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Attualità

Intelligenza artificiale: «Né paura, né facili entusiasmi»

Intervista al Prof. Fabio Ciracì, direttore scientifico del Centro di ricerca Interdipartimentale in Digital Humanities dell’Università di Lecce: «Ecco perché l’intelligenza artificiale ci spaventa». Sul paventato timopre di perdita di posti di lavoro: Posti di lavoro. «Non dobbiamo avere paura che finisca il mestiere dello svegliatore come nel ’700. I tempi cambiano, dobbiamo ricercare nuovi mestieri che siano al passo con la nuova tecnologia». Il rischio: «È che il capitalismo possa servirsi di questa tecnologia per evolversi e trasformarsi nuovamente in uno strumento di dominio con l’arricchimento di pochi,  l’impoverimento di tanti e conseguente accentramento del potere…»

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di Giuseppe Cerfeda


Dopo aver sollevato la questione con una provocatoria intervista virtuale a Giuseppe Codacci Pisanelli, ministro salentino di metà Secolo scorso, in questo numero alimentiamo la discussione, ospitando il prof. Fabio Ciracì, direttore scientifico del Centro di ricerca Interdipartimentale in Digital Humanities dell’Università di Lecce.


Il Centro DH programma e coordina, attraverso competenze professionali differenti e da prospettive metodologiche e disciplinari diverse, progetti coordinati e condivisi, relativi ai fenomeni che hanno per oggetto le scienze dell’informazione, le tecnologie informatiche, oppure che ricorrano agli strumenti digitali e alla rete sul versante applicativo. Poggia sulla convinzione che le DH sono un’area di studi complessa e interdisciplinare, ancora tutta da definire e da indagare, che necessita di un approccio multilaterale ma che in ogni caso appartiene alla storia delle idee.


Di intelligenza artificiale e tutte le sue derivazioni se ne parla tanto e spesso senza cognizione di causa e, forse, anche per questo, ne abbiamo un po’ paura. Vogliamo spiegare in maniera semplice di cosa si tratta?


«Innanzitutto direi che non è un mostro. È una tecnologia piuttosto complessa che ha i suoi addentellati nella cultura informatica e viene chiamata cultura proprio perché è qualcosa di più vasto e complesso della semplice tecnologia. Possiamo dire, intanto, che ci fa un po’ paura in termini di intelligenza perché, fondamentalmente, noi umani ci siamo sempre visti come un’unicità nel creato. Riprendendo una tesi piuttosto nota di Luciano Floridi, filosofo italiano naturalizzato britannico che ha spiegato questo fenomeno, prima abbiamo pensato l’uomo al centro dell’universo, salvo poi capire che non è così; immaginavamo di essere una copula tra il cielo e la terra e, invece, Charles Darwin ci ha spiegato che siamo un animale evoluto; pensavamo di essere degli esseri perfettamente razionali, in realtà Sigmund Freud ci ha detto che non siamo nemmeno così tanto razionali. Ci era rimasta l’intelligenza come caratteristica specifica, poi è arrivato Alan Turing a spiegarci che l’intelligenza può essere anche quella delle macchine. A tutto ciò si aggiunga un’altra questione: pensavamo perlomeno di essere gli unici creativi. Queste nuove forme di intelligenza, invece, ci hanno tolto anche questa illusione. Con il termine “intelligenza” si definisce un comportamento e dovremmo sempre ricordarcelo. Se non riusciamo a distinguere se a risponderci sia una macchina o un essere umano, allora attribuiamo a quella macchina parimenti alla persona una certa intelligenza. Ed è la prima definizione che Turing ci offre, uscendo da ogni alambicco filosofico e senza lasciare spazi ad equivoci. Quando giudichiamo più o meno intelligente una persona, noi che facciamo? Mica studiamo la pet del suo cervello e come si attivano le parti corticali, giudichiamo semplicemente il suo comportamento. Quindi, parlando di intelligenza applicata ad internet ed alla tecnologia, diciamo che ci sono degli oggetti smart che si attivano in un ambiente evoluto e di alta tecnologia. Oggi in particolare se ne parla per le cosiddette “Narrow”, cioè le intelligenze con obiettivo; non siamo ancora giunti alle intelligenze artificiali vere e proprie. Tale evoluzione ci genera un certo timore perché ci ritroviamo di fronte al nostro doppio e questo un po’ ci inquieta perché non vorremmo essere spodestati. Non è una paura giustificata: sono “solo” degli strumenti che, nelle mani giuste, possono essere straordinari».


