Approfondimenti
Elezioni, il futuro di Tricase/5: Francesca Sodero
La visione della città della candidata del MoVimento 5 Stelle
FRANCESCA SODERO, COMMERCIALISTA, 35 ANNI
(MOVIMENTO 5 STELLE)
Cosa farà nei primi 100 giorni?
Rifiutiamo la logica dei primi 100 giorni perché siamo convinti che la buona programmazione abbia bisogno di tempo. Riteniamo che i primi atti da compiere siano quelli idonei a porre le basi per il buon governo e per l’efficiente funzionamento degli uffici comunali. Andrà messa a punto la ristrutturazione della struttura organizzativa comunale, bisognerà ascoltare le esigenze degli uffici ed implementare un efficace sistema di programmazione e controllo e per l’incentivazione del personale.
Un provvedimento della vecchia amministrazione che non le è piaciuto?
L’amministrazione comunale non può creare lavoro, può solo porre le giuste condizioni di contesto che incoraggino l’insediamento di imprese sul territorio. Far funzionare in modo efficiente la macchina amministrativa comunale è una delle condizioni più importanti. Poi dovremo lavorare sulla cultura d’impresa e sull’imprenditorialità dei giovani, in collaborazione con le scuole e con le imprese del territorio, e stimolare la nascita di nuove imprese nei settori della bioedilizia, del recupero, della manutenzione e del riciclaggio dei materiali, dell’accoglienza turistica di qualità. Lavoreremo sodo per lo sviluppo turistico e per la crescita del settore agricolo… i dettagli sul nostro sito web www.tricase5stelle.it
LAVORO: quali le priorità?
L’amministrazione comunale non può creare lavoro, può solo porre le giuste condizioni di contesto che incoraggino l’insediamento di imprese sul territorio. Far funzionare in modo efficiente la macchina amministrativa comunale è una delle condizioni più importanti. Poi dovremo lavorare sulla cultura d’impresa e sull’imprenditorialità dei giovani, in collaborazione con le scuole e con le imprese del territorio, e stimolare la nascita di nuove imprese nei settori della bioedilizia, del recupero, della manutenzione e del riciclaggio dei materiali, dell’accoglienza turistica di qualità. Lavoreremo sodo per lo sviluppo turistico e per la crescita del settore agricolo… i dettagli sul nostro sito web www.tricase5stelle.it
Commercio: sempre meno aziende. E l’Associazione Commercianti lamenta poca collaborazione…
Con l’associazione commercianti abbiamo in mente di instaurare un rapporto di collaborazione a doppio senso. Come amministratori garantiremo: il coordinamento delle attività, ad esempio in occasione delle manutenzioni stradali o dell’organizzazione degli eventi; l’innalzamento della qualità degli eventi organizzati e del commercio in genere attraverso un Ente Fiera. All’associazione commercianti chiederemo di collaborare al miglioramento della qualità del commercio a Tricase, soprattutto sul fronte della soddisfazione del cliente, della localizzazione adeguata dei punti vendita, dell’allestimento dei locali e delle vetrine, del web marketing e dell’accoglienza turistica. Il Documento Strategico del Commercio, approvato da poco e senza l’adeguato coinvolgimento degli operatori commerciali, andrà aggiornato ed ampliato, anche in sinergia col parallelo processo di approvazione del Piano Urbanistico Generale e nella prospettiva dell’istituzione del Distretto Urbano del Commercio.
ACAIT: dopo tanto tempo perso, quale sarà il primo provvedimento che adotterà?
Vorremmo affiancare il recupero della sua originaria funzione produttiva/commerciale ad un’operazione di valorizzazione archeologica-industriale, che la trasformi in attrattore turistico (museo delle tabacchine) e, al contempo, in luogo di riscoperta e
recupero in chiave moderna di conoscenze e tecniche tradizionali e tipiche (agricole, culinarie, artigianali, medicamentali). Si potrebbe pertanto pensare all’insediamento in pianta stabile di un mercato dei prodotti agricoli a “km zero” e “impatto zero” (agricoltura naturale), all’allestimento di spazi per la piccola trasformazione e conservazione, ad attività di formazione e sperimentazione in orti e cucine sociali.
