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Tiggiano

Tiggiano: questione di… campanile

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Il Campanile dell’ostinazione. Il termine stesso la dice tutta. La programmata realizzazione del Campanile della Nuova Chiesa “Cristo Redentore” di Tiggiano, infatti, non è altro che frutto di una ostinata volontà del parroco pro-tempore, don Lucio Ciardo, di disfarsi, e chissà per quali strane ragioni, di quanto già, con grandi sacrifici e dispendio economico, è stato regolarmente autorizzato”.


A parlare, con grande amarezza, è l’architetto di Tiggiano, Donato Martella, che agli inizi della sua carriera, nei primi anni ’80, ha redatto il Progetto e diretto i lavori per la costruzione della Nuova Chiesa Parrocchiale di Tiggiano, poi dedicata al Cristo Redentore. Da qualche settimana la vicenda sta infiammando la polemica in paese. Martella ricorda che il suo progetto fu approvato “in prima istanza dalla Commissione Pontificia di Arte Sacra Romana, dalla quale ricevetti gli elogi per la sua grande valenza architettonica, innovativa e per il forte valore simbolico. Poi, grazie alla tenacia del parroco dell’epoca, don Napoleone Di Seclì, ed ai tanti sacrifici economici della entusiasta comunità religiosa tiggianese, fu concretizzato nel giro di poco tempo per essere inaugurato nel 1989”.


Pur se la Nuova Chiesa fu completata in tutte le sue parti, per l’annesso Campanile, nonostante fosse stato allo stesso modo progettato, autorizzato e materialmente predisposto, si ovviò alla sua contestuale realizzazione per motivi di carattere economico e per la  impellente necessità di utilizzare al più presto il nuovo e più ampio spazio sacro per il culto. Cos’è accaduto, dunque, in seguito? Che a distanza di circa 20 anni, riprendendo l’iniziativa tra l’altro già avviata dal suo predecessore don Gianni Leo, l’attuale parroco don Lucio abbia manifestato l’intenzione di costruire il Campanile non secondo il progetto principale autorizzato, “bensì”, spiega l’arch. Martella, “in maniera completamente diversa, ossia interamente a struttura metallica di tipo “a giorno”. Una soluzione tipologica ed architettonica non condivisa dalla moltitudine, irrispettosa del lavoro della mia persona, molto discutibile per la sua atipicità e palesemente in contrasto con il contesto circostante, specialmente con l’impianto originario. In particolare”, aggiunge Donato Martella, “una semplice Torre Campanaria di circa 25-30 mt. di altezza, a 5 livelli di piano aperti, costituita da quattro pilastri angolari in tubolari di “acciaio” spuntati in testa, sormontata in sommità da una stereotipata cuspide di forma piramidale al di sotto della quale saranno posizionati due ordini di celle campanarie.


Ma c’è di più: in precedenza don Lucio, appena insediatosi, si era subito disfatto dell’ampio e luminoso atrio della Nuova Chiesa ottenendo un angusto corridoio, affiancato da due  anacronistiche Cappelle adibite, sino a poco tempo fa, a cellette di sgombero ribassate rispetto alla Navata centrale, e con sui gradini le due monumentali Acquasantiere che prima facevano bella mostra ai lati del grande vestibolo di ingresso”. Per Martella, quindi, la storia si sta ripetendo: “Come in quella occasione, anche per il Campanile, don Lucio, non curante delle prese di posizione del sottoscritto e senza degnarsi minimamente di dare risposta ad altre due nuove ed ulteriori proposte progettuali, da lui stesso pretese durante una fugace convocazione in merito, ed ancor più senza il parere di alcun organo tecnico specifico, si è ostinato a voler realizzare il Campanile secondo la sua intenzione.


E mi meraviglia come la Curia Vescovile di Ugento, sempre attenta e fortemente sensibile alla cura e patrocinio, anche se a volte solo morale, delle diverse iniziative, possa aver dato il benestare al completamento di una struttura religiosa, importante emblema di arte sacra salentina degli ultimi decenni, senza tenere minimamente conto della scelta morfologica e della sua compatibilità qualitativa con il contesto architettonico-ambientale preesistente. Mi auguro che la stessa Curia, insieme a quanti altri condividono i rilievi innanzi evidenziati, facciano tutto il possibile per ripristinare lo scempio commesso nel vestibolo d’ingresso alla navata centrale e per impedire la realizzazione del traliccio campanario programmato, che distruggerà irrimediabilmente l’integrità dello impianto architettonico originario”.


