Approfondimenti
Sempre troppe le vittime della strada
Eva Ruggeri (Associazione Vittime della Strada). “Le nostre strade provinciali sono spesso strette e dissestate e soprattutto costeggiate da incroci a raso e prive di guard rail”

Educazione stradale, introduzione dell’omicidio stradale e dell’ergastolo della patente, strade sicure. Ne abbiamo parlato con Eva Ruggeri, dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada.
Lei stessa colpita negli affetti più cari da un maledetto incidente: “Ho perso mio fratello Alessandro in un incidente stradale, aveva solo 22 anni. Quella domenica pomeriggio, dopo un lieve impatto con un’altra auto, è finito contro un albero di ulivo su una strada provinciale. Prima di quel giorno per me gli incidenti erano titoli di giornali, notizie ascoltate distrattamente in tv, rabbrividendo soltanto un attimo pensando alla dinamica. Ma da quel momento il mio approccio è radicalmente cambiato e non ho potuto fare a meno di attivarmi per dare sostegno ai familiari delle vittime, fare informazione e prevenzione. Ho subito contattato l’Aifvs, che da oltre 10 anni opera su tutto il territorio nazionale, e aperto una sede a Maglie”.
È in fase di approvazione (dopo il Parlamento dovrà passare al Senato) la riforma del codice della strada. Finalmente passano i concetti di omicidio stradale ed ergastolo della patente. Soddisfatta o si poteva fare di più?
“La nostra è una associazione di familiari di vittime, persone che hanno vissuto sulla propria pelle le conseguenze devastanti che ogni incidente mortale porta con sé. Da anni ci battiamo per una legislazione che, come già accade in altri Paesi europei, consideri le condotte di guida dissennate come comportamenti socialmente pericolosi, e preveda sanzioni adeguate. La nostra richiesta non deriva soltanto da un’esigenza di giustizia nel ricordo dei nostri cari, spesso mortificato da sentenze scandalose, ma è innanzitutto legata al nostro bisogno di prevenzione: proprio noi che affrontiamo giornalmente un cammino di dolore a seguito della perdita di una persona cara, vorremmo scongiurare il verificarsi di altri incidenti che distruggono vite umane e interi contesti familiari. Leggi e sentenze adeguate contribuirebbero a creare una nuova cultura della strada e la consapevolezza che guidare sotto l’effetto di alcol o droghe, o comunque tenere condotte di guida pericolose, può distruggere non solo la vita della vittima ma anche quella di chi è, a tutti gli effetti, un omicida stradale”.
Tra le altre vostre attività voi supportate i familiari delle vittime della strada. In che modo?
“Il nostro supporto è innanzitutto morale e psicologico. Si crea una grande empatia tra persone che hanno subito lo stesso tipo di lutto, e come già accade in molte sedi della nostra associazione sparse in tutta Italia ci stiamo attivando per organizzare anche a Maglie un gruppo di auto mutuo aiuto un cui i familiari possono incontrarsi periodicamente per confrontare le proprie esperienze e darsi reciproco conforto. Forniamo poi assistenza legale tramite avvocati convenzionati, e siamo l’unica associazione legittimata a costituirsi parte civile nei processi penali legati a condotte stradali. In quella sede al centro del processo è sempre l’imputato, e la vita stroncata della vittima passa in secondo piano, così come l’enorme vuoto lasciato all’interno di un contesto familiare completamente distrutto. La presenza dell’Aifvs nel processo riporta al centro la presenza delle vittime e anche l’interesse della collettività ad avere strade più sicure”.
Cosa fa, invece, lo Stato per le famiglie colpite da un lutto?
“E’ completamente assente! Le famiglie e soprattutto i superstiti di incidenti, gravemente disabili, affrontano da soli un percorso di dolore infinito. Per loro purtroppo non si può più fare molto: occorre puntare sulla prevenzione”
Prevenzione e informazione. A che punto siamo?
“Le campagne di sensibilizzazione, da sole, non servono a molto, se non sono accompagnate da controlli serrati sulle strade e poi da pene congrue e soprattutto certe. Ad uccidere per strada non sono soltanto i neopatentati ubriachi il sabato sera: si muore a tutte le ore e a causare un incidente è in genere un atteggiamento distratto di guida e legato alla velocità eccessiva, spesso proprio sulle strade che si percorrono quotidianamente. Per questo lavoriamo sulla consapevolezza: dobbiamo renderci conto che guidare un’auto o una moto vuol dire ritrovarsi un’arma tra le mani. Rendiamoci conto che, purtroppo, gli incidenti gravi non capitano sempre e solo agli altri”.