I primi atti saranno quelli funzionali all’inquadramento giuridico/amministrativo del progetto e alla condivisione dello stesso con la cittadinanza.
TURISMO: dovrà cambiare Tricase per attrarre più turisti?
Lo sviluppo turistico andrà perseguito per gradi, partendo dalla presa d’atto che a Tricase una consistente porzione del patrimonio immobiliare, compreso quello comunale, è inutilizzata. Sarà quindi necessario promuovere la ricettività diffusa, valorizzare i centri storici, destinare immobili comunali ad ostello della gioventù. Prima però di attrarre i turisti, dovremo pensare alla cura del paesaggio, naturalistico, architettonico e artistico, al completamento delle opere di urbanizzazione (acquedotto e fogna), alla manutenzione delle strade, al decoro urbano e alla segnaletica, all’implementazione di un efficiente sistema di mobilità urbana ed extra-urbana. Dovremo anche lavorare sul convolgimento della comunità in un progetto di accoglienza che garantisca una ricettività di alta qualità (arredi adeguati e servizi di accoglienza) e l’adeguata promozione delle bellezze territoriali e delle ricchezze eno-gastronomiche. Andranno migliorati i servizi turistici e il funzionamento dello IAT. Il programma sullo sviluppo turistico è ampio e può essere consultato sul nostro sito web www.tricase5stelle.it
MARINE: cosa cambierebbe?
Per le marine prevediamo gli stessi interventi previsti per i centri storici: ricettività diffusa organizzata, insediamento di attività commerciali caratteristiche e turistiche, organizzazione di eventi di alta qualità che coniughino dibattito su temi di attualità/spettacolo/enogastronomia. Dovranno essere realizzate aree di parcheggio di interscambio (auto/navetta per il mare; bici o risciò/navetta; etc) e realizzati interventi a basso impatto per una migliore fruibilità della costa e del mare. Le marine dovranno essere collegate al centro città attraverso percorsi pedonali e ciclabili sicuri. Anche nelle marine vi è la priorità del completamento delle opere di urbanizzazione. Per il porto è necessaria la messa in sicurezza e il potenziamento dell’uso turistico, tuttavia prevediamo un percorso partecipato con la cittadinanza per valutare, col supporto dei tecnici, le alternative progettuali che consentano di conciliare le diverse istanze d’uso. Di fatto le attuali pericolose ed anomale condizioni di utilizzo dovranno essere superate.
DECORO DELLA CITTA’: nonostante il rifacimento di alcune strade, Tricase versa in uno stato indecoroso…
Le manutenzioni (strade, verde pubblico, scuole, etc) dovranno essere programmate per tempo e non in base alle emergenze o ai periodi elettorali, in modo che vengano reperite adeguate forme di copertura degli impegni finanziari. Il primo sforzo sarà nella direzione dell’eliminazione degli sprechi per liberare risorse da destinare a queste attività in maniera sistematica. Col baratto amministrativo potremo coinvolgere i cittadini e gli altri operatori del territorio in progetti di abbellimento e piccola riqualificazione, in cambio di sconti sulle imposte comunali. Altre forme di abbellimento originali a cui abbiamo pensato sono gli orti urbani, soprattutto nelle zone periferiche. Per il vecchio cimitero abbiamo in mente un percorso partecipato con la cittadinanza per progettare insieme la sua valorizzazione.
BAMBINI, DISABILI ED ANZIANI: secondo lei Tricase è a loro misura?
Dovremo trasformare Tricase in una cittadina accessibile, eliminando gradualmente le barriere architettoniche e creando aree verdi attrezzate possibilmente di prossimità, anche mediante l’abbellimento degli spazi esterni delle scuole e la loro apertura in orario extra-scolastico. Per gli anziani abbiamo in mente l’allestimento di luoghi per attività ricreative autogestite e il coinvolgimento in attività di recupero di tradizioni colturali, culinarie e medicamentali, da parte dei giovani. Cucine sociali e orti sociali negli spazi esterni dell’ACAIT potrebbero favorire questo scambio intergenerazionale e l’impiego costruttivo del tempo libero da parte di giovani ed anziani. Molto altro su www.tricase5stelle.it
CITTADINA DELLA SALUTE/OSPEDALE: volano unico per Tricase o idea superata?
