Attualità
La vita, meglio del cinema
Pietro Nuccio: «Non l’avevo riconosciuta e le ho detto di amare un’altra…». Ora vogliono girare un film sulla vicenda e le nozze in corsia dopo il coma: «Per il momento ho detto no…»
Accade sovente che la realtà superi di gran lunga l’immaginazione e metta in scena ciò che neanche la mente più fervida e fantasiosa, allenata a scrivere libri o copioni per il grande schermo, riesce ad immaginare. Così accade anche che si chieda a chi ha vissuto tali vicende di poter realizzare un film basato sul suo vissuto.
Come avvenuto per l’avvocato, oggi 57enne, Pietro Nuccio di Tricase, protagonista involontario di una storia al limite.
Il 26 dicembre 2012, dopo una caduta in moto, era dato per morto e si parlava già del suo funerale. Poi arrivò quello che noi umani siamo abituati a chiamare “miracolo”: chi, chiunque Egli sia, da lassù, scrive la trama della nostra vita, ha dimostrato ancora una volta di avere una fantasia (ed un cuore) non riproducibile neanche da chi è avvezzo a inventare capolavori: Pietro svegliatosi dal coma, ha sposato la sua donna, subito!
In ospedale, senza aspettare. In ragione di quel carpe diem che solo chi ha quasi conosciuto la signora con falce e martello può comprendere a pieno. Basato sulla sua storia, è stato anche girato un film uscito negli States. Senza, però, svelare alcuni particolari della vicenda per cui, in questi giorni all’avvocato tricasino è pervenuta la richiesta di poter girare un nuovo lungometraggio. Invito declinato: «Per il momento ho detto no».
Fedele alla sue tante attività di volontariato e al suo impegno continuo per aiutare chi ha bisogno, ha lasciato, però, una porticina aperta, ricordando che «il mio intento è di ridare speranza a chi l’ha perduta o pensa di non avercela più…».
«MI DAVANO PER MORTO…»
Il 26 dicembre 2012, il corpo di Pietro Nuccio contava 47 fratture: bacino spappolato, femori distrutti, braccia, schiena e torace accartocciati. Lo aveva ridotto in questo stato un incidente in moto. «Cominciate a pianificare il funerale» consigliarono ai familiari di Pietro che era in coma.
«Amo girare il mondo in moto e, con alcuni amici che condividono questa mia passione», racconta oggi l’avvocato tricasino, «avevamo organizzato l’ennesima escursione tra le strade d’Europa».
Sembrava la solita festosa “scorrazzata” su due ruote ma la moto di Pietro stava per imboccare una curva cieca: «Eravamo di ritorno a casa dopo un breve viaggio», ricorda, quasi rapito dal suo stesso racconto, «quando un’Harley mi ha urtato da dietrofacendo impennare la mia Ducati ed entrambe le moto mi sono passate sopra». Mentre chi era sul posto temeva già il peggio, Pietro viveva quasi in una dimensione parallela: «Ricordo ancora le immagini che la mia mente ha proiettato appena ho chiuso gli occhi… Ero in fondo al mare, intrappolato in una gabbia dentro la quale stavo soffocando e pregavo che qualcuno mi salvasse».
Quella gabbia è stata dura da aprire, anche perché Nuccio venne respinto da due ospedali che non ritenevano si potesse fare qualcosa per lui.
Al terzo tentativo, quel che restava di Pietro venne accolto dal “Miulli” di Acquaviva delle Fonti, anche se i medici non davano grandi speranze ai suoi cari.
Nel nosocomio della cittadina barese l’allora 49enne tricasino visse la più classica delle esperienze extracorporee: «Durante il coma vedevo me stesso dall’alto. La cosa più sorprendente è che ciò che mi appariva ho poi constatato corrispondere alla realtà: dall’anestesista bionda e riccia, al medico che era proprio quell’uomo che avevo visto pur essendo in realtà in coma».
Fu a quel punto che si materializzò anche la luce in fondo al tunnel per chi, da quel tunnel, voleva uscire ad ogni costo: «Mi si è aperto un varco e volevo entrarci; l’anestesista mi accompagnava verso quel passaggio, ma poi arrivava il primario e mi bloccava dicendo: “No, non è ancora il momento”. Ed io ogni volta odiavo quell’uomo, perché volevo godere della pace che giungeva dal varco».
“Muore comunque, tanto vale provarci”: questo lo spirito con cui i medici si misero in gioco, dando fondo ad ogni loro risorsa per salvare la vita di Pietro.
Così 9 giorni dopo l’incidente, era il 4 gennaio 2013, il centauro, con 41 di febbre, fu sottoposto ad un intervento durato ben 11 ore.
FIORI D’ARANCIO IN CORSIA
Per tre giorni l’avvocato tricasino non dava segni di risveglio e così , «mentre versavo in uno stato di semicoscienza, hanno consigliato ad Alessandra, allora mia compagna di parlarmi, di farmi arrabbiare, di stimolarmi, altrimenti non avrei mai più parlato».
