Attualità
Acait e il tabacco, risorsa economica per tutto il Capo di Leuca
L’on. Alfredo Codacci-Pisanelli comprese l’importanza della produzione e vendita del tabacco nel Capo di Leuca e si spese per la ferrovia e la bonifica delle zone palustri. Cento anni fa, nel 1924, il Consorzio godeva di 7 stabilimenti tra Tricase, Specchia, Castrignano del Capo, Giuliano e Gagliano. Era la più importante fonte pubblica di occupazione della zona
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Dal numero unico in distribuzione “ACAIT, LA STORIA SIAMO NOI”
di Hervé Cavallera
Il Capo di Leuca è stato caratterizzato nel corso dei secoli da una economia agricola, soprattutto volta all’olivicoltura e alla viticoltura, tanto che nel Settecento vari intellettuali, da Palmieri a Presta, sostennero l’opportunità di sviluppare organicamente il commercio di tali prodotti al di là del Regno di Napoli.
La struttura feudale del Regno e la presenza stanziale della nobiltà nella capitale non agevolarono lo sviluppo del commercio e delle industrie nei territori periferici e nocquero agli stessi nobili in quanto essi delegarono di solito la gestione dei loro beni ad amministratori locali.
Con l’unità dell’Italia (1861) la situazione non migliorò da un punto di vista economico, ma accanto alle produzioni tradizionali aveva già trovato spazio la lavorazione del tabacco destinata al confezionamento dei sigari o dei tabacchi da fiuto.
Le manifatture però dovevano importare i tabacchi dall’estero (Grecia, Macedonia, Turchia) e si pensò alla produzione locale del tabacco e, tra i sostenitori di quest’ultima, si distinse, nella prima metà degli anni ’80 del secolo XIX, Pietro Giovanni Battista Gallone (1855-1931), 9° Principe di Tricase, 8° Principe di Marsiconovo e 6° Principe di Moliterno, il quale favorì la coltivazione delle varietà orientali Xanthi Yakà e Erzegovina, provenienti dalla Macedonia.
Chi però colse in pieno l’importanza della produzione e vendita del tabacco nel Capo di Leuca fu Alfredo Codacci-Pisanelli (1861-1929), professore universitario di Diritto amministrativo e deputato del Regno dal 1897 alla morte, ricoprendo più volte la carica di Sottosegretario di Stato. Eletto come deputato del collegio di Tricase, Codacci-Pisanelli si spese da subito non poco in Parlamento per promuovere l’acquedotto nel Salento, la presenza della ferrovia nel Capo di Leuca e la bonifica delle zone palustri di Terra d’Otranto per migliorare, di conseguenza, l’agricoltura e la qualità della vita.
I PADRI FONDATORI
Proprietario terriero, Codacci-Pisanelli si rese conto che la tabacchicoltura poteva essere l’economia trainante del territorio nonché un mezzo fondamentale di sostentamento per una popolazione in cui il numero degli analfabeti era assai elevato e consistente era l’emigrazione anche in seguito alla crisi agraria del 1887.
Così il 28 dicembre 1902 Codacci-Pisanelli con altri 95 proprietari terrieri nella Sala consiliare del Comune di Tricase sottoscrisse l’Atto Costitutivo della Società anonima denominata Consorzio Agrario Cooperativo del Capo di Leuca conosciuta come ACAIT (Azienda Cooperativa Agricola Industriale Tabacchi).
Questi gli eletti del Consorzio agrario. Presidenza: conte Luigi Risolo; Consiglio di Amministrazione: Luigi Arditi, cavaliere; Francesco De Nitto, possidente; Tommaso Fuortes, possidente; Luigi Pizzolante, cavaliere; Luigi Resci, cavaliere; Giuseppe Sangiovanni, possidente; Luigi Scarciglia, cavaliere.
Comitato dei Sindaci: Silvestro Biasco, dottore; Pasquale Sergio, Eduardo Tanzarella.
Comitato dei Probiviri: Antonio Winspeare, duca di Salve; GianBattista Gallone, principe di Tricase; Giovanni Bacile, barone di Castiglione. Cassiere: Pietro Tasco.
Nel 1903 fu nominato Filippo Nardi che sarebbe rimasto direttore sino alla sua morte (1929). Al Nardi successe Mario Ingletti (1896-1980).
Lo Statuto del Consorzio prevedeva l’organizzazione e l’esercizio della coltura e dell’industria dei tabacchi sia per rifornire le manifatture dello Stato sia per l’esportazione; la nascita di laboratori e opifici per la lavorazione e conservazione attraverso l’utilizzazione di materie prime e di manodopera del luogo; l’acquisto e la vendita di prodotti agricoli e attrezzi; l’istituzione di corsi e scuole per favorire l’elevazione della popolazione in campo agricolo; la promozione di iniziative per la crescita della produzione locale.
Un accordo fu poi stipulato da Codacci-Pisanelli coi fratelli Alfredo e Edoardo Allatini che avevano un ruolo importante nell’acquisto delle partite del tabacco orientale attraverso la loro sede di Salonicco.
