Approfondimenti
Elezioni, il futuro di Tricase/5: Francesca Sodero
La visione della città della candidata del MoVimento 5 Stelle
FRANCESCA SODERO, COMMERCIALISTA, 35 ANNI
(MOVIMENTO 5 STELLE)
Cosa farà nei primi 100 giorni?
Rifiutiamo la logica dei primi 100 giorni perché siamo convinti che la buona programmazione abbia bisogno di tempo. Riteniamo che i primi atti da compiere siano quelli idonei a porre le basi per il buon governo e per l’efficiente funzionamento degli uffici comunali. Andrà messa a punto la ristrutturazione della struttura organizzativa comunale, bisognerà ascoltare le esigenze degli uffici ed implementare un efficace sistema di programmazione e controllo e per l’incentivazione del personale.
Un provvedimento della vecchia amministrazione che non le è piaciuto?
L’amministrazione comunale non può creare lavoro, può solo porre le giuste condizioni di contesto che incoraggino l’insediamento di imprese sul territorio. Far funzionare in modo efficiente la macchina amministrativa comunale è una delle condizioni più importanti. Poi dovremo lavorare sulla cultura d’impresa e sull’imprenditorialità dei giovani, in collaborazione con le scuole e con le imprese del territorio, e stimolare la nascita di nuove imprese nei settori della bioedilizia, del recupero, della manutenzione e del riciclaggio dei materiali, dell’accoglienza turistica di qualità. Lavoreremo sodo per lo sviluppo turistico e per la crescita del settore agricolo… i dettagli sul nostro sito web www.tricase5stelle.it
LAVORO: quali le priorità?
L’amministrazione comunale non può creare lavoro, può solo porre le giuste condizioni di contesto che incoraggino l’insediamento di imprese sul territorio. Far funzionare in modo efficiente la macchina amministrativa comunale è una delle condizioni più importanti. Poi dovremo lavorare sulla cultura d’impresa e sull’imprenditorialità dei giovani, in collaborazione con le scuole e con le imprese del territorio, e stimolare la nascita di nuove imprese nei settori della bioedilizia, del recupero, della manutenzione e del riciclaggio dei materiali, dell’accoglienza turistica di qualità. Lavoreremo sodo per lo sviluppo turistico e per la crescita del settore agricolo… i dettagli sul nostro sito web www.tricase5stelle.it
Commercio: sempre meno aziende. E l’Associazione Commercianti lamenta poca collaborazione…
Con l’associazione commercianti abbiamo in mente di instaurare un rapporto di collaborazione a doppio senso. Come amministratori garantiremo: il coordinamento delle attività, ad esempio in occasione delle manutenzioni stradali o dell’organizzazione degli eventi; l’innalzamento della qualità degli eventi organizzati e del commercio in genere attraverso un Ente Fiera. All’associazione commercianti chiederemo di collaborare al miglioramento della qualità del commercio a Tricase, soprattutto sul fronte della soddisfazione del cliente, della localizzazione adeguata dei punti vendita, dell’allestimento dei locali e delle vetrine, del web marketing e dell’accoglienza turistica. Il Documento Strategico del Commercio, approvato da poco e senza l’adeguato coinvolgimento degli operatori commerciali, andrà aggiornato ed ampliato, anche in sinergia col parallelo processo di approvazione del Piano Urbanistico Generale e nella prospettiva dell’istituzione del Distretto Urbano del Commercio.
ACAIT: dopo tanto tempo perso, quale sarà il primo provvedimento che adotterà?
Vorremmo affiancare il recupero della sua originaria funzione produttiva/commerciale ad un’operazione di valorizzazione archeologica-industriale, che la trasformi in attrattore turistico (museo delle tabacchine) e, al contempo, in luogo di riscoperta e
recupero in chiave moderna di conoscenze e tecniche tradizionali e tipiche (agricole, culinarie, artigianali, medicamentali). Si potrebbe pertanto pensare all’insediamento in pianta stabile di un mercato dei prodotti agricoli a “km zero” e “impatto zero” (agricoltura naturale), all’allestimento di spazi per la piccola trasformazione e conservazione, ad attività di formazione e sperimentazione in orti e cucine sociali.