Come futuri amministratori supporteremo, per quanto di nostra competenza, lo sviluppo del polo sanitario, ad esempio, mediante adeguati servizi di accoglienza degli utenti, dei pazienti e dei loro familiari, dei lavoratori trasfertisti, degli studenti.
Lavoreremo in sinergia con i consiglieri regionali del M5S per proporre soluzioni mirate a superare i disagi oggi determinati dallo spostamento dei servizi sanitari a Gagliano del Capo. La localizzazione dei servizi sanitari deve rispondere a criteri di prossimità ed ai bisogni reali, non a becere dinamiche di carattere politico. Il progetto della cittadella della salute dovrà essere rianalizzato per verificare, innanzitutto, che l’ASL abbia ancora effettivamente intenzione di investire le risorse promesse, alla luce degli spostamenti dei servizi nel frattempo avvenuti. La nostra azione sarà in ogni caso diretta a garantire un efficiente ed efficace fruizione da parte dei cittadini di Tricase dei servizi sanitari.
SEMPRE PIU’ POVERI: quale strategia adottare?
Vorremmo superare l’approccio assistenzialistico attraverso l’assegno civico e il baratto amministrativo, legando gli aiuti economici a piccole attività di volontariato per la comunità e all’impegno per imparare un mestiere fra quelli richiesti dal mercato del lavoro locale. Intendiamo puntare su iniziative che coinvolgano la comunità nel contrasto al disagio, ad esempio gli orti sociali urbani e l’agricoltura sociale.
Ad un eventuale BALLOTTAGGIO possibili alleanze?
Il M5S non sigla alleanze con altre forze politiche per diversità di progetto e di metodo politico.
Approfondimenti
Marina, 36 anni, per Sant’Egidio a Bangui, Centroafrica: “Vicina agli ultimi della terra”
“A 17/18 anni si vuole cambiare il mondo e pensi sia possibile! Ci sono periodi in cui mi abbatto e non sopporto il peso della missione, in cui riesco a vedere solo i problemi, i ritardi, le frustrazioni, che raramente mancano durante una giornata di lavoro, ma poi…
L’INTERVISTA ESCLUSIVA
di Luigi Zito
A quale scintilla primitiva si affida l’animo umano quando la fiamma d’amore si accende, si sviluppa, si infiamma e riluce sino a risplendere luminosamente?
E qual è la moneta che ripaga la gratificazione che plasma il nostro cuore, che lo trasforma da cima a fondo, e che lo muove a donarsi agli altri?
Non credo sia solo una mia curiosità, è un affanno che accompagna la vita, che frequentemente ci pone davanti a simili dilemmi. È un tarlo capire cosa muove il sole e le stelle: cosa spinge una giovane donna a lasciare la zona comfort della sua vita per aprirsi al mondo, donarsi e aiutare chi è in difficoltà ed ha più bisogno?
Ancor più se, per farsi piccola per diventare grande, ha scelto di farlo a migliaia e migliaia di chilometri da casa.
È il caso di Marina Ciardo, 36 anni, di Tricase, che da anni vive a Bangui, Repubblica Centroafricana ed è Capo Progetto per l’Associazione Sant’Egidio.
Marina, di buon grado, ha amabilmente risposto a mie precise sollecitazioni.
«VOLEVO CAMBIARE IL MONDO»
«“Cosa vuoi fare dopo la scuola?”. Questa era la fatidica domanda che parenti, amici e insegnati mi ripetevano verso la fine del quinto anno delle superiori. Forse il lavoro che svolgo oggi è proprio la risposta a quella domanda che allora mi trovava impreparata. Non ci avevo mai pensato prima, ma su una cosa ero certa: volevo viaggiare, conoscere nuove culture e usanze diverse dalla mia, cercare di capire quello che, probabilmente, mi è ancora inspiegabile, divertirmi e, soprattutto, provare a cambiare il mondo! Si perché a 17/18 anni si vuole cambiare il mondo e pensi sia possibile! Così, sfogliando una guida delle facoltà universitarie, ho scoperto il corso di laurea in Economia dello sviluppo e cooperazione internazionale a Parma.
E allora mi sono detta: “Ma si, dai! proviamoci”, d’altronde potrebbe unire due strade: quella dell’economia, già intrapresa alle superiori (e che tanti dei miei affetti mi spingevano a proseguire, perché così trovi subito lavoro), e quella della cooperazione internazionale, un mondo inesplorato ma affascinante».
