Attualità
Alfredo Prete: «La nostra estate in massima sicurezza e con più qualità»
Il bicchiere mezzo vuoto. «Niente turisti stranieri, verrà a mancare una fetta di mercato importante che quest’anno non recuperemo più. Nessuna agevolazione sulle tasse, sarà un’estate molto difficile»
Il bicchiere mezzo pieno. «Più spazio tra gli ombrelloni e maggiore qualità, grazie anche allo steward sulla spiagga. Imprenditori balneari con grande senso di responsabilità sociale»
«Solitamente in aprile e maggio i nostri lidi si facevano trovare pronti e lavoravano con i turisti stranieri. Purtroppo di turisti stranieri non ne vedremo affatto, per cui verrà a mancare una fetta di mercato importantissima, che per quest’anno non recuperemo più. Oltretutto il lockdown ha bloccato più volte anche i lavori di manutenzione straordinaria, perciò molti stabilimenti hanno dovuto aprire in ritardo perché impossibilitati a procedere con la manutenzione. Il danno è stato notevole sotto tutti i punti di vista e per tutte le nostre aziende».
A questo si è aggiunto l’onere di doversi adeguare alle regole per poter ripartire.
«Le prescrizioni imposte, dall’adeguamento alla sanificazione e quant’altro, hanno ulteriormente aggravato i costi delle nostre aziende».
La regole per ripartire invece hanno costretto un po’ tutti ad affrontare dei sacrifici. Quali restano, a suo avviso, i punti critici?
«Preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno. Nel senso che quanto accaduto ha fatto sì che ci sia stato un aumento qualitativo dei servizi: il distanziamento degli ombrelloni era una delle richieste dei turisti che si sono molto spesso lamentati del fatto che gli ombrelloni fossero troppo vicini. Anche la figura dello steward di spiaggia che accompagna i clienti sotto l’ombrellone, oggi obbligatorio, è un ulteriore passo avanti dal punto di vista qualitativo. Se, invece, vogliamo proprio considerare il bicchiere mezzo vuoto, purtroppo tanti stabilimenti balneari hanno perso quasi il 50% di postazioni-ombrelloni, mentre altri, addirittura, non hanno neanche riaperto.
Allo stesso modo lo steward di cui prima ha un costo che si aggiunge sul groppone dello stabilimento balneare.
Purtroppo non c’è stata alcuna misura che prevedesse un abbassamento degli esosi balzelli che continuiamo a pagare. Basti pensare alla TARI, all’IMU, allo stesso canone demaniale, all’IVA che continua a essere al 22%, contro il 10% di tutti gli altri Paesi europei. Una cosa è certa: quella appena iniziata è, e sarà, una stagione molto difficile».
La quasi totalità degli stabilimenti balneari, nonostante le perdite e le spese per adeguarsi al protocollo, ha deciso di mantenere inalterate le tariffe dei servizi…
«Mi pare una scelta oculata, che dimostra come quello balneare sia un imprenditore che ha fatto di un principio etico, come la responsabilità sociale, una sua bandiera di crescita culturale. Aumentare i prezzi quest’anno avrebbe allontanato ulteriormente i clienti che già sono preoccupati, se non spaventati. La componente psicologica sta incidendo molto e tantissimi potenziali clienti ancora non vengono sulle spiagge perché hanno paura. Sono preoccupati perché purtroppo il coronavirus non è scomparso del tutto. Ecco perché è importante quello che io chiamo distanziamento di sicurezza (“la definizione di distanziamento sociale non mi piace per nulla”). Un cliente che trova gli ombrelloni ben distanziati ed è sicuro che si rispettino tutte le regole imposte dalle prescrizioni, sicuramente sceglierà quella spiaggia perché si sentirà al sicuro».
Le previsioni per l’estate
Sicuramente avrete in mano degli studi per verificare che tipo di afflusso turistico avremo quest’estate. Quali sono le notizie in suo possesso?
Quest’anno sarà un turismo che si muoverà tra i confini nazionali come confermano le prenotazioni di turisti dalle altre regioni, soprattutto del nord Italia. Probabilmente la fiducia, la voglia di venire da noi è alimentata anche dal fatto che in Puglia il contagio covid è stato relativamente basso. Per quest’anno dovremo sforzarci di pareggiare i bilanci o quantomeno di contenere le perdite.
La maggior parte delle aziende, molto probabilmente, chiuderà in rosso e la cosa più tragica è che nonostante ci sia una legge Franceschini del governo Conte sulle proroghe che ribadisce lo schema della legge dando indicazioni ai dirigenti su come applicarla, ad oggi ancora molti Comuni non hanno dato seguito alla proroga, e questo crea non pochi problemi».
