Connect with us

Attualità

Alfredo Prete: «La nostra estate in massima sicurezza e con più qualità»

Il bicchiere mezzo vuoto. «Niente turisti stranieri, verrà a mancare una fetta di mercato importante che quest’anno non recuperemo più. Nessuna agevolazione sulle tasse, sarà un’estate molto difficile»
Il bicchiere mezzo pieno. «Più spazio tra gli ombrelloni e maggiore qualità, grazie anche allo steward sulla spiagga. Imprenditori balneari con grande senso di responsabilità sociale»

Pubblicato

il

Il Covid-19 verrà ricordato nei libri di storia come il virus che ha cambiato il mondo e le umane abitudini e questo, volenti o nolenti, dobbiamo pacificamente accettarlo. Giocoforza la pandemia ha cambiato le carte in tavola anche riguardo al turismo ed al modo di vivere il mare. Di turismo la nostra terra ci campa o almeno ci ha campato fino a ieri. Gli stravolgimenti quanto ne inficeranno l’economia? Questa estate, la prima post Covid, tra distanze da rispettare, prenotazioni obbligatorie e nuove regole anche sulle spiagge, come la vivremo? Lo abbiamo chiesto ad Alfredo Prete, presidente provinciale del Sib, il Sindacato degli stabilimenti balneari  interno a Confcommercio oltre che titolare del Lido York a San Cataldo.



Il settore balneare è il cuore pulsante del turismo e dell’economia salentina che riprende a battere dopo il lockdown costato più di due mesi di paralisi.  Partirei proprio dai due mesi di fermo: in soldoni, quanto ha perso il comparto salentino?


«Solitamente in aprile e maggio i nostri lidi si facevano trovare pronti e  lavoravano con i turisti stranieri. Purtroppo di turisti stranieri non ne vedremo affatto, per cui verrà a mancare una fetta di mercato importantissima, che per quest’anno non recuperemo più. Oltretutto il lockdown ha bloccato più volte anche i lavori di manutenzione straordinaria, perciò molti stabilimenti hanno dovuto aprire in ritardo perché impossibilitati a procedere con la manutenzione. Il danno è stato notevole sotto tutti i punti di vista e per tutte le nostre aziende».


A questo si è aggiunto l’onere di doversi adeguare alle regole per poter ripartire.


«Le prescrizioni imposte, dall’adeguamento alla sanificazione e quant’altro, hanno ulteriormente aggravato i costi delle nostre aziende».

La regole per ripartire invece hanno costretto un po’ tutti ad affrontare dei sacrifici. Quali restano, a suo avviso, i punti critici?


«Preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno. Nel senso che quanto accaduto ha fatto sì che ci sia stato un aumento qualitativo dei servizi: il distanziamento degli ombrelloni era una delle richieste dei turisti che si sono molto spesso lamentati del fatto che gli ombrelloni fossero troppo vicini.  Anche la figura dello steward di spiaggia che accompagna i clienti sotto l’ombrellone, oggi obbligatorio, è un ulteriore passo avanti dal punto di vista qualitativo. Se, invece, vogliamo proprio considerare il bicchiere mezzo vuoto,  purtroppo tanti stabilimenti balneari hanno perso quasi il 50% di postazioni-ombrelloni, mentre altri, addirittura, non hanno neanche riaperto.

Allo stesso modo lo steward di cui prima ha un costo che si aggiunge sul groppone dello stabilimento balneare.  

Purtroppo non c’è stata alcuna misura che prevedesse un abbassamento degli esosi balzelli che continuiamo a pagare. Basti pensare alla TARI, all’IMU, allo stesso canone demaniale, all’IVA che continua a essere al 22%, contro il 10% di tutti gli altri Paesi europei. Una cosa è certa: quella appena iniziata è, e sarà, una stagione molto difficile».


La quasi totalità degli stabilimenti balneari, nonostante le perdite e le spese per adeguarsi al protocollo, ha deciso di mantenere inalterate le tariffe dei servizi…


«Mi pare una scelta oculata, che dimostra come quello balneare sia un imprenditore che ha fatto di un principio etico, come la responsabilità sociale, una sua bandiera di crescita culturale. Aumentare i prezzi quest’anno avrebbe allontanato ulteriormente i clienti che già sono preoccupati, se non spaventati.  La componente psicologica  sta incidendo molto e tantissimi potenziali clienti ancora non vengono sulle spiagge perché hanno paura.  Sono preoccupati perché purtroppo il coronavirus non è scomparso del tutto.  Ecco perché è importante quello che io chiamo distanziamento di sicurezza (“la definizione di distanziamento sociale non mi piace per nulla”).  Un cliente che trova gli ombrelloni ben distanziati ed è sicuro che si rispettino tutte le regole imposte dalle prescrizioni, sicuramente sceglierà quella spiaggia perché si sentirà al sicuro».