Possiamo dire, come per tutte le innovazioni, che non è tanto lo strumento in sé ad essere pericoloso ma l’uso che se ne fa?


«È vero ma c’è un “però”! Sappiamo, a partire da Marshall McLuhan (è stato un sociologo, filosofo, critico letterario e professore canadese, NdA), che tutti i media non sono neutrali e che il mezzo è il messaggio. Se dico una cosa alla radio ha un certo effetto se la dico in tv ne ha un altro. Dal punto di vista comunicativo la neutralità non esiste, d’altronde quello che si può fare ad esempio con lo smartphone in Paesi evoluti come il nostro, non si può fare in zone non coperte da ripetitori. Non c’è un’equa distribuzione e la tecnologia non è tutta uguale (infrarossi, fibre ottiche, 5G, ecc.). Quindi non è vero che gli strumenti sono neutrali, possono addirittura essere performanti e trasformativi perché cambiano le vite delle persone, le trasformano. Basti pensare a WhatsApp, le mail… Non cambiano solo i messaggi e la comunicazione, cambiano la vita e le relazioni sociali delle persone».


Sarà necessario che le persone vengano educate al corretto utilizzo di questa nuova tecnologia, a partire dalle scuole.


«L’istruzione è fondamentale. La scuola è lo snodo di conoscenza per la società ma non dobbiamo pensare che possa risolvere tutto. Altrimenti le attribuiremmo un compito troppo oneroso che da sola non può assolvere. L’interasi a queste tecnologie resta comunque fondamentale. Perché oggi, grazie all’intelligenza artificiale con obiettivo, abbiamo ad esempio la possibilità di fare lo screening di tumori al seno per i quali prima si comprendeva l’evoluzione all’incirca al 70%; oggi le intelligenze che vengono utilizzate al MIT permettono di vagliare il 98% di possibilità effettive di intervento. Ed hanno un’importantissima funzione preventiva. Quindi piuttosto che averne paura dobbiamo rendere queste tecnologie, che sono strumenti straordinari, abili e, soprattutto, orientate all’uomo e non contro di esso. L’eventuale pericolo dipende da chi detiene tali intelligenze. Quello che mi tranquillizza è il fatto che siccome è una tecnologia nata in maniera aperta, con tanti rami e rametti che si defilano in maniera molto diversa, è praticamente di dominio pubblico, perlomeno coinvolge tutti i grandi centri di ricerca. Tutto ciò ci dà la ponderata speranza che si diffonda in maniera tale da sottrarsi al monopolio. Ok se la tecnologia è gestita dagli Stati con dei governi democratici, guai se finisse in mano a pochi privati che potrebbero farne quel che vogliono per averne benefici esclusivi».


Quando parla di pericoli a cosa si riferisce in particolare?


«Alle possibili applicazioni. L’intelligenza artificiale ha la possibilità di essere utilizzata in tantissimi ambiti, risolvendo tanti problemi. Il pericolo, per come la vedo io, è sempre quello insidioso del capitalismo. Cioè che il capitalismo possa servirsi di questa tecnologia per evolversi e trasformarsi nuovamente in uno strumento di dominio con l’arricchimento di pochi e l’impoverimento di tanti e conseguente accentramento del potere. Si pensi negli anni ’70 Forbes contava 45mila ricchissimi al mondo, oggi si parla dei “Big Five”… Quindi il potere è sempre più accentrato a fronte di una popolazione mondiale che ha sfondato il muro degli otto miliardi. Resto dell’idea, però, che più che un rischio l’intelligenza artificiale possa diventare uno strumento per emanciparci».


