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Sempre troppe le vittime della strada

Eva Ruggeri (Associazione Vittime della Strada). “Le nostre strade provinciali sono spesso strette e dissestate e soprattutto costeggiate da incroci a raso e prive di guard rail”

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Educazione stradale, introduzione dell’omicidio stradale e dell’ergastolo della patente, strade sicure. Ne abbiamo parlato con Eva Ruggeri, dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada.


Eva Ruggeri

Eva Ruggeri


Lei stessa colpita negli affetti più cari da un maledetto incidente: “Ho perso mio fratello Alessandro in un incidente stradale, aveva solo 22 anni. Quella domenica pomeriggio, dopo un lieve impatto con un’altra auto, è finito contro un albero di ulivo su una strada provinciale. Prima di quel giorno per me gli incidenti erano titoli di giornali, notizie ascoltate distrattamente in tv, rabbrividendo soltanto un attimo pensando alla dinamica. Ma da quel momento il mio approccio è radicalmente cambiato e non ho potuto fare a meno di attivarmi per dare sostegno ai familiari delle vittime, fare informazione e prevenzione. Ho subito contattato l’Aifvs, che da oltre 10 anni opera su tutto il territorio nazionale, e aperto una sede a Maglie”.


È in fase di approvazione (dopo il Parlamento dovrà passare al Senato) la riforma del codice della strada. Finalmente passano i concetti di omicidio stradale ed ergastolo della patente. Soddisfatta o si poteva fare di più?


La nostra è una associazione di familiari di vittime, persone che hanno vissuto sulla propria pelle le conseguenze devastanti che ogni incidente mortale porta con sé. Da anni ci battiamo per una legislazione che, come già accade in altri Paesi europei, consideri le condotte di guida dissennate come comportamenti socialmente pericolosi, e preveda sanzioni adeguate. La nostra richiesta non deriva soltanto da un’esigenza di giustizia nel ricordo dei nostri cari, spesso mortificato da sentenze scandalose, ma è innanzitutto legata al nostro bisogno di prevenzione: proprio noi che affrontiamo giornalmente un cammino di dolore a seguito della perdita di una persona cara, vorremmo scongiurare il verificarsi di altri incidenti che distruggono vite umane  e interi contesti familiari. Leggi e sentenze adeguate contribuirebbero a creare una nuova cultura della strada e la consapevolezza che guidare sotto l’effetto di alcol o droghe, o comunque tenere condotte di guida pericolose, può distruggere non solo la vita della vittima ma anche quella di chi è, a tutti gli effetti, un omicida stradale”.


Tra le altre vostre attività voi supportate i familiari delle vittime della strada. In che modo?


AIFVSIl nostro supporto è innanzitutto morale e psicologico. Si crea una grande empatia tra persone che hanno subito lo stesso tipo di lutto, e come già accade in molte sedi della nostra associazione sparse in tutta Italia ci stiamo attivando per organizzare anche a Maglie un gruppo di auto mutuo aiuto un cui i familiari possono incontrarsi periodicamente per confrontare le proprie esperienze e darsi reciproco conforto. Forniamo poi assistenza legale tramite avvocati convenzionati, e siamo l’unica associazione legittimata a costituirsi parte civile nei processi penali legati a condotte stradali. In quella sede al centro del processo è sempre l’imputato, e la vita stroncata della vittima passa in secondo piano, così come l’enorme vuoto lasciato all’interno di un contesto familiare completamente distrutto. La presenza dell’Aifvs nel processo riporta al centro la presenza delle vittime e anche l’interesse della collettività ad avere strade più sicure”.

Cosa fa, invece, lo Stato per le famiglie colpite da un lutto?


E’ completamente assente! Le famiglie e soprattutto i superstiti di incidenti, gravemente disabili, affrontano da soli un percorso di dolore infinito. Per loro purtroppo non si può più fare molto: occorre puntare sulla prevenzione


Prevenzione e informazione. A che punto siamo?


