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Stefania Rocca: “Salento terra magica”

L’intervista: “Sono uno spirito libero, curioso e adattabile. Ho senso estetico, riconosco l’eleganza, ma sono principi che valgono per me, non giudico gli altri. Mi diverte fare la snob così come mi diverte fare la popolana o l’analfabeta”

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L’OFFF – Otranto Film Fund Festival grazie alla nuova presidente della giuria diventa, se possibile, ancora più affascinante: sarà, infatti, la bellissima Stefania Rocca il direttore artistico dell’ottava edizione del Festival su cinema e territori, in programma da lunedì 10 a domenica 16 settembre presso Largo Porta Alfonsina del Castello Aragonese.


Hai accettato con entusiasmo il ruolo di direttrice artistica dell’Otranto Film Fund Festival. Cosa ti aspetti da quest’esperienza?

“Otranto è un luogo che frequento da circa quindici anni. La prima volta ci sono venuta per una trasferta di piacere mentre giravo a Santa Cesaria Terme il film di Cristina Comencini “La bestia nel cuore”. Poi mi ci ha portato il mio attuale marito, e mi sono innamorata di tutte e due!

È una terra speciale, fatta di contaminazioni di idee, persone e linguaggi. È un luogo che si fonda su una moltitudine di influenze che hanno generato nei secoli tanti esempi di comunità diverse.

La rassegna di quest’anno si intitola Community Edition, per raccontare storie di comunità. Perché mi piacerebbe che sia una grande festa dove le diverse community interagiscano tra di loro per creare un dialogo ed un confronto.

Perché questa è l’idea; interagire e integrarsi innamorandosi di questo posto magico dove il sole, il mare e il vento si incontrano ogni giorno”.


Per te è un’esperienza nuova ed hai confermato ancora una volta di non aver paura di metterti in gioco… “Io ho sempre paura, ma la paura è un’emozione intensa e non sempre negativa”.


Quali le difficoltà più grosse che hai incontrato in fase di preparazione? “Limitare la mia creatività e entusiasmo per rispettare il budget”. Per la Giuria non vi siete fatti mancare proprio nulla…

“Purtroppo Mike Figgis non riesce a venire per problemi di lavoro ma abbiamo come presidente Alek Keshishian (regista), poi Isabella Ferrari, Ennio Fantastichini, Matilde Gioli, Tilde Corsi (produttrice), Pino Pellegrino (Casting). Critici come Enrico Magrelli, Massimo Causo, Luigi Abiusi, Luca Bandirali, Silvana Silvestri. In più una sezione dedicata alla formazione Filmaker summer school community: in collaborazione con CSC, corso di laurea DAMS (Università del Salento), Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM, Barreira Arte – Diseno (Valencia), Hellenic Cinema and Television School Stavrakos (Atene), National Academy for Theatre and Film Arts NAFTA ( Bulgaria) realizza una summer school in Filmmaking con allievi ed insegnanti provenienti da diversi percorsi formativi, che si confronteranno fra di loro. Insegnanti di rilievo come Roberto Perpignani, Giuseppe Lanci, Vito Mancusi, Mirella Bordoni, Eljana Popova, Stefano Cristante, Franco Piersanti , Maurizio Nichetti, Federico Zecca, Gianni Canova, Angela bianca Saponari, Pippo Mezzapesa , Fabio Pollice. Spero di non aver dimenticato nessuno. Alcuni sono stati i miei insegnanti e collaborare con loro in un altro momento della vita mi riempie di gioia”.


Grande attenzione anche alla musica con i ragazzi del conservatorio di Lecce che avranno un ruolo importante…

“Mi piaceva l’idea che tanti ragazzi potessero provare l’intensa emozione della paura! A parte gli scherzi… La Musica come linguaggio universale, per raccontare e connettere le storie, di persone, culture e mondi diversi. Diversi artisti interpreteranno colonne sonore di film nelle diverse piazze di Otranto e interagiranno per il concerto di fine festival, sabato 15 settembre, coordinati da due grandi musicisti: Raffaele Casarano e Mirko Signorile. Inoltre, il festival inizierà con un omaggio a Charlie Chaplin, capace di raccontarci il disagio e le ingiustizie della società industriale e delle classi emarginate. La sonorizzazione orchestrale dal vivo dei film “The Kid” e “The Immigrant” sarà diretta da Helmut Imig. A seguire la proiezione del film “Charlie Chaplin, le comiche Keystone” restaurato dalla Cineteca di Bologna, con sonorizzazione ed esecuzione al piano di Daniele Furlati. E per chiudere ci sarà il concerto all’alba con due artiste che mi piacciono particolarmente: Lim e Han”.