Ultimamente, l’arch. Martella “dopo aver atteso invano anche un tardivo riscontro alle ulteriori soluzioni tecniche richieste dal parroco e dopo essere venuto a sapere dell’imminente avvio dei lavori secondo la nuova soluzione”, con un pubblico manifesto affisso per le vie di Tiggiano, ha sentito il dovere di informare tutta la comunità su questi particolari aspetti non noti della vicenda, compreso anche altri organi tecnici ed amministrativi preposti e competenti del caso. Dal canto suo, in merito alla regolarità dell’iter procedurale, l’architetto Martella, sostiene che “il benestare della Curia, per quanto ho saputo, non è stato dato da una Commissione Tecnica imparziale, ma in base ad un parere tecnico molto discutibile, mentre il citato nulla osta del Genio Civile nulla ha a che fare con la legittimazione formale dell’intervento modificativo.


Ma cosa più importante, non vi è stato il coinvolgimento della comunità religiosa né tantomeno il giusto consenso della cittadinanza tutta, che in quanto maggiore finanziatrice dell’opera principale, come pure del suo completamento con il Campanile, dovrebbe avere il diritto, almeno morale, di potersi esprimere liberamente in merito. Don Lucio ha dichiarato di sentirsi ugualmente tranquillo solo e soltanto perché i parrocchiani, partecipando attivamente alla raccolta di fondi, attraverso l’agostana sagra “delle quattro pignate”, dimostrano di approvare quanto sta facendo: ma si è mai accertato se approvano effettivamente, come ed a quali costi…?! Mi aspettavo che il Parroco riferisse le motivazioni tecniche ed economiche che lo hanno indotto ad optare per la scelta di un campanile a struttura metallica invece di quello previsto con il progetto principale, ma purtroppo non ha detto nulla di tutto questo”.

Ed a tal proposito, Martella ha una sua personalissima spiegazione: “Molto probabilmente perché queste sono state indicate da un fervido sostenitore della nuova soluzione tecnica, il quale, nella spasmodica intenzione di raggiungere l’effetto desiderato, con un meschino e gratuito volantino anonimo, sparso notte fonda per le strade del paese alcuni giorni addietro, ha voluto fare delle considerazioni gratuite e prive di valenza tecnica ed architettonica, che pur se saranno smentite in un’altra occasione, di fatto non giustificano nulla dell’azione distruttiva del bene patrimoniale in esame, che si sta perpetrando a danno, principalmente, della nostra comunità”.


Federico Scarascia


La replica di don Lucio


Da parte mia c’è la volontà di non alimentare alcna polemica”, tiene subito a precisare il parroco don Lucio Ciardo. Che però, allo stesso tempo, vuole continuare per la sua strada nella costruzione del Campanile della Chiesa parrocchiale: “È da quattro anni che si parla della costruzione del Campanile, l’iter è stato seguito passo per passo, dalla discussione con i Consigli parrocchiali all’assemblea pubblica, all’ottenimento delle varie autorizzazioni tra cui quella dell’Ufficio Beni Culturali della Curia di Ugento e quella del Genio Civile. Sono quattro anni che, durante la sagra estiva, raccogliamo fondi per il Campanile “in metallo”, quindi non capisco come mai solo ora si facciano emergere questi problemi”.


E per quanto riguarda la variazione del progetto, causa del polverone in atto, don Lucio spiega che l’idea di costruire un Campanile “in acciaio” anziché in cemento, non seguendo quindi il progetto originario, è scaturita dalla necessità di “evitare i problemi che già si sono avuti con la Chiesa in cemento e per i quali è stato necessario effettuare dei lavori in passato”. Per don Lucio, quindi, si va avanti: “Sono già stati raccolti i fondi per la realizzazione della struttura e per tre delle otto campane. I lavori saranno eseguiti da maestranze salentine: la Ditta che costruirà la torre è di Trepuzzi, quella che si occuperà delle campane è di Squinzano”.


