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Cronaca

Studentessa morì per gioco erotico: processo in Corte d’assise

Perse la vita a Roma, la studentessa de “La Sapienza” originaria di Guagnano. Il procuratore generale respinge l’ipotesi di omicidio colposo e richiede l’omicidio preterintenzionale

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Morì per un gioco, la notte dell’11 settembre 2011, Paola Caputo, allora 23enne studentessa fuori sede dell’università “La Sapienza” di Roma. Originaria di Villa Baldassarri, frazione del Comune di Guagnano, Paola perse la vita durante un gioco erotico in un garage dell’Agenzia delle entrate del quartiere Bufalotta, zona nord della capitale. Nell’episodio, un’altra ragazza 24enne rimase ferita.


Paola Caputo

Paola Caputo


Quella notte, le due donne furono legate con la tecnica dello shibari, in origine forma di legatura artistica giapponese, poi divenuta pratica sessuale estrema, che porta a legare più parti del corpo, fino al collo.


Il processo relativo alla morte della ragazza arriva oggi in tribunale al cospetto dei giudici della Corte d’assise d’appello di Roma. Il giudizio di primo grado, con rito abbreviato, aveva portato alla condanna di Soter Mulè a 4 anni e 8 mesi per omicidio colposo. Mulè, ingegnere romano 46enne, molto conosciuto nell’ambiente del bondage, fu arrestato lo stesso giorno della tragedia con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, poi derubricata in omicidio preterintenzionale.


Preterintenzionale proprio come hanno chiesto fosse considerato tanto il procuratore generale quanto la famiglia Caputo, parte civile difesa dagli avvocati Francesca Conte e Maria Calisse.


Il 43enne, all’epoca, in seguito all’arresto ed alla prima derubricazione, ottenne i domiciliari e la riformulazione da parte del gip dell’omicidio in colposo. Così, trascorsi i 3 mesi di custodia cautelare, tornò in libertà per decorrenza dei termini.

L’ordinanza per il suddetto arresto ai domiciliari, precisava come non vi fosse stato alcun comportamento di prevaricazione, minaccia o costrizione da parte dell’ingegnere, aggiungendo però che quella messa in atto era una pratica rischiosa di cui lui stesso si definiva non esperto, attuandola quindi con una “gravissima imprudenza”.


Nei confronti del 46enne, però poi, sono stati contestati dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e dal sostituto Maria Letizia Golfieri, i reati di omicidio preterintenzionale e lesioni dolose gravi. Tutto ciò ignorando la qualifica di omicidio colposo stabilita dal gip e dal tribunale del Riesame in virtù del consenso fornito dalle due ragazze alla pratica erotica.


Resta un alone di illiceità attorno alla vicenda, secondo l’accusa, che sostiene che, così non fosse, non ci sarebbe stato bisogno di chiedere il consenso alle due ragazze e non sarebbe stata necessaria la presenza di strumenti per soccorrere i partecipanti al gioco.


Procuratore generale e la parte civile hanno risollevato in appello proprio questa tesi, sottolineando come si sia trattato di un gioco erotico pericoloso, in cui l’imputato ha accettato il rischio di provocare la morte dei protagonisti.


L’avvocato Conte, come detto difensore degli interessi della famiglia Caputo, ha espresso grande soddisfazione per la possibilità di riaffrontare gli aspetti che hanno portato alla morte di una ragazza, dinanzi alle sedi competenti.


Cronaca

L’incubo di incendi di auto nella notte: altre cinque coinvolte

I vigili del fuoco sono infatti intervenuti per spegnere due roghi nei quali sono stati distrutti i veicoli.

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Lecce si sveglia ancora con l’incubo delle auto incendiate: questa volta sono cinque le auto interessate.

I vigili del fuoco sono infatti intervenuti per spegnere due roghi nei quali sono stati distrutti i veicoli ed altre tre auto danneggiate.

Il primo verso le 2 e mezzo nel rione Borgo Pace, dove una Fiat 600 è stata avvolta da una fiammata; l’auto è di proprietà di una 58enne di origini brasiliane.

Oltre ai pompieri sono intervenuti anche i carabinieri, gli stessi che hanno cercato le videocamere installate in zona, per avviare le indagini e stabilire l’origine dell’accaduto.

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Cronaca

Ruba a casa di anziana vicina, donna nei guai

Aveva arraffato mobili in oro dalla cucina dell’anziana signora. Ora è ai domiciliari

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Arrestata in flagranza di reato dai Carabinieri della Stazione di Parabita, la donna ritenuta
presunta responsabile del furto perpetrato presso l’abitazione di un’anziana del posto.

La donna, di nazionalità italiana, poco prima, era entrata nell’abitazione di una vicina di casa.

Dopo alcuni minuti, all’insaputa della vittima,
la medesima iniziava a rovistare nell’appartamento, riuscendo ad arraffare alcuni monili in oro da un mobile della cucina.

I Carabinieri, in servizio di pattuglia nel centro abitato di Parabita, allertati da una segnalazione
al 112 (Numero Unico Emergenze), sono giunti sul luogo indicato e hanno individuato e bloccato la donna che usciva dalla casa.

Sottoposta a perquisizione personale è stata trovata ancora in possesso dei preziosi in oro del valore di circa 1500 Euro, nascosti
all’interno di una busta.

I militari hanno poi riconsegnato all’avente diritto tali preziosi.

La ladra è stata arrestata e, su disposizione del P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, condotta presso la propria abitazione e sottoposta agli arresti domiciliari.

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Cronaca

Lavoro… cinese: 4 lavoratori in nero e 4 ditte sospese

Sono irregolari a vario titolo il 100% delle aziende guidate dai cinesi e l’80% dei lavoratori occupati. In provincia Su 7 aziende ispezionate 4 sono state sospese. Elevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di centomila euro

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È prevalentemente in nero o sottopagato il lavoro cinese in Italia.

Sono irregolari a vario titolo il 100% delle aziende guidate dai cinesi e l’80% dei lavoratori occupati.

È quanto risulta dall’operazione svolta dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Lecce unitamente a personale dell’ITL di lecce e dell’Arma territoriale nell’ambito di un’attività svolta dal 20 al 27 aprile nella provincia di lecce ed estesa a livello nazionale, coordinata dall’europol e finalizzata al contrasto dello sfruttamento del lavoro e irregolare delle imprese gestite da cittadini extracomunitari.

Le violazioni accertate hanno visto sia l’inosservanza della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro che quelle di natura amministrativa.

Le prime riguardavano la mancata valutazione dei rischi, la mancata sorveglianza sanitaria dei dipendenti e la non conformità dei requisiti idonei sugli ambienti di lavoro e locali spogliatoi e igienici mentre, le seconde il lavoro nero, pagamento in contante di parte della retribuzione, la mancata tracciabilità della stessa e l’ inosservanza dell’ orario di lavoro previsto dai CCNL.

Le verifiche hanno interessato il settore edile, attività commerciali e la filiera della ristorazione presenti nel territorio della provincia di lecce.

Su 7 aziende ispezionate 4 sono state sospese e sono state elevate sanzioni amministrative e ammende per un totale di centomila euro.

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