Altro punto importante per il quale sappiamo si è data un gran daffare: la Woman in Run, una maratona tra le vie di Otranto per il ribadire il “No” alla violenza sulle donne.

“La violenza contro le donne è un tema che mi sta particolarmente a cuore. Sarà una maratona dove invito a partecipare anche gli uomini! Tutti insieme per le strade di Otranto vestiti di rosso. È un’iniziativa che ho portato avanti con la collaborazione di Action Aid, Woman In Run e Check-up Centre”.

Sei una convinta assertrice delle differenze come fonte di ricchezza. Cosa ne pensi della piega che ha preso la politica italiana?

“Il bello del cinema è che abbiamo la possibilità di far riflettere le persone accogliendo prospettive diverse, la varietà è ricchezza. Questo festival è per interrogarci insieme, perché avere una comunità che ti dà sicurezza è fondamentale ma non può essere un’esclusione. Quando una comunità non c’è l’hai e sei in bilico, chi ti accoglie? Bisogna riflettere, prima di prendere posizioni drastiche”.


Alla Stampa hai dichiarato: “Sono uno spirito libero, curioso e adattabile. Ho senso estetico, riconosco l’eleganza, ma sono principi che valgono per me, non giudico gli altri. Mi diverte fare la snob così come mi diverte fare la popolana o l’analfabeta”. Puoi spiegare meglio?

“Il mio ruolo di attrice mi ha insegnato a non giudicare. Quando affronti un personaggio, non puoi permetterti di giudicarlo altrimenti non riesci ad amarlo, ad entrare nella sua pelle. La mia curiosità è l’unica cosa che mi permette di scoprire e non fermarmi alla presunzione di non aver nulla da imparare. Questo però non vuol dire che non ho un mio parere, o che non sappia riconoscere la bellezza”.


Ti sei è anche definita anarchica, punk e anticonvenzionale…

“A 16 anni ero assolutamente anarchica. E sai cosa? Credo che le persone non cambino. Magari smussano gli spigoli con l’età e le responsabilità, ma fondamentalmente restano le stesse. Ho lo stesso modo di approcciarmi alle cose. Essere anticonvenziale mi viene naturale: se ti prendi troppo sul serio in questo mondo sei solo un fanatico”.


Affari di cuore (Stefania è felicemente sposata con l’imprenditore salentino Carlo Capasa, NdR) ti hanno portata dal Piemonte sin nel Tacco d’Italia ed ora nel tuo cuore è entrato anche il Salento. Quale l’aspetto che t’affascina di più? “La capacità dei salentini di accogliere”.


Hai anche più volte parlato della “tua” Otranto…

“Non ne potrei fare a meno!”.


Il cinema in generale sembra avere il Salento tra le location preferite. Come mai secondo te?

“Perché offre molto da un punto di vista paesaggistico. Se pensiamo a Lecce, per esempio, le sue origini sono ben più antiche di quelle romane, ben otto secoli prima di Cristo. La città offre un’infinita serie di luoghi e monumenti che vale la pena immortalare. E poi il mare, la luce forte… E poi l’ Apulia Film Commission ha lavorato bene ed ha aiutato il settore cinema a conoscere il territorio e ad avvicinarsi”.

Giuseppe Cerfeda


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“In preda alla propaganda: transizione sessuale non può essere strumentalizzata in campagna elettorale”

La riflessione degli ex consiglieri comunali, rispettivamente di Casarano e Tricase, Enrico Giuranno e Francesca Sodero

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Tra le sciagure dei tempi che corrono sembra oramai inevitabile annoverare una comunicazione politica sempre più aggressiva, sguaiata e confusa.

Soprattutto, incurante della complessità e della delicatezza di alcune specifiche problematiche individuali e sociali per le quali ci si dovrebbe aspettare che il sistema politico porti avanti analisi imparziali, proposte equilibrate ed un’informazione caratterizzata da chiarezza e sobrietà.

Questa tendenza, di per sé dannosa, assume i caratteri della pericolosità quando prende di mira bambini, adolescenti e giovanissimi in genere, in un momento storico in cui queste generazioni iniziano a manifestare un diffuso e profondo disagio esistenziale, cui fa da sfondo un sempre più radicato nichilismo.

La politica non dovrebbe sguazzare in questo mare di insicurezze e fragilità per le proprie campagne di marketing.

Invece, sembra approfittarne esattamente come farebbe una qualunque impresa per vendere i propri prodotti.

Lo fa soprattutto cavalcando il tema dei diritti civili, uno dei pochi su cui centro-destra e centro-sinistra tentano di marcare le proprie differenze sostanziali, mentre all’interno del centro-sinistra i partiti fanno a gara per proporsi come migliori portavoce di talune istanze, alzando sempre più l’asticella dell’aggressività della comunicazione politica.