Pierangelo Tempesta


Attualità

La Dolcezza del Natale

Che dolce mangiamo? Il panettone resta il re delle feste di fine anno senza trascurare la tradizione: Purceddrhuzzi, Cartellate, Mustazzoli, Pasta di mandorla, Cupeta e Pitteddhe. Chiediamolo ai nostri passticceri loro: Quali sono i dolci natalizi più richiesti dai clienti? Come mantenete viva la tradizione salentina? Come scegliere un buon panettone? Quali le novità del Natale 2025?

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I dolci tipici natalizi della provincia di Lecce sono i Purceddrhuzzi (palline fritte e ricoperte di miele) e le Cartellate (intrecci di pasta fritta a forma di rosa, spesso con vincotto), accompagnati da Mustazzoli (biscotti speziati alle mandorle, foto a destra), Pasta di mandorla, Cupeta (croccante di mandorle) e Pitteddhe (crostatine alla marmellata), che riflettono una tradizione popolare con ingredienti semplici come miele e mandorle, influenzati dalla storia bizantina.

I GRANDI CLASSICI  DEL NATALE SALENTINO

I Purceddrhuzzi: sono piccoli gnocchetti di pasta fritta, profumati all’anice, ricoperti di miele caldo, decorati con codette colorate, cannella, mandorle o pinoli.

Le Cartellate o Carteddhrate sono strisce di pasta frolla intrecciate a formare una rosa (o simbolo religioso), fritte e immerse nel miele o nel vincotto, secondo la tradizione.

I Mustazzoli: biscotti speziati (cannella, chiodi di garofano, cacao) e aromatici, a base di farina, mandorle, zucchero e vino bianco, spesso a forma di parallelepipedo o a «S».

Pasta di Mandorla: Biscotti morbidi a base di mandorle, zucchero e albumi, che assumono varie forme.

La Cupeta: è un croccante simile al torrone, fatto con mandorle, zucchero caramellato, vaniglia e scorza di limone, tipico anche delle feste patronali.

Le Pitteddhe: crostatine di pasta frolla ripiena di marmellata (uva o fichi), arricchite con mandorle tritate o vino cotto, un dolce povero ma gustoso.

Non sono propriamente classificabili tra i dolci (anche se qualcuno forza la mano) ma in Salento, in tutte le stagioni, figurarsi a Natale, non possono mancare da tavola le tradizionali pittule. Per i visitatori ancora poco avvezzi alla nostra cucina: si tratta di una sorta di frittelle salate, spesso servite calde a Natale come accompagnamento salato, a volte anche con uva sultanina per una nota agrodolce. Provare per credere!

IL PASTICIOTTO – MORCIANO DI LEUCA

Salvatore Salerno de Il Pasticciotto di Morciano di Leuca riferisce che i dolci natalizi più richiesti «sono le cartellate, panettoni di vari gusti, tronco in pasta di mandorle».

Riguardo alle Cartellate aggiunge che «sono una tradizione di famiglia. Sin da piccolo ogni anno aspettavo questo momento da condividere con i miei parenti».

La tradizione nella pasticceria morcianese è importante e da rispettare: «Cerchiamo di mantenere viva la tradizione dei dolci salentini rispettando le ricette originali e usando prodotti di alta qualità».

Anche se ha non ha origini nostrane, ovviamente il Panettone, anche alle nostre latitudini, è il dolce più gettonato del periodo.

Il consiglio di Salvatore «per scegliere un buon panettone è quello di affidarsi a piccole botteghe artigianali, che producono il panettone con la garanzia di freschezza e qualità».

Ed è anche un dolce su cui sbizzarrirsi, sempre nel rispetto della tradizione.

Quest’anno, a Il Pasticciotto, «come novità, oltre agli otto gusti già proposti gli anni passati, ci sarà il panettone con impasto al caffè e gocce di cioccolato bianco».

DOLCEMENTE – TRICASE

Anche ad Andrea Ferraro di Dolcemente (Tricase) abbiamo chiesto quali sono i dolci natalizi più richiesti dai clienti: «Il panettone senza ombra di dubbio, ma anche i dolci tradizionali come tronchetti in pasta di mandorle e per i più golosi anche soggetti in cioccolato».

Come mantenete viva la tradizione dei dolci natalizi salentini nella vostra pasticceria?

«Facendo trovare ai nostri clienti già dai primi giorni di dicembre una vasta scelta di prodotti proprio legati alla nostra tradizione»

Come scegliere un buon panettone e/o pandoro?

