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Cronaca

Botrugno: chiuse le indagini nei confronti del branco

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(22 aprile) – La Procura della Repubblica di Lecce, nella persona del sostituto Procuratore dott. Giovanni PALMA, ha chiuso le indagini eseguite dalla stazione carabinieri di Nociglia nei confronti di 5 ragazzi di Botrugno, di età compresa tra i 19 e 22 anni, che la notte di fine agosto del 2008, nel loro paese, si sarebbero resi protagonisti di un violento pestaggio ai danni di un loro compaesano 17enne e dell’amico 20enne di Poggiardo, per aver quest’ultimo “guardato” con eccessiva insistenza il gruppo dei suoi futuri aggressori. Dalle indagini concluse è emerso che nelle prime ore del 29 agosto 2008, il maresciallo Nicola Lettieri, in forza alla stazione carabinieri di Nociglia, apprendeva, da fonte confidenziale attendibile, che durante la notte appena trascorsa, il solito gruppo di ragazzi di Botrugno aveva malmenato un loro compaesano 17enne e il suo amico 20enne di Poggiardo. Alla notizia, l’Ufficiale di Polizia Giudiziaria chiedeva al Comando stazione carabinieri di Poggiardo, competente per territorio alla raccolta e gestione dei referti medici provenienti dal locale Pronto Soccorso dell’Ospedale Civile, dell’esistenza di eventuali comunicazioni da parte di quel pronto soccorso relative ad aggressioni ed apprendeva del referto medico relativo alle lesioni subite dal 20enne di Poggiardo che, convocato dall’Ufficiale, confermava l’aggressione subita.


Più precisamente, la giovane vittima riferiva che verso le 2 della notte appena trascorsa, al ritorno da una festa di compleanno, si recava a Botrugno per accompagnare due amici del posto. Giunti davanti al Palazzo Baronale di quel paese si era fermato, senza nemmeno spegnere l’auto, per far scendere dal lato passeggero uno dei due ragazzi che aveva accompagnato. In quel frangente, durato neppure un minuto, si sentì osservato da un gruppo di ragazzi a lui sconosciuti che lo guardavano insistentemente. Anche il giovane di Poggiardo li guardava per capire il motivo della loro curiosità. Quando il 17enne amico del posto risalì in auto per proseguire la nottata a Poggiardo gli suggerì di non guardare quel gruppo di ragazzi e di lasciarli perdere perché parecchio strani. Il giovane di Poggiardo perciò ripartì velocemente e dopo aver percorso la via prinicipale tra i paesi di Botrugno e San Cassiano in via Poggiardo di quest’ultimo centro, sbucava improvvisamente da una strada laterale un’auto di colore grigio che gli tagliava la strada impedendogli di proseguire oltre. Immediatamente dopo scendevano dall’auto grigia 5 ragazzi di quelli poco prima visti nel gruppo che lo aveva “guardato” che circondavano la sua auto, tentavano di aprile lo sportello e di fronte alla resistenza del giovane poggiardese cominciarono a colpire l’auto con calci e pugni. Lo stesso accadeva dal lato passeggeri ove l’amico 17enne era fatto scendere dall’auto. A seguito dei colpi vibrati all’autovettura della giovane vittima questa rimaneva danneggiata in più parti.

Lo specchietto retrovisore del lato conducente era fatto saltare e il giovane di Poggiardo era colpito dai vetri e da una gragnola di pugni al volto nel mentre la sua maglietta era strappata nel tentativo di farlo scendere dall’auto per essere meglio pestato. Fu solo grazie alla presenza del 17enne di Botrugno che l’aggressione non fu portata a ben più gravi conseguenze. “Non ce l’abbiamo con te – riferì uno degli aggressori al 17enne compaesano – ma lui non doveva permettersi di guardarci”. Il capo branco poi chiese al 17enne compaesano di quale paese fosse il suo amico e quando seppe che viveva a Poggiardo aggiunse che anche lui aveva subito la stessa cosa in quel paese. Nel risalire in auto il 17enne fu colpito sul collo dal sportello chiuso violentemente dal capo branco. Il Pubblico Ministero ha così contestato al branco l’aggravante dei futili motivi nei reati di concorso in violenza privata, aggravata dalla presenza di più aggressori, lesioni personali e danneggiamento. Gli indagati sono difesi dagli avvocati Sergio Santese, Salvatore Corrado e Giovanni Cretì.


Cronaca

Brucia auto nella notte: incendio sospetto a Matino

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Alle ore 02:00 di questa notte un incendio divampato a Matino ha distrutto una vettura.