Sicurezza vuol dire anche strade decenti. Nel Salento una vera rarità…
“Il territorio salentino è molto vasto, e le strade su cui sarebbe urgente intervenire sono tantissime. Si fanno i conti con un volume di traffico enorme e, dall’altra parte, coi continui tagli delle somme destinate alle infrastrutture. Le nostre strade provinciali sono spesso strette e dissestate e soprattutto costeggiate da incroci a raso e prive di guard rail. Non a caso statisticamente è proprio lì che si verifica il maggior numero di incidenti mortali: occorrerebbe intraprendere una attenta e scrupolosa attività di monitoraggio, per accelerare gli interventi almeno sui tratti in cui il tasso di incidentalità è molto alto. Siamo felici che la Puglia possa vantarsi di essere stata la prima regione in Europa a dotarsi di una legislazione a tutela degli ulivi secolari, ma ci piacerebbe che, rispetto alle tematiche legate alla tutela del paesaggio, quelle legate alla sicurezza delle strade fossero prioritarie. Invece la nostra provincia continua ad essere purtroppo un fanalino di coda per quanto riguarda gli incidenti e soprattutto gli incidenti mortali, e questo fenomeno andrebbe certamente approfondito ed arginato, ad esempio con un monitoraggio attento e coordinato a livello regionale, di cui al momento non c’è traccia”.
“SS 275 necessaria e urgente”
“SS 275 necessaria e urgente”
Da 30 anni si litiga sulla realizzazione della SS 275 Maglie-Leuca senza che nulla accada…
“Si tratta di un’opera a nostro avviso necessaria e urgente, di cui da tempo chiediamo a gran voce la realizzazione. Quell’arteria, che unisce il Capo al resto del territorio italiano, è percorsa ogni giorno da centinaia di tir e migliaia di auto che prima di arrivare a Leuca attraversano passando per il centro diverse realtà urbane, ma è anche percorsa, ad esempio, da tantissimi mezzi agricoli diretti alle campagne circostanti. Far convivere su uno stesso tracciato mezzi così diversi è inevitabilmente molto pericoloso. L’iter che dovrebbe portare finalmente al raddoppio delle corsie su quella strada è un vero percorso a ostacoli: il Consiglio di Stato ha già rigettato tutti i ricorsi presentati dagli espropriandi, e sembrava che finalmente i lavori potessero avere inizio. Ora però, appurata la regolarità del progetto, siamo alle prese con presunte illegittimità nell’affidamento dell’appalto, e il nostro timore è che i ritardi possano a questo punto pregiudicare l’attuazione dell’intera opera. Il Salento e i salentini perderebbero una grandissima opportunità. Per questo, con le altre associazioni di vittime, abbiamo aderito all’invito del Coordinamento pro 275 e parteciperemo alla manifestazione indetta per venerdì 31 ottobre alle 17,30 sul lungomare di Leuca, con l’accensione di fiaccole che simboleggiano il cammino sulla “strada maestra”, e a seguire con un convegno all’hotel Terminal. Colgo l’occasione per invitare tutti i salentini che hanno a cuore la realizzazione di quest’opera ad essere presenti e a sostenere le ragioni di questo territorio, che ha diritto a sicurezza e sviluppo”.
A novembre si celebra la Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada. Vogliamo dare appuntamento ai nostri lettori?
“Come ogni anno a Maglie celebriamo la Giornata, che ricorre in tutto il mondo la terza domenica di novembre, con una manifestazione semplice ma molto sentita: esponiamo per tutta la giornata auto e moto incidentate sulla piazza principale della città, insieme alle foto di alcune delle vittime del territorio salentino e ad articoli di quotidiani locali che riprendono notizie di incidenti mortali. Dopo una breve riflessione, a mezzogiorno osserviamo tutti insieme un minuto di silenzio in memoria delle vittime, a cui nel pomeriggio viene dedicata la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di M. SS. Immacolata. Per l’occasione chiediamo ogni anno che il palazzo del Comune sia illuminato di rosso, a simboleggiare il sangue versato quotidianamente sulle nostre strade. In questa ricorrenza il dolore dei familiari è centrale, e si traduce in monito per tutti gli utenti della strada”.
Quest’anno l’appuntamento è fissato per domenica 16 novembre a Maglie.
