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Grotta dei Cervi: cosa si farà per i 50 anni?

Enzo Fasano, l’artista salentino, autore delle raccolta di tarsìe “Badisco”: “È un patrimonio dal valore inestimabile. Non possiamo più permetterci di trascurarlo”. Era il 1° febbraio 1970, quando gli speleologi…

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La Grotta dei Cervi di Porto Badisco è uno dei siti archeologici meno conosciuti ma, paradossalmente, tra i più rilevanti insieme i più noti complessi ipogei di Altamira (Spagna) e Lascaux (Francia).


Il nome della grotta deriva dal fatto che al suo interno sono rappresentate sulle pareti varie scene di caccia al cervo. È considerata come la Cappella Sistina della preistoria.


Era il 1° febbraio 1970, quando gli speleologi del gruppo salentino “Pasquale De Laurentiis” di Maglie, composto da Severino Albertini, Enzo Evangelisti, Isidoro Mattioli, Remo Mazzotta E Daniele Rizzo, scoprirono per caso, durante una campagna di esplorazione, la Grotta Dei Cervi, così denominata successivamente per i vari dipinti sulle pareti rappresentanti scene di caccia al cervo, realizzate con il guano dei pipistrelli e con la terra d’ocra di colore rossiccio. Oltre alle figure di cacciatori e di cervi, furono rinvenuti altri disegni che facevano riferimento al mare, alle scimmie e quant’altro. Sembra infatti che gli abitanti della grotta (pescatori e contadini) abbiano realizzato questi dipinti proprio per lasciare un segno della loro esistenza e della loro civiltà.

Tutto ciò avveniva molto prima dell’arrivo di Enea.


Oltre ai dipinti la Grotta, lunga circa 1500 metri e con una profondità media di 20 metri, presenta molti ambienti affascinanti e suggestivi con stalattiti e stalagmiti, si dirama nel sottosuolo ed è ricca di paesaggi, laghetti, cunicoli e antri spettacolari.


La Grotta dei Cervi, era un luogo di culto, un santuario, per le popolazioni del Neolitico, tra 8mila e 5mila anni fa. Oggi per arrivarci bisogna attraversare infinite distese di oliveti, un paesaggio arido e monotono che sarebbe irriconoscibile per le popolazioni di pastori e agricoltori stanziali che fecero della Grotta dei Cervi un punto di riferimento spirituale. Nel Neolitico il Salento era una pianura fertile dove coltivare soprattutto graminacee e qualche legume, e allevare bovini, ovini e maiali. Per far posto a queste nuove attività gli antichi querceti e la macchia mediterranea stavano già retrocedendo, e sono oggi del tutto scomparsi.


Sono trascorsi 49 anni dalla sensazionale scoperta delle grotte di Porto Badisco, avvenuta tra l’1 e l’8 febbraio del 1970 ad opera di alcuni speleologi salentini del Gruppo “De Lorentiis”.

Un evento sensazionale, salutato come il ritrovamento di un autentico tesoro. Una scoperta sensazionale che lasciò presagire una grande attenzione verso quella preziosa testimonianza della storia e, di conseguenza, per tutto il territorio.


Ne parlò, all’epoca, tutta la stampa nazionale e internazionale. “La Zagaglia” di Mario Moscardino gli dedicò l’intero fascicolo di marzo di quell’anno. Paolo Graziosi, archeologo e antropologo di fama mondiale, definì quelle grotte, da lui ispezionate, “Il santuario della preistoria”, ipotizzandone una destinazione sacrale (Corriere della Sera, 3 marzo 1970).

Migliaia di metri di parete con pitture rupestri risalenti al neolitico e all’età dei metalli. Da allora, coi loro spazi e coi loro disegni, esse hanno influenzato la storiografia e l’arte figurativa salentina.

Alcune immagini, particolarmente significative, sono entrate nel codice simbolico e narrativo di tanti artisti.

Pittori, scultori e letterati non ne sono rimasti immuni.


Enzo Fasano


Un artista, in particolare, l’intarsiatore Enzo Fasano, con le sue opere ha letteralmente dato vita a quel mondo arcaico e misterioso che quelle grotte evocano.

L’intarsiatore di Parabita fu il deus ex machina della mostra a tema “Badisco ‘84”, tenutasi nel Castello Aragonese di Otranto nel luglio 1984 appunto. L’inaugurazione di quella mostra ebbe un presentatore d’eccezione: il prof. Mario Marti dell’Università di Lecce, uno dei più illustri critici letterari italiani. Quella presentazione fu tradotta in tre lingue (francese, inglese e tedesco) e contribuì a diffondere nel mondo le meraviglie delle delle grotte di Porto Badisco.