Le campagne di sensibilizzazione, da sole, non servono a molto, se non sono accompagnate da controlli serrati sulle strade e poi da pene congrue e soprattutto certe. Ad uccidere per strada non sono soltanto i neopatentati ubriachi il sabato sera: si muore a tutte le ore e a causare un incidente è in genere un atteggiamento distratto di guida e legato alla velocità eccessiva, spesso proprio sulle strade che si percorrono quotidianamente. Per questo lavoriamo sulla consapevolezza: dobbiamo renderci conto che guidare un’auto o una moto vuol dire ritrovarsi un’arma tra le mani. Rendiamoci conto che, purtroppo, gli incidenti gravi non capitano sempre e solo agli altri”.

Sicurezza vuol dire anche strade decenti. Nel Salento una vera rarità…


Il territorio salentino è molto vasto, e le strade su cui sarebbe urgente intervenire sono tantissime. Si fanno i conti con un volume di traffico enorme e, dall’altra parte, coi continui tagli delle somme destinate alle infrastrutture. Le nostre strade provinciali sono spesso strette e dissestate e soprattutto costeggiate da incroci a raso e prive di guard rail. Non a caso statisticamente è proprio lì che si verifica il maggior numero di incidenti mortali: occorrerebbe intraprendere una attenta e scrupolosa attività di monitoraggio, per accelerare gli interventi almeno sui tratti in cui il tasso di incidentalità è molto alto. Siamo felici che la Puglia possa vantarsi di essere stata la prima regione in Europa a dotarsi di una legislazione a tutela degli ulivi secolari, ma ci piacerebbe che, rispetto alle tematiche legate alla tutela del paesaggio, quelle legate alla sicurezza delle strade fossero prioritarie. Invece la nostra provincia continua ad essere purtroppo un fanalino di coda per quanto riguarda gli incidenti e soprattutto gli incidenti mortali, e questo fenomeno andrebbe certamente approfondito ed arginato, ad esempio con un monitoraggio attento e coordinato a livello regionale, di cui al momento non c’è traccia”.

“SS 275 necessaria e urgente


“SS 275 necessaria e urgente”


Da 30 anni si litiga sulla realizzazione della SS 275 Maglie-Leuca senza che nulla accada…


Si tratta di un’opera a nostro avviso necessaria e urgente, di cui da tempo chiediamo a gran voce la realizzazione. Quell’arteria, che unisce il Capo al resto del territorio italiano, è percorsa ogni giorno da centinaia di tir e migliaia di auto che prima di arrivare a Leuca attraversano passando per il centro diverse realtà urbane, ma è anche percorsa, ad esempio, da tantissimi mezzi agricoli diretti alle campagne circostanti. Far convivere su uno stesso tracciato mezzi così diversi è inevitabilmente molto pericoloso. L’iter che dovrebbe portare finalmente al raddoppio delle corsie su quella strada è un vero percorso a ostacoli: il Consiglio di Stato ha già rigettato tutti i ricorsi presentati dagli espropriandi, e sembrava che finalmente i lavori potessero avere inizio. Ora però, appurata la regolarità del progetto, siamo alle prese con presunte illegittimità nell’affidamento dell’appalto, e il nostro timore è che i ritardi possano a questo punto pregiudicare l’attuazione dell’intera opera. Il Salento e i salentini perderebbero una grandissima opportunità. Per questo, con le altre associazioni di vittime, abbiamo aderito all’invito del Coordinamento pro 275 e parteciperemo alla manifestazione indetta per venerdì 31 ottobre alle 17,30 sul lungomare di Leuca, con l’accensione di fiaccole che simboleggiano il cammino sulla “strada maestra”, e a seguire con un convegno all’hotel Terminal. Colgo l’occasione per invitare tutti i salentini che hanno a cuore la realizzazione di quest’opera ad essere presenti e a sostenere le ragioni di questo territorio, che ha diritto a sicurezza e sviluppo”.


A novembre si celebra la Giornata mondiale del ricordo delle vittime della strada. Vogliamo dare appuntamento ai nostri lettori?