Giuseppe Cerfeda
Approfondimenti
“Per grazia ricevuta”: Piemontese, assessore sanità Puglia, crea d’emblée 2mila posti di lavoro
Nonostante cinque aziende sanitarie da 17 giorni siano senza direttore generale e non si veda alba, la Regione si prepara a lanciare tre concorsoni: due dei quali saranno gestiti proprio da Asl senza un manager…

di Luigi Zito
Quello che non succede in 5 anni, a volte, si sa, può accadere a pochi giorni dalle elezioni: siano esse comunali (alzi la mano chi non si fatto dare “una liccata di asfalto”, davanti casa poco prima del voto); provinciali, quando Presidente o Assessori, come la Madonna, si appalesano in città e chiedono una “citazione” nelle urne: e giù a concedere, promettere, santificare e beatificare, tutta Grazia sprecata o mal riposta, perché sanno che non è deificata, ma solo vanagloria.
E fin qui siamo nell’ordine naturale delle elezioni.
Quello che supera il livello di indignazione e tracima nella vergogna assoluta, ai limiti della sconcezza, e chiede vendetta, è quanto sta accadendo per le nostre elezioni regionali.
Nonostante cinque aziende sanitarie da 17 giorni siano senza direttore generale e non si veda alba, la Regione si prepara a lanciare tre concorsoni: due dei quali saranno gestiti proprio da Asl senza un manager.
Mille posti ciascuno per infermieri e Oss, mentre la terza procedura darà il via alla mobilità intraregionale per permettere spostamenti tra le varie aziende.
Ricapitolando: 2mila posti di lavoro creati d’emblée, come infermieri e Oss, dei quali un terzo (circa 700) saranno su Foggia, città del Vicepresidente e assessore alla Sanità e Benessere animale, Sport per tutti, Raffaele Piemontese, prodigo di carità e col vizio delle buone azioni.
Questi concorsi erano attesi almeno da maggio, ora una circolare del dipartimento Salute conferma che la pubblicazione è «imminente», e dunque la scadenza delle domande potrebbe arrivare proprio a ridosso della tornata elettorale del 23 e 24 novembre prossimi, anche se le prove si svolgeranno non prima di aprile-maggio.
Quando si dice avere una “faccia di tolla”, ma qualcun altro asserirà che “in politica la menzogna è una componente imprescindibile”.
Come possiamo difenderci: quando nel segreto dell’urna dovremo apporre quella “citazione”, per non ricevere un’altra villania del genere, dobbiamo saper distinguere il “grano dalla pula”, il bianco dal nero, le “facce di tolla” da quelle linde, correte, sincere e leali.
Ricordiamocene.
Approfondimenti
L’ambasciatore Cristina: “Ho conosciuto Putin e il Dalai Lama, che esperienze”
«Il Salento, è la terra di mia nonna, è la terra dove venivo d’estate a Tricase, per le vacanze, dove avevo dei carissimi amici che sfortunatamente non ci sono più è la terra dei miei antenati alla quale mi sento di appartenere”…

Cristina Funes-Noppen è ambasciatore onorario del Belgio (lei stessa preferisce l’appellativo di ambasciatore a quello di ambasciatrice essendo quest’ultimo usato per indicare la moglie dell’ambasciatore, NdR), e da un po’ di tempo vive buona parte dell’anno in Salento, a Tricase, dove ha comprato un’antica dimora, quasi attaccata alla chiesa matrice, adattandola ai suoi bisogni,
Figlia di ambasciatore ha seguito le orme paterne e dopo gli studi accademici a carattere diplomatico ha percorso la sua carriera come ambasciatore del Belgio in numerosi Paesi nei vari continenti tra cui Zambia, Kenya, India, Tailandia, Marocco, Austria e Argentina, senza dimenticare che in tutte le sue destinazioni, come ambasciatore residente, copriva anche larghe giurisdizioni riguardanti altri vari Paesi.
È stata anche coordinatore di tre direzioni al ministero degli affari esteri: Diritti dell’Uomo, Nazioni Unite e Disarmo.
Ha ricoperto inoltre le funzioni di rappresentante permanente presso l’O.N.U e di commissario speciale per la cooperazione e lo sviluppo.
Dopo aver seguito le orme paterne in ambito professionale, l’ambasciatore segue ancora oggi le inclinazioni della madre, Maria Noppen De Matteis, pittrice e “star mondiale del surrealismo anche se poco conosciuta in Puglia” (bari.repubblica.it > cronaca 2022/12/19 news).