«Noi consigliamo vivamente di acquistare il panettone o il pandoro solo presso artigiani che curano la qualità, i quali senza ombra di dubbio usano ingredienti genuini e rispettano tutti i criteri di produzione».

Per quest’anno presenterete delle novità?

«Oltre alla soggettistica in cioccolato che ogni anno porta sempre tante nuove proposte, quest’anno abbiamo presentato il nostro nuovo panettone ispirato alla iconica torta foresta nera”. Un panettone con impasto al cioccolato fondente e amarene semicandite… assolutamente da provare!».

FORNO CASCIARO – TIGGIANO

Al Forno Casciaro di Tiggiano, «i dolci più richiesti  sono le nostre paste secche, ricche di mandorla, i Mustazzoli che con i loro aromi conquistano sempre i clienti, e poi ancora purcedduzzi, cartellate e l’immancabile panettone».

Panettone che anche quest’anno è valso a Gabriele Ricchiuto il riconoscimento di Panettone d’Autore, il premio nazionale assegnato da una giuria di maestri lievitisti a Brescia.

«Per tenere vivo lo spirito natalizio, della condivisione e del coinvolgimento», riferisce Gabriele, «organizziamo spesso delle degustazioni in panetteria per creare un ambiente cordiale e armonioso».

Al Forno Casciaro si possono ritrovare sapori antichi anche perché «dietro i nostri dolci natalizi c’è una grande sinergia fatta di dedizione, passione e cura, quella stessa cura con la quale i nostri nonni ci donavano i frutti del loro lavoro in un incarto semplice ma ricco d’amore. Per questo molti sono attratti dai profumi che ricordano i dolci fatti in casa di una volta».

Per guidare la clientela a scegliere bene il proprio panettone il Forno Casciaro dispiega «diverse proposte partendo da un gusto più delicato e fruttato, come quello delle fragoline, fino a gusti più decisi e intensi come quello rum e cioccolato. Abbiamo poi favorito l’incontro tra la tradizione salentina e il grande lievitato con il Panettone al Mostacciolo».

Per concludere con la novità del Natale 2025: «Abbiamo il Panettone alla Birra, realizzato in collaborazione con un birrificio artigianale, creando una struttura estremamente soffice e particolare tutta da assaporare».

«Se volete scoprire tutti gli altri gusti seguiteci sui social, oppure», conclude con un invito Gabriele Ricchiuto, «venite direttamente in panetteria, vi aspettiamo».

PASTICCERIA FABRIZIO NAPOLI – TORRE SAN GIOVANNI

Il dolce più richiesto per le feste, presso la Pasticceria Fabrizio Napoli, a Torre San Giovanni, resta «senza dubbio il panettone».

Secondo Fabrizio Napoli, «un buon panettone si riconosce tagliandolo a metà. Dalle alveature si può capire se è stato fatto con un buon lievito madre, mentre dal profumo e dalla morbidezza possiamo capire la qualità degli ingredienti che sono stati usati per produrre quel panettone».

«Come dolce tradizionale», precisa, infine, il pasticciere, «sono molto richiesti i purciaddhuzzi: grazie alla semplicità degli ingredienti (farina, olio, vino, miele), alla tecnica della frittura e al dolcificante naturale, incarnano la tradizione contadina e domestica del Salento».

LE MILLE VOGLIE – SPECCHIA

Anche da Millevoglie a Specchia, quello natalizio è un periodo che dà un gran daffare.

Giuseppe Zippo confida che «i dolci Natalizi più richiesti sono il panettone, i mustazzoli e i tronchetti di pasta di mandorle».

Sul dolce principe di Natale vale la pena ricordare come tuto ebbe inizio: il panettone nacque come sfida di un giovanissimo Giuseppe.

Alla prima infornata, quasi 25 anni fa fece giusto una decina di panettoni e da lì non si è più fermato.

Dal 2016 sono piovuti i primi riconoscimenti, diventati negli anni un’abitudine per il pasticciere di Specchia che anticipa: «La novità del 2025 è il panettone Gioia dedicato a mia figlia, la secondogenita. Trattasi di un panettone con impasto al fondente e lamponi, glassa al cioccolato bianco e perline di lamponi».

Giuseppe aggiunge: «Manteniamo viva la tradizione cercando di far conoscere sempre più il nostro panettone, partecipando ad eventi e degustazioni gratuite. Un buon panettone lo fanno gli ingredienti, la scadenza breve (massimo 40 giorni), l’artigianalità e (ahimè) il prezzo. Ingredienti e materie prime eccellenti, un processo attento, lento e artigianale darà certamente vita ad un prodotto di alto livello».