Quella donna, evidentemente e amorevolmente testarda, ci provò in tutti i modi e, dopo ore ed ore di instancabile soliloquio, alla fine gli domandò: «Ma insomma Pietro, tu mi ami?». La risposta fu spiazzante: «No, il mio cuore è di un’altra!».
Combattuta tra la felicità per il miracolo del risveglio e la rabbia per aver appreso in quel modo che l’uomo della sua vita era innamorato di un’altra, gli chiese: «Dimmi almeno chi è…».
Ed eccolo il finale con sorpresa finora mai svelato: «Alessandra!» fu la risposta di Pietro che, semplicemente, ancora alle prese con i postumi dell’operazione, non aveva riconosciuto la sua amata.
Dopo quelle parole si addormentò, questa volta sereno.
Dopo due giorni, appena ridestato, chiese ad Alessandra «Mi vuoi sposare?».
La risposta: «Certo, quando usciamo di qua».
Per un uomo uscito da un’esperienza come quella di Pietro, però, ogni secondo è prezioso: «Ci sposammo in corsia, ho pronunciato le promesse nuziali da un letto d’ospedale, con bende e garze ovunque ma felice che Dio mi avesse restituito un arbitrio che diamo spesso per scontato: quello di vivere, di sperare… di amare».
Speranza, la parola magica, quella che ognuno di noi mai dovrebbe perdere.
Giuseppe Cerfeda
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Scuola Smart al Comprensivo “Pascoli” di Tricase: “Più dinamici e inclusivi”
Grazie ad una donazione dalla Fondazione Pietro De Francesco, l’Istituto Comprensivo Pascoli di Tricase ha allestito un innovativo ambiente collaborativo plurifunzionale.
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Dal Salento spicca il volo “Il sogno di Flip”
Un albo illustrato per parlare ai bambini di inclusività e fiducia in sé, toccando il tema del bullismo
“Il sogno di Flip” è l’albo illustrato, con testi e disegni di Alessia Urso, illustratrice e grafica di Marittima, pubblicato da Curcio Editore.
Ambientata al Polo Nord, la storia racconta di Flip, un piccolo elfo con una disabilità che sogna di lavorare nella fabbrica di Babbo Natale.
Dopo un episodio di bullismo, grazie alla creatività e all’incontro con un’amica speciale, Flip trova la forza di non arrendersi e costruisce un braccio artificiale che diventa simbolo di riscatto e fiducia in sé. Un racconto dolce e luminoso che parla ai bambini di coraggio, amicizia e inclusione. Disponibile su Amazon
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Presentato il calendario della Polizia locale contro la violenza di genere
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela…
Lo speciale calendario della Polizia Locale di Nardò per il 2026 è dedicato al tema del contrasto alla violenza di genere.
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela. Ci sono, tra le altre cose, un paio di scarpette rosse sul suolo di piazza Salandra, una foto di gruppo delle agenti del Comando di via Crispi, la panchina rossa.
Dietro queste immagini c’è il lavoro quotidiano della Polizia Locale, che con dedizione e sensibilità opera per garantire sicurezza e dignità ai cittadini e ovviamente anche a tutte le donne.
Questa mattina il comandante Cosimo Tarantino ha presentato il calendario nella sede di via Crispi, consegnando una copia al consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione e all’assessora con delega alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni. Presenti anche la consigliera Daniela Bove e la vice comandante Simona Bonsegna.
“Questo calendario – ha detto il comandante Cosimo Tarantino – è un messaggio di coraggio e speranza. Pensiamo che ognuno di noi debba fare la propria parte nel contrasto alla violenza di genere, la Polizia Locale ha ritenuto quest’anno di utilizzare il calendario come importante veicolo divulgativo per sensibilizzare tutti. È importante non abbassare mai la guardia”.
“Questo è un tema che interessa singoli, famiglie e istituzioni – ha aggiunto il consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione – e ognuno deve affrontarlo nei limiti del proprio ruolo e delle proprie possibilità. Questo calendario è uno strumento istituzionale, ma stavolta anche un segno tangibile di vicinanza nei confronti dei cittadini e di tutte le donne”.
“Ringrazio il Corpo di Polizia Locale – ha detto ancora l’assessora alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni – per questa iniziativa di estrema sensibilità e responsabilità. Avere a casa questo calendario ci ricorda ogni giorno che il contrasto alla violenza di genere non può e non deve essere una battaglia episodica, ma costante e generalizzata”.
Dalla prima edizione del calendario della Polizia Locale di Nardò sono passati ormai 24 anni, dedicata all’epoca alla sicurezza stradale e arricchita dai disegni sul tema degli studenti delle scuole primarie. Questa edizione, invece, arriva nell’anno (il 2026) che celebra i 160 anni della Polizia Locale italiana.
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