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Attualità

Chiediamo tutti scusa ad Elisa

Questione di civiltà: «Chiedo di poter fare una vita normale, di poter studiare in tranquillità come tutti e magari riuscire anche a vivere i miei 19 anni. Vi sembra troppo?»

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Marciapiedi striminziti, bruscamente interrotti dai pali della luce e con rampe d’accesso perimetrate dalle strisce blu dei parcheggi a pagamento (!), bar, pizzerie, ristoranti, uffici pubblici, banche e persino scuole ancora abbondanti di barriere architettoniche. È l’altra faccia della medaglia di un Salento e dei suoi paesi che, con la loro bellezza e la squisitezza di chi ci vive, ammaliano milioni di turisti. Altra faccia della medaglia che non possiamo continuare a tenere nascosta, così come non possiamo continuare a tenere la testa nella sabbia come gli struzzi, quando a persone come Elisa non viene data la possibilità di vivere una vita semplicemente normale, così come è suo diritto.


Elisa Bernardi è una meravigliosa ragazza di 19 anni di Supersano che, come tutte le sue coetanee, scoppia dalla voglia di vivere, scoprire, apprendere, di ritagliarsi un ruolo per poter far parte di questo mondo e, se possibile, migliorarlo.


Ha un unico, piccolo, problema: è costretta a muoversi con una sedia a rotelle e tutto quello che fa rischia di diventare un’impresa epica per l’inadeguatezza che la circonda.


Frequenta il primo anno di Digital Management presso il Dipartimento di Scienze dell’Economia all’Università del Salento ed è in perfetta regola con gli esami nonostante tutte le difficoltà che ha incontrato.


«Come chiunque», esordisce timida nella nostra chiacchierata, «ho bisogno di utilizzare i trasporti».


Il desiderio di Elisa è uguale a quello degli altri ragazzi di 19 anni: «Dopo un anno trascorso a studiare, c’è il desiderio di divertirsi, magari anche andare in discoteca, come pensavo di poter fare anch’io. Il mio pensiero è stato quello di tanti altri, cioè di poter utilizzare una navetta per gli spostamenti così come fanno tanti miei coetanei sia per questioni di sicurezza che di comodità. Quindi ho iniziato a chiedere informazioni ed ho scoperto che la possibilità c’era ma con un deciso aggravio del costo: per un minivan da 9 posti con autista si passava dalla normale tariffa di 80 euro, all’esorbitante cifra di 400 euro! Come sarà facile intuire, un conto è dividere 80 euro per nove persone un altro dover arrivare a quota 400: in questo caso  sarebbe necessario avere amici molto facoltosi».


Elisa nelle sue rimostranze non è mai lamentosa e, oltre alla personalità debordante, mette in mostra una dignità che dovrebbe essere di insegnamento ad ognuno di noi.  «Lo stesso tipo di problema», prosegue nel racconto della sua Odissea quotidiana,  «l’ho avuto anche per recarmi a Lecce e frequentare l’Università. Soprattutto all’inizio dell’anno, poi le cose si sono parzialmente sistemate».


Parzialmente? «Inizialmente», spiega, «davanti alle nostre richieste storcevano un po’ il naso, ritenendo difficile l’impresa». Glissando sul fatto che qualcuno (Sud Est) le ha chiesto di telefonare 48 ore prima di ogni viaggio per verificare la disponibilità della pedana, la ragazza approfondisce: «Per il viaggio di andata la questione è stata egregiamente risolta anche grazie alla disponibilità dei dipendenti della STP, sempre pronti a superare eventuali intoppi o inconvenienti».


Anche in questo caso, però, c’è un… però! Ed anche abbastanza incomprensibile oltre che censurabile: nell’era di internet e degli acquisti online, «ti obbligano ogni mese ad andare a San Cesareo di persona per rifare tutto l’abbonamento. Alle altre persone che usufruiscono del bus basta recarsi presso il tabaccaio del paese a me («o alla mamma che continua da avere una pazienza infinita»), invece, tocca andare a San Cesario… Online? Non si può! Forse pensano che una persona disabile non sia in grado di navigare su internet!».


La mamma, Barbara, ricorda anche come abbia pensato per la sua Elisa di trovare un alloggio a Lecce per evitare il problema trasporti, affiancandole magari una persona che potesse assisterla: «Pensavamo di poter accedere a dei fondi che potessero contribuire alle spese. Ma così non è stato». Ha provato a bussare all’università? «Mi hanno chiuso le porte in faccia! Elisa ha fatto domanda per la casa dello studente ma tutte le ipotesi che le hanno prospettato, vuoi per l’accesso, vuoi per il bagno o l’ingresso in mensa, non erano adatte alla sua situazione e alla sedia a rotelle da 200 chili che si porta dietro. A quel punto abbiamo pensato di trovare una stanza un po’ più grande sperando nel famoso contributo ma…».


