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Lecce

Mps, incertezza per circa 900 lavoratori salentini

Quota 100, esternalizzazioni, cessione del Consorzio tra i temi caldi. Fisac Cgil Lecce: “Mps dia risposte sul futuro della banca e dei lavoratori”. Piano assunzionale, per il sindacato “la priorità è far rientrare i dipendenti di Fruendo”

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Si è svolta l’assemblea degli iscritti della Fisac Cgil di Lecce per discutere gli accordi sottoscritti il 31 dicembre scorso tra Banca Mps e Organizzazioni sindacali. Tra i temi affrontati: gli accordi su fondo esodi, riduzione dei costi del personale, sistematizzazione delle previsioni normative vigenti con riferimento al Contratto integrativo aziendale, formazione, assunzioni e il tema delle pressioni commerciali.


L’assemblea ha riconosciuto la bontà del lavoro svolto e un percorso che segna l’inizio di un’inversione di tendenza rispetto al passato. Il ripristino della base di calcolo del TFR e la possibilità di rivisitazione dei mutui a condizioni migliorative rappresentano la risposta concreta alla richiesta delle organizzazioni sindacali, che, fin dall’inizio, avevano posto la necessità che da parte dell’azienda arrivasse un chiaro e tangibile segnale di miglioramento delle condizioni economiche e normative dei lavoratori nella direzione dell’azzeramento dei sacrifici di tutti questi anni. Mps in provincia di Lecce dà lavoro a circa 700 persone.


 Quota 100


Perplessità, derivanti dall’incertezza normativa, sono emerse rispetto all’accordo sul fondo pensione, in particolare rispetto all’impatto della “quota 100”: “Sebbene il decreto escluda l’applicazione delle disposizioni su “quota 100” ai fondi bilaterali di solidarietà”, fanno sapere dalla segreteria provinciale di Fisac Cgil Lecce, “l’accordo sul fondo non lo prevede esplicitamente, facendo riferimento alle previsioni normative vigenti al momento della presentazione delle domande in materia di maturazione dei requisiti per il diritto ai  trattamenti pensionistici. Si renderebbe opportuno, pertanto, un chiarimento a verbale, al fine di fugare qualsiasi dubbio ed escludere l’impatto della “quota 100” per i lavoratori che, sulla base dell’ultimo accordo, sceglieranno di aderire al Fondo di solidarietà. A tal fine si invita l’azienda a procedere quanto prima”.


Assunzioni e Fruendo


Sulle assunzioni con contratto a tempo determinato fino al 31 dicembre, Fisac Lecce sottolinea come “su un territorio come quello salentino non sia stata prevista neppure un’unità. Resta inteso che questi contratti aprono uno spiraglio sul fronte occupazionale. Eppure non si può fare a meno di rilevare che, in presenza di dichiarate carenze di organico, i primi ad essere reintegrati dovrebbero essere i lavoratori di Fruendo, le cui sentenze in primo e secondo grado hanno confermato l’illegittimità dell’operazione di esternalizzazione (un’operazione che a Lecce coinvolge 180 lavoratori). Tale circostanza dovrebbe chiamare ad un’assunzione di responsabilità da parte di chi ha pensato e voluto l’operazione stessa, i cui costi oggi si stanno scaricando sui lavoratori e sulla collettività. Per il futuro, ci auguriamo che errori di tale portata non si ripetano”.

Futuro di Mps


Forti preoccupazioni sono state espresse sul futuro della Banca, “stante la situazione di precarietà lavorativa e il clima non positivo, con lavoratori sottoposti a pressioni e minacce per il raggiungimento di obiettivi non coerenti con il mercato e con il contesto di riferimento. Gli obiettivi commerciali fissati nella recente riunione tenutasi a Lecce con il responsabile commerciale dell’Area Sud e Sicilia, Giovanni Maione, più che raddoppiati rispetto all’anno precedente, non sono sostenibili e realizzabili, specie in un momento storico in cui si registrano recessione e la peggiore contrazione dell’economia italiana degli ultimi 5 anni. Questi elementi rafforzano e confermano, al tempo stesso, i dubbi sulla concreta possibilità di realizzazione dell’attuale piano industriale 2017-2021, così come elaborato e approvato da BCE, Governo italiano e Consiglio d’amministrazione. Non si può continuare a pensare che il ritorno alla redditività di questa Banca possa passare attraverso scorrette pratiche commerciali che gli accadimenti del settore hanno condannato, mentre si continua a non voler affrontare problemi annosi: un management che viene strapagato a fronte di risultati inesistenti, costi elevatissimi sostenuti per le consulenze, mancanza di una visione strategica che salvaguardi la tenuta complessiva della Banca e di tutti i suoi lavoratori”.


No al campanilismo


Per questo motivo “le fughe in avanti di un solo territorio (quello senese), per bocca del sindaco Luigi De Mossi, destano preoccupazione e al tempo stesso il dubbio che, rispetto ad una banca di rilevanza nazionale, l’obiettivo non sia quello di tutelare tutti i territori, ma solo gli interessi del tessuto sociale senese e toscano. Il rilancio della banca non può passare attraverso lo smembramento della stessa e il ricorso a ulteriori processi di esternalizzazione. A tal proposito”, concludono dalla segreteria leccese del sindacato, “la ventilata cessione di un asset strategico come il  Consorzio (peraltro non prevista dal piano industriale 2017-2021) metterebbe a serio rischio la tenuta complessiva della Banca e le prospettive occupazionali dei lavoratori tutti”.


