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Bach is Back: Redi Hasa anche a Patù
Incontro di frontiera tra musica classica e polifonia albanese. In prima assoluta in quattro chiese pugliesi, due salentine: venerdì 22 presso la Chiesa di San Giovanni Battista a Patù e sabato 30 presso la Chiesa di San Matteo a Lecce

Le armonie celestiali di Johann Sebastian Bach e il patrimonio antico del canto polifonico albanese: “Bach is Back” è l’esperimento di un incontro di frontiera fra tradizioni musicali, quella colta occidentale e quella popolare del Mediterraneo, due colossi della storia culturale profondamente estranei l’uno all’altro, eppure sorprendentemente vicini, entrambi custodi del misterioso e incantevole prodigio della polifonia.
Quattro concerti in quattro chiese pugliesi per un omaggio inedito al genio di Bach ideato dal musicista Redi Hasa, con uno spettacolo che riporta nei luoghi originariamente deputati alla loro esecuzione alcune delle composizioni di musica sacra più note di tutti i tempi.
“Bach is Back” è un progetto di Ponderosa Music & Art sostenuto dalla Regione Puglia nell’ambito del Programma straordinario 2018 in materia di cultura e spettacolo, realizzato in partnership con Polo Bibliomuseale di Lecce, SAC Terre di Lupiae, Delegazione Fai Andria Barletta Trani, associazione culturale Le 3 C e con il patrocinio del Comune di Bisceglie.
Protagonista della scena Redi Hasa, violoncellista dell’ensemble di Ludovico Einaudi, albanese di base in Puglia da oltre vent’anni, che ha fatto dell’ibridazione tra generi musicali la propria cifra d’artista, fondendo il rigore della formazione classica con l’immediatezza delle tradizioni popolari in un rapporto liquido e meticcio con il suono, che lo caratterizza negli anni. A Bach e all’influenza che ha avuto sulla propria musica Hasa dedica uno speciale tributo nel live che unisce senza soluzione di continuità l’esecuzione di alcune Suite a brani ispirati al Maestro e firmati dal violoncellista albanese, in un approccio contemporaneo ed eclettico che collega passato e presente, omaggio e sperimentazione.
Un esperimento che si fa radicale grazie alle voci femminili di “Jehona” (Irini Qirjako, Fiqirete Kapaj, Sabahet Vishnja, Irena Saraci, Nevila Hasa Matjà), coro polifonico albanese di tradizione popolare diretto dalla maestra Irini Qirjako, una delle cantanti folk più popolari dell’Albania.
Gli arrangiamenti inediti sono composti da Ekland Hasa, già pianista solista al Teatro dell’Opera di Tirana, che sarà anche sul palco insieme al percussionista Vito De Lorenzi.
Un’inedita e audace intersezione di codici dal potente impatto è la sfida di questo progetto che viene presentato per la propria volta assoluta in quattro tra le più pregevoli chiese pugliesi: la Chiesa di San Giovanni Battista a Patù, la Chiesa di Santa Margherita a Bisceglie (Bt), l’Auditorium Vallisa a Bari e la Chiesa di San Matteo a Lecce.
Giovedì 21 novembre, alle 18,30, presso il Museo Sigismondo Castromediano di Lecce è in programma “Bach is back. Tutta un’altra musica per i luoghi della cultura in Puglia”, incontro pubblico di presentazione del progetto a cui partecipano l’assessore all’Industria turistica e culturale della Regione Puglia Loredana Capone, il direttore del Polo bibliomuseale di Lecce Luigi De Luca, Redi Hasa ed Ekland Hasa. Modera l’incontro Giorgia Salicandro, giornalista, curatrice del progetto.
Le date di Bach is Back
I quattro concerti sono in programma negli ultimi due weekend di novembre.
Venerdì 22 novembre, alle ore 20,30, presso la Chiesa di San Giovanni Battista di Patù e sabato 23, alle ore 20,30, presso la Chiesa di Santa Margherita di Bisceglie (Bt) è in programma l’omaggio in solo firmato da Redi Hasa.
Venerdì 29, alle ore 20,30, presso l’Auditorium Vallisa di Bari e sabato 30 novembre, alle ore 20,30, presso la Chiesa di San Matteo a Lecce va in scena il live show con Redi Hasa, Ekland Hasa, Vito De Lorenzi e il coro “Jehona”.
