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Attualità

“Casarano non è mafiosa”

Lo dicono anche i giudici, con buona pace di certo giornalismo o di certa politica terra terra che, per un po’ di click sulla propria pagina online, per un’ospitata in qualche trasmissione in tv o per qualche manciata di voti in più, per anni ha gettato fango su di un’intera comunità

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di Antonio Memmi


Credo che non ci sia nulla di più irritante della frase “io l’avevo detto”; dona immediatamente, a chi la pronuncia, quell’aurea di persona saccente ed antipatica… e poi è anche inutile perché delle previsioni fatte, la gente ricorda solo quelle sbagliate!


Eppure, alcune volte, malgrado le buone intenzioni, i fatti ti costringono in quella direzione.


Come quando leggi su qualche giornale (in piccolo e defilato): Casarano non è mafiosa e non è mai stata mafiosa.


A dirlo, da anni, non eravamo poi in tanti; per lungo tempo infatti (più nei social o nei consessi political-giornalistici o political-associazionistici che nelle strade e fra la gente comune) c’era un’aria di allarmismo e di vittimismo diffuso che, a chiare lettere, parlava di strade deserte per la paura di agguati, come se uscire la sera senza giubbotto antiproiettile mettesse a repentaglio la propria sicurezza.


Me li ricordo i servizi giornalistici di alcune tv locali, tagliati e cuciti ad arte per confezionare l’immagine di una città decadente e vittima delle peggiori organizzazioni mafiose; ricordo anche di prenotazioni di B&B disdette perché in rete Casarano veniva dipinto a tinte fosche; così come mi ricordo anche di brillanti carriere giornalistiche create e fondate sul vittimistico concetto del giornalismo di frontiera in una città ostile preda della mafia.


Poi invece accadeva che, parlando con la gente comune, e chiedendo loro: “Ma a Casarano sta mafia la percepite?”, ti elencavano tutti i problemi di cui era (ed è) vittima questa città (ed erano tanti ed ora sono molti di più) ma in questo elenco la mafia non c’era.


Sia inteso che, quel che in pochi dicevamo (ma che in tanti pensavano), non era certo la convinzione di vivere nel paese dei balocchi o il disconoscimento dei delitti, dell’omicidio di un capo clan o del traffico di droga: tutto ciò è storia, fatta di cose concrete e reali ma reputavamo fossero (secondo molti), degli atti criminosi riconducibili ad organizzazioni malavitose che riconoscevano sicuramente il proprio capo, che magari si alleavano o si scambiavano favori ma che erano un qualcosa di diverso dalla mafia e che quindi, e soprattutto, era oltremodo ingiusto apporre il timbro di mafiosa ad un’intera città ed ai suoi cittadini.

Adesso questi stessi concetti li ha dichiarati per iscritto anche la seconda sezione penale della Corte di Cassazione.


Al termine del processo a Tommaso Montedoro ed al suo clan, pubblicando le motivazioni della propria sentenza e riprendendo i concetti già espressi in “Mafia Capitale”, ha elencato i requisiti che rendono mafiosa una comunità, una città o un’organizzazione: essere organizzati in maniera tale che, venendo meno il capo, l’organizzazione stessa abbia la capacità di proseguire; operare in un territorio che riconosce l’autorità (ed il prestigio) dell’organizzazione, i cui abitanti ne temano la forza e che, di conseguenza, siano indotti a proteggerla con l’omertà.


Tutte caratteristiche queste, che a Casarano non c’erano.


Adesso lo dicono anche i giudici, con buona pace di certo giornalismo o di certa politica terra terra che, per un po’ di click sulla propria pagina online, per un’ospitata in qualche trasmissione in tv o per qualche manciata di voti in più, per anni ha gettato fango su di un’intera comunità.


Tutto bene quindi? Assolutamente no!

La droga era ed è una triste realtà ed insieme ad essa la gentaglia che la gestisce e deve essere combattuta con tutti i mezzi; e poi c’è l’usura (indotta spesso dalle banche ed alimentata o da alcune finanziarie) che è un cancro che porta alla disperazione e che vive nel segreto di più famiglie di quelle che si possano immaginare; poi ci sono le banche che ti tolgono la casa o che ti costringono al fallimento e che hanno fatto sicuramente più morti dei kalashnicov; e c’è la politica assente e distante dalle reali necessità, con il continuo furto di servizi essenziali perpetrato da parte di quella Regione che dovrebbe invece proteggerci.