Nel 1986 a Lecce si tenne Convegno Internazionale “Salento Porta d’Italia”, organizzato dall’Università degli Studi di Lecce e dall’Istituto di Studi e Ricerche “La Terra” e presieduto da Sabatino Moscati.

In quella circostanza Enzo Fasano propose le sue mirabili opere di tarsìa pittorica ad un pubblico qualificatissimo, composto di studiosi provenienti da tante parti d’Italia e d’Europa.

Oggi dopo quasi cinquant’anni dalla scoperta le Grotte di Porto Badisco sono ancora oggi chiuse al pubblico e questo è un grande rammarico proprio per Enzo Fasano che ancora non si capacita “di come il territorio ed i suoi rappresentanti, soprattutto, possano ignorare un così grande tesoro”.

Fin dai primi anni Ottanta”, spiega l’artista salentino, “ho lavorato sulla Grotta, realizzando una preziosa raccolta di venti tavole intarsiate che per la prima volta furono esposte ad Otranto.


La Crotta dei Cervi in una Tarsia di Fasano


Successivamente, visto il successo di pubblico e grazie all’interessamento di Martire Schito (allora sindaco di Otranto) e dei professori Donato Valli e Mario Marti, la Provincia di Lecce e la Regione Puglia decisero di inviare la mostra “Badisco” in Italia e all’estero (Roma, Matera, Lille), al fine di promuovere l’opera e allo stesso tempo diffondere la conoscenza delle pitture preistoriche della Grotta dei Cervi. In breve, l’opera d’arte divenne uno strumento di conoscenza del territorio.


Oggi, a distanza di 50 anni dalla scoperta della Grotta, auspico che le istituzioni si adoperino almeno per la salvaguardia della Grotta e che possa nascere un nuovo progetto di valorizzazione, adeguato all’importanza del sito”.

Anche National Geographic si è occupata della vicenda: “Ci sono poche certezze sulla storia di Grotta dei Cervi, a partire dalla prima, fondamentale domanda che viene spontaneo porsi: chi erano queste persone? «Non è facile dare una risposta», dice Elettra Ingravallo, che insegna paletnologia all’Università del Salento. «Allo stato attuale non sappiamo niente né della loro lingua né della loro appartenenza etnica».


Ci spiega, però, che le pitture parlano di una società fondata sull’agricoltura e l’allevamento, che affidava ai pittogrammi e alle offerte un ruolo propiziatorio nei confronti delle attività quotidiane.


Un ruolo particolare era riconosciuto all’acqua, con il suo profondo carico simbolico di “sorgente di vita”, amplificato dal fatto di essere associato all’ambiente ipogeo. Le grotte, infatti, erano percepite come un metaforico grembo della Dea Madre, venerata dalle comunità agricole. Un grembo al quale, non a caso, si ritornava dopo la morte, mediante la sepoltura in grotta, talvolta in posizione fetale. «Purtroppo non ci sono pubblicazioni sulle sepolture della Grotta dei Cervi che chiariscano di chi siano i corpi, se di uomini, donne, anziani o bambini», dice Gemma Russo, addetta alla conservazione del materiale preistorico della Soprintendenza che poi sottolinea con rammarico «quanto quel sito ancora attenda di essere studiato e posto all’attenzione della comunità scientifica».


Giuseppe Cerfeda


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Chef salentino Cavaliere della Cucina italiana nel Mondo

L’onorificenza assegnata a Salvatore Palma di Carpignano Salentino in una cerimonia tenutasi a Palazzo Madama

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Allo chef Salvatore Palma di Carpignano Salentino assegnata l’onorificenza, per conto dell’Accademia del Leone d’oro, di Cavaliere della Cucina italiana nel Mondo.

Lo chef de ” Il Parco delle Minuziedi Salice Salentino è stato insignito a Palazzo Madama sede del Senato della Repubblica Italiana, in una cerimonia che ha visto protagonisti, oltre ai professionisti della ristorazione, anche molti personaggi della musica e della tv.

«È inutile nascondere l’emozione e la gratitudine che provo per questo grande traguardo che trasformerò in ambizione per raggiungere nuovi obiettivi con l’amore di sempre per la ristorazione e con tanto tanto impegno!», le prime parole dello chef salentino, «l’onore di essere seduto accanto a personaggi di lustro, italiani e mondiali, mi ha dato ancora più voglia di migliorarmi sempre. Rientro a casa con entusiasmo e voglia di rimettermi in gioco, cosa che farò subito con il nuovo progetto insieme al mio amico di lunga durata Giuseppe Plata con il quale ho appena iniziato la mia nuova avventura di Chef del Parco delle Minuzie a Salice Salentino!».