Quali, quindi, le opportunità?


«Giusto, innanzitutto, premettere che non è una pozione magica né una lampada di Aladino. L’intelligenza artificiale, detto in maniera semplice, è fatta di algoritmi, viene programmata ed esercitata attraverso delle batterie e noi la istruiamo affinché abbia una sorta di forma mentis. Quindi bisogna studiare per creare certe cose. Si potrebbero sviluppare davvero tanti posti di lavoro per persone che se ne possano occupare. A meno che non si abbia ancora tanta paura che finisca il mestiere dello svegliatore (la cui mansione era destare le persone addormentate in modo da permettere loro di giungere per tempo al lavoro, NdA) come accadeva alla fine del ’700 e all’inizio dell’800. I tempi cambiano e noi dobbiamo ricercare nuovi mestieri che siano al passo con la nuova tecnologia».


Quindi sarebbe ingiustificato il timore diffuso che siano a rischio tanti posti di lavoro?


«Se ne perderanno ma la cosa sarà bilanciata e forse anche superata dai nuovi posti di lavoro che si creeranno. Semplicemente si cambia. Il problema è che noi umani non siamo in grado di adeguarci alla velocità con cui cambia la tecnologia. Tecnologia che definiamo buona quando i vantaggi sono superiori agli svantaggi. In questo caso, visto che è facilmente accessibile almeno per il suo utilizzo, la si può declinare in molteplici forme operative. Lo stiamo già vedendo, può diventare strumento per nuove forme di arte; divenire formidabile per la medicina («per capacità e potenza di calcolo, ad esempio, permette di trovare nuovi aminoacidi ed oggi si stanno studiando vaccini contro virus antichi come lo “Zoster”, il “Fuoco di Sant’Antonio”»); in ambito ingegneristico offre la possibilità di poter progettare una città dal punto di vista strutturale in maniera che possa essere ecosostenibile. Proprio l’ecosostenibilità è la parola chiave perché questa tecnologia possa essere o meno utile. Se, da un lato può essere utilizzata per la sostenibilità, quanto può essere sostenibile la stessa tecnologia? Non bisogna dimenticare che ci sono dei computer che si riscaldano, utilizzano server, data server e quindi hanno anche un costo energetico».


Stiamo entrando nell’era dell’intelligenza artificiale ma non ci siamo ancora del tutto dentro. Quanto tempo ci vorrà perché sia di utilizzo comune?

«Dipende dall’intelligenza artificiale alla quale ci riferiamo. Di semplici Chatbot che rispondono, come quelli delle compagnie telefoniche, ne facciamo già largo uso da tempo. Se, invece, intendiamo per intelligenza artificiale quella che si sviluppa da Chatbot, è ancora in evoluzione. Impossibile dire quanto ci vorrà. Si può dire che si stanno creando intelligenze artificiali antagoniste (Bing contro Chatbot, ecc.) con le varie aziende mondiali che si fanno concorrenza. Questo alimenta il conflitto e il confronto, che finiscono col migliorare le performance delle intelligenze stesse perché sbagliano, si correggono e quindi migliorano. L’errore, che è alla base di ogni scienza perché confuta qualsiasi ipotesi, diventa anche nella macchina uno strumento di emancipazione e di evoluzione della specie. Sulla tempistica non saprei esprimermi. Quel che vedo è forse troppo entusiasmo e l’entusiasmo e la scienza vanno bene fino ad un certo punto. Come diceva Umberto Eco non bisogna essere né apocalittici né integrali. Gli apocalittici stoppano la scienza come già avvenuto con l’intelligenza artificiale («c’è stato un periodo in cui si pensava fosse un vicolo cieco e questo ha fermato le sovvenzioni alle ricerche»); gli integrati, quelli che credono al Santo Graal, alla soluzione di ogni problema, sono un po’ troppo entusiasti e rischiano di fare confusione».


Di cosa vi occupate al Centro di Ricerca Interdipartimentale in Digital Humanities di UniSalento?


«Di tutto quello che ha che fare con le discipline umanistiche e si interseca sia con le applicazioni che con i saperi della scienza dell’informazione.