I giudici hanno detto che a Casarano non c’è mafia ma se ripenso a queste ultime cose… forse si sbagliano!


Attualità

Casarano, l’Associazione Placemaking boccia i lavori in centro

Placemaking una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).

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di Antonio Memmi

Quando iniziarono lavori di Piazza San Domenico e giardini William Ingrosso a Casarano, il mondo era diverso: Trump non era stato ancora rieletto, non era ancora cominciato il conflitto israelo-palestinese e chat GBT era riservata a pochi eletti. 

Si sa: i lavori pubblici non finiscono, entrano nella leggenda.

In un modo o nell’altro però, fra imprecazioni dei cittadini ed esercizi commerciali chiusi (anche) per l’impossibilità di raggiungerli, pare che almeno i primi abbiano trovato una conclusione. Tutti quindi contenti? Assolutamente NO!

I commenti sui social si rincorrono fra coloro che ne parlano male (tanti) e coloro che vedono qualcosa di positivo (pochi) ma, come sempre accade sui social, la maggior parte dei commentatori non ha alcuna preparazione tecnico artistica per parlare ed il tutto rimane confinato nel gradimentopersonale.

L’Associazione Placemaking invece una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).

Nel documento, firmato dalla presidente arch. Loredana Manco, l’Associazione solleva una critica tecnica e civica, non politica, al metodo progettuale adottato e agli esiti degliinterventi. 

Il nodo centrale è l’assenza di una reale coprogettazione con i cittadini: le piazze, secondo l’associazione, non sono semplici superfici da pavimentare, ma luoghi sociali, storici e simbolici che richiedono ascolto e partecipazione autentica.

Viene ricordato come le normative nazionali ed europee, comprese quelle legate al PNRR, promuovano processi partecipativi strutturati e trasparenti, non consultazioni di facciata ed evidenzia inoltre che i fondi PNRR non sono “regali”, ma debito pubblico che graverà sulle future generazioni, rendendo ancora più necessaria una visione strategica di lungo periodo.

Secondo Placemaking Casarano, i due interventi si sono invece limitati a una riqualificazione estetica, senza creare nuove funzioni, opportunità sociali o sviluppo economico, e particolarmente critiche sono le valutazioni su Piazza Umberto I, dove la fontana viene definita un elemento puramente scenografico, e su Piazza San Domenico, giudicata invece priva di una logica urbana, mancando allineamenti, assi civici e gerarchie spaziali.

Un altro punto centrale è poi l’assenza quasi totale di verde, ritenuto un grave errore in termini di sostenibilità climatica e qualità dello spazio pubblico così come viene criticata anche la demolizione del bar storico, sostituito poi da un edificio anonimo, considerato uno strappo all’identità del luogo.

L’Associazione infine contesta le modifiche alla viabilità e la discrepanza tra il progetto realizzato e quello presentato, sottolineando come la piazza rischi di perdere il suo significato simbolico; il tutto porta quindi verso una conclusione che è una bocciatura netta: le critiche, aggiunge, non sono un attacco politico, ma un atto di cittadinanza attiva.

E così, dopo anni in cui si attende l’inaugurazione più come una liberazione, si comprende come non sempre ciò che dura a lungo lascia il segno… qualche volta lascia solo domande.

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Attualità

I carabinieri portano la magia del Natale in reparto

L’iniziativa ha coinvolto in particolare i piccoli pazienti dei reparti di Oncologia, Chirurgia, Reumatologia, Immunologia e Pediatria Generale…

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Un gesto che scalda i cuori in pieno periodo natalizio: i Carabinieri di Lecce hanno portato la magia delle feste nel Reparto di Pediatria dell’Ospedale “Vito Fazzi”, donando giocattoli e materiale didattico ai bambini ricoverati. 

L’iniziativa ha coinvolto in particolare i piccoli pazienti dei reparti di Oncologia, Chirurgia, Reumatologia, Immunologia e Pediatria Generale, dove opera con dedizione Suor Alessandra Notaro.

Grazie alla preziosa collaborazione della dott.ssa Roberta Tornese e della direzione sanitaria, l’evento è stato accolto con grande entusiasmo da grandi e piccini. 

Presenti i responsabili dei reparti – tra cui la dott.ssa Assunta Tornesello, la dott.ssa Lucia Russo e la dott.ssa Adele Civino, oltre ad una folta rappresentanza di operatori sanitari.