Come ogni anno a Maglie celebriamo la Giornata, che ricorre in tutto il mondo la terza domenica di novembre, con una manifestazione semplice ma molto sentita: esponiamo per tutta la giornata auto e moto incidentate sulla piazza principale della città, insieme alle foto di alcune delle vittime del territorio salentino e ad articoli di quotidiani locali che riprendono notizie di incidenti mortali. Dopo una breve riflessione, a mezzogiorno osserviamo tutti insieme un minuto di silenzio in memoria delle vittime, a cui nel pomeriggio viene dedicata la celebrazione della Santa  Messa nella chiesa di M. SS. Immacolata. Per l’occasione chiediamo ogni anno che il palazzo del Comune sia illuminato di rosso, a simboleggiare il sangue versato quotidianamente sulle nostre strade. In questa ricorrenza il dolore dei familiari è centrale, e si traduce in monito per tutti gli utenti della strada”.


Quest’anno l’appuntamento è fissato per domenica 16 novembre a Maglie.


Giuseppe Cerfeda


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Sotto un cumulo di rifiuti e pannelli

Con la Civiltà dei consumi si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione

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di Hervé Cavallera

È da anni ormai che da più parti si lamenta che nel Salento sta crescendo il cumulo di rifiuti industriali con grave inquinamento per l’ambiente.

Né meno semplici sono i problemi connessi alle discariche dei rifiuti comunali, a prescindere dalle discariche illecite che non mancano.

Ma non basta.

A tutto questo si deve aggiungere la consistente presenza di pannelli solari e pannelli fotovoltaici in tutto il territorio, sul cui smaltimento è difficile prevedere; una presenza peraltro favorita dalla debole strategia nell’affrontare la Xylella fastidiosa.

Gli effetti della diffusione del batterio insieme alla decrescita della coltivazione delle campagne hanno condotto alla desertificazione di gran parte del Salento con la conseguenza che la distesa di olivi secolari è stata sostituita da quella di pannelli fotovoltaici, mentre nella incantevole striscia di mare che va da Otranto a Santa Maria di Leuca si propone con forza la realizzazione di un gigantesco parco eolico offshore.

Senza entrare nei dettagli, è chiaro che va manifestandosi uno scenario che una volta si sarebbe definito apocalittico e che in fondo è tale. Si tratta allora di cercare di comprendere cosa sta affettivamente accadendo.

Il punto chiarificatore da tenere in massimo conto è lo sviluppo della tecnologia.

Chi è anziano sa molto bene cosa è accaduto a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso con la fascinosa affermazione della società dei consumi, la quale, però, ha fatto venir meno ogni sostenibilità.

L’usa e getta è divenuta una realtà sempre più frequente e la diffusione del materiale in plastica, in particolare, è diventata inarrestabile con tutti i problemi che nel tempo si sono manifestati, rivelandosi una fonte di inquinamento drammatico nelle acque (dai laghi agli oceani) e negli stessi viventi, poiché frammenti di plastica di dimensioni di pochissimi millimetri si trovano ormai nei corpi dei viventi.

E il discorso si potrebbe ampliare estendendolo ai pannelli solari e fotovoltaici dismessi, ai tanti oggetti che quotidianamente buttiamo via.

Si può e si deve essere diligenti nella gestione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, ma il problema dello smaltimento permane.

Per dirla in breve, si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti (si pensi alle vecchie brocche e agli utensili di terracotta) ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione.

SOCIETÀ DEI CONSUMI

È chiaro che tutto questo corrisponde all’affermazione di una società del consumo sotto la spinta della scienza e della tecnica; è la società del capitalismo avanzato con tutti i suoi indubbi vantaggi, ma con la conseguente produzione di rifiuti che sono ormai difficilmente smaltibili.