Il Centro si occupa di studiare la filosofia dell’informazione con tutto quello che riguarda il problema delle fonti scientifiche in ambiente digitale, le fake news, ecc.


Abbiamo dei progetti in ambito etico che abbracciano tutte le ricadute nel processo applicativo di queste tecnologie.


Poi seguiamo altre due piste: una incentrata sui contenuti, sul cinema e sulle arti performative; l’altra diretta all’informatica testuale che è un’applicazione molto specifica che serve a produrre delle buone edizioni digitali, oggi strumento fondamentale per i ricercatori.


Il nostro è un gruppo nutrito di persone che lavorano con dei sottogruppi che sono altrettanto importanti».


A proposito di ricadute etiche quali sono quelle dell’intelligenza artificiale?


«Sono tante, a partire dalla questione della privacy, anche se già postiamo tranquillamente tutto di noi, senza pensare che ciò che finisce online, li resterà per sempre. L’etica non ha mai a che fare solo con i singoli soggetti ma con le società, con più individui: quando un comportamento diffuso diventa impattivo, può cambiare molto».


Faccia un esempio.


«Qualcuno sostiene che il bullismo a scuola ci sia sempre stato. Nel passato, però, se accadeva qualcosa di spiacevole, moriva nella stessa comunità e rimaneva presente solo nella memoria di un piccolo gruppo. Internet non dimentica e non cancella ed è per quello che ha un peso così oneroso, così pesante, dal punto di vista esistenziale per le persone. Su internet non c’è oblio! Quel che ci mette in imbarazzo è la difficoltà a porre un paletto, una distanza, tra la memoria effettiva della realtà e per esempio i fake. Se qualcuno si sognasse di realizzare un deepfake (foto, video e audio creati grazie a software di intelligenza artificiale) con Joe Biden che dichiara guerra a qualche Stato, ciò potrebbe essere molto impattante perché qualcun altro, dall’altra parte del mondo, potrebbe anche lanciare un missile prima di scoprire che sia una fake».


In definitiva che atteggiamento dovrà avere chi ci legge di fronte alla diffusione dell’intelligenza artificiale?


«Porsi di fronte a queste trasformazioni della tecnologia come fossero delle trasformazioni di carattere culturale. Non sono mai soltanto tecnologiche, mediche o sociali ma hanno a che fare con l’uomo nel suo intiero, nella sua totalità. Capire ciò è fondamentale perché ci evita di rapportarci alla tecnologia come qualcosa di lontano ed evita facili entusiasmi ed inutili paure. L’ideale sarebbe un rapporto critico con la tecnologia, cercando in essa gli aspetti migliori, che sono gli strumenti di emancipazione per l’uomo e per il pianeta che abitiamo».


 


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Come sarà il tempo a Natale?

Il passaggio di questa perturbazione innescherà una circolazione depressionaria tra l’Iberia e il Nord Africa che nel corso del fine settimana si avvicinerà alle nostre regioni meridionali…

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PRIMA INTENSA PERTURBAZIONE IN ARRIVO, RISCHIO FORTE MALTEMPO MARTEDI’ –

“L’anticiclone, responsabile di clima molto mite, stabilità atmosferica ma anche nubi basse, nebbie e qualità dell’aria scadente in molte zone dello Stivale, già nel corso di lunedì inizierà a indebolirsi da Ovest, stante l’ingresso di una nuova intensa perturbazione.” Lo conferma il meteorologo di 3bmeteo.com Manuel Mazzoleni, che spiega: “Quest’ultima già entro sera porterà un peggioramento su Sardegna, medio-alto versante tirrenico e parte del Nordovest. Ma sarà martedì che interesserà in maniera decisa lo Stivale con fenomeni anche di forte intensità tra Nordovest, versante Tirrenico, Sicilia e Ioniche meridionali, con accumuli localmente anche oltre i 60/70mm e rischio nubifragi su Liguria di Levante e Toscana occidentale.”