Dal live show verrà tratto un documentario breve di Meditfilm, che verrà accompagnato dal booklet con lo storytelling del progetto firmato da Giorgia Salicandro.
Bach is Back – i protagonisti
Redi Hasa. Nei primi anni duemila contribuisce a portare nel Salento i ritmi della musica balcanica.
Nel 2012 incontra Ludovico Einaudi, maestro concertatore della Notte della Taranta, che lo include stabilmente nella sua ensemble con cui si esibisce sui palchi di centinaia di città in tutto il mondo.
Parallelamente porta avanti il progetto in duo Hasa-Mazzotta con la cantante Maria Mazzotta. Nel 2017 Robert Plant, fondatore dei Led Zeppelin, lo invita a incidere tre tracce del suo ultimo disco, Carry fire. Nello stesso anno registra una traccia dell’ultimo disco dei Blonde Redhead. Nel corso di un carriera ventennale ha suonato tra gli altri con l’Orchestra popolare italiana, King Naat Veliov, Kocani Orkestra, Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani, Rita Marcotulli, Pacifico. È in uscita il suo primo disco in solo.
Ekland Hasa. Si diploma in pianoforte classico a Tirana nel 1989, quindi inizia un’intensissima carriera internazionale.
Ha suonato per la prima volta in assoluto in Albania la Rapsodia in blue e il Concerto in FA di Gershwin, è stato diretto da grandi direttori come David Andre,Vittorio Parisi,Vito Clemente, Ermir Krantia, Francesco Ledda, Andrea Morricone, con il quale ha eseguito la colonna sonora del film La leggenda del pianista sull’Oceano al Palazzo dei Congressi di Tirana.
Ha partecipato più volte al festival internazionale Pianocity a Milano. In Giappone ha partecipato a Kitakyiusciu Oper Haus come concert maestro nelle opere Gianni Schicchi e Cavalleria Rusticana.
Ha accompagnato cantanti lirici di fama come Leo Nucci, Giuseppe Gipali, Monserat Cabalet, e inoltre Albano Carrisi per venticinque anni.
È stato direttore artistico dell’Accademia lirico pop presso la Tenuta Albano Carrisi Produksion.
In Italia ha suonato tra gli altri per 11/8 records con Cesare Dell’Anna, Raffaele Casarano, Marco Bardoscia.
Irini Qirjako. Irini Qirjako è una delle più note e apprezzate cantanti tradizionali dell’Albania.
Con alle spalle una carriera ultradecennale, attualmente con il coro “Jehona” interpreta e custodisce il repertorio del canto iso-polifonico albanese, riconosciuto dall’Unesco Patrimonio orale e intangibile dell’umanità nel 2005.
La musica iso-polifonica è una forma sofisticata di canto di canto a cappella, fa parte del repertorio musicale di un’area che copre quasi tutto il meridione dell’Albania e dal punto di vista etno-culturale, è tipico di due grandi aree, quella di Toskëria e quella di Labëria.
Chiesa di San Giovanni Battista a Patù
La deliziosa cittadina di Patù e la sua frazione di Torre di San Gregorio si trovano in uno splendido territorio caratterizzato dalla macchia mediterranea con i cespugli di mirto e timo e delimitato dallo stupendo mare Ionio.
Nei tempi antichi il mare però costituì il lato più pericoloso a causa delle frequenti incursioni Saracene sempre alla ricerca di estendere il proprio controllo nella penisola salentina e un esempio è proprio la Chiesa di San Giovanni Battista che risale al X secolo.
Di fronte al monumento delle Centropietre, la chiesa venne realizzata in ricordo della famosa e cruenta battaglia del Campo Re tra i Saraceni e l’esercito del re di Francia Carlo il Calvo nel 24 giugno 877 proprio ai piedi della città messapica di Vereto, oggi Area Archeologica di Vereto.
La chiesa è a pianta rettangolare a tre navate ed è uno degli esempi più caratteristici dell’arte romanica-bizantina pugliese dove però purtroppo degli affreschi all’interno rimangono solo poche tracce, mentre molto bello è l’ampio rosone nell’abside, e la facciata principale esprime il carattere di essenzialità tipico dell’arte romanica con la bifora situata al di sopra del portale d’ingresso.
