Galatina
Calcio, Eccellenza: Tricase, un punto per ripartire
Intanto l’imprenditore Andrea Bentivoglio recentemente tirato in ballo smentisce “categoricamente qualsiasi coinvolgimento nelle vicende societarie”
Tricase – Pro Italia Galatina rammenta una delle più importanti sfide del calcio dilettantistico regionale. Come non ricordare i derby della fine degli anni 80 e inizio anni 90, nei campionati di Interregionale (oggi serie D), Eccellenza e Promozione. Come non ricordare, il vecchio comunale di “via Matine” stracolmo, quando si incontravano i due club che più volte si sono battuti per la vittoria finale dei vari campionati. Come non ricordare, il settore ospiti allestito per l’occasione nel giro di una settimana al comunale di Galatina, per via dei 500 supposters rossoblù che non volevano mancare all’appuntamento di una sfida che era considerata una delle classiche del calcio di casa nostra, condita da una accesa rivalità tra le due tifoserie. Un derby , quindi, che ha sempre riscontrato un particolare entusiasmo da parte delle due città.
Un entusiasmo che a oggi purtroppo può dirsi quasi del tutto svanito. Causa di ciò, il difficile periodo che sta vivendo il calcio dilettantistico in generale, con società che nascono e falliscono nel giro di pochi anni, con i campi sempre più vuoti, con i tempi che per forza di cosa nel bene o nel male cambiano.
Nonostante tutto, nella gara disputata ieri al “San Vito” di fronte a circa 400 spettatori con un centinaio provenienti da Galatina, non sono mancate certo grinta, agonismo e nervosismo, a dimostrazione del fatto che la gara, è stata comunque sentita come diversa da tutte le altre.
Due squadre in condizioni differenti: il Galatina vuole vincere, anche approfittando di un Tricase in fase di ricostruzione. I rossoblù si presentano con delle novità, frutto di qualche ritorno e qualche nuovo arrivato, per via delle trattative avviate dal commissario Maglie, che sta tirando avanti la “carretta” in una situazione che definire complessa è davvero poco. E’ lo stesso Maglie che prima dell’inizio della gara, ha dichiarato che Andrea Bentivoglio non ha mai finanziato il Tricase, smentendo di fatto l’insistente voce di corridoio della scorsa settimana, riportata anche dalla nostra testata: “Mai avuti contatti con Bentivoglio, non so come sia potuta venire fuori tutto questo, ma vi assicuro che non c’è nulla di vero. Stiamo andando avanti”, prosegue Maglie, “ma ancora non c’è nulla di interessante da dire sul fronte societario. Vorrei però ringraziare tutti i calciatori che continuano a darci la loro disponibilità a giocare, nonostante ancora non ci sia nulla di concreto”, conclude il Commissario. Anche lo stesso Andrea bentivoglio aveva provveduto a contattarci per chiarire che non “è vero un suo coinvolgimento nelle vicende societarie del Tricase” e smentire “categoricamente ci siano mai stati contatti in tal senso. Proprio non capisco come una cosa del genere possa essere venuta fuori”.
Veniamo alla partita. Gara, molto combattuta, soprattutto a centrocampo, e piuttosto cattiva sul piano agonistico. Già nei primi 10 minuti non mancano falli, alcuni persino di un certo spessore, da una parte e dall’altra, ma il direttore di gara si mostra molto permissivo.
Al 3’ minuto prima occasione per il Galatina su un calcio d’angolo, palla in mezzo colpita di testa da Patruno ma che finisce molto alta sopra la traversa. Successivamente, bisogna attendere il 20’ per una chiara occasione da goal, quando Manca entra in area, si porta quasi a tu per tu con Esposito e dopo un contatto con Verdesca scivola nell’area di rigore rossoblù: per Di Leo di Molfetta è tutto regolare.