Lei si riferisce alla questione delle concessioni balneari e della proroga fino al 2033. A quanto le risulta, i Comuni costieri salentini, (Ugento, Melendugno, Vernole, Porto Cesareo, Salve, Otranto, ecc.) hanno già avviato l’iter per dare seguito alla regolamentazione delle concessioni demaniali in essere, differendo la data al 31.12.2033?
«Purtroppo molti di questi Comuni non hanno avviato l’iter. Gallipoli l’ha avviata in parte. Ad oggi soltanto Otranto ha applicato la proroga delle concessioni. Anche Castrignano del Capo aveva concesso il rinnovo, poi ha fatto marcia indietro. Il problema serio è che la mancata proroga impedisce alle aziende balneari di poter usufruire di tutte le misure che la Regione ha previsto. Senza la garanzia di poter lavorare almeno sei anni non possiamo accedere ai finanziamenti. Nel frattempo è stata fatta una legge, a mio avviso di difficile applicazione, che non va assolutamente ad incidere sulla qualità dei servizi. L’introduzione delle stelle agli stabilimenti balneari, voluta dal consigliere regionale Ruggiero Mennea, secondo me è del tutto inutile, oltre a non essere stata concertata con le associazioni di categoria. Anzi! Noi come associazione di categoria, abbiamo detto di non essere assolutamente d’accordo».
Lei, ad inizio maggio, ha anche scritto al presidente Conte sottolineando, tra le altre cose, che si sarebbe “aspettato un’iniezione di liquidità a fondo perduto e una diminuzione della pressione fiscale per far ripartire l’economia del Paese, invece ci chiede di indebitarci ancora di più”… Nel frattempo è cambiato qualcosa?
«Assolutamente niente. Dobbiamo soltanto dire grazie, invece, all’assessore regionale al turismo Loredana Capone che ha messo in atto delle misure che prevedono anche una quota fino al 30% a fondo perduto e che danno qualche possibilità in più alle aziende di poter accedere ai finanziamenti. Le nostre sono delle microimprese, già sottocapitalizzate e sovraindebitate: aggiungere debiti a debiti equivale a darle il colpo di grazia».
Potendosi rivolgere a coloro che lavorano nel settore balneare, che tipo di raccomandazione rivolgerebbe loro?
«Innanzitutto vorrei complimentarmi con i miei colleghi perché con grande senso di responsabilità hanno deciso di riaprire le proprie strutture.
Molti di loro l’hanno fatto per principio di responsabilità sociale e per un discorso di etica anche nei confronti dei loro collaboratori.
I lavoratori stagionali sono tantissimi nel nostro Salento e lavorano soprattutto presso le strutture balneari, per cui riaprire ha dato anche una certezza di lavoro a tantissimi, non solo giovani, anche padri di famiglia, che contavano sul lavoro stagionale.
Grazie ai miei colleghi per il loro spirito imprenditoriale molto attento al sociale.
Un grande in bocca al lupo a tutti quanti noi per questa stagione. Stringiamo i denti e andiamo avanti come abbiamo sempre fatto in questi anni, augurandoci che le proroghe non continuino ad essere una chimera ma possano finalmente diventare realtà».
Invece agli utenti delle spiagge cosa può dire?
«Capisco le difficoltà, molti non sanno bene come comportarsi e noi cerchiamo di aiutarli. Verifichiamo quali sono le prescrizioni e come devono muoversi, quando indossare la mascherina e quando no. Tutti quanti vorrebbero tanto ritornare a vivere un’estate normale e senza alcun tipo di limitazione ma ho paura che per quest’anno non sarà possibile.
Armiamoci di pazienza e godiamo di quello che abbiamo».
Giuseppe Cerfeda
Attualità
Paolo De Castro per “Il Gallo”: “Agricoltura, cooperazione e geopolitica sono la nostra strategia di pace”
In esclusiva su Il Gallo l’intervento di Paolo De Castro, già membro del Parlamento europeo, a margine dell’evento Tricase MED 2025 – Mediterraneo: le rotte possibili.
Le giornate dedicate a “Accoglienza, Conoscenza, Cultura, Economia, Politica – Le cinque rotte del dialogo” hanno trasformato il Salento in una piattaforma di confronto internazionale, dove istituzioni, mondo accademico, realtà imprenditoriali e rappresentanti della cooperazione si sono confrontati sul futuro del Mediterraneo.
Tra gli interventi più attesi, quello di Paolo De Castro, presidente di Nomisma, voce autorevole delle politiche agroalimentari europee e figura di riferimento nella costruzione del dialogo mediterraneo.