Chiesa di San Matteo a Lecce
La chiesa di San Matteo è particolarmente importante nel panorama leccese per la sua facciata, che, con la linea curva del prospetto, in parte concavo, in parte convesso, si differenzia dai canoni del Barocco leccese, richiamando invece il barocco romano del Borromini ed in particolare la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane.
Progettista del tempio fu Achille Larducci, architetto proveniente dall’ambiente lombardo, al quale il vescovo Pappacoda commissionò la fabbrica che fu realizzata tra il 1667 e il 1700, nell’area di un preesistente convento di Terziare Francescane (XV secolo).
Probabilmente i lavori furono ultimati da Giuseppe Zimbalo a causa della morte dell’architetto lombardo.
Il prospetto è convesso al piano inferiore, concavo al secondo, il fastigio, in mezzo a pinnacoli, si innalza verso il cielo. Non si ritrovano qui le ridondanze decorative delle facciate della gran parte delle chiese cittadine: un portale piuttosto ampio sul quale è posta una trabeazione con sopra una nicchia vuota e, più in alto, lo stemma dell’Ordine dei Francescani.
Il secondo ordine, convesso, ha al centro una trifora, sulla quale corrono decorazioni con pigne e fiori.
L’interno è a pianta unica ellittica, con le pareti laterali scandite da brevi cappelle con altari, generalmente attribuiti al Cino e alla sua bottega.
Al piano superiore si aprono 10 bifore una volta protette da grate, dietro le quali le religiose assistevano alle funzioni. Quello maggiore è sicuramente opera di Giuseppe Cino (1684), con al centro la statua lignea di San Matteo realizzata alla fine del Seicento da Gaetano Patalano (1691).
Intorno alla navata si ergono, su un piedistallo, le dodici statue degli apostoli, opere di Placido Buffelli di Alessano (1691-1692).
Di non poco conto le numerose tele, alcune di Serafino Elmo, che sono inserite su diversi altari.
Una Pietà in legno, lavoro veneto databile fra il XV e il XVI secolo, orna il 5° altare a sinistra.
Due coppie di santi scolpiti in pietra locale forse da Mauro Manieri nei riquadri degli altari.
La chiesa presentava un soffitto ligneo rimosso ai primi del secolo per far posto a quello attuale in cemento. La Chiesa è conosciuta dai locali anche come Santa Maria della Luce.
Questo titolo parrocchiale fu qui trasferito nel 1812, insieme ad un bellissimo affresco raffigurante la Vergine col Bambino, proveniente da una chiesa diroccata fuori dalle mura e oggi collocato nella cappella alla sinistra dell’altare maggiore.
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Muro Leccese: 40 di Fiera
La Sagra, nata nel 1984 grazie all’associazione Pastorella, conserva ancora oggi il carattere autentico e popolare. Il ricco programma da domani, venerdì 17, a domenica 19 ottobre

Quest’anno la Fiera de lu Porcu Meu fa cifra tonda e compie 40 anni!
La ricorrenza verrà celebrata con tre giorni di festa, da domani, venerdì 17, a domenica 19 ottobre.
La manifestazione, nata nel 1984 grazie all’associazione Pastorella, conserva ancora oggi il suo carattere autentico e popolare.
L’evento, che celebra il maiale come simbolo di tradizione e abbondanza, offrirà anche quest’anno stand gastronomici, musica dal vivo, spettacoli e la degustazione di diverse preparazioni a base di carne di maiale, come arrosto, spiedini e carne lessa.
La sagra è un inno al maiale e alle sue carni, celebrate con sapori e tecniche di cucina tramandate di generazione in generazione.
Lu Porcu Meu è una delle feste più rinomate del Salento, un’occasione per immergersi nella cultura locale e festeggiare «u porcu», animale di grande importanza per la tradizione del luogo.
LA LEGGENDA
Si narra di un contadino che, per proteggere i suoi maiali durante un acquazzone, li chiuse in un forno. A causa del fuoco lento, i maiali finirono per cuocersi, e questa «cottura fortuita» diede origine all’idea della festa.
Sebbene la festa abbia oggi l’aspetto di una fiera gastronomica dedicata al maiale, affonda le sue radici in un’antica usanza in cui un maialino era allevato e nutrito dalla comunità per poi essere consumato da tutti gli abitanti in onore dei Santi Medici, Cosimo e Damiano.