«Ringrazio chi ha sempre creduto in me», conclude Salvatore Palma, «questo prestigioso riconoscimento lo dedico alle mie nipotine unica forza e amore della mia vita».

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Attualità

Il doppio volto della Gen Z salentina

Fuga dal Salento, ma l’artigianato convince. “Next Generation Salento Experience” di Confartigianato Imprese Lecce, presentati i risultati dell’indagine: il 69% immagina un futuro lontano ma il 55% degli intervistati intravede nel lavoro artigiano, soprattutto quello tecnologico, una reale opportunità professionale

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Più realisti, digitali, consapevoli dei propri diritti, ma anche incerti e preoccupati per le opportunità del territorio.

È la fotografia della Generazione Z salentina tracciata dalla V edizione di “Next Generation Salento Experience”, progetto promosso da Confartigianato Imprese Lecce, con il patrocinio della Camera di Commercio di Lecce, per favorire il dialogo tra scuole e sistema produttivo locale.

L’indagine — realizzata attraverso questionari rivolti ai ragazzi delle classi III, IV e V degli istituti superiori della provincia e a un campione di imprese salentine — ha coinvolto 1.004 studenti e 20 aziende appartenenti al mondo dell’artigianato, della manifattura e dell’edilizia.

Studenti: digitali, competenti, ma con fragilità relazionali e poca fiducia nel territorio

Dal report emerge un quadro generazionale che sorprende per maturità e concretezza.

Gli studenti dichiarano di sentirsi ben preparati sulle competenze digitali e tecniche, mentre riconoscono difficoltà nelle soft skills: problem solving (57,5%), pianificazione (57%) e autostima (55%).

Significativa la crescita degli indecisi sul futuro post-diploma, oggi al 24,5% (contro il 17% dello scorso anno), segno di un’incertezza che riguarda tanto il mondo universitario quanto l’ingresso nel mercato del lavoro.

Il 50,7% sceglie l’università, mentre un 6% punta all’imprenditorialità e altrettanti a diventare dipendenti.

Solo il 4% valuta i percorsi professionali come alternativa concreta.

Tra i valori del lavoro ideale spiccano: ritorno economico (85%); stabilità e sicurezza contrattuale (67%); crescita professionale (45%); work-life balance ovvero l’equilibrio tra vita professionale e vita personale (43%).

Fuga dal Salento, fenomeno ancora sistemico

Il dato più critico riguarda la mobilità territoriale: il 69% immagina di lasciare il Salento, attratti da città italiane come Milano, Torino e Bologna, o da mete europee come Londra e Amsterdam.

Le ragioni?

Migliori opportunità lavorative, servizi più efficienti, dinamismo sociale.

Solo il 25% prevede di restare, soprattutto per radici familiari, qualità della vita e clima.

La percezione delle opportunità locali rimane bassa: il 46,5% è poco ottimista, mentre il 12% è completamente disilluso.

Artigianato: attrattivo, soprattutto se digitale

Oltre il 55% degli studenti percepisce l’artigianato come settore con buone opportunità, soprattutto nella sua componente innovativa: artigianato digitale e tecnologico (stampanti 3D, digital design, making); mestieri tradizionali reinterpretati in chiave moderna

Una narrazione dell’artigianato come laboratorio di innovazione, dove tradizione e tecnologia si incontrano.

L’85% degli studenti ritiene che l’intelligenza artificiale influenzerà profondamente il futuro del lavoro, chiedendo alla scuola oltre alle competenze tecniche, anche formazione critica e creativa sull’uso dell’IA.

Il punto di vista delle imprese: più export, più digitalizzazione, ma è allarme competenze

Le 20 imprese intervistate confermano il trend di crescita dell’export: il 50% opera oggi sul mercato nazionale (contro il 28% dello scorso anno); il 25% esporta all’estero, con una forte presenza negli Stati Uniti.

Aumenta l’uso di tecnologie digitali e strumenti cloud, mentre permangono lacune su big data, realtà aumentata e metaverso.

Il dato più allarmante riguarda il reperimento di personale under 35: l’80% delle imprese lo definisce molto o abbastanza difficile.

Le cause? Carenza di competenze (55%); scarso interesse dei giovani (50%); aspettative economiche elevate (30%).

Per le aziende risultano fondamentali incentivi alle assunzioni, percorsi di tirocinio e un dialogo più strutturato con le scuole.