«LA MIA AFRICA»
Come sei arrivata in Africa, a Bangui?
«Non faccio altro che ripetermi, se oggi sono qui, in Africa, é anche grazie al mio professore di Storia ed economia dei Paesi in via di sviluppo, che ci ha sempre spronato a fare un’esperienza nel campo della cooperazione, precisando anche che il lavoro del cooperante non è per tutti: o lo ami o lo subisci. Concludendo poi con un’amara postilla: “Molti dei miei studenti sono giunti alla laurea magistrale ma, di fatto, non hanno mai intrapreso quella strada”.
Incoraggiata e sostenuta dalla mia famiglia, durante l’estate del secondo anno universitario ho deciso di fare una esperienza diretta, sono entrata in contatto con l’Ong Coope – Cooperazione Paesi Emergenti -, e ho vissuto un mese straordinario in un piccolo villaggio a sud della Tanzania, Msindo.
Allora, ho realizzato chiaramente: «Questo è ciò che voglio fare! Conoscere una realtà così diversa dalla mia, vedere la gioia delle persone che, nonostante la consapevolezza delle difficoltà giornaliere, continuano a lottare, sorridendo, con impegno, voglia di farcela, aggrappati alla vita come mai avevo visto fare prima. Dando una mano, facendo piccole cose, ho vissuto momenti e emozioni che stravolgono. Questo mi ha fatto sentire utile. A volte è bastato anche solo aver aggiustato una staccionata in una scuola».
Finita quell’esperienza, cosa è successo?
«Sono rientrata in Italia e ho assaporato per la prima volta il mal d’Africa di cui fino a quel momento avevo solo sentito parlare. Così ho continuato il percorso universitario prima a Parma e poi a Torino. Una volta specializzata in Economia dello sviluppo e cooperazione internazionale, ho assolto il servizio civile in Madagascar, poi il primo lavoro con la Ong Emergency (in repubblica Centroafricana e nel Kurdistan iracheno), successivamente con il Cuamm (Medici con l’Africa) nel Sud Sudan e, infine, da quasi 6 anni, nuovamente nella repubblica Centroafricana con la Comunità di Sant’Egidio».
Come opera la comunità di Sant’Egidio?
«Principalmente in due settori: il primo riguarda la salute, attraverso il programma Dream: cura le malattie croniche come l’epilessia, il diabete, l’ipertensione, l’HIV, l’asma e malattie renali leggere; il secondo è rappresentato dal programma Pace e Riconciliazione che, in modo costante e discreto promuove la pace.
È ben noto il ruolo di mediatore della Comunità di Sant’Egidio tra le parti in conflitto in RCA. La firma dell’Accordo Politico per la Pace, il 19 giugno 2017 a Roma, tra il governo centrafricano e 13 gruppi politico-militari è stato un momento cruciale nella storia del Paese. Questo accordo ha avviato, di fatto, il processo di dialogo e disarmo, che ha avuto un secondo e altrettanto importante momento con la firma degli Accordi di Khartoum nel febbraio 2019».
Qual è il tasso di povertà dove ti trovi? Di cosa c’è più bisogno? La situazione politico-economica, carestie? Guerre?
«Situata nel cuore dell’Africa, la Repubblica Centroafricana (RCA) è, dopo la Somalia e il Sud Sudan, è il paese più povero al mondo.
Nella classifica dell’Indice di Sviluppo Umano è 191° su 193 paesi presi in esame; il 60%, dei circa sei milioni di abitanti, vive con meno di un dollaro al giorno.
Si registra, purtroppo, uno tra i più alti tassi di mortalità materno-infantile e la popolazione ha in media un’aspettativa di vita piuttosto bassa (intorno ai 54 anni). Nonostante la posizione strategica e le risorse naturali presenti sul territorio, il Paese affronta da decenni una profonda instabilità politica che ha minato lo sviluppo economico e sociale.
Sono innumerevoli i colpi di Stato, le rivolte e i conflitti armati. Negli ultimi anni il Governo centrale ha avuto un controllo limitato sul territorio, soprattutto nelle regioni settentrionali e orientali, dove sono presenti gruppi ribelli e milizie locali. Non mancano le interferenze straniere che si manifestano con la presenza di milizie mercenarie, protagoniste talvolta discontri armati e violazioni dei diritti umani.