Sul posto, una squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Gallipoli, appartenente al Corpo dei Vigili del Fuoco di Lecce, precisamente in via Verdi.

L’auto è una Mercedes, modello 180, di proprietà di un 36enne.

Grazie alla rapida risposta e all’efficace azione dei Vigili del Fuoco, è stato possibile contenere l’incendio evitando danni ulteriori a persone e beni.

Al momento e’ in corso l’attività investigativa per determinare la natura dell’incendio.

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Cronaca

Tricase: ferisce la nonna e poi sferra calcio in faccia a carabiniere

Ventinovenne del posto arrestato in flagranza per per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e lesioni personali

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I Carabinieri della Sezione Radiomobile di Tricase hanno arrestato un uomo di 29 anni, del posto, per violenza e minaccia a pubblico ufficiale, resistenza e lesioni personali.

L’arrestato, nel corso della serata, aveva avuto un accesa discussione per futili motivi prima con la nonna usando violenza fisica e causandole addirittura una distorsione al braccio e poi con la madre oggetto di violenza verbale.

I militari dell’Arma che, allertati dalla madre, sono intervenuti mentre l’aggressore era ancora presso l’abitazione.

Vano il tentativo di calmarlo: in evidente stato di agitazione e non tollerando l’intervento dei Carabinieri, si è scagliato contro uno di loro colpendolo con un calcio al volto.

Sul posto a dar manforte ai colleghi anche i carabinieri della Stazione di Gagliano del Capo.

Il 29enne è stato bloccato e arrestato in flagranza di reato.

Come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce, il fermato è stato condotto presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola del capoluogo salentino.

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Cronaca

Tricase Porto: Villa Sauli, che succede?

Nonostante una sentenza esecutiva e inappellabile del Consiglio di Stato che a dicembre ne ha ordinato l’abbattimento l’ecomostro è ancora lì a fare ombra all’antico e prezioso porto. E i tempi potrebbero ancora allungarsi causa altro ricorso al Tar. Vi spieghiamo perché e quali potrebbero essere i possibili scenari

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Che succede a Tricase Porto?

Mentre in altri lidi, vedi Sant’Isidoro a Nardò, hanno già inviato le ruspe per abbattere gli ecomostri nel porto rifugio tricasino, autentico gioiello tanto amato ed osannato, continua a tiranneggiare la famigerata “Villa Sauli”.

Eppure su quello che nelle intenzioni dichiarate negli anni Sessanta doveva diventare un albergo diffuso, pende come una mannaia inesorabile la sentenza, esecutiva ed inappellabile, datata 14 dicembre 2023, con la quale il Consiglio di Stato ne ha ordinato l’abbattimento, ponendo definitivamente fine ad una vicenda giudiziaria avviata nel 2017 dall’allora sindaco Carlo Chiuri che intraprese una battaglia personale per la sicurezza ed il decoro del Porto di Tricase.

E quindi? Quindi abbiamo scoperto che i tempi potrebbero ancora allungarsi causa l’ennesimo ricorso.

Ma come, direte, la sentenza non era inappellabile?

Si lo era e tale rimane, ci mancherebbe altro!

Quello che è avvenuto è che, all’atto di procedere all’abbattimento, così come ordinato dal Consiglio di Stato, per un eccesso di correttezza e zelo, dal Comune son partiti gli avvisi agli eredi, proprietari del fabbricato.

Uno di questi, però, non sarebbe andato a buon fine per un mero errore formale, forse un “difetto di notifica”, che ha dato adito ad uno degli eredi di ricorrere nuovamente al Tar.

Difficile, anzi improbabile, secondo il parere di alcuni legali da noi interpellati, mettere mano alla sentenza di abbattimento emessa dal Consiglio di Stato, ma i tempi, come dicevamo, potrebbero allungarsi ed anche di anni.

Il ricorso (iscrizione a ruolo del 22/4/2024 n° 465/2024) è stato già comunicato al Comune di Tricase che, a quanto ci risulta, non si è costituito in giudizio.

I possibili scenari: in caso di richiesta di sospensiva i tempi sarebbero certamente più celeri; se, invece, si entrerà nel merito, lo si farà su input delle parti e, a quel punto, conoscendo le lungaggini di questo tipo di procedure, potrebbero volerci anche 4-5 anni.

Anni durante i quali dovremo continuare a spiegare a chi verrà trovarci, come mai quell’ecomostro domini ancora l’antico porto preso a modello in tutto il Mediterraneo per la sua bellezza e per le pratiche di sviluppo sostenibile di ecosistemi rurali e costieri.

Giuseppe Cerfeda

 

 

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