Il suo contributo non è stato un semplice intervento tecnico, ma un discorso politico nel senso più alto e più pieno del termine. Un’analisi sul presente e un appello per il futuro, costruito attorno a un’immagine che ha la forza di un manifesto:
«Siamo condannati a stare insieme».
Parole pronunciate richiamando il pensiero di Monsignor Vincenzo Paglia e diventate, nel filo narrativo di De Castro, la chiave per interpretare il ruolo del Mediterraneo in questa fase storica.
Un’immagine semplice, ma potentissima: perché essere “condannati alla convivenza” significa riconoscere che l’operazione politica più urgente oggi non è dividere, ma tenere insieme. Popoli, economie, filiere, territori, storie, crisi, speranze.
Un Mediterraneo che racconta il mondo: tensioni, conflitti, nuove fratture
“Viviamo in un mondo che si sta frantumando”, ha esordito De Castro. E la fotografia geopolitica non lascia margini di dubbio: 62 conflitti attivi, instabilità diffusa, polarizzazione delle potenze globali, e uno scenario internazionale in cui la sicurezza alimentare, energetica e climatica si intrecciano.
Il Mediterraneo, con la sua posizione cerniera, sente ogni vibrazione prima degli altri.
È un mare che collega e separa, un mare attraversato da scambi millenari e oggi esposto a:
tensioni regionali irrisolte,
crisi idriche sempre più profonde,
fratture socioeconomiche tra le sponde,
guerre che ridisegnano rotte e alleanze,
flussi migratori che raccontano più di qualsiasi statistica il fallimento di modelli di sviluppo.
Eppure il Mediterraneo resta anche un luogo di possibilità.
Una regione dove la storia ha dimostrato che la cooperazione non è un ideale, ma una necessità concreta.
L’agricoltura come chiave geopolitica: la pace nasce dalla terra
Il passaggio più sorprendente dell’intervento di De Castro è stato forse il più semplice:
la pace è anche – e soprattutto – un fatto agricolo. Non è un paradosso.
È la storia che lo insegna: dalla Mesopotamia alle carestie novecentesche, dalla geopolitica del grano alle crisi alimentari moderne, la relazione tra produzioni agricole e stabilità politica è sempre stata decisiva. De Castro lo ha spiegato con chiarezza:
«Il cibo ha sempre deciso la storia delle guerre. Parlare di Mediterraneo attraverso l’agricoltura è puro realismo geopolitico.»
L’agricoltura è una diplomazia silenziosa, ma efficace:
crea lavoro,
radica le persone ai territori,
produce relazioni sociali,
stabilizza comunità,
riduce le tensioni,
genera dignità.
È un’infrastruttura di pace, spesso invisibile, ma fondamentale. Per questo, secondo De Castro, rimettere la terra e il cibo al centro delle politiche mediterranee significa ragionare non solo da tecnici, ma da strateghi del presente.
Il ruolo del CIHEAM Bari: un presidio democratico nel cuore del Mediterraneo
De Castro ha dedicato un passaggio centrale a riconoscere il valore del CIHEAM Bari.
Lo ha definito “un presidio democratico del Mediterraneo”, evidenziando come questa istituzione svolga una funzione unica: formare competenze e costruire cooperazione reale.
Il CIHEAM non produce soltanto ricerca, ma genera una vera e propria classe dirigente tecnica del Mediterraneo:
agronomi formati in una prospettiva internazionale,
progetti di gestione idrica in contesti dove l’acqua è già una questione di sicurezza nazionale,
programmi di sviluppo rurale per Paesi MENA,
attività di lotta e contenimento delle fitopatie (come la Xylella, che ha sconvolto il paesaggio salentino),
innovazione varietale per fronteggiare il cambiamento climatico.
È una diplomazia dei fatti, non delle dichiarazioni. Ed è lì, in quella diplomazia concreta, che secondo De Castro nasce la possibilità di “tenere insieme ciò che il mondo tende a dividere”.
Dalle crisi alle opportunità: tre priorità per una nuova agenda mediterranea
Nella parte più programmatica del suo intervento, De Castro ha tracciato una vera e propria road map del futuro.
1. Adattamento climatico: la scienza come infrastruttura della pace
Il Mediterraneo è uno degli “hotspot climatici” più critici del pianeta.
Subisce un riscaldamento superiore alla media globale e vive fenomeni estremi sempre più frequenti.
Il messaggio è chiaro: nessun Paese può agire da solo. Serve un sistema integrato che unisca ricerca, trasferimento tecnologico, uso efficiente dell’acqua, agricoltura smart.