In pochi anni il Consorzio tricasino diventò il punto di riferimento dell’intero Capo di Leuca.
SIGARETTE AL FRONTE
Nel 1906 si inaugurò a Lucugnano, frazione di Tricase, una succursale dell’Agenzia di Coltivazione dei tabacchi di Lecce. Nel 1909 il Consorzio acquistò il Magazzino Allatini che divenne la sede dell’ACAIT che rimane nella memoria collettiva.
La produzione del tabacco aumentò negli anni della prima guerra mondiale per l’incremento delle sigarette da inviare ai soldati al fronte.
Col dopoguerra si ebbe la riorganizzazione del Consorzio, entrò il vigore un “Regolamento degli impiegati” e si allestì uno spaccio di prodotti a prezzi agevolati, sì che ne potessero usufruire i soci e le tabacchine. Infatti il tabacco era lavorato nel Consorzio essenzialmente da donne, che arrecavano un contributo sostanziale per la sopravvivenza economica delle loro famiglie.
SETTE STABILIMENTI
Nel 1924 il Consorzio godeva di 7 stabilimenti collocati a Tricase, Specchia, Castrignano del Capo, Giuliano e Gagliano. Esso era ormai la più importante fonte pubblica e di occupazione della popolazione di Tricase e dintorni.
LA FUSIONE E LA RIVOLTA
Alla fine di aprile del 1935, nell’ottica di una concentrazione amministrativa dei vari consorzi il Ministero delle Corporazioni, che guidava l’economia nazionale, decise di sciogliere, in vista di un solo istituto (denominato Consorzio Agrario Cooperativo “Terra d’Otranto” di Lecce) i consigli di amministrazione dei consorzi e delle associazioni agricole di Tricase, Leverano, Casarano, Alezio, Taviano e Tuglie, nominando un commissario prefettizio per la fusione.
Il provvedimento, non ben visto dai quadri dirigenti locali, provocò tra il popolo la diffusa paura della stessa chiusura del consorzio tricasino. Tabacchine e cittadini (si dice circa 2mila persone) protestarono energicamente per strada, cercando di entrare con violenza nel municipio. Le forze dell’ordine preposte spararono sulla folla. Cinque persone furono uccise, 26 arrestate. Era il 15 maggio 1935. La “rivolta di Tricase”, come è ricordata, bloccò il processo di accentramento a Lecce. La vita del Consorzio riprese e il 22 maggio del 1938 assunse ufficialmente, con la riforma dello statuto e con la modifica della ragione sociale, la denominazione di “Azienda Cooperativa Agricola Industriale del Capo di Leuca”.
In quegli anni lavoravano per il Consorzio tricasino circa 500 agricoltori che coltivavano ogni anno 18 milioni di piante di tabacco. I magazzini di Tricase e Specchia occupavano ogni giorno 400 operaie.
L’ACAIT si dotò di un asilo nido per i figli delle operaie, di un ambulatorio medico, di impianti igienici a norma e istituì premi di nuzialità, cioè indennità per le nozze dei dipendenti, e sussidi per malattie. Inoltre contribuì economicamente (1937) per l’istituzione della prima scuola media statale di Tricase.
Il ruolo sociale, oltre che economico, dell’ACAIT continuò dopo il secondo conflitto mondiale.
Nel 1952 donò il suolo per far edificare la “Casa della Madre e del Bambino” e nel 1956 costituì la S. E. A. T. (Società Esercizio Autotrasporti Tricase). Inoltre provvide alla vendita di gas liquido, al commercio di elettrodomestici, alla fabbricazione del ghiaccio. Era in realtà economicamente solida e sembrava destinata ad un ampliamento di largo respiro.
L’INIZIO DELLA FINE
Con gli anni ’60 lo scenario iniziò a mutare. Si abbassarono i prezzi corrisposti dal monopolio e molte piante di tabacco furono colpite dalla peronospora tabagina che ne ridusse la produzione. Lo scenario sociale mutava e non si elaborò una strategia economica conseguente.
Il bilancio finanziario cominciò ad andare sempre più in passivo, tanto da indurre nei primissimi anni ’90 alla vendita di alcuni terreni di proprietà dell’ACAIT per cercare di sanare i debiti. Ma era ormai troppo tardi.
Il 20 novembre 1995 il decreto ministeriale decise la liquidazione coatta.
Era la fine di una istituzione che per decenni non solo era stato il vanto della Città ma aveva garantito la vita economica di tante famiglie. La fine dell’azienda fu vissuta dolorosamente. Nei primi anni del nuovo secolo l’Amministrazione Comunale, nella prospettiva della creazione di un grande centro per migliorare la vita pubblica, decise di acquistare la grande struttura. L’acquisto si ebbe il 21 luglio 2003.
I progetti di dare una nuova vita al complesso tuttavia non si concretizzarono e tutto fu lasciato allo scorrere del tempo, senza interventi adeguati di salvaguardia degli immobili.
Il 21 febbraio del 2018, a causa delle forti piogge penetrate nelle muraglie, cedette il lato sud della struttura.