“Oltre alla pioggia la neve tornerà a interessare le Alpi centro-occidentali, mediamente oltre gli 800-1100m, a tratti sin verso i 300/500m sul basso Piemonte e sull’entroterra ligure di Ponente con il ritorno della dama bianca anche a Cuneo. Il tutto sarà accompagnato da forti venti di Libeccio/Scirocco che spazzeranno buona parte dei nostri mari con rischio mareggiate su Liguria, medio-alto versante Tirrenico, Sicilia meridionale e sui versanti ionici.

Tra mercoledì e giovedì la perturbazione tenderà gradualmente ad allontanarsi, favorendo un lento e graduale miglioramento che, tuttavia, non durerà molto.”

DEPRESSIONI IN ARRIVO NEL PROSSIMO WEEKEND

“Il passaggio di questa perturbazione innescherà una circolazione depressionaria tra l’Iberia e il Nord Africa che nel corso del fine settimana si avvicinerà alle nostre regioni meridionali, sospinta da una nuova intensa perturbazione in avvicinamento dall’Europa nordoccidentale. L’azione congiunta dei due sistemi porterà così venerdì un nuovo peggioramento tra Isole Maggiori ed Estremo Sud.

Nel corso del fine settimana, pur con le dovute incertezze dettate dalla distanza temporale, il peggioramento si farà strada al Sud, sulle regioni tirreniche e al Nordovest, mentre rimarranno ancora ai margini del peggioramento il Nordest e le regioni adriatiche.”

SETTIMANA SANTA ANCORA INCERTA, MA CON RISCHIO MALTEMPO E NEVE A MEDIO-BASSA QUOTA

“La tendenza vede così un nuovo probabile peggioramento del tempo a inizio della settimana che ci traghetterà al Santo Natale. Tra lunedì e martedì il maltempo dovrebbe coinvolgere tutto lo Stivale con fenomeni localmente ancora intensi e nevicate sui settori alpini a quote medio-alte, mentre la Vigilia potrebbe vedere ancora locale maltempo al Centro-Sud e all’estremo Nordest”, precisa il meteorologo di 3bmeteo: “Da Natale in poi la situazione resta ancora molto incerta. Tuttavia i modelli intravedono l’irruzione di correnti più fredde dall’Europa nordorientale, convogliate sullo Stivale da un robusto anticiclone in rinforzo sui Paesi scandinavi. La seconda parte della settimana di Natale potrebbe così presentarsi a tratti ancora instabile e via via più fredda, con temperature che torneranno sotto le medie del periodo, in particolar modo al Nord, dove la neve potrebbe spingersi sino a quote collinari o localmente anche più in basso.” conclude Mazzoleni di 3bmeteo.

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Ferrovie dello Stato, restyling per le stazioni. Ma il viaggio resta lo stesso?

A Tricase, Maglie, Zollino e Casarano, restauro delle facciate, rinnovo di sale d’attesa e bagni, nuovi sottopassi pedonali, pensiline e banchine intermodali collegate a parcheggi di scambio. Ma le esigenze son cambiate: non si può sperare che i salentini tornino in massa a prendere il treno se, da Gagliano del Capo, per arrivare a Lecce, ci impiegheremo ancora due ore…

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di Giuseppe Cerfeda

Partiti in Puglia i lavori per la trasformazione di venti stazioni del network Fse (Ferrovie del Sud est) in hub intermodali.

Si migliorerà l’accessibilità delle stazioni attraverso l’innalzamento dei marciapiedi, l’eliminazione delle barriere architettoniche, la realizzazione di sottopassi di stazione ciclopedonali, l’adeguamento dei percorsi per ipovedenti, la segnaletica, la sistemazione a verde, l’arredo urbano, l’illuminazione e la videosorveglianza.

Si tratta di interventi volti a potenziare i servizi di interscambio attraverso la riqualificazione dei piazzali antistanti e la realizzazione di parcheggi per i bus, parcheggi per auto private e velostazioni di interscambio, corsie kiss and ride (area di sosta breve e veloce) e percorsi pedonali.

