successo”.
Specchia e gli specchiesi come hanno reagito?
“Devo essere sincera si sono mossi tutti, c’è stata tanta solidarietà. Abbiamo creato un’associazione, Casa di Noemi, per dare un sostegno a quanti ragazzi dovessero vivere la sua esperienza ed indicare loro, nel limite del possibile, la strada giusta. Oggi collaboro con l’assessore Filomena D’Antini della Provincia di Lecce, teniamo molti incontri nelle scuole per testimoniare questa esperienza”.
Quale messaggio lanceresti come madre e come persona che ha subìto una tragedia immane?
“È molto importante ascoltare i ragazzi, mai giudicare, puntare il dito. Sbagliamo anche noi genitori, a volte. Ai ragazzi suggerisco di vivere la loro adolescenza, sempre prestando un orecchio ai genitori.
Forse, poi, è bene vivere sempre un passo dietro ai propri figli, pronti a sorvegliare e correggere, se serve. Questo sostenevo sempre con Noemi e, credo, alla fine stesse capendo cosa volessi dire, intuiva che stava mettendo a rischio la propria vita. Mi rammarico solo di essere arrivata troppo tardi…
Tutto l’amore che mia figlia riversava in quel rapporto non veniva corrisposto, anzi si tramutava in vessazioni, maltrattamenti, violenza”.
Il fatto nuovo della maglietta, si dice che la T-shirt che avesse addosso quando è stata ritrovata non fosse quella della sera che è scomparsa.
“Tutte chiacchiere!”.
Luigi Zito
Attualità
Casarano, l’Associazione Placemaking boccia i lavori in centro
Placemaking una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).
di Antonio Memmi
Quando iniziarono lavori di Piazza San Domenico e giardini William Ingrosso a Casarano, il mondo era diverso: Trump non era stato ancora rieletto, non era ancora cominciato il conflitto israelo-palestinese e chat GBT era riservata a pochi eletti.
Si sa: i lavori pubblici non finiscono, entrano nella leggenda.
In un modo o nell’altro però, fra imprecazioni dei cittadini ed esercizi commerciali chiusi (anche) per l’impossibilità di raggiungerli, pare che almeno i primi abbiano trovato una conclusione. Tutti quindi contenti? Assolutamente NO!
I commenti sui social si rincorrono fra coloro che ne parlano male (tanti) e coloro che vedono qualcosa di positivo (pochi) ma, come sempre accade sui social, la maggior parte dei commentatori non ha alcuna preparazione tecnico artistica per parlare ed il tutto rimane confinato nel gradimentopersonale.
L’Associazione Placemaking invece una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).
Nel documento, firmato dalla presidente arch. Loredana Manco, l’Associazione solleva una critica tecnica e civica, non politica, al metodo progettuale adottato e agli esiti degliinterventi.
Il nodo centrale è l’assenza di una reale coprogettazione con i cittadini: le piazze, secondo l’associazione, non sono semplici superfici da pavimentare, ma luoghi sociali, storici e simbolici che richiedono ascolto e partecipazione autentica.
Viene ricordato come le normative nazionali ed europee, comprese quelle legate al PNRR, promuovano processi partecipativi strutturati e trasparenti, non consultazioni di facciata ed evidenzia inoltre che i fondi PNRR non sono “regali”, ma debito pubblico che graverà sulle future generazioni, rendendo ancora più necessaria una visione strategica di lungo periodo.
Secondo Placemaking Casarano, i due interventi si sono invece limitati a una riqualificazione estetica, senza creare nuove funzioni, opportunità sociali o sviluppo economico, e particolarmente critiche sono le valutazioni su Piazza Umberto I, dove la fontana viene definita un elemento puramente scenografico, e su Piazza San Domenico, giudicata invece priva di una logica urbana, mancando allineamenti, assi civici e gerarchie spaziali.
Un altro punto centrale è poi l’assenza quasi totale di verde, ritenuto un grave errore in termini di sostenibilità climatica e qualità dello spazio pubblico così come viene criticata anche la demolizione del bar storico, sostituito poi da un edificio anonimo, considerato uno strappo all’identità del luogo.
L’Associazione infine contesta le modifiche alla viabilità e la discrepanza tra il progetto realizzato e quello presentato, sottolineando come la piazza rischi di perdere il suo significato simbolico; il tutto porta quindi verso una conclusione che è una bocciatura netta: le critiche, aggiunge, non sono un attacco politico, ma un atto di cittadinanza attiva.
E così, dopo anni in cui si attende l’inaugurazione più come una liberazione, si comprende come non sempre ciò che dura a lungo lascia il segno… qualche volta lascia solo domande.
Attualità
I carabinieri portano la magia del Natale in reparto
L’iniziativa ha coinvolto in particolare i piccoli pazienti dei reparti di Oncologia, Chirurgia, Reumatologia, Immunologia e Pediatria Generale…
Un gesto che scalda i cuori in pieno periodo natalizio: i Carabinieri di Lecce hanno portato la magia delle feste nel Reparto di Pediatria dell’Ospedale “Vito Fazzi”, donando giocattoli e materiale didattico ai bambini ricoverati.