I primi atti saranno quelli funzionali all’inquadramento giuridico/amministrativo del progetto e alla condivisione dello stesso con la cittadinanza.
TURISMO: dovrà cambiare Tricase per attrarre più turisti?
Lo sviluppo turistico andrà perseguito per gradi, partendo dalla presa d’atto che a Tricase una consistente porzione del patrimonio immobiliare, compreso quello comunale, è inutilizzata. Sarà quindi necessario promuovere la ricettività diffusa, valorizzare i centri storici, destinare immobili comunali ad ostello della gioventù. Prima però di attrarre i turisti, dovremo pensare alla cura del paesaggio, naturalistico, architettonico e artistico, al completamento delle opere di urbanizzazione (acquedotto e fogna), alla manutenzione delle strade, al decoro urbano e alla segnaletica, all’implementazione di un efficiente sistema di mobilità urbana ed extra-urbana. Dovremo anche lavorare sul convolgimento della comunità in un progetto di accoglienza che garantisca una ricettività di alta qualità (arredi adeguati e servizi di accoglienza) e l’adeguata promozione delle bellezze territoriali e delle ricchezze eno-gastronomiche. Andranno migliorati i servizi turistici e il funzionamento dello IAT. Il programma sullo sviluppo turistico è ampio e può essere consultato sul nostro sito web www.tricase5stelle.it
MARINE: cosa cambierebbe?
Per le marine prevediamo gli stessi interventi previsti per i centri storici: ricettività diffusa organizzata, insediamento di attività commerciali caratteristiche e turistiche, organizzazione di eventi di alta qualità che coniughino dibattito su temi di attualità/spettacolo/enogastronomia. Dovranno essere realizzate aree di parcheggio di interscambio (auto/navetta per il mare; bici o risciò/navetta; etc) e realizzati interventi a basso impatto per una migliore fruibilità della costa e del mare. Le marine dovranno essere collegate al centro città attraverso percorsi pedonali e ciclabili sicuri. Anche nelle marine vi è la priorità del completamento delle opere di urbanizzazione. Per il porto è necessaria la messa in sicurezza e il potenziamento dell’uso turistico, tuttavia prevediamo un percorso partecipato con la cittadinanza per valutare, col supporto dei tecnici, le alternative progettuali che consentano di conciliare le diverse istanze d’uso. Di fatto le attuali pericolose ed anomale condizioni di utilizzo dovranno essere superate.
DECORO DELLA CITTA’: nonostante il rifacimento di alcune strade, Tricase versa in uno stato indecoroso…
Le manutenzioni (strade, verde pubblico, scuole, etc) dovranno essere programmate per tempo e non in base alle emergenze o ai periodi elettorali, in modo che vengano reperite adeguate forme di copertura degli impegni finanziari. Il primo sforzo sarà nella direzione dell’eliminazione degli sprechi per liberare risorse da destinare a queste attività in maniera sistematica. Col baratto amministrativo potremo coinvolgere i cittadini e gli altri operatori del territorio in progetti di abbellimento e piccola riqualificazione, in cambio di sconti sulle imposte comunali. Altre forme di abbellimento originali a cui abbiamo pensato sono gli orti urbani, soprattutto nelle zone periferiche. Per il vecchio cimitero abbiamo in mente un percorso partecipato con la cittadinanza per progettare insieme la sua valorizzazione.
BAMBINI, DISABILI ED ANZIANI: secondo lei Tricase è a loro misura?
Dovremo trasformare Tricase in una cittadina accessibile, eliminando gradualmente le barriere architettoniche e creando aree verdi attrezzate possibilmente di prossimità, anche mediante l’abbellimento degli spazi esterni delle scuole e la loro apertura in orario extra-scolastico. Per gli anziani abbiamo in mente l’allestimento di luoghi per attività ricreative autogestite e il coinvolgimento in attività di recupero di tradizioni colturali, culinarie e medicamentali, da parte dei giovani. Cucine sociali e orti sociali negli spazi esterni dell’ACAIT potrebbero favorire questo scambio intergenerazionale e l’impiego costruttivo del tempo libero da parte di giovani ed anziani. Molto altro su www.tricase5stelle.it
CITTADINA DELLA SALUTE/OSPEDALE: volano unico per Tricase o idea superata?