Peccato però che queste degenerazioni nel modo di fare politica, oltre a non apportare alcun concreto beneficio al Paese, possono raggiungere livelli allarmanti di rischio nell’alimentare disagio e confusione nei giovani, proprio nel momento in cui si discute su come sostenerli nell’educazione al rispetto, alle emozioni e all’affettività, che sembrano smarriti.

E veniamo al recente caso che ha destato la nostra attenzione e sul quale teniamo ad esprimere il nostro disappunto, nella sincera speranza che spinga ad un’ampia e seria riflessione.

Ci riferiamo al post dai toni trionfalistici pubblicato sulla pagina social del gruppo di Lecce di un partito nazionale a commento della sentenza con cui il Tribunale civile ha autorizzato il cambiamento del sesso e del nome ad una giovane persona trans.

Il post, che rilancia il titolo di un articolo di stampa contenente un “evviva!” di troppo, sembra portare avanti, per quanto confusamente, l’idea che il percorso sanitario e giuridico previsto per l’avvio dei trattamenti per la disforia di genere e per il cambiamento di sesso vada semplificato e reso agevole.

Emerge, ci tocca notare, un totale appiattimento sulle istanze di parte della comunità queer, in cui si perde completamente di vista il perseguimento della salute fisica e psichica della persona in quanto tale.

Non traspare nessuna traccia di un’adeguata considerazione delle esperienze che, soprattutto nei Paesi che per primi hanno regolamentato e gestito i percorsi di cambiamento di genere, raccontano storie drammatiche di ripensamenti e di cause giudiziarie contro le strutture sanitarie per l’inadeguatezza del supporto psicologico erogato.

Nessuna imparziale riflessione sui rischi derivanti dalla somministrazione dei bloccanti della pubertà e sullo status di soggetto medicalizzato a vita che queste scelte comportano.

Nessuna manifesta sensibilità rispetto alle problematiche generazionali del tutto peculiari che i giovanissmi del nostro tempo stanno attraversando e che potrebbero canalizzare la confusione provocata dall’eccesso di stimoli e di messaggi persuasivi, ma anche dalle sempre più diffuse neuroatipicità, in direzioni sbagliate e di sofferenza, in presenza di un approccio ideologico o superficiale nei riguardi di queste delicate tematiche.

L’argomento meriterebbe molto più spazio e non è questa la sede adeguata, né siamo noi dotati delle competenze necessarie per sviscerarlo.

Quello che però riteniamo doveroso fare è condividere questa riflessione per tenere vivo un dibattito che non può e non deve essere lasciato nelle mani dei partiti ma fatto proprio e difeso dalla società civile per orientare le scelte che i politici dei nostri giorni non sono evidentemente in grado di affrontare con la dovuta serietà, mentre rincorrono scampoli di consenso”.

Enrico Giuranno

Francesca Sodero

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“Vita mia”: il film di Winspeare al Torino Film Festival

Il film è stato girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria Di Leuca

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La Fondazione Apulia Film Commission e la Regione Puglia saranno presenti alla 43ª edizione del Torino Film Festival con “Vita Mia” di Edoardo Winspeare.

Il nuovo film del regista di Depressa di Tricase, girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria di Leuca, sarà programmato nella sezione Zibaldone mercoledì 26 novembre alle 18,15 (Sala due Cinema Romano- Galleria Subalpina).

Protagonisti della vicenda sono: Dominique SandaCeleste CasciaroNinni BruschettaIgnazio OlivaKarolina PorcariJohanna OrsiniFrancesca ZiggiottiDora SztarenkiJosef Scholler, con la partecipazione di Stefan Liechtenstein e Christian Liechtenstein.

Il film racconta, attraverso la vita di Didi, il Novecento come una crepa luminosa.

Nobile ungherese in un’Europa attraversata dal fuoco della Storia, Didi assiste da bambina all’arrivo dei nazisti, poi al comunismo, quindi all’esilio.

In Francia cuce per sopravvivere alla Maison Dior, prima di sposare un aristocratico italiano e approdare nel silenzio dorato, ma fragile, del Salento. Il film la ritrae anziana, malata, ancora fiera.

L’arrivo di Vita, giovane pugliese chiamata ad assisterla, innesca un incontro inatteso: due mondi lontani – l’aristocrazia impoverita e la cultura popolare – che imparano a riconoscersi. Tra fatiche quotidiane, pudori e piccoli conflitti, nasce un legame capace di sospendere barriere sociali e politiche.

Il viaggio di Didi in Ungheria, intrapreso per seguire la causa di beatificazione del padre, riapre le ferite profonde della Storia: la Shoah, le colpe sopravvissute, le memorie che reclamano ascolto. Il ritorno nei luoghi dell’infanzia diventa una camera d’eco del “secolo breve”.