Nata nel 1921 nel castello baronale dei Sauli di Tiggiano, cui apparteneva la madre, dove le è stato allestito un museo permanente delle sue opere, Maria Noppen De Matteis, verso la fine degli anni ’50 e i primi ’60, d’estate villeggiava col marito e la figlia Cristina a Tricase-Porto, nella casa di Angelico Ferrarese, posta in una splendida posizione panoramica e vicina al villino di Gaetano Sauli, suo parente.
La giovanissima Cristina (Cri-Cri per le amiche e gli amici) era bionda, solare, molto bella, vivace, dal sorriso incantevole che “faceva girare la testa” ai giovanissimi rampolli delle famiglie-bene di Tricase-Porto in quel periodo caratterizzato dalla spensieratezza e dalla gioia di vivere.
La vena artistica di Cristina Funes-Noppen ne fa un personaggio veramente eclettico e sorprendente perché, oltre a dipingere, ella scrive con successo, in francese, romanzi e saggi storico-letterari dai quali traspare la sua speciale cultura maturata a diretto contatto con i popoli delle nazioni dove ha esercitato il ruolo diplomatico.
Gli ultimi suoi due romanzi, editi nel 2023 e nel 2025, si intitolano “Ils étaient six” e l’altro “Équivoques”. Il primo, narra la vicenda dei criminali nazisti che alla fine della II guerra mondiale si nascosero in Argentina.
La trama si svolge a sud delle Ande, in piena cultura “quechua” e consente al lettore, in filigrana, di seguire l’evoluzione politica dell’Argentina negli anni 1945-1983.
L’ultimo, contiene quattro romanzi gialli che danno informazioni su diversi Paesi, Kenia, India, Thailandia e un dialogo spiritoso sulla morte.
L’INTERVISTA ESCLUSIVA
Perché il Salento e Tricase?
«Il Salento è la terra di mia nonna, è la terra dove venivo d’estate per le vacanze, dove avevo dei carissimi amici che sfortunatamente non ci sono più – ma ci sono i miei cugini, è la terra dei miei antenati alla quale mi sento di appartenere malgrado le mie molte peregrinazioni nel mondo, è infine la terra dove mi sento a casa. Nonostante la mia nazionalità belga sono rimasta profondamente salentina».
È soddisfatta della sua scelta? Ombre e luci?
«Se consideriamo il tipo di vita che si ha qui rispetto a quello di altri Paesi, occorre riconoscere che qui la qualità della vita è più umana. E poi, il patrimonio naturalistico, architettonico, storico, e culturale, nell’insieme, è di alta qualità e ampiamente godibile».
«HO CONOSCIUTO PUTIN»
Tra i diversi Capi di Stato o di governo da lei conosciuti, come racconta nel suo libro Chroniques impertinentes… ancora in carica tra gli altri vi è Vladimir Putin.
«Ho conosciuto Vladimir Putin nel 2001 quando è venuto in visita ufficiale in Belgio. Io ero all’epoca commissario speciale e pertanto fui invitata alla cena di gala. Non ci siamo parlati molto, però mi diede l’impressione che ci teneva ad avere buoni rapporti con l’Europa. Non mi sembrò nemmeno che terrorizzasse i suoi collaboratori.
Di fianco a me era seduto il suo consigliere per le questioni nucleari che aveva abusato della “divina bottiglia”, come dicono i francesi, e pertanto cantava in francese durante tutta la cena suscitando l’ilarità dei commensali, compreso Putin.
Cantando a squarciagola, non dava certo l’impressione di temere il suo presidente, il che non succede normalmente nelle cene ufficiali di gala e tanto meno di fronte a quello che è supposto essere un dittatore sanguinario.
Nella mia carriera ho incontrato vari dittatori e posso assicurare che davanti a loro nessuno dei collaboratori al seguito si sarebbe permesso di cantare».
GLI OSTAGGI
Due aneddoti, uno triste e l’altro lieto, nei suoi ricordi di ambasciatore.
«Il primo, andato a buon fine, riguarda due ostaggi di Medici senza Frontiere presi dall’armata di liberazione del Sud Sudan e liberati dopo una trattativa durata 20 giorni in cui i guerriglieri vollero trattare solo con me, al telefono, di notte.