Come futuri amministratori supporteremo, per quanto di nostra competenza, lo sviluppo del polo sanitario, ad esempio, mediante adeguati servizi di accoglienza degli utenti, dei pazienti e dei loro familiari, dei lavoratori trasfertisti, degli studenti.
Lavoreremo in sinergia con i consiglieri regionali del M5S per proporre soluzioni mirate a superare i disagi oggi determinati dallo spostamento dei servizi sanitari a Gagliano del Capo. La localizzazione dei servizi sanitari deve rispondere a criteri di prossimità ed ai bisogni reali, non a becere dinamiche di carattere politico. Il progetto della cittadella della salute dovrà essere rianalizzato per verificare, innanzitutto, che l’ASL abbia ancora effettivamente intenzione di investire le risorse promesse, alla luce degli spostamenti dei servizi nel frattempo avvenuti. La nostra azione sarà in ogni caso diretta a garantire un efficiente ed efficace fruizione da parte dei cittadini di Tricase dei servizi sanitari.
SEMPRE PIU’ POVERI: quale strategia adottare?
Vorremmo superare l’approccio assistenzialistico attraverso l’assegno civico e il baratto amministrativo, legando gli aiuti economici a piccole attività di volontariato per la comunità e all’impegno per imparare un mestiere fra quelli richiesti dal mercato del lavoro locale. Intendiamo puntare su iniziative che coinvolgano la comunità nel contrasto al disagio, ad esempio gli orti sociali urbani e l’agricoltura sociale.
Ad un eventuale BALLOTTAGGIO possibili alleanze?
Il M5S non sigla alleanze con altre forze politiche per diversità di progetto e di metodo politico.
Approfondimenti
Pompeo Maritati, “Quando i numeri si innamorano (e io ci casco)”
Oggi che sono in pensione, che posso permettermi di scrivere senza Excel aperto in sottofondo, ho ritrovato quei fogli, li ho riletti, e mi sono detto: “Perché non completarlo? Perché non dare voce a quei numeri innamorati?”…
L’idea di questo libro nasce in un luogo che, a prima vista, sembrerebbe il meno romantico del mondo: una sala corsi di una grande banca italiana, illuminata da neon impietosi, con pile di dispense, calcolatrici scientifiche e tazzine di caffè che avevano visto giorni migliori.
Era verso la fine degli anni 90, e io, in giacca e cravatta, stavo tenendo un corso di matematica finanziaria a un gruppo di operatori bancari. L’argomento del giorno? Il calcolo delle rate di mutuo con il sistema cosiddetto “alla francese”.
Un nome che evoca baguette, bistrot e chanson d’amour, ma che in realtà nasconde una formula che farebbe piangere anche un ingegnere.
Eravamo immersi in coefficienti, tassi d’interesse, progressioni geometriche e quel misterioso “ammortamento” che, più che un piano di rimborso, sembrava una lenta agonia numerica. E proprio mentre stavo spiegando la logica dietro la distribuzione degli interessi nel tempo, uno degli uditori – un tipo sveglio, con l’aria di chi aveva già capito tutto, ma voleva vedere se anche io lo avevo capito se ne uscì con una frase che mi colpì come una freccia di Cupido: “È come se alcuni numeri si fossero innamorati.”
Silenzio. Sorrisi. Qualche risatina. Io, ovviamente, feci il classico gesto da docente navigato: annuii con un mezzo sorriso, come a dire “bella battuta, ma torniamo seri”. E così fu. Riprendemmo la lezione, tornai a parlare di rate, di formule, di Excel. Ma quella sera, solo in albergo, mentre il minibar mi offriva una bottiglietta d’acqua a prezzo da champagne e la TV trasmetteva repliche di quiz dimenticati, quella frase tornò a bussare alla mia mente.
“È come se alcuni numeri si fossero innamorati.”