Veniva accudito da tutti i cittadini, che contribuivano a farlo ingrassare. Il maiale veniva, poi, ucciso e la sua carne lessa veniva mangiata da tutti coloro che avevano partecipato alla sua crescita, un rito collettivo di devozione.
IL PROGRAMMA
Muro Leccese si prepara, dunque, a celebrare la 40ª edizione della Festa del “Porcu Meu”, un evento che da quattro decenni unisce gusto, musica e tradizione. Dal 17 al 19 ottobre, il paese si trasformerà in un palcoscenico di emozioni, con un programma ricco di iniziative che coinvolgeranno residenti, visitatori e appassionati della cultura locale.
L’edizione 2025 si aprirà venerdì 17 con un evento speciale in via Liborio Riccio, davanti alla sede dell’associazione Pastorella: sul palco si esibirà la storica formazione salentina dei Criamu.
Lo spettacolo sarà accompagnato da un menù semplice ma simbolico, composto da spezzatino di maiale e panino con la porchetta.
Sabato 18, l’area mercatale diventerà il cuore pulsante della festa, con un villaggio del gusto che proporrà bolliti, grigliate e specialità salentine.
Dalle ore 21, spazio alla musica con i Mascarimirì, seguiti dai Ddimuro e dal DJ set di Franza, per una serata all’insegna della contaminazione sonora e dell’energia.
Domenica 19 ottobre, i giochi si apriranno alle 8 del mattino con la tradizionale Fiera Mercato.
Alle 17,30, l’appuntamento con l’attesissima Cuccagna, rito collettivo che ogni anno richiama migliaia di spettatori, raccontato con verve da Franco Patella.
La serata proseguirà con i No Finger Nail, i Salento Son e si concluderà con il concerto dei Crifiu, accompagnati dagli ospiti speciali del loro ultimo album Community: Antonio Amato, Consuelo Alfieri e Puccia degli Après La Classe.
TALENTO DI CASA
«Vedere sul palco della Festa del Porcu Meu artisti che sono nati e cresciuti a Muro Leccese è per me motivo di grande soddisfazione», afferma Antonio Spano, presidente dell’associazione Pastorella, «questa presenza dimostra quanto il nostro paese sia capace di esprimere talento, creatività e cultura. È un segnale forte, che ci dice che qui non solo si conserva la tradizione, ma si produce valore artistico che parla al mondo. Desidero ringraziare con profonda gratitudine tutto il direttivo dell’associazione, che lavora con dedizione e competenza per rendere possibile ogni edizione», prosegue Spano, «un pensiero speciale va ai soci storici, che hanno costruito le fondamenta di questo percorso, e ai nuovi soci, che con entusiasmo e nuove energie lo stanno portando avanti. È grazie a loro se oggi possiamo celebrare quarant’anni di festa con la stessa passione e con uno sguardo sempre rivolto al futuro».
La Festa del “Porcu Meu” è patrocinata dal Comune di Muro Leccese.
L’ingresso è gratuito e aperto a tutti.
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La memoria che canta
A Melpignano nasce il Centro di Documentazione della Musica Popolare. Con le opere immersive di Massimiliano Siccardi e Raffaela Zizzari. Inaugurazione mercoledì 22 ottobre

Melpignano si conferma cuore pulsante della cultura salentina. Conclusi i lavori di riordino e schedatura del Fondo Chiriatti, una delle più preziose raccolte documentarie su etnomusicologia e tarantismo del Sud Italia, il Comune annuncia l’apertura del Centro di Documentazione della Musica Popolare, ospitato nel Palazzo Marchesale di Melpignano, che verrà inaugurato mercoledì 22 ottobre.
Nasce dalla volontà dell’amministrazione comunale di prendersi cura del patrimonio materiale e immateriale del territorio, valorizzando la cultura e le tradizioni che ne costituiscono l’identità.
«La scelta è stata quella di investire sulla creazione di un luogo fisico, ma non solo, che potesse diventare centro di cultura e di ricerca, officina di produzioni musicali, in un comune come Melpignano, dove è nato il festival La Notte della Taranta e si è stati capaci di far dialogare la musica popolare con i linguaggi musicali del mondo, costruendo ponti tra culture e popoli», sostiene la sindaca Valentina Avantaggiato.