L’iniziativa ha coinvolto in particolare i piccoli pazienti dei reparti di Oncologia, Chirurgia, Reumatologia, Immunologia e Pediatria Generale, dove opera con dedizione Suor Alessandra Notaro.
Grazie alla preziosa collaborazione della dott.ssa Roberta Tornese e della direzione sanitaria, l’evento è stato accolto con grande entusiasmo da grandi e piccini.
Presenti i responsabili dei reparti – tra cui la dott.ssa Assunta Tornesello, la dott.ssa Lucia Russo e la dott.ssa Adele Civino, oltre ad una folta rappresentanza di operatori sanitari.
I militari, in veste di Babbo Natale, hanno testimoniato l’attenzione costante dell’Arma verso i più piccoli, augurando a ciascun bambino di vincere la propria battaglia contro la malattia. Questo impegno va oltre le attività istituzionali di tutela e sicurezza, rafforzando il legame con il territorio attraverso gesti di prossimità verso le fasce più fragili.
Dal Comando dei Carabinieri si sottolinea come la sinergia tra Arma e personale sanitario trasformi l’ospedale in un luogo di speranza e solidarietà autentica, dimostrando il valore della vicinanza umana nelle azioni quotidiane.
Aradeo
Serie di misure della Polizia: tra fogli di via, truffa nei confronti di anziani e rissa
Sono state allertate le forze di Polizia e sul posto sono arrivati gli agenti del Commissariato di Galatina e i Carabinieri di Aradeo che hanno riscontrato evidenti segni della colluttazione, mentre il ferito veniva trasportato d’urgenza presso il pronto soccorso…
Le attività di controllo del territorio della Polizia di Stato nella trascorsa settimana hanno dato luogo all’emissione di diverse misure di prevenzione
I report dei controlli dell’ultima settimana della Polizia vedono l’emissione di diverse misure di prevenzione tra le quali: due ammonimenti del Questore, uno nei confronti di un 38enne e l’altro di un 34enne, entrambi per atti persecutori nei confronti delle rispettive ex-compagne;
Tre fogli di via obbligatori: uno per truffa aggravata e continuata in concorso in danno di anziani nei confronti di un 42 enne di Napoli che vieta di fare ritorno nel comune di Aradeo per tre anni;
un altro di 3 anni nei confronti di un 44enne originario di Napoli per truffa aggravata in concorso che fingendosi un appartenente all’Arma dei Carabinieri, tentava insieme a un complice, una truffa in danno di anziani a Cursi;
il terzo foglio di via vieta l’ingresso ad Uggiano la Chiesa per due anni ad un 23enne di Scorrano che, alla guida di un’auto sprovvisto di patente, non si fermava all’alt dei Carabinieri innescando una fuga che creava pericolo tra gli abitanti del predetto paese.
Due Daspo: uno di tre anni nei confronti di un 47enne di Bagnolo del Salento e uno di due anni per un 17enne di Carovigno (Br) a seguito dei fatti occorsi durante l’incontro di calcio “Polis Bagnolo Vs Città di Carovigno” il 16 novembre u.s. disputatosi presso lo stadio comunale di Otranto, dove alcuni tifosi delle opposte tifoserie hanno dato luogo ad un pericoloso lancio di oggetti in cui una bottiglia in vetro si è infranta in direzione delle forze dell’ordine.
Inoltre è stato notificata un Dacur per i fatti occorsi in un bar di Aradeo il 15 novembre u.s. quando nel locale si è verificata una violenta rissa tra alcuni avventori, scaturita da futili motivi riconducibili all’abuso di sostanze alcoliche.
Durante l’alterco, uno dei soggetti coinvolti ha estratto un coltello colpendo al fianco sinistro un altro avventore, provocando una ferita con abbondante perdita di sangue.
Sono state allertate le forze di Polizia e sul posto sono arrivati gli agenti del Commissariato di Galatina e i Carabinieri di Aradeo che hanno riscontrato evidenti segni della colluttazione, mentre il ferito veniva trasportato d’urgenza presso il pronto soccorso.
Tutti i soggetti coinvolti risultano gravati da precedenti di polizia, incluso l’autore dell’accoltellamento, un 49enne del posto, deferito in stato di libertà per lesioni personali e porto illegale d’arma.
L’episodio, avvenuto in orario preserale in un locale aperto al pubblico, ha generato particolare allarme sociale, determinando una concreta minaccia all’ordine e alla sicurezza pubblica, per tali motivi l’autore dell’aggressione è stato colpito dalla misura di prevenzione del Dacur, che vieta al responsabile la frequentazione dell’esercizio commerciale teatro dei fatti, nonché di altri bar e locali pubblici situati nel centro abitato di Aradeo.
La Divisione Anticrimine della Questura di Lecce ha avviato una specifica istruttoria finalizzata all’adozione di ulteriori misure di prevenzione nei confronti di altri soggetti coinvolti nella rissa.
Parallelamente, la Squadra Amministrativa della Questura ha avviato il procedimento per la sospensione, per dieci giorni, della licenza a carico del titolare del locale.
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