«L’unico contributo che potevano darci», riprende la parola Elisa, «era relativo al vitto e all’alloggio per l’eventuale persona deputata all’assistenza. A conti fatti la mia permanenza a Lecce sarebbe venuta costare tra i 1.500 e i due mila euro al mese solo per alloggio. Cifra che la mia famiglia non avrebbe potuto accollarsi insieme alle altre spese per l’università».


La studentessa fa anche presente che «esiste un bando della Regione Puglia che si occupa di fornire assistenza… per 8 ore a settimana! A chi ha redatto questo bando», tuona, «come può venire in mente una cosa del genere? Otto ore a settimana? E che ci facciamo? E nelle altre 112 ore che fanno? Ci mettono in frigorifero? E dire che lo chiamano progetto per la vita indipendente… che indipendenza ci stanno dando?».


Altro aneddoto riguardante l’università: «Son venuta a sapere come altri prima di me, impossibilitati per ovvi motivi a partecipare all’Erasmus, abbiano chiesto di organizzare delle vacanze studio per diversamente abili. Dall’ufficio integrazione hanno risposto negativamente, ritenendo inutile mandare in viaggio delle persone disabili. Non possiamo fare la nostra vita, né esplorare il mondo. Cosa ci consentono? Di studiare con il triplo della fatica degli altri?».


Ritornando alla corriera che l’accompagna in facoltà a Lecce, la ragazza sottolinea come «alcuni problemi non riguardano solo chi è costretta sulla sedia a rotelle. Alla fermata è un’impresa arrivarci, bisogna attraversare tra le auto ed è molto pericoloso. Arrivati sul posto c’è una mini tettoia, arriva la corriera e succede che 30-40 persone si affrettano per prendere posto. Di inverno, se piove, io con l’ombrellino dove vado? Se mi si bagna la sedia, si blocca e rimango là…».

Quello che ad Elisa preme sottolineare è che la sua denuncia, sempre esposta con molto garbo, non è solo per sé stessa ma per chiunque si trovi a dover lottare ogni giorno contro le barriere strutturali, culturali e, soprattutto, di arretratezza ideologica del mondo che si ritiene normale. Anche in facoltà. E già, perché se arrivare all’università è stata e, per certi versi, continua ad essere un’impresa, frequentarla da studente sulla sedia a rotelle lo è ancora di più: «C’è un banco accessibile ma fisso, incollato alle sedie, che mi costringerebbe a seguire le lezioni di lato. Così abbiamo provveduto a comprarne uno mobile a nostre spese ma questo banco si perde sempre perché, nonostante l’adesivo che ne indica la proprietà, i docenti lo usano come base per i proiettori…».


Quelle che vanno chiamate con il loro nome, vale a dire discriminazioni, e che ci dovrebbero fare maledettamente vergognare, proseguono anche fuori dall’università. Elisa, a conferma della sua energia positiva, d’estate lavora in un negozio per mettere da parte qualche spicciolo, e quello «è uno dei posti accessibili a Supersano, come il marciapiede di piazza Margottini che apre al bar che ci ospita (al momento dell’intervista, NdA) e qualche altro locale che frequento e che dopo un po’ si è attrezzato. Anche», sorride, «dopo che ho chiesto se potevo scegliere da sola il gusto del gelato o se dovevo per forza mandare il fattorino… In tutta onestà la situazione, negli anni, è migliorata».


Ciononostante, non ce ne voglia alcuno, raggiungiamo il massimo della vergogna quando Elisa ci racconta della banca: «Se devo prelevare e non ho la mamma con me, devo dare la mia carta ed il mio pin a qualcuno che prenda i soldi al posto mio!».


La signora Barbara sottolinea: «Ci hanno detto che hanno aperto molti anni fa, quando ancora la legge non li obbligava…».


E qui il nostro senso di vergogna, se possibile, aumenta ancora di più…


Eppure Elisa ha «incontrato tante bellissime persone. Ho un bel gruppo di amici, andiamo in mensa insieme, ci confrontiamo, non posso lamentarmi».