Attualità

La precisazione dell’Ordine dei Medici sulle certificazioni d’invalidità e il pagamento

In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione…

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Riceviamo e Pubblichiamo

Certificazioni di invalidità civile – Precisazioni dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce

In relazione alle recenti prese di posizione della Cgil e della Fp Cgil di Lecce, in merito al rilascio dei certificati di invalidità civile, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ritiene opportuno fornire chiarimenti utili a garantire una corretta informazione ai cittadini e a ricondurre il confronto nell’ambito delle norme vigenti e dei principi deontologici.

Il presidente dell’Ordine, Antonio Giovanni De Maria, richiama innanzitutto quanto previsto dal Codice di deontologia medica. In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione, e che lo stesso debba essere comunicato preventivamente all’assistito.

La normativa deontologica consente inoltre al medico di prestare gratuitamente la propria opera, qualora le condizioni lo permettano, a condizione che ciò non configuri concorrenza sleale o indebito accaparramento di clientela.

Il presidente evidenzia, inoltre, che la legislazione nazionale vigente non attribuisce agli Ordini professionali alcun potere di determinare o imporre tariffe, né minime né massime.

L’abolizione delle tariffe professionali, sancita dall’articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, impedisce qualsiasi fissazione vincolante dei compensi da parte degli Ordini. In tale quadro, eventuali accordi sottoscritti a livello territoriale con le organizzazioni sindacali devono intendersi esclusivamente come indicazioni orientative, prive di efficacia cogente.

Con riferimento alla certificazione di invalidità civile, De Maria sottolinea che essa rientra a pieno titolo nell’ambito della libera professione medica e comporta un’assunzione diretta di responsabilità da parte del medico certificatore.

Il professionista, infatti, è chiamato a condividere e attestare il contenuto diagnostico della documentazione clinica allegata, quali diagnosi specialistiche o certificazioni di dimissione ospedaliera, assumendone piena responsabilità sotto il profilo professionale e deontologico. In questo contesto, l’eventuale variazione dei compensi richiesti da alcuni professionisti è da ricondurre all’aumentata complessità dell’atto certificativo e al maggiore tempo necessario per la sua compilazione rispetto al passato.

È fondamentale, precisa il presidente, evitare che si diffonda l’idea di una contrapposizione tra medici e cittadini o che i professionisti della salute possano essere percepiti come un ostacolo al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’azione del medico è orientata alla tutela della salute e dei diritti dell’assistito, nel rispetto delle regole e della responsabilità professionale.

L’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ribadisce infine la propria disponibilità al confronto istituzionale e alla collaborazione con tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di garantire chiarezza, uniformità di informazione e tutela dei cittadini, in particolare di quelli in condizioni di maggiore fragilità.

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Approfondimenti

Lupini, carrubi e fichi i migliori figli spuri della terra salentina

Non c’è che dire, ieri, in un modello esistenziale più semplice, si aveva interesse, e attenzione, anche per beni “poveri” ma, con ciò, non meno utili di altri; oggi, il concetto di valore si è in certo senso ripiegato su se stesso e finalizzato a obiettivi e orizzonti di tutt’altra stregua, fra cui miraggi a portata di mano…

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di Rocco Boccadamo

Sono frutti, prodotti, derrate, cui, adesso, si annette rilievo scarso, se non, addirittura nullo; si è quasi arrivati a ignorarne l’esistenza, la cura e l’uso.

Sulla scena delle risorse agricole locali, resistono appena, con alti e bassi, le granaglie, le olive, l’uva, gli agrumi, gli ortaggi e/o verdure.

Lupini, carrube e fichi sono, insomma, divenuti figli minori e spuri della terra, le relative coltivazioni appaiono rarefatte e, di conseguenza, i raccolti trascurati o abbandonati. Mentre, sino alla metà del ventesimo secolo ma anche a tutto il 1960/1970, rappresentavano beni indicativi per i bilanci delle famiglie di agricoltori e contadini ed elementi di non poco conto per le stesse, dirette occorrenze alimentari.

I primi, della sottofamiglia delle Faboidee, al presente richiamati solo sulla carta e nelle enciclopedie come utili ai fini della decantata “dieta mediterranea”, si trovavano diffusi su vasta scala, specialmente nelle piccole proprietà contadine attigue alla costiera, fatte più di roccia che di terra rossa, si seminavano automaticamente e immancabilmente senza bisogno di soverchia preparazione del terreno, né necessità di cure durante il germoglio e la crescita delle piante, dapprima in unità filiformi, poi robuste e ben radicate sino all’altezza di metri 1 – 1,50, recanti, alla sommità, rudi baccelli contenenti frutti a forma discoidale, compatti, di colore fra il giallo e il beige – biancastro.