I militari, in veste di Babbo Natale, hanno testimoniato l’attenzione costante dell’Arma verso i più piccoli, augurando a ciascun bambino di vincere la propria battaglia contro la malattia. Questo impegno va oltre le attività istituzionali di tutela e sicurezza, rafforzando il legame con il territorio attraverso gesti di prossimità verso le fasce più fragili.

Dal Comando dei Carabinieri si sottolinea come la sinergia tra Arma e personale sanitario trasformi l’ospedale in un luogo di speranza e solidarietà autentica, dimostrando il valore della vicinanza umana nelle azioni quotidiane.

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Aradeo

Serie di misure della Polizia: tra fogli di via, truffa nei confronti di anziani e rissa

Sono state allertate le forze di Polizia e sul posto sono arrivati gli agenti del Commissariato di Galatina e i Carabinieri di Aradeo che hanno riscontrato evidenti segni della colluttazione, mentre il ferito veniva trasportato d’urgenza presso il pronto soccorso…

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Le attività di controllo del territorio della Polizia di Stato nella trascorsa settimana hanno dato luogo all’emissione di diverse misure di prevenzione 

I report dei controlli dell’ultima settimana della Polizia vedono l’emissione di diverse misure di prevenzione tra le quali: due ammonimenti del Questore, uno nei confronti di un 38enne e l’altro di un 34enne, entrambi per atti persecutori nei confronti delle rispettive ex-compagne;

Tre fogli di via obbligatori: uno per truffa aggravata e continuata in concorso in danno di anziani nei confronti di un 42 enne di Napoli che vieta di fare ritorno nel comune di Aradeo per tre anni; 

un altro di 3 anni nei confronti di un 44enne originario di Napoli per truffa aggravata in concorso che fingendosi un appartenente all’Arma dei Carabinieri, tentava insieme a un complice, una truffa in danno di anziani a Cursi; 

il terzo foglio di via vieta l’ingresso ad Uggiano la Chiesa per due anni ad un 23enne di Scorrano che, alla guida di un’auto sprovvisto di patente, non si fermava all’alt dei Carabinieri innescando una fuga che creava pericolo tra gli abitanti del predetto paese. 

Due Daspo: uno di tre anni nei confronti di un 47enne di Bagnolo del Salento e uno di due anni per un 17enne di Carovigno (Br) a seguito dei fatti occorsi durante l’incontro di calcio “Polis Bagnolo Vs Città di Carovigno” il 16 novembre u.s. disputatosi presso lo stadio comunale di Otranto, dove alcuni tifosi delle opposte tifoserie hanno dato luogo ad un pericoloso lancio di oggetti in cui una bottiglia in vetro si è infranta in direzione delle forze dell’ordine.

Inoltre è stato notificata un Dacur  per i fatti occorsi in un bar di Aradeo il 15 novembre u.s. quando nel locale si è verificata una violenta rissa tra alcuni avventori, scaturita da futili motivi riconducibili all’abuso di sostanze alcoliche. 

Durante l’alterco, uno dei soggetti coinvolti ha estratto un coltello colpendo al fianco sinistro un altro avventore, provocando una ferita con abbondante perdita di sangue.

Sono state allertate le forze di Polizia e sul posto sono arrivati gli agenti del Commissariato di Galatina e i Carabinieri di Aradeo che hanno riscontrato evidenti segni della colluttazione, mentre il ferito veniva trasportato d’urgenza presso il pronto soccorso.

Tutti i soggetti coinvolti risultano gravati da precedenti di polizia, incluso l’autore dell’accoltellamento, un 49enne del posto, deferito in stato di libertà per lesioni personali e porto illegale d’arma.

L’episodio, avvenuto in orario preserale in un locale aperto al pubblico, ha generato particolare allarme sociale, determinando una concreta minaccia all’ordine e alla sicurezza pubblica, per tali motivi l’autore dell’aggressione è stato colpito dalla misura di prevenzione del Dacur, che vieta al responsabile la frequentazione dell’esercizio commerciale teatro dei fatti, nonché di altri bar e locali pubblici situati nel centro abitato di Aradeo.

La Divisione Anticrimine della Questura di Lecce ha avviato una specifica istruttoria finalizzata all’adozione di ulteriori misure di prevenzione nei confronti di altri soggetti coinvolti nella rissa. 

Parallelamente, la Squadra Amministrativa della Questura ha avviato il procedimento per la sospensione, per dieci giorni, della licenza a carico del titolare del locale.

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