A dire il vero, lo ribadiamo, quella di lamentarsi è l’ultima cosa che viene in mente ad Elisa che è determinata a cambiare le cose ed anche per questo ha voluto entrare «nel direttivo di Federazione Universitari che mi sostiene in tutte le battaglie, a differenza di altri gruppi che sostenevano andasse privilegiato l’interesse generale dell’università rispetto al caso specifico. Devo dire», sorride amaro, «che non è il massimo sentirsi definire caso specifico e non una studente come tutte le altre. Il fatto che io non possa andare autonomamente in facoltà, evidentemente, fa di me un caso specifico».


Ciò che davvero ci fa schifo è che quello che dovrebbe essere scontato e assolutamente mai pietito, diventi quasi una concessione. Elisa chiarisce: «Chiedo di poter fare una vita normale, di poter studiare in tranquillità come tutti e, magari, riuscire anche a vivere i miei 19 anni. Vi sembra troppo?».


Ci sembra il minimo!


Elisa si congeda con l’invito rivolto a tutti, «di guardare la realtà con occhi diversi. Quello che oggi serve a me in futuro potrebbe servire per una qualunque altra necessità. Facciamo l’esempio banale della rampa per accedere ad un marciapiede: oggi la utilizzo io, domani potrebbe servire per accompagnare una persona anziana, o spingere un passeggino con un bimbo».


Nel salutarci Elisa ci regala nuovamente il suo meraviglioso sorriso e ringrazia, ma siamo noi a dover esserle grati: se alla fine di quest’articolo saremo riusciti  appena a smuovere le coscienze anche di poche persone, allora avremo dato un senso al nostro lavoro. Grazie a te, quindi, Elisa.


Giuseppe Cerfeda


Attualità

Tricase, Elezioni 2026: Claudio Pispero per il centrodestra?

Il diretto interessato non ha ancora sciolto le riserve ma è lui il prescelto. Antonio Forte, coordinatore di FdI: «Capacità, esperienza politica e affidabilità. È il profilo giusto che in questi mesi le varie componenti del centrodestra di Tricase stavano cercando»

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Alla tornata elettorale in cui i tricasini saranno chiamati a scegliere sindaco e consiglio comunale manca ancora più di un anno, ma il quadro comincia a delinearsi.

Come anticipato da queste colonne, di sicuro si ricandiderà il sindaco uscente Antonio De Donno che lo ha annunciato più volte pubblicamente; il centrosinistra (Partito democratico, AVS, Tricase che fare? e Cantiere Civico) prova a fare fronte comune ed ha annunciato che ricorrerà alle Primarie nel caso non ci fosse unanimità intorno al nome prescelto come candidato sindaco; Vincenzo Errico, dovrebbe essere a capo della lista del movimento Tricase Insieme.

Della tornata elettorale dovrebbe tornare a far parte anche il centrodestra (assente nel 2020), che avrebbe individuato in Claudio Pispero il suo candidato sindaco.

Una mezza conferma arriva anche da Antonio Forte coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia secondo cui l’ipotesi, «all’interno delle forze politiche del centrodestra di Tricase sta raccogliendo sempre più consensi. È una possibilità che sta prendendo sempre più corpo».

Secondo il coordinatore di FdI, «Claudio Pispero rappresenta il profilo giusto che in questi mesi le varie componenti del centrodestra di Tricase stavano cercando: capacità, esperienza politica, affidabilità, appartenenza indiscutibile nell’area di centro destra e capacità di portare al di fuori dei confini di Tricase gli interessi della Città con i giusti referenti sia a livello provinciale, sia regionale che nazionale».

Va detto, però, che l’avvocato tricasino «pur ringraziando gli amici dei partiti del centrodestra che hanno dimostrato la loro fiducia», ha però smentito di aver accettato una qualsiasi candidatura, confermando, però, che il centrodestra, con in testa il partito di Fratelli d’Italia della Presidente Giorgia Meloni, gli ha chiesto di «prendere in seria considerazione l’investitura a sindaco per l’intero centrodestra di Tricase».

A quanto pare Claudio Pispero ci starebbe riflettendo e, come annuncia Antonio Forte, «la decisione non è stata ancora presa».

Staremo a vedere se alla fine scioglierà le riserve o il candidato sarà un altro.

Quel che è certo è che il centrodestra questa volta non resterà estraneo alla competizione elettorale.