Non ci chiesero nessun riscatto come invece per ripicca accadde dieci giorni dopo, con un altro ostaggio francese, la cui trattativa durò tre mesi e si chiuse con l’esborso di un’ingente somma di denaro. Questo mi fu precisato, ridendo, dal mio collega francese che pretese che era tutta colpa mia se la SPLA si era rifatta sul suo governo! L’aneddoto triste riguarda invece due belgi, un ragazzo che lavorava per le Nazioni Unite e sua moglie.
Erano spariti da 5 anni e i due miei predecessori non erano riusciti ad avere notizie certe.
I genitori speravano e le autorità pretendevano che fossero ancora vivi. È una storia romanzesca che si svolse in Thailandia e in Cambogia. Da quello che finalmente sono riuscita a scoprire seppi che erano stati uccisi dai Khmer Rossi, forse con la complicità dell’esercito thailandese e eventualmente con risvolti riguardanti il traffico di opere d’arte.
Testardamente impegnata, dopo molte peripezie, e dopo aver insistentemente discusso con i due re, Shianouk e Bhumipol, fui messa in contatto con il capo dell’esercito thailandese e con i Khmer Rossi che mi consegnarono le spoglie che io affidai alle famiglie, le quali ebbero almeno la consolazione di sapere cos’era successo ai loro figli e di potere seppellirne i corpi».
IL DALAI LAMA EMETTE UNA ENERGIA POSITIVA
La persona che più ha lasciato traccia nel suo animo durante la lunga carriera diplomatica?
«È stato di certo il Dalai Lama: una persona assolutamente fuori dal comune che emette un’energia positiva straordinaria e trasmette alle persone che incontra una carica di felicità. E ho il privilegio di avere ancora dei contatti sporadici con questo sant’ uomo, grazie al quale la cultura tibetana continua a sopravvivere malgrado l’occupazione della Cina che fa di tutto per eradicarla.
Perciò il Dalai Lama ha deciso che dopo la sua morte non si reincarnerà nel Tibet per evitare che i Cinesi arrestino la sua reincarnazione (che potrebbe essere anche una bambina) e la sostituiscano con una di loro scelta come fecero con il Panchen Lama (figura importante nel buddhismo tibetano). Il Panchen Lama che si era reincarnato nel Tibet. fu arrestato quando aveva solo 6 anni nel 1995, rimpiazzato con un ragazzino che conveniva alle autorità cinesi e nessuno sa, da allora, dove si trovi il vero Panchen Lama».
Chroniques impertinentes
“…Un libro che si caratterizza per una libertà di spirito, un tono a volte mordace, esotico e cosmopolita. Un libro istruttivo, politicamente scorretto…ma così giusto! Un libro prezioso che deve essere letto da coloro che s’interessano alla diplomazia e agli affari di questo mondo”.
Approfondimenti
Il mondo delle Associazioni nel Salento: pregi e difetti
L’unità civile si ritrova nell’incontro di tanti che sanno dialogare per poter davvero vivere meglio…

di Hervé Cavallera
Che la lettura dei caratteri peculiari di un determinato periodo storico non sia sempre facile, almeno per i contemporanei, è certamente cosa risaputa, ma ciò è particolarmente vero in un momento storico come quello che stiamo vivendo, nel quale un elemento significativo è la contraddizione.
La pace è infatti proclamata come un bene da tutti auspicato e invece persistono le guerre, sì da paventare addirittura la possibilità di un conflitto mondiale. Al tempo stesso si predica l’inclusione, ma l’integrazione reale è difficile e non mancano quartieri ghetto.
E accade che nel mondo dei social media, in cui tutti siamo apparentemente connessi, le persone non riescono a colloquiare in reale presenza tra loro e moltissimi anziani, senza più alcuno accanto, devono ricorrere alle Case di Residenza Assistenziale.
Nell’età nella quale l’istruzione è notevolmente cresciuta per tutti, e quindi presupporrebbe un mondo più sereno, è invece in atto una irrazionale violenza crescente. E si potrebbe continuare.
ANIMALE SOCIALE
Eppure l’uomo, come aveva già detto il filosofo Aristotele, è essenzialmente un animale sociale ossia destinato per sua natura a vivere in comunità e ciò, al di là delle istituzioni in cui la compresenza è inevitabile (dalle scuole alla fabbriche, dagli uffici allo stesso Stato), è confermato dalla presenza e dalla diffusione dell’associazionismo, ossia dalla libera e responsabile partecipazione ad associazioni di varia natura (culturali, sportive, di volontariato, di promozione sociale e così via).
Private o pubbliche, con una lunga tradizione storica alle spalle o con fresca baldanza di buoni propositi, le associazioni non mancano.