L’artificiale non si dissolve nella natura come invece avveniva per l’antica spazzatura e ciò genera la diffusione non solo delle grandi discariche, ma di un inquinamento sempre più pericoloso. Ed è un fenomeno che ovviamente non riguarda solo il Salento, ma si estende in tutte le parti del mondo, soprattutto in quelle più industrializzate.

Così il 5 giugno è stata dichiarata dall’ONU “Giornata mondiale dell’ambiente” e quest’anno tale giornata è dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica.

Sotto tale profilo, essendo un processo legato alla funzionalità e alla comodità – espressioni appunto della tecnologia – esso appare invincibile in quanto è difficile qualunque ritorno al passato, a società che possono essere giudicate arcaiche. Certo, è lecito e doveroso cercare di ricorrere a dei rimedi. Non si può rimanere inerti di fronte a dei guasti che mettono discussione la salute e la stessa continuità della vita.

Per poter porre rimedio ai pericoli in corso sarebbe auspicabile la produzione di oggetti smaltibili e inoltre di maggior durata.

LA LOGICA DEL MERCATO

Gli strumenti di cui ci serviamo dovrebbero essere più durevoli.

E ciò è sicuramente fattibile, anche se va contro la logica del profitto propria della realtà industriale, la quale richiede invece il rapido consumo di ogni prodotto e un continuo rilancio in un mercato che continuamente si rinnova.

La logica del mercato, insomma, impone una produzione sempre nuova e di breve durata. Una produzione apparentemente o realmente più funzionale, ma che va oltre la tutela dell’ambiente.

E qui il discorso si potrebbe estendere al processo di cementizzazione che diventa sempre più esteso a discapito della permanenza della flora e della fauna, con palazzi destinati peraltro ad avere una minore durata nel tempo.

Come si vede, quello che deve essere messo in primo luogo in discussione non è tanto il problema della discarica in una determinata località o di un hub energetico, quanto quello della natura del “progresso” ossia di uno sviluppo della vita quotidiana connesso ai frutti della tecnologia e ad un numero considerevole di lavoratori che vive producendo (e utilizzando) tali frutti. È, per ricordare un’immagine classica, il serpente che si mangia la coda: siamo asserviti a ciò che produciamo e di cui non sappiamo fare a meno, nonostante la consapevolezza che rischiamo di autodistruggerci.

COSA POSSIAMO FARE

Quello che al momento possiamo fare è prendere consapevolezza di tale situazione e richiedere la produzione di materiali sostenibili e di lunga durata. Non è un andare controcorrente, perché è in gioco la qualità e la possibilità stessa della vita. È realistico che non si possa bloccare o modificare tutto da un momento all’altro, ma l’intelligenza umana deve indirizzare con serenità e decisione verso tale cammino e il compito della classe dirigente dell’immediato futuro è farsi carico di tutto questo, mentre la diffusione di tale messaggio deve essere fatta propria, senza nessun impeto che sarebbe controproducente ed inutile, da tutti coloro che sono addetti alla promozione della cultura.

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Maglie, il presidente dell’ISPE tradisce le aspettative: si dimetta!

Di fronte ad un enorme danno, di oltre 3 milioni di Euro, il suo dovere è dimettersi. Non possono esserci accordi diversi sulla pelle dei dipendenti, dei cittadini, soprattutto se sono anziani; vanificando i tanti sacrifici della famiglia Carrapa…

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Chiediamo le dimissioni del presidente dell’ISPE (Casa di Riposo) di Maglie

È di questi giorni l’attenzione di molta stampa sul centro fisioterapico che l’ASL Lecce ha annunciato di realizzare, nella dismessa struttura dell’Ospedale (PTA) di Maglie.

Ricordiamo che questo “centro” è la soluzione che è stata trovata dall’ASL per poter utilizzare il lascito della famiglia Carrapa di oltre 3 milioni di euro. L’eredità doveva essere destinata alla costruzione di una struttura sanitaria, in alternativa al nuovo ospedale, previsto, ma deliberato solo dopo due anni, dalla stesura del testamento, avvenuta 2009.  