Un progetto ambizioso, finanziato dal PNRR M1C3 – Investimento 2.1 – Attrattività dei Borghi Linea B, che ha permesso l’acquisizione e la catalogazione del prezioso Archivio Luigi Chiriatti, trasformando un patrimonio di oltre 4 terabyte di materiali tra registrazioni, interviste, fotografie e documentazione etnografica in un archivio vivo e accessibile, oggi patrimonio pubblico sul portale centrodocumentazionemelpignano.it
Ma il centro di documentazione non si limita alla semplice consultazione: diventa esperienza, emozione, attraversamento. Le installazioni immersive create da Massimiliano Siccardi e Raffaela Zizzari avvolgono il visitatore in un ambiente in cui passato e presente si intrecciano, trasformando archivi e spazi storici in un racconto vivo.
Se ne parlerà il 22 ottobre, durante l’inaugurazione, alla presenza di Valentina Avantaggiato – Sindaca di Melpignano, Massimiliano Siccardi e Raffaela Zizzari direttori artistici delle installazioni immersive, Viviana Matrangola – Assessore Regionale alla Cultura, Anna Maria Candela – Dirigente Sezione Tutela e Valorizzazione dei Patrimoni Culturali Regione Puglia, Giovanni Chiriatti – Edizioni Kurumuny,– curatela e alcuni ospiti istituzionali. Modera Vincenzo Maruccio, giornalista del Nuovo Quotidiano di Puglia. Nei prossimi mesi prenderà vita un ricco programma di eventi: dalla presentazione dell’ultimo libro di Massimiliano Morabito “Alan Lomax”, a incontri dedicati al valore degli archivi come luoghi di memoria e dialogo, per intrecciare nuove relazioni con realtà italiane e mediterranee. Un percorso che non si conclude qui, ma rappresenta il primo passo di un progetto più ampio: un cantiere aperto di cultura, radici e futuro.
LA MEMORIA DIVENTA ESPERIENZA
L’Archivio Chiriatti, risultato di quasi cinquant’anni di ricerca sul campo condotta fin dagli anni ’70 da Luigi Chiriatti – ricercatore, scrittore e indiscusso protagonista del movimento salentino di recupero delle tradizioni musicali – è il cuore del Centro.
Non solo un tesoro etnomusicologico, ma una vera cassa di risonanza della memoria popolare.
Tali materiali, custoditi in origine su supporto informatico e privi di una struttura archivistica definita, sono stati oggetto di un intervento specialistico realizzato da Emanuela Candido di Imago Cooperativa Sociale di Lecce, impegnata sin dagli anni Novanta in progetti di riordino, schedatura e informatizzazione di numerosi archivi pubblici e privati – con l’obiettivo di renderli fruibili attraverso un sistema di ricerca strutturato e accessibile.
Il progetto, realizzato in collaborazione con l’Istituto Diego Carpitella, presieduto pro tempore dalla sindaca di Melpignano, ha previsto una prima fase di analisi e studio dell’archivio, la definizione di un modello di classificazione coerente con la logica originaria di Chiriatti e la successiva catalogazione digitale tramite Archiui, una piattaforma avanzata di descrizione archivistica.
Il lavoro ha condotto alla definizione di otto macroaree tematiche, che restituiscono con coerenza la varietà e la complessità del Fondo: Canti di lavoro, d’Amore e Rituali; Cantori della tradizione locale; Favole salentine e altri racconti; Manifestazioni rituali e tradizioni popolari; Musica popolare, studi e ricerche; Raccolta di materiale multimediale vario; Storia orale del movimento contadino e operaio del Salento; Tarantismo: culto e manifestazioni rituali.
Il centro si propone come luogo fisico che restituisce alla comunità la memoria sonora e visiva del Salento, ma anche simbolico di incontro e ricerca; di residenze artistiche e nuove produzioni.
Accanto all’archivio sonoro, le antiche prigioni del Palazzo Marchesale custodiscono un secondo patrimonio: l’“Archivio di pietra”, fatto di scritte e segni incisi dai detenuti, tracce indelebili di vite e resistenze.
La cella carceraria, la cui costruzione risale all’epoca del restauro seicentesco del Castello, costituisce un importante esempio del sistema di amministrazione della giustizia feudale e un muto racconto di tante storie di rassegnazione, speranza e devozione.