Il Concorso di Idee: 17 progetti e una generazione che immagina un Salento innovativo

Durante la presentazione del report sono stati premiati i vincitori del Concorso di Idee, promosso da Confartigianato Lecce, un contest che permette agli studenti di trasformare idee innovative in proposte d’impresa.

Per questa edizione sono state raccolte 17 proposte progettuali, molte delle quali orientate a sostenibilità, tecnologia, rigenerazione culturale e servizi digitali.

Tre i progetti vincitori della borsa di studio da 500 euro messa in palio da Confartigianato: AgroView, sistema solare intelligente per l’irrigazione automatizzata presentato da una studentessa del Liceo Scientifico Statale “Leonardo da Vinci” di MaglieEventCore, regia mobile intelligente per contenuti audio-video presentato da uno studente dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore “Enrico Fermi” di LecceRedesign del patrimonio del Liceo Artistico di Galatina, modello di start-up scolastica replicabile presentato dalla classa 4b, sezione Architettura e Ambiente.

Le proposte testimoniano una generazione capace di immaginare soluzioni innovative per il territorio, ma che rischia di allontanarsi per mancanza di opportunità concrete.

Una generazione pronta, quindi, ma il territorio deve fare la sua parte.

«L’indagine evidenzia un quadro generazionale consapevole, preparato e attento alle trasformazioni del mercato. I giovani salentini hanno talento, visione e una forte predisposizione all’innovazione», dichiara Emanuela Aprile, segretaria di Confartigianato Lecce, «i ragazzi, però, ci chiedono anche con chiarezza un territorio più capace di accoglierli. È fondamentale continuare a rafforzare il dialogo tra sistema formativo e mondo produttivo, affinché i giovani possano trovare nel territorio opportunità adeguate alle loro competenze e aspirazioni. Il nostro impegno è costruire ponti tra scuola e impresa, perché restare deve essere una scelta possibile».

«Colpisce che, nonostante la voglia di partire, oltre la metà dei ragazzi veda nell’artigianato, soprattutto quello tecnologico, una reale opportunità», sottolinea il presidente di Confartigianato Lecce Luigi Derniolo, «questo conferma che il futuro del Salento passa da un artigianato che innova, investe e sa parlare il linguaggio delle nuove generazioni. Confartigianato continuerà a sostenere percorsi che valorizzino il talento delle nuove generazioni e favoriscano l’incontro tra domanda e offerta di competenze».

«I risultati dell’indagine confermano la necessità di investire con decisione sulle competenze dei giovani e sulla competitività del nostro sistema economico», aggiunge il segretario generale della Camera di Commercio di Lecce Francesco De Giorgio, «la Camera di Commercio è impegnata a sostenere progettualità che rafforzino il legame tra formazione, innovazione e imprese, affinché i giovani trovino nel Salento un contesto dinamico e capace di attrarre talenti».

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Attualità

A Tiggiano 60 anni dopo

Un viaggio fatto di sorrisi, incontri e sentieri condivisi di giorni che si sono intrecciati l’uno all’altro. Trasformando il tempo in memoria e la memoria in storia

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Sessant’anni a Tiggiano, tutti insieme, una magia che solo nelle piccole comunità ancora si ripete.

1965 un anno meraviglioso, da quel momento è iniziato un viaggio fatto di sorrisi, incontri e sentieri condivisi di giorni che si sono intrecciati l’uno all’altro. Trasformando il tempo in memoria e la memoria in storia.

«Sessant’anni dopo ci ritroviamo a Tiggiano con la stessa allegria negli occhi e una complicità che non ha mai smesso di illuminarci il cammino», racconta Raffaella Riso, una dei neosessantenni tiggianesi, «abbiamo attraversato stagioni diverse accolto ciò che la vita ci ha donato custodito,affetti speranze e piccoli grandi miracoli quotidiani.  Il 28 Novembre abbiamo celebrato tutto questo, la bellezza dei giorni che ci hanno condotti fin qui,la forza dei legami che ci uniscono,la gioia semplice e autentica di rivederci ancora una volta insieme».

Un giorno speciale vissuto con gratitudine e serenità prima nella Chiesa Madre di Sant’ Ippazio per un momento di ringraziamento che nasce dal cuore e poi al ristorante Aia Nova dove un brindisi sincero ha accompagnato i ricordi di ciò che è stato e i desideri di ciò che il tempo ci riserverà ancora.

Perché 60 anni non sono solo un traguardo, sono «un dono prezioso, una storia custodita una festa che celebra il cammino e chi lo ha reso straordinario».

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