2. Sicurezza alimentare: senza mercati trasparenti non c’è stabilità sociale
Negli ultimi anni, i prezzi dei beni agricoli sono diventati un barometro del rischio geopolitico.
Ogni tensione internazionale ha immediate ripercussioni sulle filiere globali. De Castro insiste:
“La trasparenza dei mercati agricoli è una condizione di stabilità per le società mediterranee.”
Nomisma sta lavorando a:
osservatori permanenti sulle tendenze dei mercati,
sistemi di previsione degli shock,
indicatori di volatilità,
piattaforme informative per imprese e governi.
È un lavoro che può diventare – se integrato a livello mediterraneo – una vera infrastruttura di prevenzione.
3. Migrazioni e sviluppo rurale: un futuro che radica le persone ai territori
“Le persone non fuggono quando hanno futuro”, ha ricordato De Castro.
E il futuro, nel Mediterraneo, passa anche da:
investimenti nell’agricoltura,
valorizzazione delle filiere locali,
formazione tecnica,
sostegno ai giovani agricoltori,
infrastrutture rurali,
opportunità economiche nelle aree fragili.
Non è solo sviluppo. È prevenzione dei conflitti. È politica estera nel suo volto più pragmatico.
Costruire una governance comune: tre assi strategici
Per consolidare questo percorso, De Castro propone una nuova architettura di governance mediterranea, basata su tre pilastri.
1. Una piattaforma mediterranea per ricerca e formazione
Un ecosistema integrato, costruito attorno a CIHEAM e alle università della regione, capace di generare competenze condivise.
2. Un quadro comune su qualità, tracciabilità e indicazioni geografiche
Per mercati più equi, per tutelare produttori e consumatori, per rafforzare la competitività delle filiere agroalimentari mediterranee.
3. Una diplomazia economica del cibo
Una forma nuova di cooperazione regionale, che coinvolge:
imprese agricole,
istituzioni pubbliche,
enti di ricerca,
organizzazioni internazionali,
società civile.
Il cibo diventa così non solo risultato produttivo, ma strumento diplomatico, costruzione di fiducia, architettura di convivenza.
Governare insieme ciò che il mondo tende a separare
L’intervento di De Castro è stato, in fondo, un invito alla responsabilità collettiva. Non un esercizio retorico, ma una mappa politica per affrontare il presente.
“Un unico pianeta, un’unica mensa” non è un sogno: è la condizione reale in cui viviamo.
La globalizzazione, nonostante i suoi limiti, lega in modo irreversibile i destini delle comunità del Mediterraneo. L’agricoltura, troppo a lungo confinata nei margini delle agende politiche, torna invece al centro come strategia di pace.
E così, in un mondo che costruisce muri, De Castro offre una prospettiva diversa: non siamo condannati al conflitto, ma alla convivenza. Ed è proprio in quella convivenza – da costruire, gestire e proteggere – che risiede la possibilità di una nuova stagione mediterranea.
Attualità
Maria De Giovanni a Bruxelles per la Giornata Internazionale della Disabalità
Abbracci, talento e amore al Parlamento Europeo con la testimonianza di vita personale della giornalista e scrittrice nostra conterranea
È stata una testimonianza che ha lasciato il segno quella di Maria De Giovanni, protagonista al Parlamento Europeo durante la Giornata Internazionale della Disabilità. Invitata dall’europarlamentare Chiara Gemma, Maria ha portato nella sede di Bruxelles una voce autentica, intensa, capace di toccare il cuore di chi l’ha ascoltata. Definita da molti “un talento umano raro”, Maria è riconosciuta come una vera pioniera della terapia dell’abbraccio, un approccio che affonda le radici nella sua storia personale e nella sua straordinaria capacità di trasformare il dolore in cura e vicinanza.