Il crollo del tetto ovviamente trascinò al suolo l’impianto fotovoltaico installato sul solaio, come crollarono altre pareti. Altri crolli si ebbero successivamente.
Il disastro del 2018 può essere visto come l’effettiva drammatica conclusione di una vicenda che era sorta più di un secolo prima e che aveva garantito il sostentamento di tanti lavoratori e la fortuna dei dirigenti.
Nei primi del Novecento la coltivazione e la produzione del tabacco divenne la principale fonte economica del Basso Salento.
Né si cercò di valorizzare in maniera industriale le altre risorse storiche, dall’olio al vino, che potevano arrecare un consistente successo qualitativo e quantitativo. I più anziani ricordano assai bene il lavorio di tante famiglie contadine. Dopo aver destinato parte della campagna alla semina, la raccolta delle foglie di tabacco avveniva di solito all’alba. Portate a casa, genitori e figli sedevano in cerchio e iniziava la ’nfilatura, cioè le foglie erano infilate a dei fili, che venivano appesi ai telai e quindi essiccati al sole. Appena pronto, il tabacco era consegnato alla Manifattura te lu tabbaccu in casse di legno coperte da teli in juta.
Una sorta di rito che si ripeteva ogni anno e che garantiva il sostentamento. Sotto tale profilo, l’ACAIT può essere vista come l’approdo di tante fatiche che si svolgevano non solo all’interno della struttura ma nell’intero complesso cittadino.
Il Principe Pietro Giovanni Battista Gallone
Alfredo Codacci Pisanelli
Il Duca di Salve Antonio Winspeare
Il Libro dei Soci del 1904
Attualità
Scuola Smart al Comprensivo “Pascoli” di Tricase: “Più dinamici e inclusivi”
Grazie ad una donazione dalla Fondazione Pietro De Francesco, l’Istituto Comprensivo Pascoli di Tricase ha allestito un innovativo ambiente collaborativo plurifunzionale.
Attualità
Dal Salento spicca il volo “Il sogno di Flip”
Un albo illustrato per parlare ai bambini di inclusività e fiducia in sé, toccando il tema del bullismo
“Il sogno di Flip” è l’albo illustrato, con testi e disegni di Alessia Urso, illustratrice e grafica di Marittima, pubblicato da Curcio Editore.
Ambientata al Polo Nord, la storia racconta di Flip, un piccolo elfo con una disabilità che sogna di lavorare nella fabbrica di Babbo Natale.
Dopo un episodio di bullismo, grazie alla creatività e all’incontro con un’amica speciale, Flip trova la forza di non arrendersi e costruisce un braccio artificiale che diventa simbolo di riscatto e fiducia in sé. Un racconto dolce e luminoso che parla ai bambini di coraggio, amicizia e inclusione. Disponibile su Amazon
Attualità
Presentato il calendario della Polizia locale contro la violenza di genere
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela…
Lo speciale calendario della Polizia Locale di Nardò per il 2026 è dedicato al tema del contrasto alla violenza di genere.
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela. Ci sono, tra le altre cose, un paio di scarpette rosse sul suolo di piazza Salandra, una foto di gruppo delle agenti del Comando di via Crispi, la panchina rossa.
Dietro queste immagini c’è il lavoro quotidiano della Polizia Locale, che con dedizione e sensibilità opera per garantire sicurezza e dignità ai cittadini e ovviamente anche a tutte le donne.
Questa mattina il comandante Cosimo Tarantino ha presentato il calendario nella sede di via Crispi, consegnando una copia al consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione e all’assessora con delega alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni. Presenti anche la consigliera Daniela Bove e la vice comandante Simona Bonsegna.
“Questo calendario – ha detto il comandante Cosimo Tarantino – è un messaggio di coraggio e speranza. Pensiamo che ognuno di noi debba fare la propria parte nel contrasto alla violenza di genere, la Polizia Locale ha ritenuto quest’anno di utilizzare il calendario come importante veicolo divulgativo per sensibilizzare tutti. È importante non abbassare mai la guardia”.
“Questo è un tema che interessa singoli, famiglie e istituzioni – ha aggiunto il consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione – e ognuno deve affrontarlo nei limiti del proprio ruolo e delle proprie possibilità. Questo calendario è uno strumento istituzionale, ma stavolta anche un segno tangibile di vicinanza nei confronti dei cittadini e di tutte le donne”.
“Ringrazio il Corpo di Polizia Locale – ha detto ancora l’assessora alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni – per questa iniziativa di estrema sensibilità e responsabilità. Avere a casa questo calendario ci ricorda ogni giorno che il contrasto alla violenza di genere non può e non deve essere una battaglia episodica, ma costante e generalizzata”.
Dalla prima edizione del calendario della Polizia Locale di Nardò sono passati ormai 24 anni, dedicata all’epoca alla sicurezza stradale e arricchita dai disegni sul tema degli studenti delle scuole primarie. Questa edizione, invece, arriva nell’anno (il 2026) che celebra i 160 anni della Polizia Locale italiana.
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