I due archivi, quello sonoro e quello lapideo, dialogano come due facce della stessa ricerca di memoria: da un lato le voci di un popolo, i canti e i racconti di una comunità e dall’altro i segni concreti del suo passaggio.
Entrambi, pur diversi nella forma, condividono la stessa forza: trasformare le tracce del passato in memoria viva e collettiva.
UN ALLESTIMENTO IMMERSIVO
A rendere viva questa eredità sono le opere immersive di Massimiliano Siccardi, artista di fama internazionale, già autore di celebri opere multimediali dedicate a grandi maestri come Van Gogh e l’architetta salentina Raffaela Zizzari, che attraverso tecnologie digitali, proiezioni, intelligenza artificiale e ambienti sonori trasformano documenti, immagini e spazi storici in esperienze emozionanti.
Grazie a un progetto finanziato dalla Regione Puglia, il Centro ospita due installazioni complementari: una dedicata all’Archivio Luigi Chiriatti, e una site-specific ambientata nelle antiche prigioni di Melpignano, che ridona voce alle scritte dei detenuti, trasformando un luogo di dolore in uno spazio di riflessione e memoria condivisa.
«Io e Raffaela Zizzari, con la quale condivido la direzione artistica, abbiamo voluto far dialogare archivi e spazi come entità vive, perché un archivio non è solo un luogo di conservazione, ma una soglia da attraversare, sostiene Siccardi. È un corpo composto dal paesaggio, dalla luce, dalla natura, dalle corti, dai palazzi e dalle chiese di Melpignano, dai volti delle processioni lente, dalle mani che portano una croce, dai canti che ancora risuonano tra le pietre. E poi il suono, la vibrazione dei nastri, la polvere che si fa memoria. Un ritmo antico che attraversa ogni cosa, il respiro di un corpo che cerca sollievo, una danza che a volte guarisce, ma più spesso accompagna. In questa piccola esperienza immersiva abbiamo cercato di restituire la vita di un archivio, perché un archivio non conserva, ricorda insieme a te».
Un approccio che intreccia arte, tecnologia e antropologia, restituendo al pubblico un patrimonio immateriale proiettato verso nuove forme di narrazione. Gli allestimenti sono firmati da Orione – Agenzia di comunicazione, che ha dato forma visiva e installativa al racconto, valorizzando il dialogo tra archivi e spazi storici. «Abbiamo scelto di sperimentare nuovi linguaggi visivi e tecnologici per avvicinare un pubblico più ampio e trasmettere la conoscenza della nostra cultura in modo emozionale ed empatico, non didascalico a studiosi, appassionati, giovani, bambini e turisti» spiega la sindaca di Melpignano.
Entrambe le installazioni raccontano la stessa tensione umana che ha sempre animato la cultura popolare: quella verso la libertà, la dignità e la resistenza. La musica popolare è nata come segno di lotta e di identità collettiva, e proprio da questo spirito prende vita il racconto immersivo che le installazioni offrono ai visitatori, per emozionare, incuriosire e risvegliare il desiderio di conoscere.
Luigi Chiriatti (1952-2023) è stato un instancabile custode della memoria popolare salentina. Ricercatore e musicista, ha raccolto canti, storie e voci del territorio, fondando gruppi come il Canzoniere Grecanico Salentino, il Canzoniere di Terra d’Otranto e Aramiré. Con la casa editrice Kurumuny ha trasformato il sapere orale in patrimonio scritto. Il suo archivio, oggi custodito nel Centro di Documentazione delle Musiche Popolari di Melpignano, continua a tessere la sua eredità di ricerca e delicatezza.
Massimiliano Siccardi: artista visivo e regista, è pioniere internazionale delle esperienze immersive. Ha firmato spettacoli multimediali di successo mondiale come Immersive Van Gogh Exhibit e le grandi mostre digitali di Atelier des Lumières a Parigi.
Raffaela Zizzari: architetto e curatrice, ha diretto i castelli di Otranto e Gallipoli e collaborato con archivi d’arte e centri culturali, tra cui l’Archivio Carmelo Bene. La sua ricerca intreccia drammaturgia, antropologia e narrazione visiva, dando forma a spazi capaci di fondere memoria e contemporaneità.