Nell’emiciclo europeo, dove politici, esperti e rappresentanti delle istituzioni si sono riuniti per riflettere sul tema della disabilità, le sue parole hanno attraversato la sala con una delicatezza potente. Maria ha raccontato il suo percorso, fatto di sfide, di resilienza e di quella forza silenziosa che nasce solo da un’esperienza vissuta sulla pelle. Uno dei momenti più intensi del suo intervento è stato quello dedicato alla figlia Aurora, che lo scorso ottobre si è laureata discutendo una tesi proprio sulla storia della madre. Con emozione palpabile, Maria ha condiviso quanto quel traguardo rappresenti per lei un’eredità morale e affettiva: “Sentire mia figlia raccontare il mio cammino con voce nuova — ha detto — è il dono più prezioso. In quel momento ho capito che il mio dolore, la mia lotta, hanno generato qualcosa che potrà andare avanti oltre me.” Il pubblico ha risposto con un applauso lungo e sentito, quasi un abbraccio collettivo a una donna che ha fatto dell’abbraccio la sua forma più pura di cura. La giornata è stata resa ancor più significativa dalla presenza del giornalista di Rai 1, Mario Acampa, che ha intervistato Maria dando ulteriore voce e spazio alla sua esperienza come Donna impegnata nel sociale che per la sua tenacia e concretezza nel fare ha ricevuto molti riconoscimenti. Commendatore, Presidente della Onlus Sunrise Il mare di tutti , Scrittrice della trilogia sulle orme della sclerosi multipla, con l’uscita del suo ultimo libro La pienezza nella vita , è impegnata quotidianamente nella divulgazione della conoscenza sulla sclerosi multipla, lo fa nelle scuole e nelle università . L’intervista, densa di domande profonde e sguardi autentici, ha permesso di cogliere sfumature preziose della sua storia e del suo impegno quotidiano. Acampa ha saputo valorizzare la dimensione umana della testimonianza, restituendo al pubblico non solo un racconto, ma un incontro. L’europarlamentare Chiara Gemma ha espresso gratitudine per la presenza di Maria e per il suo contributo: “La storia di Maria ci ricorda che ogni intervento politico deve avere al centro l’essere umano. Le sue parole oggi sono state un faro per tutti noi.” Maria ha lasciato il Parlamento Europeo così come vi era entrata: con un sorriso gentile, la sua discrezione elegante e la certezza che anche un semplice abbraccio può cambiare il mondo. E a Bruxelles, almeno per un giorno, lo ha cambiato davvero.
Attualità
Minerva tira le orecchie al PD di Tricase: “Scelta di Chiuri errore politico”
“Il candidato è persona stimata, ma il metodo con cui è stato scelto, senza un vero confronto, desta perplessità. Così non si crea alternativa forte e credibile per produrre un cambiamento radicale e necessario per la città”
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Il PD di Tricase ha annunciato in queste ore il suo candidato sindaco per le amministrative 2026, nella persona di Vincenzo Chiuri. A seguito dell’annuncio giunge in Redazione l’intervento di Stefano Minerva che, fresco di elezione nel consiglio regionale della Puglia proprio col Partito Democratico, esprime perplessità per l’accaduto.
Decisione questa che aveva già creato maretta in Città, con le dimissioni dal Partito Democratico del consigliere Minonne (leggi qui).
La nota di Minerva
“Apprendo dalla stampa che il circolo del PD di Tricase ha già individuato il prossimo candidato sindaco del centrosinistra, un professionista affermato e una persona di indiscutibile valore.
Tuttavia, ciò che desta perplessità non è il nome, ma il metodo. Assumere una decisione così rilevante senza un vero confronto e con l’intero campo del centrosinistra non è solo poco democratico: è un errore politico.
Anche alla luce della condivisa posizione espressa in un documento presentato alla città ad aprile in cui si stabiliva il percorso e il metodo che lasciava aperta la porta a tutte quelle forze politiche, realtà sociali, gruppi e movimenti alternativi alla attuale amministrazione De Donno.
Ritengo che non si possa tornare indietro da li.
Se l’obiettivo è vincere le prossime elezioni e aprire una nuova pagina per Tricase, allora dobbiamo insistere sulla costruzione di una coalizione inclusiva frutto di un percorso condiviso, trasparente, capace di tenere insieme tutte le energie progressiste della città. Per questo chiedo alla segreteria provinciale del Partito Democratico di convocare al più presto un tavolo di coalizione che riunisca tutte le forze politiche e civiche che si riconoscono nel progetto di Antonio Decaro.
Vincezo Chiuri è persona stimata e la sua candidatura arricchisce il valore complessivo del centrosinistra. Ma il centrosinistra deve restare unito, in un percorso già avviato nei mesi scorsi e che deve continuare nel segno di un progetto di rilancio della città. Serve spirito costruttivo e lungimiranza per tenere innanzitutto insieme il perimetro della coalizione e poi provare ad allargare a tutte le forze che possono riconoscersi nell’alternativa. Tricase ha bisogno di partecipazione, di unità delle forze responsabili. Non è sufficiente oggi mettere sul tavolo una candidatura assolutamente condivisibile. Oggi serve arrivare ad una candidatura condivisa. Questo deve essere il nostro orizzonte. Un orizzonte che va preservato anche ricorrendo, se necessario, a strumenti partecipativi dal basso che sono un tratto distintivo della storia del nostro partito. Solo così potremo offrire ai cittadini l’alternativa forte e credibile in grado di produrre un cambiamento radicale e necessario per la città”.
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