Alla mezzora è il Tricase ha sfiorare il vantaggio: bella azione centrale da parte di De Braco, che apre sulla sinistra con palla che sembra troppo lunga per tutti, ma non per Striano che da vero battagliero, a tutta velocità, raggiunge la sfera sulla linea di fondo e la indirizza nello specchio della porta di Iurlo che si salva di un soffio.
Nel finale di tempo, mischia nell’area del Tricase, con palla che finisce tra i piedi di Giorgetti che di potenza impegna un prontissimo Esposito.
Nella ripresa, si procede con batti e ribatti a metà campo, l’agonismo continua a farla da padrona, complice anche un terreno di gioco non nelle migliori condizioni (anche quello un tempo era diverso … molto diverso), e l’arbitro inizia a prendere provvedimenti, tra riprese verbali e qualche giallo.
Al 70’ e al 80’ ancora occasioni per il Galatina con un Giorgetti in grande spolvero, che più volte cerca di impensierire Esposito che si fa trovare sempre pronto.
E’ lo stesso Giorgetti però che al’85’ si fa espellere per doppia ammonizione per un fallo “cattivo” ai danni di Striano. Il numero 11 rossoblù, per via delle sue grandi qualità tecniche, viene più volte messo giù dagli avversari tanto che a fine gara, lascia il terreno di gioco zoppicando.
Al 90’, il Galatina resta addirittura in 9 per l’espulsione di De Toma, anche quest’ultimo ferma bruscamente Striano, ormai partito in velocità verso l’area di rigore biancostellata.
Il Tricase, prova addirittura a vincere, ma il tempo non c’è più, finisce 0-0.
La squadra di Gigi Bruno, domenica è attesa a Racale, o meglio dovrebbe andare a Racale, sempre se i padroni di casa vorranno attenderla, visto che ieri i biancoazzurri non si sono presentati a Cerignola. Si potrebbe ipotizzare un clamoroso ritiro dal campionato.
Un altro indizio che ci dimostra come le cose per il “nostro” calcio, siano proprio cambiate..e a quanto pare non in meglio.
Tricase – Pro Italia Galatina 0-0
Tricase: Esposito,Di Seclì, Verdesca, Jonas Rizzo, Citto, De Braco, Pizza (Ciardo), Aventaggiato, Amato, Tondo (Ponzo), Striano. A disp. : Nutricato, Melcarne, De Iaco, Musio, Giannuzzi. All. Bruno
Pro Italia Galatina: Iurlo, Vadacca, Previderio, Deffo, De Toma, Prinari, Giorgetti, Patruno (Bonatesta), Cresta, Marino, Manca (Malerba). A disp. : Donatelli, Parlangeli, Parano, De Ronzi, Corallo. All. Inglese
Arbitro: De Leo di Molfetta
Espulsi: Giorgetti e De Toma (Gal)
Valerio Martella
Approfondimenti
Lupini, carrubi e fichi i migliori figli spuri della terra salentina
Non c’è che dire, ieri, in un modello esistenziale più semplice, si aveva interesse, e attenzione, anche per beni “poveri” ma, con ciò, non meno utili di altri; oggi, il concetto di valore si è in certo senso ripiegato su se stesso e finalizzato a obiettivi e orizzonti di tutt’altra stregua, fra cui miraggi a portata di mano…
di Rocco Boccadamo
Sono frutti, prodotti, derrate, cui, adesso, si annette rilievo scarso, se non, addirittura nullo; si è quasi arrivati a ignorarne l’esistenza, la cura e l’uso.
Sulla scena delle risorse agricole locali, resistono appena, con alti e bassi, le granaglie, le olive, l’uva, gli agrumi, gli ortaggi e/o verdure.
Lupini, carrube e fichi sono, insomma, divenuti figli minori e spuri della terra, le relative coltivazioni appaiono rarefatte e, di conseguenza, i raccolti trascurati o abbandonati. Mentre, sino alla metà del ventesimo secolo ma anche a tutto il 1960/1970, rappresentavano beni indicativi per i bilanci delle famiglie di agricoltori e contadini ed elementi di non poco conto per le stesse, dirette occorrenze alimentari.