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A Leuca il grande Jazz non conosce stagioni
Il jazz internazionale torna a Finibus Terrae: Lampus inaugura la stagione indoor con il pianismo esplosivo di Benito Gonzalez

L’associazione culturale Lampus – Jazz a gogo inaugura la nuova stagione indoor con il Benito Gonzalez Piano Trio, formazione d’eccezione che porta nel Salento il respiro del jazz americano.
L’appuntamento è per domenica 19 ottobre, dalle ore 19, all’Hotel Terminal di Santa Maria di Leuca.
«Inventivo, audace e magnetico, potente e ritmicamente esplosivo»: così la stampa internazionale descrive Benito Gonzalez, pianista venezuelano tra i più richiesti della scena contemporanea.
Di formazione classica e spiritualità afro-americana, Benito Gonzalez unisce in maniera originale e riconoscibile la forza ritmica e percussiva di McCoy Tyner all’energia lirica del latin jazz.
Il suo stile è fisico, trascinante e profondo, con un uso del pianoforte come strumento orchestrale: armonie complesse, groove poderoso, senso del viaggio e dialogo costante con la tradizione americana.
Nei suoi concerti alterna momenti di intensa spiritualità e pura esplosione ritmica, mescolando hard bop, latin e world influences.
Lo affiancheranno sul palco del salone dell’Hotel Terminal, due musicisti di altissimo profilo internazionale: Darryl Hall, contrabbassista statunitense dal suono corposo e pulsante, già al fianco di maestri come Mulgrew Miller e Terell Stafford, e Donald Edwards, batterista tra i più raffinati della scena newyorkese, noto per la sua potenza controllata e la sensibilità dinamica.
Insieme daranno vita a un trio esplosivo, capace di coniugare intensità, eleganza e pura energia jazzistica.
L’evento, in esclusiva per il Salento, segna la naturale prosecuzione del successo estivo de I Concerti del Faro, la rassegna che ai piedi del faro di Leuca ha ospitato Buster Williams, Mafalda Minnozzi e Paul Wertico, trasformando la punta più estrema della Puglia in un “hub” d’incontro per il jazz internazionale.
Dal 2016 Lampus promuove musica e cultura come motori di identità e sviluppo territoriale, intrecciando grandi artisti internazionali e luoghi simbolo del Salento.
I suoi format – tra cui I Concerti del Faro, Jazz on Board, Note di Luna Piena, Attenti a quei Duo e Piano da Impazzire – uniscono qualità musicale, accoglienza e valorizzazione del paesaggio, trasformando ogni evento in un’esperienza autentica e memorabile.
La stagione indoor 2025/26 conferma la ferma volontà di Lampus di continuare il suo percorso teso ad abbandonare il concetto di stagionalità a cui molte località marine sono legate, favorendo la crescita del turismo musicale, anche di prossimità.
Come ulteriore incentivo a frequentare Leuca tutto l’anno, Lampus propone – in accordo con l’Hotel Terminal – pacchetti soggiorno dedicati che abbinano i concerti di grande prestigio a momenti di relax e scoperta del territorio, in una formula di autentica “accoglienza culturale“.
«Aprire la stagione con un trio di questo livello è un segnale netto», dichiara Paolo Insalata, presidente e direttore artistico dell’associazione culturale Lampus, «a Leuca si fa ottimo jazz, dodici mesi l’anno. Benito Gonzalez e il suo trio rappresentano il meglio della scena internazionale e la loro presenza qui conferma la reputazione raggiunta dal nostro progetto anche fuori dai confini nazionali».
PROSSIMAMENTE
■ Sabato 23 novembre, ore 19, Jed Levy & Phil Robson International Quartet con Jed Levy (sax), Phil Robson (chitarra), Mark Hodgson (contrabbasso). Alla batteria, ospite d’onore, Roberto Gatto. Un incontro tra New York, Londra e Roma: quattro protagonisti del jazz internazionale in un dialogo energico e raffinato.
■ Sabato 20 dicembre, ore 19, Andrea Pozza Trio – con Andrea Pozza (piano), Aldo Zunino (contrabbasso) e la partecipazione di Mila Ogliastro (voce). Alla batteria Byron Landham, ospite d’onore della serata. Un concerto di chiusura intimo e luminoso, nel segno dell’eleganza.
Biglietti: disponibili su oooh.events. Accesso riservato ai soci Lampus – tesseramento online e sul posto, la sera del concerto. Info e prenotazioni su WhatsApp al 3475169946
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