Nel documento era indicata una prescrizione che l’obbligava in caso di struttura sanitaria diversa dall’Ospedale, il completamento nei 5 anni dal decesso, in caso contrario l’intero lascito era destinato all’Istituto Servizi per la Persona (ISPE).

Accade, però, che chi doveva, non solo non ha costruito una struttura, né grande né piccola, ma nemmeno iniziata, riuscendo solo a produrre un cartellone di cantiere con data di inizio e di fine lavori, dove la data inizio è praticamente quella di scadenza dei termini, e quella di ultimazione lavori è anche disattesa, nonostante che si sono stati utilizzati locali esistenti, che necessitavano solo lavori di ristrutturazione.  

Non c’è dubbio che il lascito doveva andare all’ISPE di Maglie, dove le esigenze dei cittadini anziani sono tante: mancanza di posti disponibili, carenza di personale e  insufficienza della struttura, che la defunta Vita Carrapa voleva completare.

Invece, pur essendo a conoscenza delle disposizioni testamentarie, il presidente Fulvio Pedone, non reclama il diritto a succedere, impedendo che altri ne entrassero in possesso. 

Forse il presidente non ha capito che non era lui, persona fisica, il vero beneficiario, ma il comune di Maglie e i suoi anziani cittadini.

Il suo atteggiamento va contro il diritto di successione, contro la legge regionale n 15 del 2004, contro il loro stesso statuto dell’ISPE e contro l’art. 630 del cc..

Non è chiaro se ci sono stati intendimenti o benevole interpretazioni perché ciò accadesse, sta di fatto che chi agisce contro il suo mandato, non merita la stima dei danneggiati che non possono capire il perché non si è voluto aiutare.

E’ chiaro che, di fronte ad un enorme danno, di oltre 3 milioni di Euro, il suo dovere è dimettersi, da Presidente dell’ISPE. Non possono esserci accordi diversi sulla pelle dei dipendenti, dei cittadini, soprattutto se sono anziani; vanificando i tanti sacrifici, della famiglia Carrapa.

Comitato Nuovo Ospedale sud Salento – Antonio Giannuzzi – fiduciario fam.Carrapa                            

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“Dal Salento al mercato nazionale: innovazione e tradizione intrecciate in ogni corda”

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Corderie Italiane

Nel profondo Sud della Puglia, dove il mare incontra le rocce di Gagliano del Capo, nasce una delle aziende più versatili e dinamiche presenti sul territorio italiano. Corderie Italiane, marchio prodotto e distribuito da Filtrex Srl, azienda specializzata nella produzione di corde, funi e trecce, è guidata con passione e lungimiranza dalla Famiglia Savarelli: ci troviamo di fronte ad un esempio concreto di come la tradizione artigianale possa fondersi con l’innovazione industriale.

Il suo fondatore, Cosimo Savarelli, ex dirigente di un noto calzaturificio locale, nel lontano 1989 decise di intraprendere una nuova strada reinventandosi e portando la sua esperienza imprenditoriale acquisita nel corso degli anni in questa nuova realtà. Ad affiancarlo, il figlio Giuseppe, laureato a pieni voti in Management Aziendale presso l’Università del Salento e con cui abbiamo il piacere di parlare oggi.

Giuseppe, la vostra gamma di prodotti è davvero ampia. Come si riesce a gestire una produzione così diversificata?

È difficile dare una risposta univoca a questa domanda, perché nello scenario attuale bisogna essere performanti sotto tutti i punti di vista. Ma sento di poter dire che la chiave fondamentale del nostro successo é l’organizzazione. La nostra azienda, pur mantenendo un’identità artigianale, ha saputo integrare nuove e moderne tecnologie industriali.

Questo ci permette di coprire numerosi settori che spaziano dalla nautica all’agricoltura, dall’edilizia al bricolage, passando per ambiti più specifici e professionali, come quello dei tendaggi e del fai da te. Produciamo cime per ormeggio e ancoraggio, corde galleggianti, trecce calibrate e in alta tenacità, corde naturali, spaghi alimentari, fino ai cordini tecnici per la pesca e attività outdoor. Avere una filiera interna ben strutturata e macchinari tecnologicamente avanzati ci consente di rispondere prontamente e con estrema flessibilità alle mutevoli esigenze di mercato, che poi vendiamo anche online su https://www.corderieitaliane.com/.