Le previsioni per l’estate


Sicuramente avrete in mano degli studi per verificare che tipo di afflusso turistico avremo quest’estate. Quali sono le notizie in suo possesso?


«Vivremo sicuramente un turismo di vicinato. Gli stranieri, se tutto andrà bene, li rivedremo nel 2021.  

Quest’anno sarà un turismo che si muoverà tra i confini nazionali come confermano le prenotazioni di turisti dalle altre regioni, soprattutto del nord Italia. Probabilmente la fiducia, la voglia di venire da noi è alimentata anche dal fatto che in Puglia il contagio covid è stato relativamente basso.  Per quest’anno dovremo sforzarci di pareggiare i bilanci o quantomeno di contenere le perdite.  
La maggior parte delle aziende, molto probabilmente, chiuderà in rosso e la cosa più tragica è che nonostante ci sia una legge Franceschini del governo Conte sulle proroghe che ribadisce lo schema della legge dando indicazioni ai dirigenti su come applicarla, ad oggi ancora molti Comuni non hanno dato seguito alla proroga, e questo crea non pochi problemi».


Lei si riferisce alla questione delle concessioni balneari e della proroga fino al 2033. A quanto le risulta, i Comuni costieri salentini, (Ugento, Melendugno, Vernole, Porto Cesareo, Salve, Otranto, ecc.) hanno già avviato l’iter per dare seguito alla regolamentazione delle concessioni demaniali in essere, differendo la data al 31.12.2033?


«Purtroppo molti di questi Comuni non hanno avviato l’iter.  Gallipoli l’ha avviata in parte. Ad oggi soltanto Otranto ha applicato la proroga delle concessioni. Anche Castrignano del Capo aveva concesso il rinnovo, poi ha fatto marcia indietro.  Il problema serio è che la mancata proroga impedisce alle aziende balneari di poter usufruire di tutte le misure che la Regione ha previsto.  Senza la garanzia di poter lavorare almeno sei anni non possiamo accedere ai finanziamenti.  Nel frattempo è stata fatta una legge, a mio avviso di difficile applicazione, che non va assolutamente ad incidere sulla qualità dei servizi.  L’introduzione delle stelle agli stabilimenti balneari, voluta dal consigliere regionale Ruggiero Mennea, secondo me è del tutto inutile, oltre a non essere stata concertata con le associazioni di categoria.  Anzi! Noi come associazione di categoria, abbiamo detto di non essere assolutamente d’accordo».


Lei, ad inizio maggio, ha anche scritto al presidente Conte sottolineando, tra le altre cose, che si sarebbe “aspettato un’iniezione di liquidità a fondo perduto e una diminuzione della pressione fiscale per far ripartire l’economia del Paese, invece ci chiede di indebitarci ancora di più”… Nel frattempo è cambiato qualcosa?


«Assolutamente niente. Dobbiamo soltanto dire grazie, invece, all’assessore regionale al turismo Loredana Capone che ha messo in atto delle misure che prevedono anche una quota fino al 30% a fondo perduto e che danno qualche possibilità in più alle aziende di poter accedere ai finanziamenti. Le nostre sono delle microimprese, già sottocapitalizzate e sovraindebitate: aggiungere debiti a debiti equivale a darle il colpo di grazia».


Potendosi rivolgere a coloro che lavorano nel settore balneare, che tipo di raccomandazione rivolgerebbe loro?


«Innanzitutto vorrei complimentarmi con i miei colleghi perché con grande senso di responsabilità hanno deciso di riaprire le proprie strutture.  

Molti di loro l’hanno fatto per principio di responsabilità sociale e per un discorso di etica anche nei confronti dei loro collaboratori.  

I lavoratori stagionali sono tantissimi nel nostro Salento e lavorano soprattutto presso le strutture balneari, per cui riaprire ha dato anche una certezza di lavoro a tantissimi, non solo giovani, anche padri di famiglia, che contavano sul lavoro stagionale.

Grazie ai miei colleghi per il loro spirito imprenditoriale molto attento al sociale.  

Un grande in bocca al lupo a tutti quanti noi per questa stagione.  Stringiamo i denti e andiamo avanti come abbiamo sempre fatto in questi anni, augurandoci che le proroghe non continuino ad essere una chimera ma possano finalmente diventare realtà».


Invece agli utenti delle spiagge cosa può dire?


«Capisco le difficoltà, molti non sanno bene come comportarsi e noi cerchiamo di aiutarli.  Verifichiamo quali sono le prescrizioni e come devono muoversi, quando indossare la mascherina e quando no.  Tutti quanti vorrebbero tanto ritornare a vivere un’estate normale e senza alcun tipo di limitazione ma ho paura che per quest’anno non sarà possibile.