Giuseppe Cerfeda

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Attualità

Tap, accordo da 6 milioni per Melendugno

Il Comune mette la parola fine al contenzioso. il sindaco Maurizio Cisternino: «Svolta storica per il nostro Comune che sembrava destinato ad ospitare gli impianti della TAP senza ottenere in cambio alcuna compensazione»

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Il Comune di Melendugno mette la parola fine al contenzioso con la TAP e porta a casa, a titolo di compensazione, 6milioni e 50mila che dovranno essere utilizzati per scopi ambientali e sociali.

La Giunta comunale ha approvato la delibera con cui autorizza il sindaco Maurizio Cisternino, a sottoscrivere l’accordo (che è parte integrante della delibera) con il quale rinuncia alla costituzione di parte civile nel processo penale a carico di Tap, la cui udienza è fissata per il 12 maggio, e accetta di non partecipare ai negoziati per ottenere nuove compensazioni per l’ulteriore ampliamento del gasdotto Tap fino a 20 miliardi di metri cubi annui, in corso di autorizzazione. Resta salvo, però, il diritto del Comune di beneficiare di eventuali misure compensative che la Regione Puglia dovesse comunque destinare al territorio comunale, in caso di ampliamento dell’impianto.

«È una pagina storica per il nostro Comune, che sembrava ormai destinato a dover “ospitare” gli impianti della TAP senza ottenere in cambio alcuna compensazione», commenta il sindaco Maurizio Cisternino, «ogni tavolo di negoziazione era ormai saltato a causa di una presa di posizione molto forte che aveva impedito il dialogo tra la multinazionale e le istituzioni, cosa che è sempre doverosa, soprattutto nei momenti di maggiore tensione, nell’interesse di tutta la collettività.  Lo scopo dell’accordo è di costruire un dialogo costruttivo che vada a vantaggio della crescita del nostro territorio, normalizzare i rapporti con Tap e conseguire risultati per il bene e lo sviluppo di Melendugno e di tutto il suo territorio».

La delibera parte da queste premesse: «La Trans Adriatic Pipeline AG, società che ha realizzato e gestisce l’opera, ha manifestato disponibilità a definire in via transattiva ogni questione pendente mediante corresponsione di un contributo economico a favore del Comune pari a complessivi € 6milioni e 5° mila euro, per finalità̀ ambientali e sociali, a fronte della rinuncia del Comune alla costituzione di parte civile nel procedimento penale in corso e della rinuncia alla partecipazione a eventuali negoziati relativi alle misure di riequilibrio ambientale con riferimento all’ampliamento attualmente in corso di autorizzazione».

L’accordo ha superato l’esame del segretario comunale Maria Elena Megha e dell’avvocato Francesco Calabro, che difende il Domune in sede penale.

«Lo schema di accordo originariamente proposto è stato oggetto di istruttoria tecnico-amministrativa e di parere favorevole a firma congiunta del Segretario comunale e dell’avv. Francesco Calabro, legale incaricato della difesa dell’Ente nel procedimento penale di cui sopra, agli atti della presente deliberazione», si legge in delibera, «la definizione transattiva appare coerente con l’interesse pubblico perseguito dall’Ente, finalizzato a normalizzare i rapporti con il soggetto proponente e a conseguire risorse da destinare a interventi ambientali e sociali nel territorio comunale»

«L’accordo», si specifica, «non comporta rinuncia generalizzata ai benefici compensativi, rimanendo impregiudicato il diritto del Comune a beneficiare di eventuali future misure di riequilibrio ambientale che la Regione Puglia dovesse destinare al territorio comunale».

Lunedì 12 maggio il sindaco Maurizio Cisternino si presenterà presso il Tribunale di Lecce per formalizzare davanti ai giudici, la rinuncia alla costituzione di parte civile.

Tap, nel giro di 15 giorni verserà la prima tranche di 3milioni e 50mila euro. In luglio verrà versata la seconda tranche.

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Il sindaco di Melendugno Maurizio Cisternino

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Attualità

Papa Leone XIV

Il nuovo Pontefice è Robert Prevost, primo americano a salire sul Soglio di Pietro

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Il nuovo Papa è l’americano Robert Prevost, si chiamerà Leone XIV.

Nato il 14 settembre 1955 a Chicago, Prevost era considerato come un papabile “di compromesso”, tra quelli che potrebbero riuscire nel difficile compito di unire le diverse e spesso contrastanti anime di una Chiesa cattolica che sta attraversando grandi cambiamenti.

La sua carriera inizia ufficialmente nel 1977, quando è entrato nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, nella città di Saint Louis (Missouri).

I voti solenni arrivano il 29 agosto 1981.

Studente presso la Catholic Theological Union di Chicago, si è diplomato in Teologia.

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