Non risulta (o quanto meno non conosco) il numero complessivo delle associazioni in provincia di Lecce, ma indubbiamente, considerando la varietà delle tipologie e il numero dei Comuni della provincia, possono essere migliaia.
Basti considerare una città come Tricase per rendersi conto non solo della consistenza quantitativa della loro esistenza, ma altresì della loro incisività nel sociale. Non intendo in questa sede soffermarmi su alcune poiché non mi sembra corretto fare delle scelte che potrebbero sembrare discriminatorie o di parte.
È sufficiente dire che, mentre qualcuna è un po’ sonnacchiosa, altre sono particolarmente attive e che accanto ad associazioni di carattere prevalentemente ricreativo ve ne sono altre di natura culturale e altre ancora che hanno per fine principale l’operare per il miglioramento della qualità della vita della comunità o per venire incontro ai più bisognosi.
Vi sono poi associazioni meramente online, delle comunità virtuali o gruppi digitali che diffondono opinioni, informazioni e vanno acquistando capacità di indirizzare i loro componenti in più ambiti.
Si tratta di una realtà in espansione e che andrebbe esaminata a parte, soprattutto quando assume un carattere socio-politico.
MEGLIO FARE LE COSE INSIEME
Il punto essenziale che al momento è giusto sottolineare è dato comunque dai vantaggi che l’associazionismo offre. In primo luogo, ogni associazione aggrega, accomuna ed è pertanto una comunità con dei fini accettati da tutti i membri e quindi richiede delle norme, delle regole, delle competenze, dei propositi.
Implica in tal modo il saper vivere insieme, formando un tutt’uno con i componenti pur nei diversi compiti. Sotto tale profilo, la coesione sottintende l’amicizia nel rispetto delle diverse personalità. Inoltre, un’associazione si pone obiettivi che prescindono (o dovrebbero prescindere) dagli interessi personali.
Si pensi alle associazioni di servizio volte ad attività di beneficenza e di supporto sociale i cui esiti dovrebbero riguardare il bene pubblico e ciò vale altresì per quelle culturali e di volontariato. Fini di crescita sociale esistono del resto anche in quelle di natura politico-sociale, solo che in esse, come avviene anche per quelle che sono espressione di una tifoseria, vi è sempre una natura di scelta di parte e quindi di contrapposizione, sia pure nel leale riconoscimento della realtà di differenti orientamenti.
DIMMI CON CHI VAI E TI DIRO’ CHI SEI
Ci si trova per tutti questi motivi dinanzi ad una situazione complessa che non solo mostra come il soggetto non vive isolato, ma che caratterizza una comunità, le dà un senso.
«Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei», recita un vecchio proverbio, facendo capire che il comportamento di ognuno è influenzato dall’ambiente che frequenta, ma al tempo stesso è anche vero che ognuno deve sforzarsi di far crescere l’ambiente o l’associazione di cui fa parte.
Si manifesta allora un altro elemento che deve essere costitutivo del permanere in una associazione: il farla positivamente sviluppare, accrescendo il numero dei soci attraverso la qualità e il valore di ciò che si realizza. Sotto tale profilo, le associazioni veramente meritevoli di rispetto hanno sempre un valore educativo, poiché sollecitano i componenti a dare il meglio di sé per l’interesse di tutti.
Il fine dell’azione non è personale, ma collettivo, dove per “collettivo” non si intende solo il gruppo di cui si fa parte, ma l’intera città a cui si appartiene e, attraverso la propria città, il territorio di appartenenza.
In questo modo lo sguardo, l’operare si amplia e dal proprio gruppo si estende a tutto il territorio a cui si appartiene.
La vitalità di un territorio dipende infatti dalla forza di partecipazione degli abitanti alla vita dello stesso: ognuno per la sua parte, per la sua professione, per il suo gruppo di appartenenza, per la sua competenza.
Associandoci, comunichiamo, ossia trasmettiamo idee, affetti, esperienze e collaboriamo.
Come del resto avviene nelle famiglie, il cui legame è soprattutto affettivo e parentale, oltreché giuridico. Per questo tutte le associazioni, che hanno per fine il bene pubblico, sono determinanti per lo sviluppo sociale e sono la ricchezza di un territorio.
Democrazia è partecipazione responsabile, perché comporta competenza e capacità di superare, stando insieme, i propri interessi particolari.
L’unità civile si ritrova nell’incontro di tanti che sanno dialogare per poter davvero vivere meglio.
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