Ma certo! Perché no? Perché non pensare che dietro le formule ci siano storie? Storie di attrazione, di repulsione, di corteggiamenti matematici, di triangoli amorosi (non solo geometrici), di numeri che si cercano, si sfuggono, si fondono. Un’idea folle, certo.
Accostare l’innamoramento, quel sentimento poetico, irrazionale, profondo, all’aridità dei numeri, che per definizione sono freddi, impersonali, astratti. Ma forse proprio per questo l’idea mi sembrava irresistibile.
Così iniziai a scrivere. A spizzichi e bocconi, tra una riunione e una trasferta, tra un bilancio e un report. Annotavo storielle, dialoghi, immagini. Immaginavo lo Zero e l’Uno in crisi di coppia, il Due che cerca equilibrio, il Pi greco che seduce tutti ma non si concede a nessuno. Poi, come spesso accade, la vita prese il sopravvento.
Gli impegni si moltiplicarono, le cartelle si accumularono, e quei fogli finirono in fondo a un cassetto. Lì rimasero, silenziosi, per anni. Fino a oggi.
Oggi che sono in pensione, e che ho tempo per ascoltare le idee che bussano piano, che posso permettermi di scrivere senza Excel aperto in sottofondo. Ho ritrovato quei fogli, li ho riletti, e mi sono detto: “Perché non completarlo? Perché non dare voce a quei numeri innamorati?”
E così è nato questo libro. Un libro che non pretende di insegnare matematica, ma di farla sorridere. Un libro che non vuole dimostrare teoremi, ma raccontare storie. Un libro che, se tutto va bene, vi farà guardare i numeri con occhi nuovi.
Approfondimenti
Luglio 1931: “Quando a Tricase, sul Quadrano, c’erano le Colonie”
Una storia intrigante di un secolo fa: nasce su uno sperone roccioso, su uno dei più bei scorci di Tricase Porto. Da opificio per tabacchine a colonia, durante il fascismo; da casa al mare a discoteca nei anni 70…
di Ercole Morciano
La costruzione conosciuta col nome di “colonie” nasce a Tricase-Porto, sul promontorio del “Quadrano”, tra fine Ottocento e primi del Novecento, come magazzino per la prima lavorazione del tabacco in foglie per conto della ditta greca Hartog & C., proveniente da Salonicco, come quella dei f.lli Allatini.
Costruire un magazzino per la lavorazione del tabacco al porto, mentre comportava indubbi benefici per la ditta proprietaria, costringeva le operaie tabacchine a portarsi da Tricase alla marina per lavorare in ogni condizione metereologica e ne siamo certi a piedi nudi, come purtroppo imponevano i tempi.
Costruire un magazzino per la lavorazione del tabacco al porto, mentre comportava indubbi benefici per la ditta proprietaria, costringeva le operaie tabacchine a portarsi da Tricase alla marina per lavorare in ogni condizione metereologica e ne siamo certi a piedi nudi, come purtroppo imponevano i tempi.
Proprio da Tricase, dove le tabacchine erano le meno pagate della provincia e oberate dal cottimo, nel 1905 partì la protesta che infiammò tutta la Terra d’Otranto con uno sciopero che portò ad un lieve miglioramento delle paghe e all’abolizione del famigerato cottimo.

Le tabacchine di Tricase erano “toste” e il loro vessillo scarlatto, recuperato per merito del consigliere comunale socialista Luigi Cavalieri, è ora esposto nella sala consiliare di palazzo Gallone.Tutte le donne del popolo di Tricase erano all’epoca coraggiose e determinate: nel 1917, in piena prima guerra mondiale, sfidarono le dure leggi di guerra che punivano gli assembramenti e scesero in piazza per reclamare pane, pace, lavoro e il rientro dal fronte dei loro uomini, figli-mariti-fratelli-fidanzati.
Le ditte greche Allatini e Hartog, verosimilmente in seguito agli scioperi di cui sopra, decisero di vendere i loro stabilimenti tricasini mettendo fine ad un periodo che, pur foriero di benefici, si caratterizzava per la durezza con cui le lavoratrici venivano trattate e per lo sfruttamento cui erano sottoposte.