È un Paese che vive principalmente grazie ad agricoltura, estrazione di diamanti e oro e industria del legname. La crescita economica è ostacolata da mancanza di infrastrutture, insicurezza e instabilità politica. Questi elementi, combinati con una povertà estrema e la carenza di servizi essenziali, hanno generato una grave crisi umanitaria. Le donne e i bambini i più vulnerabili, esposti come sono a violenze, malnutrizione e mancanza di istruzione. Sono cresciuta molto con ogni organizzazione, sia a livello personale che professionale, ma la lunga permanenza a Bangui, mi ha permesso di contribuire alla formazione dei giovani locali, che desiderano migliorare la situazione del loro Paese».
IMPOTENZA E DOLORE
«Il confronto con quanto è fuori dal tuo controllo ti fa sentire inadeguata»
Ci racconti un aneddoto, un avvenimento, che ti ha toccata particolarmente?
«Sono stati anni impegnativi, difficili, che hanno permesso la nascita di amicizie profonde, anche con pazienti per me speciali, che oggi non ci sono più. Il senso di impotenza e il dolore per la loro perdita ti svuota, ti consuma, ti fa credere di non poter andare avanti. Il confronto con quanto è fuori dal tuo controllo ti fa sentire inadeguata. Forse è proprio questa la sfida ma credo che tutto questo mi stia forgiando. Essere testimone, lottare, nel bene e nel male, provoca una forza mista a rabbia che spinge ogni giorno a dare il meglio, anche se a volte non è abbastanza.
A Bangui sono arrivata nel gennaio del 2020, con la prospettiva di starci un anno o poco più, invece, a quasi 6 anni dal mio arrivo, mi ritrovo qui a scrivere questa mia storia e, forse, tracciare anche un bilancio.
Quando parlo con i nuovi colleghi (qui c’è un turnover molto intenso, la permanenza media è da 6 mesi a un paio d’anni), inevitabile che chiedano: “Da quanto tempo sei qui?”. E alla mia risposta, “Quasi 6 anni”, mi incalzano: “Perché?!”.
Non so spiegarlo in poche parole: conservo un “album di emozioni” e da brava amministratrice ho difficoltà a tradurlo in parole. Il fantastico team dell’associazione é un ingrediente fondamentale per questa ricetta di resistenza/resilienza».
TRA MALATTIE E COPRIFUOCO
Covid e altre malattie, come le affrontate?
«Nel 2020 abbiamo trascorso il periodo del covid e il mio primo periodo con questa nuova realtà lavorativa. Non abbiamo sofferto come in Italia, le restrizioni erano blande, c’era solo la paura di essere contagiati e stare male, e allora sì che sarebbe stato un problema, vista l’assenza di ospedali specializzati.
Il 2021 c’è stato un tentativo di colpo di Stato, Bangui era stata dichiarata “Ville mort” (città morta), una città “ibernata” per un paio di settimane e sotto coprifuoco (se ti trovavano per strada non chiedevano un documento o ti facevano una multa, rischiavi di essere ammazzata), che lasciava pochissimo spazio per lo svago, gli amici, per lamentarsi del caldo, delle zanzare, della mancanza d’acqua e degli sbalzi di elettricità che rischiavano di bruciare quello che lasciavi innescato alla presa della corrente».
Ci descrivi una tua giornata tipo?
«Ci si sveglia prendendo il caffè (rigorosamente Quarta!), cercando di mettere in ordine le priorità della giornata, con la consapevolezza che, nel momento in cui metterai piede in ufficio, verrai assalita da mille imprevisti: problemi con le banche, con le macchine, lentezze inesorabili dei Ministeri e cose che si rompono: qui molte cose si rompono con una velocità incredibile.
Seguo principalmente due progetti: il Programma Dream (gestiamo una clinica e un padiglione di ospedale e curiamo circa 3mila pazienti cronici e una media di 100 nuove donne incinte al mese che accompagniamo nel percorso prenatale. Tutti i servizi sanitari sono a pagamento, mentre il nostro programma prevede gratuità e presa in carico in modo olistico del paziente).