Tutti gli interventi finanziati per oltre 600 milioni di euro, di cui 400 a valere sul Pnrr, per ammodernare la rete e migliorare il servizio, per un trasporto ferroviario sicuro e sostenibile.

Lavori tutti non rinviabili, per lo più da realizzare entro giugno 2026, proprio perchè finanziati con il Pnrr.

MA NON CHIAMATELA SVOLTA

Ad un moderno servizio di trasporto, i viaggiatori, con una serie di esigenze in continua evoluzione, chiedono cose che vanno oltre la semplice consegna da un posto a un altro.

Soprattutto noi salentini abbiamo (avremmo) richieste ben diverse da quello che è stato il servizio su rotaia che Ferrovie Sud Est e Ferrovie dello Stato sono riusciti a fornirci fino a ora.

Per tanto tempo abbiamo immaginato, sognato, ascoltato proposte in campagne elettorali, su una metropolitana di superficie che unisse in modo efficace tutte le località della provincia, agevolando gli spostamenti dei turisti e svuotando le strade dalle auto con l’immediata conseguenza di meno rischi per chi viaggia e meno inquinamento.

Siamo nel 2025, da ragazzini immaginavamo che in quest’epoca ci saremmo spostati con delle automobili volanti; invece, ci tocca fare ancora i conti con la… Littorina.

Restano un’utopia le esigenze fondamentali per com’è concepito ai nostri tempi il servizio di trasporto pubblico: velocità e affidabilità; esperienza digitale fluida, quindi interazione con il servizio, dalla prenotazione alla gestione di eventuali problemi, devono essere semplici, intuitivi e accessibili tramite canali digitali efficienti; sostenibilità, vista la crescente (e giusta) attenzione all’impatto ambientale; una comunicazione proattiva che informi gli utenti su eventuali ritardi o problemi in modo tempestivo, spesso tramite notifiche push o SMS, prima ancora che il cliente debba informarsi da solo; costi trasparenti.

Soprattutto, non si può sperare che si torni in massa a prendere il treno se, da Gagliano del Capo, per arrivare a Lecce, ci impiegheremo ancora due ore.  Quindi tutti gli abbellimenti che giungeranno serviranno a poco.

Se non si troveranno soluzioni efficaci, continueremo a ricordarci dell’esistenza dei trenini solo quando, fermi in auto al passaggio al livello, li vedremo passare ancora desolatamente vuoti.

Per intenderci, giusto che le stazioni siano dotate di sottopassaggi per transitare da un binario all’altro, ma era giusto già negli anni ’80 del secolo scorso! Oggi è lapalissiano! Ci sono ben altre esigenze.

IN PROVINCIA DI LECCE

Comunque abbiamo chiesto lumi a Ferrovie dello Stato Italiane sui lavori in corso nella nostra provincia.

Le stazioni di Otranto, Gallipoli, Tricase, Casarano, Maglie e Zollino, si apprestano a diventare hub intermodali accessibili a tutti e connessi al tessuto urbano circostante grazie a nuovi parcheggi di interscambio.

Nelle stazioni di Tricase, Maglie, Zollino e Casarano sono in corso il restauro delle facciate, il rinnovo delle sale d’attesa e dei bagni di stazione, la realizzazione di sottopassi pedonali, nuove pensiline, la creazione di banchine intermodali collegate a parcheggi di scambio (hub intermodali) dotati di posti per auto, moto e biciclette.

Grande attenzione è riservata all’accessibilità.

Grazie all’innalzamento dei marciapiedi di stazione per facilitare l’ingresso e l’uscita dal treno, all’eliminazione delle barriere architettoniche e all’adeguamento dei percorsi per ipovedenti con inserimento di mappe tattili, le stazioni diventano accessibili a tutti.

A OTRANTO

Ferrovie del Sud Est ha completato il restauro della facciata di stazione.

Sono in corso i lavori nella zona intermodale e sulle banchine.

A GALLIPOLI

Completato il restauro della facciata di stazione.

Completate anche le banchine e montate le pensiline.

Sono in corso i lavori nella zona intermodale.