Armiamoci di pazienza e godiamo di quello che abbiamo».



Giuseppe Cerfeda

Attualità

La precisazione dell’Ordine dei Medici sulle certificazioni d’invalidità e il pagamento

In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione…

Pubblicato

il

Riceviamo e Pubblichiamo

Certificazioni di invalidità civile – Precisazioni dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce

In relazione alle recenti prese di posizione della Cgil e della Fp Cgil di Lecce, in merito al rilascio dei certificati di invalidità civile, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ritiene opportuno fornire chiarimenti utili a garantire una corretta informazione ai cittadini e a ricondurre il confronto nell’ambito delle norme vigenti e dei principi deontologici.

Il presidente dell’Ordine, Antonio Giovanni De Maria, richiama innanzitutto quanto previsto dal Codice di deontologia medica. In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione, e che lo stesso debba essere comunicato preventivamente all’assistito.

La normativa deontologica consente inoltre al medico di prestare gratuitamente la propria opera, qualora le condizioni lo permettano, a condizione che ciò non configuri concorrenza sleale o indebito accaparramento di clientela.

Il presidente evidenzia, inoltre, che la legislazione nazionale vigente non attribuisce agli Ordini professionali alcun potere di determinare o imporre tariffe, né minime né massime.

L’abolizione delle tariffe professionali, sancita dall’articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, impedisce qualsiasi fissazione vincolante dei compensi da parte degli Ordini. In tale quadro, eventuali accordi sottoscritti a livello territoriale con le organizzazioni sindacali devono intendersi esclusivamente come indicazioni orientative, prive di efficacia cogente.

Con riferimento alla certificazione di invalidità civile, De Maria sottolinea che essa rientra a pieno titolo nell’ambito della libera professione medica e comporta un’assunzione diretta di responsabilità da parte del medico certificatore.

Il professionista, infatti, è chiamato a condividere e attestare il contenuto diagnostico della documentazione clinica allegata, quali diagnosi specialistiche o certificazioni di dimissione ospedaliera, assumendone piena responsabilità sotto il profilo professionale e deontologico. In questo contesto, l’eventuale variazione dei compensi richiesti da alcuni professionisti è da ricondurre all’aumentata complessità dell’atto certificativo e al maggiore tempo necessario per la sua compilazione rispetto al passato.

È fondamentale, precisa il presidente, evitare che si diffonda l’idea di una contrapposizione tra medici e cittadini o che i professionisti della salute possano essere percepiti come un ostacolo al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’azione del medico è orientata alla tutela della salute e dei diritti dell’assistito, nel rispetto delle regole e della responsabilità professionale.

L’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ribadisce infine la propria disponibilità al confronto istituzionale e alla collaborazione con tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di garantire chiarezza, uniformità di informazione e tutela dei cittadini, in particolare di quelli in condizioni di maggiore fragilità.

Continua a Leggere

Attualità

Tre ragazzi dalle mani d’oro: miniature e presepi rifulgono nei dettagli

Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro…

Pubblicato

il

Dalla passione condivisa di tre amici nasce RKR, una realtà artistica tutta salentina che sta conquistando pubblico e addetti ai lavori grazie a un linguaggio originale, capace di fondere tradizione, innovazione e narrazione visiva.

Roberta Esposito e Roberto Memmi, entrambi di Casarano, insieme a Katia Luzio di Serrano, hanno trasformato il loro amore per la bellezza e l’artigianato in un progetto creativo che parla al cuore attraverso opere minuziose e altamente evocative.

La maestria di questi ragazzi si distingue per la capacità di muoversi con naturalezza tra diverse forme d’arte: dalle miniature, dove la precisione della piccola scala diventa espressione di grande bravura, alla presepistica, reinterpretata con realismo ed emozione, fino ai diorami, veri e propri mondi immersivi in grado di raccontare storie complesse in pochi centimetri. Ogni creazione nasce sempre ed interamente a mano, utilizzando materiali autentici, ed è arricchita da una progettazione 3D estremamente accurata, che consente di raggiungere livelli di dettaglio altrimenti impossibili.

La tecnologia però non sostituisce certo l’anima artigianale, ma la valorizza. Le opere vengono dipinte a mano con grande cura, per dare profondità e carattere a ogni figura, mentre la stampa 3D permette di realizzare miniature e soggetti altamente personalizzabili. È così che prende forma un’“arte fatta su misura”, in cui ogni lavoro diventa unico e irripetibile.

Uno degli aspetti più apprezzati del progetto è infatti la possibilità di personalizzazione dei personaggi, sapendo realizzare ritratti miniaturizzati che immortalano persone reali, familiari o figure significative, trasformandole in protagonisti di presepi e diorami o in opere da esporre in qualsiasi contesto. Un modo originale e intimo di rendere l’arte parte della propria storia personale.