Quello dei F.lli Allatini fu acquistato nel 1909 dal neonato consorzio cooperativo, poi Acait, di cui diventò la sede, mentre quello della ditta Hartog, in Tricase-Porto, passò in proprietà della famiglia del direttore dell’Acait, dott. Filippo Nardi.
“Villa Nardi”, nel primo lustro degli anni ’30”, è denominato l’ex tabacchificio Hartog, costruito sullo sperone roccioso sovrastante la baia del “Quadrano” e caratterizzato da una vasta costruzione a piano terra, con vari ambienti adibiti alla lavorazione, al deposito, agli uffici e alle abitazioni.
Edificato con conci di carparo, volte a stella, vaste aree di pertinenza, su un sito tra i più panoramici di Tricase-Porto, l’ex tabacchificio, detto ufficialmente “Villa Nardi”, fu sede di colonie elio-talasso-terapiche durante il fascismo nel triennio 1932-34.
PERCHE’ LE COLONIE
Il regime fascista sosteneva il sorgere delle colonie estive per due ragioni: una di carattere socio-sanitario per prevenire e contrastare malattie dell’infanzia molto diffuse nelle classi popolari (rachitismo, tubercolosi, avitaminosi…) e l’altra di carattere propagandistico attinente l’educazione e la formazione dei cosiddetti coloni, “Balilla e Piccole Italiane”, ovviamente in gruppi separati, di forte impronta nazionalista, bellicista, con particolare riguardo al culto della personalità verso il dittatore Mussolini, in analogia con quanto avveniva già nella scuola di stato.
Nasce così nell’ispettore Valletta l’idea di impiantare una colonia estiva in provincia quale filiazione di quella laziale, molto lontana per mandarvi i ragazzi/e delle famiglie salentine.
Il 3 agosto 1932 egli riceve l’approvazione prefettizia che autorizza la Federazione Provinciale M.S. ad “aprire una colonia estiva per bambini/e di 7-12 anni, nella marina porto di Tricase, presso ‘Villa Nardi’ che sarà intitolata ad Achille Starace”.
Valletta nomina direttrice l’insegnante leccese, Giovanna Astore che il 15 agosto 1932, alle 8.15, prende in carico i “coloni” dalla stazione di Lecce per “rilevare gli altri lungo le fermate della linea Lecce-Zollino-Maglie-Tricase”.
COME FUNZIONAVANO LE COLONIE
Nell’Archivio di Stato di Lecce, tra le carte riguardanti la colonia di Tricase, si conservano l’elenco dei capi del corredo necessario, l’orario delle attività e la “vittizzazione”.
Orario: 6, sveglia; 6-7 pulizia personale; 7-7.30, primo pasto; 8-12, alla spiaggia; 12.30-13.30, secondo pasto; 13.30-16, ricreazione o riposo; 16-19, passeggiata e merenda; 19.30-20.00, terzo pasto; 20.15, silenzio.
Ai piccoli coloni verrà somministrata: la mattina, caffè-latte, marmellata e pane; a pranzo, minestra, pietanza, frutta e pane; per merenda, pane, marmellata, od altro; a cena, pietanza, formaggio od altro, frutta e pane.
Le carte d’archivio ci dicono che l’anno seguente la direzione passò al neo-presidente della Federazione di Lecce Michelangelo Sansonetti, che confermò il personale dell’anno precedente con i relativi incarichi.
Risulta anche che l’assistenza medica era prestata dal dott. Alessandro Caputo, mentre quella religiosa era assicurata dal parroco di Tricase Porto, don Michele Nuccio.
Dalla relazione finale del presidente, densa della reboante e pomposa retorica di regime, di cui si trascrivono alcuni stralci, si apprendono i particolari sulla vita della colonia: “educare i fascisti di domani come li vuole il DUCE [sic], sani, forti, disciplinati e pronti a tutto osare”; durante l’alzabandiera: “Gli occhietti [dei bambini] si levano, il braccio si alza nel saluto romano, e un nome vibra nel coro argentino; DUCE.