E poi abbiamo avviato, da 3 anni, delle campagne di vaccinazione porta a porta per i bambini da 0 a 2 anni.
Per il progetto “mediazione di pace”, mi limito a seguire l’ufficio per evitare problemi di carattere amministrativo e logistico».
“Basta! Mollo tutto e torno in Italia!”, l’hai mai pensato?
«Mi succede spesso, anche più volte nello stesso giorno.
Ci sono periodi in cui mi abbatto e non sopporto il peso della missione, in cui riesco a vedere e sottolineare solo i problemi, i ritardi, le frustrazioni, che raramente mancano durante una giornata di lavoro.
Mi hanno molto aiutato e sostenuto le amicizie qui a Bangui.
Avere delle persone che in un quadro nero intravedono un punto bianco e riescono a fartelo vedere e apprezzare, non è scontato.
È questa la forza che mi è stata trasmessa giorno per giorno, che mi aiuta a inquadrare l’amore per questa professione, mi fa andare avanti e ammirare questo quadro caravaggesco: sebbene prevalgano le ombre, la presenza di luce, minima ma potente (carica di quanto si è realizzato), è dominante».
COSA FARAI DA GRANDE?
Hai già deciso cosa farai in futuro?
«Bisogna sempre tenere alto il morale delle truppa: nel mentre si accavallano le emozioni, il leitmotiv mi ritorna in mente, mentre mi ritrovo a scrivere questa storia, a pochi giorni dalla mia partenza, al momento definitiva, da Bangui.
Questa è la parte relativa al lavoro, ma non c’è solo questo.
A Bangui è presente anche un gruppo locale della Comunità di Sant’Egidio, giovani centroafricani che, malgrado le difficoltà, cercano di vivere lo spirito evangelico della Comunità del Santo.
Lo fanno nella gratuità e nell’amicizia, prestano servizio ai poveri, ai bambini di strada, alla scuola di pace e alla cura degli anziani soli e senza sostegno. Mi emoziona vedere che esistono dei giovani che sperano e lavorano per un futuro diverso per il loro Paese.
Dopo quasi 10 anni di lavoro non so ancora dare una risposta alla domanda che Gabriella mi pone “ogni 2 per 3”: Cosa vuoi fare da grande?! So che voglio continuare, e mi impegnerò al 100% per fare in modo di soddisfare almeno in parte quel desiderio di “cambiare le cose” in meglio. Aiutare, vedere la gente sorridere, scoprire la bellezza delle diversità, affinchè quello che ha spinto una giovane salentina ad affrontare questo mestiere, si avveri.
Ecco la mia risposta: «Non so cosa farò da grande, ma il mio lavoro mi piace e continuerò a farlo».
COME AIUTARE
Come possiamo aiutare la tua comunità?
«Con una donazione a:
COMUNITÀ DI S. EGIDIO ACAP – ASSOCIAZIONE DI PROMOZIONE SOCI – IBAN: IT36Q0200805074000060045279
Causale: Programma Dream Centrafrica»
Approfondimenti
Air Fryer: trucchi per migliorare la cottura dei cibi
Negli ultimi tempi le abitudini alimentari di tantissime famiglie sono state stravolte dall’ingresso in casa di un elettrodomestico che ha fatto grandi promesse: garantire piatti golosi come quelli fritti ma leggeri come quelli al forno. Tuttavia, padroneggiare la tecnica di una friggitrice ad aria che sfrutta un vortice di calore ad alta velocità non è immediato come sembra e i primi esperimenti possono rivelarsi non ottimali se non si conoscono le tecniche giuste.
Spesso si dà la colpa allo strumento per una panatura che si stacca o per un interno rimasto crudo, ignorando che la causa reale è una gestione sbagliata degli spazi o dell’umidità residua sugli alimenti. Imparare a bilanciare questi elementi è l’unica via per ottenere risultati paragonabili alla cucina professionale.
Come diventare esperti
Per diventare dei veri esperti nell’utilizzo della propria friggitrice ad aria vi basterà adottare pochi semplici trucchi capaci di garantire una doratura esterna impeccabile su ogni tipo di alimento. Seguendo queste indicazioni scoprirete che la air fryer è uno strumento incredibile, soprattutto se si sceglie un modello avanzato tecnologicamente, come ad esempio quelle di Moulinex, con cui potrete spaziare liberamente in cucina, realizzando ottimi contorni di verdure grigliate e persino dolci da forno complessi senza alcuna difficoltà.