I primi, della sottofamiglia delle Faboidee, al presente richiamati solo sulla carta e nelle enciclopedie come utili ai fini della decantata “dieta mediterranea”, si trovavano diffusi su vasta scala, specialmente nelle piccole proprietà contadine attigue alla costiera, fatte più di roccia che di terra rossa, si seminavano automaticamente e immancabilmente senza bisogno di soverchia preparazione del terreno, né necessità di cure durante il germoglio e la crescita delle piante, dapprima in unità filiformi, poi robuste e ben radicate sino all’altezza di metri 1 – 1,50, recanti, alla sommità, rudi baccelli contenenti frutti a forma discoidale, compatti, di colore fra il giallo e il beige – biancastro.
Al momento giusto, le piante erano divelte a forza di braccia e sotto la stretta di mani callose e affastellate in grosse fascine o sarcine. A spalla, i produttori trasportavano quindi tale raccolto nel giardino o campicello, con o senza aia agricola annessa, più prossimo alla casa di abitazione nel paese, lasciandolo lì, sparso, a essiccare completamente sotto il sole.
Dopo di che, avevano luogo le operazioni di separazione dei frutti dai baccelli e dalle piante, sotto forma di sonore battiture per mezzo di aste e forconi di legno. Diviso opportunamente il tutto, con i già accennati discoidi, si riempivano sacchi e sacchetti.
Il prodotto, in piccola parte, era conservato per le occorrenze, diciamo così, domestiche: previa bollitura e aggiuntivo ammorbidimento e addolcimento con i sacchetti tenuti immersi nell’acqua di mare, i lupini diventavano una sorta di companatico o fonte di nutrimento di riserva e, in più, servivano ad accompagnare i “complimenti”, consistenti in panini, olive, sarde salate, peperoni e vino, riservati, in occasione dei ricevimenti nuziali, agli invitati maschi. Invece, l’eccedenza, ossia la maggior parte del raccolto, era venduta a commercianti terzi.
° ° °
Le carrube sono i favolosi e bellissimi pendagli, color verde all’inizio e marrone sul far della maturazione, donatici dagli omonimi maestosi alberi, taluni di dimensioni monumentali, tutti affascinanti.
Anche riguardo alle carrube, non si pongono attenzioni particolari, salvo periodiche potature delle piante, i frutti si raccolgono, al momento, purtroppo, da parte di pochi, attraverso tocchi con aste di legno, un’operazione denominata abbacchiatura, come per le noci.
Il prodotto, copioso e abbondante ad annate alterne e riposto in sacchi di juta, oggi è indirizzato esclusivamente alla vendita a terzi; al contrario, in tempi passati ma non lontanissimi, le carrube, dopo l’essiccazione al sole, erano in parte abbrustolite nei forni pubblici del paese e, conservate in grossi pitali in terracotta, insieme con le friselle e i fichi secchi, componevano le colazioni e, in genere, i frugali pasti in campagna dei contadini.
Piccola nota particolare, d’inverno, poteva anche capitare di grattugiare le carrube e, mediante la graniglia così ottenuta mescolata con manciate di neve fresca (beninteso, nelle rare occasioni in cui ne cadeva), si realizzava un originale e gustoso dessert naturale e sano.
° ° °
I fichi, al momento, purtroppo, lasciati, in prevalenza, cadere impietosamente ai piedi degli alberi, erano, una volta, oggetto di una vera e propria campagna di raccolta, ripetuta a brevi intervalli in genere sempre nelle prime ore del mattino, con immediato successivo sezionamento (spaccatura) dei frutti e disposizione dei medesimi su grandi stuoie di canne, “cannizzi”, e paziente fase di essiccazione sotto il sole.
Allo stesso modo delle carrube, in parte erano poi cotti nei forni e andavano a integrare le fonti dell’alimentazione famigliare, in parte erano somministrati agli animali domestici, in parte, infine, erano venduti.