Al momento giusto, le piante erano divelte a forza di braccia e sotto la stretta di mani callose e affastellate in grosse fascine o sarcine. A spalla, i produttori trasportavano quindi tale raccolto nel giardino o campicello, con o senza aia agricola annessa, più prossimo alla casa di abitazione nel paese, lasciandolo lì, sparso, a essiccare completamente sotto il sole.

Dopo di che, avevano luogo le operazioni di separazione dei frutti dai baccelli e dalle piante, sotto forma di sonore battiture per mezzo di aste e forconi di legno. Diviso opportunamente il tutto, con i già accennati discoidi, si riempivano sacchi e sacchetti.

Il prodotto, in piccola parte, era conservato per le occorrenze, diciamo così, domestiche: previa bollitura e aggiuntivo ammorbidimento e addolcimento con i sacchetti tenuti immersi nell’acqua di mare, i lupini diventavano una sorta di companatico o fonte di nutrimento di riserva e, in più, servivano ad accompagnare i “complimenti”, consistenti in panini, olive, sarde salate, peperoni e vino, riservati, in occasione dei ricevimenti nuziali, agli invitati maschi. Invece, l’eccedenza, ossia la maggior parte del raccolto, era venduta a commercianti terzi.

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Le carrube sono i favolosi e bellissimi pendagli, color verde all’inizio e marrone sul far della maturazione, donatici dagli omonimi maestosi alberi, taluni di dimensioni monumentali, tutti affascinanti.

Anche riguardo alle carrube, non si pongono attenzioni particolari, salvo periodiche potature delle piante, i frutti si raccolgono, al momento, purtroppo, da parte di pochi, attraverso tocchi con aste di legno, un’operazione denominata abbacchiatura, come per le noci.

Il prodotto, copioso e abbondante ad annate alterne e riposto in sacchi di juta, oggi è indirizzato esclusivamente alla vendita a terzi; al contrario, in tempi passati ma non lontanissimi, le carrube, dopo l’essiccazione al sole, erano in parte abbrustolite nei forni pubblici del paese e, conservate in grossi pitali in terracotta, insieme con le friselle e i fichi secchi, componevano le colazioni e, in genere, i frugali pasti in campagna dei contadini.

Piccola nota particolare, d’inverno, poteva anche capitare di grattugiare le carrube e, mediante la graniglia così ottenuta mescolata con manciate di neve fresca (beninteso, nelle rare occasioni in cui ne cadeva), si realizzava un originale e gustoso dessert naturale e sano.

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I fichi, al momento, purtroppo, lasciati, in prevalenza, cadere impietosamente ai piedi degli alberi, erano, una volta, oggetto di una vera e propria campagna di raccolta, ripetuta a brevi intervalli in genere sempre nelle prime ore del mattino, con immediato successivo sezionamento (spaccatura) dei frutti e disposizione dei medesimi su grandi stuoie di canne, “cannizzi”, e paziente fase di essiccazione sotto il sole.

Allo stesso modo delle carrube, in parte erano poi cotti nei forni e andavano a integrare le fonti dell’alimentazione famigliare, in parte erano somministrati agli animali domestici, in parte, infine, erano venduti.

Soprattutto, se non proprio, per i fichi, le famiglie avevano l’abitudine, in luglio e agosto, di spostarsi fisicamente dalle case di abitazione nel paese, nelle piccole caseddre di pietre situate nelle campagne, cosicché si risparmiavano le ore occorrenti per l’andata e il ritorno di ogni giorno a piedi e avevano, in pari tempo, agio di attendere direttamente e più comodamente a tutte le fasi della descritta raccolta.

Non c’è che dire, ieri, in un modello esistenziale più semplice, alla buona e intriso di spontanea connaturata operosità, si aveva interesse, e attenzione, anche per beni “poveri” ma, con ciò, non meno utili di altri; oggi, il concetto di valore si è in certo senso ripiegato su se stesso e finalizzato a obiettivi e orizzonti di tutt’altra stregua, fra cui miraggi a portata di mano.

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Appuntamenti

La fiamma olimpica arriva a Lecce e in molti Comuni del basso Salento

I tedofori designati, che porteranno la torcia olimpica, saranno Fefè De Giorgi, Olsi Paja e Stefano Petranca…

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Domani, lunedì 29 dicembre 2025, Taranto accoglierà la fiamma olimpica, per poi proseguire a Lecce e provincia.

Il 30 dicembre, infatti, sarà a Lecce (dalle 17 alle 19,30) e in alcuni comuni del Salento, prima di proseguire la marcia dei tedofori verso Brindisi.

Sarà a Nardò (dalle 9,25) per poi passare da Gallipoli (dalle 11 alle 13). Poi si dirigerà a Presicce-Acquarica (intono alle 13), poi ancora a Maglie (alle 15:30) e ad Otranto (16:30), prima dell’arrivo a Lecce, dove ci sarà la celebrazione dell’accensione del braciere a Porta Napoli. 

I tedofori designati, che porteranno la torcia olimpica, saranno Fefè De Giorgi, Olsi Paja e Stefano Petranca.

Musica e danza della “Notte della Taranta” faranno da cornice per il passaggio della fiamma olimpica. 

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