Le opere di “RKR” sono attualmente esposte in diverse mostre locali, a testimonianza di un percorso in costante crescita.

A Casarano, presso Palazzo D’Elia, e a Matino, nel suggestivo Frantoio ipogeo all’interno del Presepe Vivente, le installazioni sono visitabili nei fine settimana e nei giorni festivi.

A Ugento, il Museo Diocesano ospita alcune creazioni del collettivo, mentre a Cannole, presso Masseria Torcito e partecipando al Presepe Vivente allestito nel Parco di Torcito, visitabile il  4, 5 e 6 gennaio 2026, dalle 17:00 alle 20:00.

Un traguardo particolarmente significativo è arrivato poi con la selezione di due opere per la storica Mostra d’Arte Presepiale “Città di Salerno”, giunta alla sua XXXI edizione e capace di attirare ogni anno decine di migliaia di visitatori. Un riconoscimento importante non solo per l’impegno di questi ragazzi ma per l’intera arte presepiale salentina, accolta con entusiasmo in una delle capitali italiane di questa tradizione (e, siccome nessuno è profeta in patria, fra i mille complimenti, attestazioni ed interessamenti è mancato purtroppo proprio quello della propria cittadina).

Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro. Un percorso che conferma come il presepe salentino possa ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama artistico nazionale, continuando a rinnovarsi senza perdere la propria identità.

Continua a Leggere

Attualità

Casarano, l’Associazione Placemaking boccia i lavori in centro

Placemaking una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).

Pubblicato

il

di Antonio Memmi

Quando iniziarono lavori di Piazza San Domenico e giardini William Ingrosso a Casarano, il mondo era diverso: Trump non era stato ancora rieletto, non era ancora cominciato il conflitto israelo-palestinese e chat GBT era riservata a pochi eletti. 

Si sa: i lavori pubblici non finiscono, entrano nella leggenda.

In un modo o nell’altro però, fra imprecazioni dei cittadini ed esercizi commerciali chiusi (anche) per l’impossibilità di raggiungerli, pare che almeno i primi abbiano trovato una conclusione. Tutti quindi contenti? Assolutamente NO!

I commenti sui social si rincorrono fra coloro che ne parlano male (tanti) e coloro che vedono qualcosa di positivo (pochi) ma, come sempre accade sui social, la maggior parte dei commentatori non ha alcuna preparazione tecnico artistica per parlare ed il tutto rimane confinato nel gradimentopersonale.

L’Associazione Placemaking invece una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).

Nel documento, firmato dalla presidente arch. Loredana Manco, l’Associazione solleva una critica tecnica e civica, non politica, al metodo progettuale adottato e agli esiti degliinterventi. 

Il nodo centrale è l’assenza di una reale coprogettazione con i cittadini: le piazze, secondo l’associazione, non sono semplici superfici da pavimentare, ma luoghi sociali, storici e simbolici che richiedono ascolto e partecipazione autentica.

Viene ricordato come le normative nazionali ed europee, comprese quelle legate al PNRR, promuovano processi partecipativi strutturati e trasparenti, non consultazioni di facciata ed evidenzia inoltre che i fondi PNRR non sono “regali”, ma debito pubblico che graverà sulle future generazioni, rendendo ancora più necessaria una visione strategica di lungo periodo.

Secondo Placemaking Casarano, i due interventi si sono invece limitati a una riqualificazione estetica, senza creare nuove funzioni, opportunità sociali o sviluppo economico, e particolarmente critiche sono le valutazioni su Piazza Umberto I, dove la fontana viene definita un elemento puramente scenografico, e su Piazza San Domenico, giudicata invece priva di una logica urbana, mancando allineamenti, assi civici e gerarchie spaziali.

Un altro punto centrale è poi l’assenza quasi totale di verde, ritenuto un grave errore in termini di sostenibilità climatica e qualità dello spazio pubblico così come viene criticata anche la demolizione del bar storico, sostituito poi da un edificio anonimo, considerato uno strappo all’identità del luogo.

L’Associazione infine contesta le modifiche alla viabilità e la discrepanza tra il progetto realizzato e quello presentato, sottolineando come la piazza rischi di perdere il suo significato simbolico; il tutto porta quindi verso una conclusione che è una bocciatura netta: le critiche, aggiunge, non sono un attacco politico, ma un atto di cittadinanza attiva.

E così, dopo anni in cui si attende l’inaugurazione più come una liberazione, si comprende come non sempre ciò che dura a lungo lascia il segno… qualche volta lascia solo domande.

Continua a Leggere
Pubblicità
Pubblicità

Più Letti