Soprattutto, se non proprio, per i fichi, le famiglie avevano l’abitudine, in luglio e agosto, di spostarsi fisicamente dalle case di abitazione nel paese, nelle piccole caseddre di pietre situate nelle campagne, cosicché si risparmiavano le ore occorrenti per l’andata e il ritorno di ogni giorno a piedi e avevano, in pari tempo, agio di attendere direttamente e più comodamente a tutte le fasi della descritta raccolta.
Non c’è che dire, ieri, in un modello esistenziale più semplice, alla buona e intriso di spontanea connaturata operosità, si aveva interesse, e attenzione, anche per beni “poveri” ma, con ciò, non meno utili di altri; oggi, il concetto di valore si è in certo senso ripiegato su se stesso e finalizzato a obiettivi e orizzonti di tutt’altra stregua, fra cui miraggi a portata di mano.
Aradeo
Serie di misure della Polizia: tra fogli di via, truffa nei confronti di anziani e rissa
Sono state allertate le forze di Polizia e sul posto sono arrivati gli agenti del Commissariato di Galatina e i Carabinieri di Aradeo che hanno riscontrato evidenti segni della colluttazione, mentre il ferito veniva trasportato d’urgenza presso il pronto soccorso…
Le attività di controllo del territorio della Polizia di Stato nella trascorsa settimana hanno dato luogo all’emissione di diverse misure di prevenzione
I report dei controlli dell’ultima settimana della Polizia vedono l’emissione di diverse misure di prevenzione tra le quali: due ammonimenti del Questore, uno nei confronti di un 38enne e l’altro di un 34enne, entrambi per atti persecutori nei confronti delle rispettive ex-compagne;
Tre fogli di via obbligatori: uno per truffa aggravata e continuata in concorso in danno di anziani nei confronti di un 42 enne di Napoli che vieta di fare ritorno nel comune di Aradeo per tre anni;
un altro di 3 anni nei confronti di un 44enne originario di Napoli per truffa aggravata in concorso che fingendosi un appartenente all’Arma dei Carabinieri, tentava insieme a un complice, una truffa in danno di anziani a Cursi;
il terzo foglio di via vieta l’ingresso ad Uggiano la Chiesa per due anni ad un 23enne di Scorrano che, alla guida di un’auto sprovvisto di patente, non si fermava all’alt dei Carabinieri innescando una fuga che creava pericolo tra gli abitanti del predetto paese.
Due Daspo: uno di tre anni nei confronti di un 47enne di Bagnolo del Salento e uno di due anni per un 17enne di Carovigno (Br) a seguito dei fatti occorsi durante l’incontro di calcio “Polis Bagnolo Vs Città di Carovigno” il 16 novembre u.s. disputatosi presso lo stadio comunale di Otranto, dove alcuni tifosi delle opposte tifoserie hanno dato luogo ad un pericoloso lancio di oggetti in cui una bottiglia in vetro si è infranta in direzione delle forze dell’ordine.
Inoltre è stato notificata un Dacur per i fatti occorsi in un bar di Aradeo il 15 novembre u.s. quando nel locale si è verificata una violenta rissa tra alcuni avventori, scaturita da futili motivi riconducibili all’abuso di sostanze alcoliche.
Durante l’alterco, uno dei soggetti coinvolti ha estratto un coltello colpendo al fianco sinistro un altro avventore, provocando una ferita con abbondante perdita di sangue.
Sono state allertate le forze di Polizia e sul posto sono arrivati gli agenti del Commissariato di Galatina e i Carabinieri di Aradeo che hanno riscontrato evidenti segni della colluttazione, mentre il ferito veniva trasportato d’urgenza presso il pronto soccorso.
Tutti i soggetti coinvolti risultano gravati da precedenti di polizia, incluso l’autore dell’accoltellamento, un 49enne del posto, deferito in stato di libertà per lesioni personali e porto illegale d’arma.
