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Cronaca

Usura: tassi fino al 166%!

Arrestato 35enne albanese già coinvolto nell’operazione Final Blow. Indagata anche una donna di 31 anni

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Agenti della Divisione Anticrimine e della Squadra Mobile della questura di Lecce hanno dato esecuzione alla misura cautelare in carcere e contestuale decreto di sequestro preventivo, nei confronti di Shkelzen Pronjaj, 35enne albanese residente a Lizzanello, già detenuto.


Indagata anche E.P., di 31 anni, anche lei ritenuta responsabile dei delitti di usura continuata aggravata in concorso ed estorsione.


L’uomo è anche indagato per rapina, e traffico di sostanze stupefacenti.


Si ricorderà come Pronjaj, nell’ambito dell’operazione Final Blow, condotta dalla Squadra Mobile è stato destinatario nel febbraio del 2020 di misura cautelare in carcere, in quanto gravemente indiziato di fare parte di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, costituita e diretta dal boss leccese Antonio Marco Penza e poi condannato, con giudizio abbreviato, alla pena di dieci anni di reclusione.


In seguito la sua posizione è stata approfondita dalla Divisione Anticrimine – Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali ed è stata eseguita a suo carico la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza e della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro, ai fini della successiva confisca, dei beni mobili e immobili per un valore di circa 250 mila euro, emessa dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione.


Nel corso di successivi approfondimenti patrimoniali è emersa la disponibilità da parte di Pronjaj di considerevoli somme di denaro, evidentemente utilizzate anche per finanziare l’illecità attività usuraria.


La successiva attività di indagine coordinata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, effettuata dalla Squadra Mobile in stretta sinergia con la Divisione Anticrimine – Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali, ha consentito di concretizzare i delitti di usura e altro perpetrati proprio dai due complici.

Nel corso dell’esecuzione del precitato provvedimento cautelare e del contestuale sequestro preventivo disposto dal GIP sono stati sequestrati rapporti finanziari, beni e altre utilità riconducibili agli indagati il cui valore ammonta orientativamente a circa  65mila euro.


Shkelzen Pronjaj, detto Genny, in concorso con E.P., ha agito in danno di imprenditori, professionisti ed altre persone in stato di bisogno, prestando denaro e pretendendo la restituzione con tassi usurari che arrivavano fino al 166%! .


Pronjaj peraltro in varie occasioni ha posto in essere rapine e condotte estorsive.


L’operazione investigativa si carica di particolare importanza nell’ambito di una provincia come quella leccese dove, storicamente ed in particolare in un periodo come quello attuale segnato dalla grave crisi pandemica in atto, la criminalità, specie quella di tipo mafioso, sfrutta le notevoli criticità economiche per infiltrarsi tra le pieghe dell’economia legale alterandone le corrette dinamiche funzionali e concorrenziali.


In effetti, l’esercizio dell’attività di usura avviene spesso in danno di piccoli medi – imprenditori in difficoltà e rappresenta, di fatto, l’anticamera della compravendita a buon mercato di attività economiche sull’orlo del fallimento da parte della criminalità organizzata che, per questa via, raggiunge il duplice obiettivo di poter riciclare capitali di provenienza illecita e di creare ulteriore ricchezza in favore delle organizzazioni malavitose.


Nonostante le numerose iniziative messe in campo a livello istituzionale, sotto il coordinamento della Prefettura di Lecce, oltre che dal modo dell’associazionismo finalizzate alla repressione ed alla prevenzione del fenomeno dell’usura, ad oggi si registra solo un timido incremento delle denunce da ricondurre, tra l’altro, ad una certa reticenza degli usurati a segnalare i fatti.


Casarano

Con un drone tentano di calare droga e telefoni in carcere. Intercettati

Il drone, ancora acceso e munito di videocamera frontale, era collegato mediante fili di nylon a involucri contenenti sostanza verosimilmente stupefacente e numerosi dispositivi elettronici….

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Prosegue l’azione di contrasto dei Carabinieri al fenomeno dell’introduzione illecita di sostanze stupefacenti e oggetti proibiti all’interno degli istituti penitenziari, fenomeno che si avvale sempre più spesso dell’utilizzo di droni tecnologicamente sofisticati.

Nella serata di ieri, è stato intercettato un drone in volo nelle immediate vicinanze di un noto esercizio commerciale, in un’area compatibile con una possibile rotta diretta verso il carcere di Borgo San Nicola.

L’intervento dei militari del NORM di Lecce ha consentito di bloccare il velivolo e recuperare il carico trasportato, evitando che il materiale illecito potesse raggiungere il carcere.

Il drone, ancora acceso e munito di videocamera frontale, era collegato mediante fili di nylon a involucri contenenti sostanza verosimilmente stupefacente e numerosi dispositivi elettronici.

I Carabinieri hanno proceduto al sequestro di un ingente quantitativo di sostanze verosimilmente stupefacenti, tra cui cocaina e hashish, per un peso complessivo di circa 150 grammi, abilmente occultate anche all’interno di confezioni di chewing gum, bilancini di precisione, telefoni cellulari di varie tipologie (compresi mini-telefoni), cavi, auricolari e caricabatteria, materiale destinato a supportare attività illecite all’interno del carcere.

Il sequestro è stato effettuato in via d’urgenza, considerata l’assenza, in quel momento, della direzione delle indagini da parte dell’AG e il concreto pericolo di dispersione o alterazione delle prove.

Il materiale sequestrato è stato posto a disposizione della Procura di Lecce mentre sono in corso indagini dei Carabinieri volte a individuare i responsabili e a ricostruire l’intera filiera organizzativa.