GLI ALTRI LAVORI

Sono stati avviati anche i cantieri nel Salento per l’installazione del sistema Ertms (sistema di gestione, controllo e protezione del traffico ferroviario e relativo segnalamento a bordo) sulla tratta Novoli-Zollino-Galatina e quelli di elettrificazione della linea Bari-Putignano (via Conversano).

Proseguono, infine, i lavori di elettrificazione della linea Zollino-Gagliano del Capo.

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“Maratona della Salute”, protagonisti i medici con 50 anni di laurea

La cerimonia in programma domani, 15 dicembre, alle 20.30, al Teatro Apollo di Lecce…

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Gli eventi 2025 legati alla “Maratona della Salute” giungono al culmine con la cerimonia in programma domani, 15 dicembre, alle 20.30, al Teatro Apollo di Lecce, che vedrà protagonisti i medici che hanno raggiunto i 50 anni dalla laurea, i nuovi iscritti all’Ordine, le scuole e le istituzioni che hanno condiviso un percorso di sensibilizzazione collettiva sui temi della prevenzione, della salute e dei corretti stili di vita.

L’iniziativa è promossa dall’Ordine dei Medici-Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Lecce, che attraverso la “Maratona della Salute” ha costruito una rete territoriale capace di coinvolgere enti, università, istituzioni sanitarie, associazioni di volontariato e realtà culturali. Tra i partner del progetto figurano UniSalento, Asl Lecce, OPI Lecce, Comune e Provincia di Lecce, Accademia di Belle Arti di Lecce, Croce Rossa ItalianaComitato di Lecce, Cittadinanzattiva Gallipoli e Casarano.

Nel corso della serata saranno premiati i licei Banzi e Palmieri di Lecce, che hanno realizzato video dedicati agli eventi e ai messaggi della Maratona della Salute, contribuendo a diffondere tra i giovani la cultura della prevenzione. Un riconoscimento speciale sarà inoltre conferito all’Unione Sportiva Lecce per la sensibilità dimostrata nell’aderire alla campagna dell’Ordine contro la violenza nei confronti dei medici e degli operatori sanitari.

La cerimonia sarà arricchita da momenti di spettacolo con Andrea Baccassino, I Cantori di Ippocrate e il Jab Quartet, e sarà condotta dalla giornalista Daniela Panzera. 

«Questo appuntamento – dichiara il presidente dell’Ordine dei Medici di Lecce, Antonio Giovanni De Maria – rappresenta un momento di grande valore simbolico e umano. Celebriamo i colleghi che hanno dedicato una vita intera alla professione medica, accogliamo i giovani che oggi scelgono di intraprendere questo percorso e ribadiamo il ruolo sociale del medico come presidio di fiducia e prossimità. La “Maratona della Salute”, che si concluderà a ottobre 2026 ha dimostrato che la tutela della salute deve diventare un obiettivo condiviso, costruito insieme alle istituzioni, al mondo della scuola, dello sport e del volontariato».

Il presidente conclude: «In un momento storico complesso, in cui i medici sono sempre più esposti a tensioni e aggressioni, riaffermiamo il valore della relazione medico-paziente e del rispetto reciproco come fondamento del sistema sanitario. La risposta del territorio ci incoraggia a proseguire su questa strada, investendo nella prevenzione, nella cultura della salute e nella partecipazione attiva dei cittadini». 

La cerimonia conclusiva della “Maratona della Salute” vuole essere anche un momento di restituzione alla comunità di quanto realizzato nel corso dei mesi, attraverso incontri pubblici, attività divulgative, iniziative sportive e culturali. Un percorso che ha rafforzato il dialogo tra professionisti sanitari e cittadini, promuovendo consapevolezza, responsabilità e partecipazione, con l’obiettivo di rendere la prevenzione un valore quotidiano e condiviso.

L’evento al Teatro Apollo intende così celebrare non solo l’eccellenza professionale, ma anche il senso di comunità e la collaborazione tra istituzioni, scuola e società civile, elementi indispensabili per una sanità più vicina alle persone e attenta ai bisogni emergenti del territorio salentino. Oggi e domani. Sempre.

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