Grazie alla presenza forte e semplice di Vita, Didi trova infine un varco: l’accettazione del proprio passato e un fragile approdo alla serenità. In lei si riflettono i traumi e le rinascite di un intero secolo.

“Vita Mia” è prodotto da Stemal Entertainment e Saietta Film con Rai Cinema, il contributo di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. La distribuzione internazionale è affidata a Beta Cinema.

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Questo non è amore

Progetto strategico della Polizia di Stato per sostenere le vittime e sensibilizzare la società, promuovendo una cultura basata sul genere. Michelle Hunziker testimonial della campagna di sensiziolizzazione

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In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre), prosegue l’impegno della Polizia di Stato nella campagna permanente “questo non è amore”, realizzata dalla Direzione Centrale Anticrimine.

Le azioni realizzate dalla Polizia di Stato in tale ambito rappresentano un importante impegno istituzionale per il contrasto alla violenza di genere, nell’ottica di contribuire alla realizzazione di un cambiamento culturale più ampio che riguardi l’intera società.

Sul tema della violenza di genere c’è la consapevolezza che molte donne, anche in situazioni di pericolo, non denunciano per paura, per vergogna o per mancanza di fiducia nelle istituzioni.

L’iniziativa “…questo non è amore” intende smontare gli stereotipi e le false credenze legate alla violenza nei confronti delle donne, portando le forze dell’ordine direttamente tra la gente, nei luoghi pubblici con una presenza visibile e rassicurante, fatta di ascolto, accoglienza e informazione.

Ogni anno, le Questure organizzano numerosi eventi di sensibilizzazione sul territorio nazionale dove si registra una consistente partecipazione della cittadinanza.

Proprio grazie a questi incontri informali, è possibile rompere il silenzio e aiutare le donne a riconoscere i segnali di pericolo.

Nel corso degli incontri viene divulgato un opuscolo informativo (a livello cartaceo e digitale) che tratta in modo specifico i temi della violenza domestica e di genere garantendo una prevenzione concreta. Nell’opuscolo ricorda che uscire dalla spirale della violenza è possibile: per questo sono presenti numeri utili, indirizzi dei centri antiviolenza, strumenti normativi previsti dal legislatore, storie di donne che hanno trovato il coraggio di denunciare e molto altro ancora.

Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nella prefazione della brochure di quest’anno ha ricordato che «la violenza contro le donne non è mai un numero: è una vita violata, una dignità calpestata, un dolore che attraversa l’intera società. Non possiamo limitarci a contarne i casi: ogni femminicidio è una ferita che riguarda tutti, istituzioni e cittadini, e che richiede una risposta corale e responsabile».

Testimonial della nuova edizione è Michelle Hunziker che introducendo l’opuscolo ha affermato: «La tutela delle donne che si ottiene con l’applicazione delle leggi deve essere supportata da un profondo cambiamento culturale, che deve avvenire nella mente e nel cuore di tutti noi. Per questo è importante sensibilizzare, specialmente i più giovani, e accompagnare le vittime di violenza verso il raggiungimento dell’indipendenza economica. Denunciare non è un obbligo né una condanna, semmai un’opportunità. È il primo passo per essere, o tornare a essere, sicure, autonome, libere».

Per questo motivo, “…questo non è amore” rappresenta un progetto strategico che mira a sostenere le vittime e alla sensibilizzazione della società, promuovendo una cultura basata sul genere.

L’attività di prevenzione svolta dalla Polizia di Stato si rivolge anche agli autori delle violenze grazie all’impegno delle Questure, dei centri antiviolenza e degli ospedali che hanno reso operativo il Protocollo Zeus.

Al momento dell’esecuzione del provvedimento di Ammonimento del Questore, l’autore delle condotte viene informato della presenza sul territorio di centri specializzati che si occupano di offrire un percorso integrato sulla consapevolezza del disvalore sociale e penale delle condotte tenute.

In molti casi l’autore delle condotte che riesce a seguire il percorso psicologico riesce a interrompere la spirale della violenza e gestire gli eventuali eventi successivi, evitando la recidiva.

Nell’ottica di favorire uno scambio costante di informazioni e competenze per un intervento integrato e multidisciplinare a tutela delle vittime, sono stati sottoscritti numerosi i protocolli di collaborazione tra la Polizia di Stato e la società civile per lo sviluppo di campagne di informazione e sensibilizzazione.

Le intese siglate prevedono l’attivazione di reti territoriali per un supporto immediato e coordinato posto a tutela non solo delle donne, ma anche dei figli esposti alla violenza subita dalle madri.

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Michelle Hunziker, testimianial della campagna “… questo non è amore”

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