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Casarano

Che fine ha fatto il gatto Cesare?

A Casarano scompare gatto di quartiere, la comunità sgomenta chiede chiarezza e tutele

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Sta suscitando profonda emozione e sgomento, a Casarano, la scomparsa di Cesare, un gatto di quartiere molto conosciuto e amato dai residenti di via Montesanto, nel centro cittadino.

Del gatto non si hanno più notizie dal pomeriggio di martedì 9 dicembre, intorno alle 16,20.

Cesare viveva da anni nella zona ed era diventato una presenza familiare per molti abitanti del quartiere, che nel tempo si erano presi cura di lui garantendogli cibo, attenzioni e assistenza.

Negli ultimi giorni il gatto non stava bene ed era seguito da un veterinario, con un controllo programmato il giorno successivo.

Proprio per proteggerlo dal freddo e offrirgli un luogo riparato e caldo in attesa della visita veterinaria, nei giorni precedenti alcuni volontari avevano realizzato e posizionato una cuccia impermeabile, collocata sotto il porticato della via.

Secondo le testimonianze raccolte, Cesare si trovava all’interno di questa sistemazione poco prima dell’orario indicato.

In una finestra temporale di circa dieci minuti, il gatto e la cuccia sono scomparsi, senza che vi siano stati avvistamenti successivi o segnalazioni utili a chiarirne la sorte.

«Cesare non era un randagio nel senso comune del termine», spiega un volontario che da tempo si occupava di lui, «ma un gatto seguito, curato e amato da tante persone. Negli ultimi giorni stavamo facendo il possibile per proteggerlo dal freddo, trovargli una sistemazione più sicura e accompagnarlo alle cure veterinarie. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto enorme e ci ricorda quanto sia importante riconoscere e tutelare ufficialmente i gatti liberi, per evitare che situazioni simili possano ripetersi».

La notizia si è rapidamente diffusa in città e sui social network, dove in molti hanno condiviso appelli e messaggi di solidarietà. Cesare non era soltanto un gatto di quartiere: nel tempo era diventato amico di passanti, bambini e negozianti, che gli riservavano quotidianamente carezze, giochi e cibo, rendendolo una presenza rassicurante e familiare nella vita di via Montesanto.

La vicenda ha riacceso il dibattito sul tema della tutela dei gatti liberi e sulla necessità di strumenti chiari e condivisi per la loro protezione.

In diverse città italiane, infatti, le colonie feline sono riconosciute ufficialmente e gestite in collaborazione tra cittadini, Comuni e servizi veterinari, al fine di garantire benessere animale e convivenza civile.

L’episodio richiama inoltre l’attenzione sul quadro normativo italiano, che riconosce e tutela gli animali in quanto esseri senzienti e prevede specifiche responsabilità per chiunque compia atti di maltrattamento o violenza nei loro confronti.

Un impianto giuridico che affida anche alle istituzioni locali un ruolo centrale nella prevenzione, nella tutela e nella promozione di una convivenza rispettosa tra cittadini e animali.

Al momento non sono emersi elementi certi sulla sorte di Cesare.

Le autorità competenti sono state informate dei fatti e stanno svolgendo gli accertamenti necessari per ricostruire quanto accaduto.

Nel frattempo, i residenti chiedono soprattutto chiarezza e auspicano che episodi come questo possano diventare occasione per una maggiore sensibilizzazione e per politiche di tutela più strutturate sul territorio.

La storia di Cesare resta oggi il simbolo di un legame profondo tra una comunità e un animale che, pur senza padrone, era diventato parte integrante della vita quotidiana di tutti.

Salvatore Primiceri

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Campi Salentina

Carabinieri bloccano furgone carico di rame e alluminio rubati

Arrestato 43nne originario di Torino senza fissa dimora. Nella concitazione i suoi complici sono riusciti a dileguarsi. Proseguono le indagini per indentificarli

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È stata una notte di intensa attività per i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Campi Salentina, che hanno messo a segno un importante intervento a tutela della legalità permettendo di sventare un furto ai danni della stazione ferroviaria di Campi Salentina e di assicurare alla giustizia uno dei responsabili.

È accaduto nelle ore notturne, a Squinzano, dove i militari della Sezione Radiomobile sono intervenuti a seguito di una segnalazione.

In pochi minuti è scattato il dispositivo di controllo del territorio.

Ne è nato un inseguimento serrato, conclusosi con il blocco di un furgoncino carico di refurtiva.

Alla guida del mezzo un 43nne originario di Torino, di fatto senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine, che viaggiava insieme a due complici.

Questi ultimi, approfittando dei momenti concitati, sono riusciti a dileguarsi a piedi, facendo perdere le proprie tracce.

All’interno del veicolo i Carabinieri hanno rinvenuto circa 100 chilogrammi di cavi di rame e 200 chilogrammi di tubi in alluminio, materiale appena rubato dalla stazione ferroviaria di Campi Salentina.

La refurtiva è stata recuperata e restituita, evitando conseguenze gravi per le infrastrutture e i servizi collegati.

L’uomo è stato arrestato per furto aggravato in concorso e, dopo le formalità di rito, condotto presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola di Lecce, come disposto dal PM di turno della Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini.

Proseguono intanto le indagini dei Carabinieri per risalire all’identità dei due complici fuggiti, mentre l’operazione conferma ancora una volta l’efficacia dell’azione dell’Arma nel contrasto ai reati predatori, anche nelle ore più silenziose della notte.

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