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Attualità

A Tiggiano 60 anni dopo

Un viaggio fatto di sorrisi, incontri e sentieri condivisi di giorni che si sono intrecciati l’uno all’altro. Trasformando il tempo in memoria e la memoria in storia

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Sessant’anni a Tiggiano, tutti insieme, una magia che solo nelle piccole comunità ancora si ripete.

1965 un anno meraviglioso, da quel momento è iniziato un viaggio fatto di sorrisi, incontri e sentieri condivisi di giorni che si sono intrecciati l’uno all’altro. Trasformando il tempo in memoria e la memoria in storia.

«Sessant’anni dopo ci ritroviamo a Tiggiano con la stessa allegria negli occhi e una complicità che non ha mai smesso di illuminarci il cammino», raccontano gli organizzatori, «abbiamo attraversato stagioni diverse accolto ciò che la vita ci ha donato custodito,affetti speranze e piccoli grandi miracoli quotidiani.  Il 28 Novembre abbiamo celebrato tutto questo, la bellezza dei giorni che ci hanno condotti fin qui,la forza dei legami che ci uniscono,la gioia semplice e autentica di rivederci ancora una volta insieme».

Un giorno speciale vissuto con gratitudine e serenità prima nella Chiesa Madre di Sant’Ippazio per un momento di ringraziamento che nasce dal cuore e poi al ristorante Aia Nova dove un brindisi sincero ha accompagnato i ricordi di ciò che è stato e i desideri di ciò che il tempo ci riserverà ancora.

Perché 60 anni non sono solo un traguardo, sono «un dono prezioso, una storia custodita una festa che celebra il cammino e chi lo ha reso straordinario».

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Cronaca

Gabriele Ricchiuto conquista, anche quest’anno, il “Panettone d’Autore”

L’evento svoltosi a Brescia presso Cast alimenti, è stato un vero e proprio momento di confronto culturale e tecnico di tutti i soci del club…

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Anche quest’anno il giovane panettiere salentino Gabriele Ricchiuto del Panificio e Biscottificio Casciaro è stato premiato al contest “Panettoni d’Autore” organizzato da “Richemont Club Italia”.

L’evento svoltosi a Brescia presso Cast alimenti, è stato un vero e proprio momento di confronto culturale e tecnico di tutti i soci del club.

L’associazione è parte di un’organizzazione internazionale senza scopo di lucro, che sostiene l’attività dei suoi soci ai vertici nel settore della panificazione e della pasticceria.

Il contest si è svolto in modo molto semplice: ad ogni panettone è stato assegnato un numero e i giurati, senza conoscere l’esecutore del prodotto, hanno compilato in piena autonomia una scheda valutativa fino a redigere la lista dei dieci panettoni meritevoli.

Il panettone realizzato da Gabriele ha scalato la classifica riconfermando, dopo la vittoria del 2023, il prestigioso marchio Panettone d’Autore 2025.

Un risultato desiderato ed ottenuto grazie allo studio e all’esperienza tutto affinché si possa realizzare un panettone degno di nota.

I panettoni artigianali del Panificio Casciaro sono realizzati con lievito madre vivo e non hanno alcun tipo di conservanti o aromi artificiali, richiedono una lavorazione di oltre 48 ore e lenta lievitazione naturale per conferire, a questi lievitati, sapori e profumi davvero unici.

Da sette anni Gabriele dedica risorse ed energie per proporre ai suoi clienti prodotti che danno lustro all’arte pasticcera locale.

La sua prerogativa è l’uso di materie di prima qualità, il lievito madre vivo e l’assenza di conservanti.

Quest’anno sarà possibile degustare i panettoni del Panificio Casciaro durante la terza edizione di “Pan di Specchia”, che si terrà sabato 6 dicembre nella piazza principale del suggestivo borgo di Specchia, adornato per il periodo natalizio.

Panificio Casciaro proporrà i panettoni al gusto caffè e cioccolato bianco, pistacchio, caramello salato e noci, fragoline e cioccolato bianco, molte novità come il gusto mostacciolo, rum e cioccolato, panettone alla birra e per accontentare molti, cioccolato senza lattosio.

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