Quanto incide l’elemento “Made in Italy” sulla vostra proposta?

È il nostro marchio di fabbrica. Il Made in Italy, oggi più che mai, rappresenta un elemento di garanzia: non solo per la qualità del prodotto, ma anche per l’etica del lavoro e il rispetto delle normative vigenti. Le nostre corde sono fatte per durare: selezioniamo solo materie prime di altissima qualità, supervisioniamo ogni singola fase della produzione e non lasciamo nulla al caso.

Diamo la massima importanza alla qualità del prodotto, all’assistenza pre-post vendita e al packaging finale. In un contesto economico orientato sempre più verso l’adozione di politiche green ed ecosostenibili, siamo costantemente alla ricerca di soluzioni di imballo a basso impatto ambientale, pur garantendo la conservazione del prodotto e un aspetto elegante che attiri l’attenzione del cliente. Anche l’occhio vuole la sua parte, e crediamo molto nell’importanza dell’immagine del brand e della presentazione del prodotto finale che deve essere chiaro ed elegante in ogni punto vendita.

Parlando proprio di punto vendita: il vostro sistema di merchandising è spesso citato come esempio. Come funziona?

Abbiamo pensato ad un modello che metta al centro il rivenditore. Lo aiutiamo in tre fasi: partiamo dalla progettazione del layout personalizzato, forniamo il sistema espositivo con le referenze richieste e infine seguiamo il cliente nel tempo, monitorando la rotazione dei prodotti e aggiornando l’assortimento.

Questo approccio è particolarmente utile in settori come il fai-da-te, dove il  consumatore finale è spesso inesperto e ha bisogno di indicazioni semplici ma precise per orientarsi.

Il settore nautico sembra essere uno dei vostri punti di forza. Ci potete dire qualcosa in più?

È uno dei nostri mercati storici e più affermati. Produciamo corde per piccole e grandi imbarcazioni, trecce decorative e ornamentali, sia in fibra sintetica che naturale, sagole e cordini con destinazioni d’uso differenti e molto altro ancora.

In questo settore è fondamentale garantire resistenza alla trazione, affidabilità e sicurezza. Ecco perché puntiamo su materiali di primissima scelta e su lavorazioni attente ai dettagli. Anche nel mondo della nautica il design conta tantissimo, e le nostre corde devono essere non solo performanti ma anche esteticamente belle da vedere.

Tra le novità, quali sono i prodotti che stanno riscontrando più successo?

Negli ultimi anni abbiamo investito molto nelle cime per le manovre a bordo di imbarcazioni a vela e nei cordini per hobby e fai da te, introducendo nuovi colori e ampliando notevolmente l’assortimento globale. Abbiamo anche investito nei prodotti per il packaging alimentare, come gli spaghi in carta e canapa.

Sono settori in continua espansione, dove il consumatore finale è sempre più attento sia all’estetica che alla sostenibilità. Stiamo anche studiando nuove soluzioni ecologiche, come filati biodegradabili per l’agricoltura, perché crediamo fortemente in una produzione che rispetti l’ambiente e risponda alle esigenze del futuro.

Guardando avanti, qual è la visione per il domani di Corderie Italiane?

Vogliamo continuare a crescere mantenendo solide le nostre radici. Il nostro stabilimento a Gagliano del Capo è il nostro orgoglio, ma è anche un punto di partenza. Sogniamo di portare la nostra filosofia – basata su qualità, servizio e affidabilità – in ogni angolo d’Italia. E chissà, magari anche oltre. La nostra più grande forza è la fiducia dei clienti, costruita nel tempo. E finché saremo “legati alla qualità”, continueremo a fare la differenza.

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