Asciugare bene gli ingredienti e dosare l’olio con intelligenza
La regola d’oro per evitare l’effetto bollito è eliminare ogni traccia di acqua dagli alimenti prima della cottura. Inserendo nel cestello prodotti ancora umidi, l’evaporazione impedirà la formazione della crosta esterna, quindi è importante tamponare accuratamente carne, pesce e ortaggi con carta assorbente fino a renderli perfettamente asciutti.
Passando ai condimenti, bisogna sfatare il mito che l’olio non possa essere utilizzato se si vuole cucinare un piatto salutare: una minima quantità è infatti essenziale per attivare la doratura e proteggere il cibo dal calore secco dell’aria. Invece di versare l’olio direttamente dalla bottiglia, l’ideale è utilizzare un nebulizzatore spray per distribuire uno strato sottile e uniforme su tutta la superficie degli ingredienti. Questo piccolo trucco, oltre a evitare il fumo causato dall’olio in eccesso, aiuta anche le spezie e il sale ad aderire meglio alla superficie dell’alimento, evitando che la forza dell’aria le stacchi dal cibo appena accendete la macchina.
Non riempire troppo il cestello e adattare le temperature
Un errore molto comune dettato dalla fretta è quello di riempire il cestello fino all’orlo, sovrapponendo il cibo. La friggitrice ad aria lavora grazie al circolo veloce dell’aria e se ostruite il passaggio ammucchiando gli ingredienti, la parte centrale rimarrà cruda o fredda. Per ottenere una cottura omogenea è sempre meglio cuocere in più riprese disponendo tutto in un unico strato senza affollare troppo lo spazio.
Inoltre, avendo una camera di cottura compatta e una ventola molto potente, la macchina genera un calore molto più aggressivo rispetto agli elettrodomestici standard. Di conseguenza, le istruzioni di cottura pensate per la cucina tradizionale vanno necessariamente adattate abbassando la temperatura di circa venti gradi e riducendo il tempo di cottura del venti per cento rispetto al forno statico. Ricordate poi l’importanza di intervenire durante il processo: estrarre il cestello a metà cottura per scuotere energicamente le patatine o girare le fettine di carne è un passaggio obbligatorio per garantire che ogni lato venga esposto al calore e si colori uniformemente.
Attenzione alla carta forno e alla pulizia costante
Molti appassionati tendono a utilizzare la carta forno per evitare di sporcare, ma se non gestita bene questa abitudine può compromettere il risultato. Coprire interamente la griglia sul fondo, infatti, blocca il flusso d’aria che arriva dal basso, impedendo al cibo di cuocere correttamente nella parte inferiore. Se volete usarla, la soluzione migliore è acquistare i fogli già forati o sagomare la carta in modo intelligente, facendo attenzione a non inserirla mai durante il preriscaldamento per evitare che finisca sulla resistenza bruciandosi.
Infine, un altro aspetto che incide sul sapore dei piatti è la pulizia dello strumento. I residui di grasso e le briciole che cadono sul fondo tendono a bruciare nelle cotture successive, generando fumo e odori sgradevoli che possono alterare il gusto di cibi delicati, motivo per cui è buona norma lavare i componenti dopo ogni singolo utilizzo. Utilizzando spugne non abrasive e detergenti delicati riuscirete a proteggere il rivestimento antiaderente del cestello, evitando che i cibi si attacchino in futuro.
Approfondimenti
Tricase, commercio e futuro, fra dubbi e speranze
Paola Baglivo, di Ottica Moderna e Gino Bortone della gioielleria Bortone, delineano il futuro della città…
“Gli sconti che offrono online sono improponibili per noi che dobbiamo necessariamente tener conto delle spese da sostenere”“Per le festività natalizie, in verità, non nutro molte speranze…”
“Vivibilità e caoticità delle città contribuiscono a cambiare abitudini e stile di vita. Di conseguenza cambia anche il modo di fare acquisti”
Queste interviste le potete trovare su il Gallo cartaceo, distribuito questo fine settimana, in 80 Comuni del Salento;
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