L’episodio, avvenuto in orario preserale in un locale aperto al pubblico, ha generato particolare allarme sociale, determinando una concreta minaccia all’ordine e alla sicurezza pubblica, per tali motivi l’autore dell’aggressione è stato colpito dalla misura di prevenzione del Dacur, che vieta al responsabile la frequentazione dell’esercizio commerciale teatro dei fatti, nonché di altri bar e locali pubblici situati nel centro abitato di Aradeo.
La Divisione Anticrimine della Questura di Lecce ha avviato una specifica istruttoria finalizzata all’adozione di ulteriori misure di prevenzione nei confronti di altri soggetti coinvolti nella rissa.
Parallelamente, la Squadra Amministrativa della Questura ha avviato il procedimento per la sospensione, per dieci giorni, della licenza a carico del titolare del locale.
Attualità
Consorzio di bonifica e gli inutili sprechi
Pagliaro: “Ma intanto, veniamo a sapere che il Consorzio di bonifica spenderà quasi un milione e mezzo di euro in 48 mesi per noleggiare 98 Panda ibride. Una inutile flotta di auto gialle, ferme in un parcheggio a Nardò…”
Anche Paolo Pagliaro, consigliere regionale di FdI, si scaglia contro l’obolo del Consorzio di Bonifica: “Per gli agricoltori una brutta sorpresa sotto l’albero di Natale: le ingiunzioni di pagamento del famigerato tributo 630. Un chiaro tentativo di fare cassa a spese dei consorziati, nonostante le opere di bonifica continuino a restare ferme. E intanto, si allunga il bollettino degli sprechi del Consorzio, che ho piu volte denunciato nella passata legislatura.
L’ho fatto per evidenziare l’ingiustizia della pretesa del tributo 630, a fronte di interventi di bonifica fermi anche da anni. Dal governo regionale si è alzato un muro alle mie reiterate richieste di sospendere le cartelle, che continuano a piovere a raffica benché non dovute. Sono stati respinti i miei emendamenti, e sono stati umiliati gli agricoltori che nell’aula del Consiglio regionale hanno manifestato la loro rabbia per questo vero e proprio sopruso. Durante la campagna elettorale per le regionali il Pd, campione di testacoda, ha messo nero su bianco nel suo programma l’azzeramento del tributo 630. L’ennesimo inganno, l’ennesima bugia che ho smascherato fin da subito e di cui chiederò conto al neo presidente Antonio Decaro e al futuro assessore all’agricoltura, non appena partirà la nuova legislatura”.
E condanna alcune scelte del consorzio: “Ma intanto, veniamo a sapere che il Consorzio di bonifica spenderà quasi un milione e mezzo di euro in 48 mesi per noleggiare 98 Panda ibride. Una inutile flotta di auto gialle, ferme in un parcheggio a Nardò. Questo è solo l’ultimo spreco di una lunga serie: continuano le consulenze pagate a peso d’oro, gli affidamenti di incarichi legali per contenziosi spesso perdenti, le nomine illegittime come quella di un biologo marino come responsabile dell’area agraria,.senza le necessarie competenze, guarda caso ex consulente Arif.
E qui tornano le storture dei vasi comunicanti tra Arif e Consorzio, figlie del conflitto d’interessi del commissario Francesco Ferraro, al tempo stesso direttore Arif. Due ruoli dirigenziali accentrati nelle mani di una sola persona, cosa che abbiamo denunciato senza mai ricevere risposta. Intanto, però, Ferraro viene condannato per una consulenza inutile all’ex sub commissario, e dovrà risarcire per 140mila euro”.
E chiude con: “Sugli sprechi e sulla mala gestione del Consorzio di bonifica faremo un’opposizione ancora più dura, perché questo bubbone venga finalmente affrontato, e si riparta con le bonifiche del territorio agricolo in abbandono. Solo allora, a fronte di benefici effettivi, ad agricoltori e cittadini potrà essere richiesto il tributo 630. Su questo continueremo a batterci“.
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