Mentre una folla di passanti sosta commossa, più che incuriosita, e riverente si scopre il capo” e si ferma finché non vede di bambini rientrare in colonia “marzialmente cantando Giovinezza”.
Le parole più altisonanti le troviamo nella esaltazione della figura di Benito Mussolini: “Finita la funzione religiosa, di ritorno [dalla chiesa] in colonia, i nostri bambini, dal canto sacro all’inno Giovinezza, passano tra due fitte ali di popolo, suscitando un delirio di entusiasmo per Colui che con tanto interesse e amore attende alla sanità della stirpe… il cui nome resta scolpito nel cuore di tutti…”.
GLI ABUSI
Non è possibile scrivere tutto per motivi di spazio, ma si apprende dalle relazioni archiviate che non mancavano gli abusi.
Approfondimenti
Aumenta la produzione dell’olio nostrano, ma la qualità come è?
I numeri, però, non sempre bastano ad un’analisi esaustiva. Ecco perché abbiamo coinvolto alcune aziende del territorio per comprendere i contorni della campagna olivicola di quest’anno…
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Confermato il previsto aumento della produzione di olio a livello nazionale di circa il 30% rispetto all’annata precedente. La nuova annata sembrerebbe buona per qualità, con il novello già disponibile.
Buona qualità anche in Salento
La resa è influenzata dalla diminuzione della produzione (-30/40% in Puglia e circa il 20% in provincia di Lecce) ma con un aumento della qualità (e anche dei prezzi). La resa media in olio da olive varia dal 13% al 20%, ma il dato complessivo della produzione è in calo rispetto alle annate precedenti, in linea con quanto previsto da Confagricoltura.
Nel panorama complessivo, bisogna considerare che l’andamento climatico sfavorevole ha inciso in modo pesante sulla produzione di olive. Nei primi giorni di aprile, infatti, una serie di gelate improvvise ha colpito molte aree olivicole, compromettendo gran parte dei bottoni fiorali (mignole) e vanificando in buona parte le potenzialità produttive. Secondo le prime valutazioni tecniche, la flessione produttiva potrebbe essere legata anche a fattori varietali.
In particolare, la cultivar FS-17 (la “Favolosa”), che inizialmente presentava una buona prospettiva di raccolto, ha subito un crollo quasi totale della produzione a causa della cascola dei fiori non ancora aperti, verificatasi subito dopo le gelate.
I numeri, però, non sempre bastano ad un’analisi esaustiva. Ecco perché abbiamo coinvolto alcune aziende del territorio per comprendere i contorni della campagna olivicola di quest’anno.
Giacomo Palese, amministratore de L’Olivicola di Presicce–Acquarica, precisa: «La nostra è un’azienda produttrice di olive da mensa e stiamo riscontrando un’ottima qualità». Riguardo alle differenze, «le ritroviamo in termini di quantità, quest’anno abbiamo meno frutto». Gli operatori del settore salentini hanno dovuto fare i conti con le conseguenze della Xylella che «ha avuto un impatto significativo sulla nostra azienda, ha rappresentato una svolta difficile e ha messo a dura prova la sostenibilità economica, obbligandoci a ripensare completamente il modello di business. Abbiamo dovuto reinventarci e diversificare la produzione. Non potendo più contare sulle nostre olive abbiamo iniziato ad acquistare da altri produttori, mossa che ci ha permesso di mantenere una produzione continua e ci ha anche spinto a esplorare nuove strade. Un cambiamento rilevante e significativo è stata l’introduzione di nuovi prodotti come i sott’oli che in passato non trattavamo. Tale diversificazione ci ha aperto nuovi canali di mercato, diversi da quelli che conoscevamo, e ha comportato costi aggiuntivi e la necessità di finanziare nuove attività: importanti investimenti, la necessità di accedere a nuovi finanziamenti esterni e un maggiore impegno nella gestione del credito, parliamo di un accesso al credito più mirato per finanziare questi investimenti iniziali. Un percorso impegnativo che ci ha permesso di trattare prodotti che diversamente forse non avremmo trattato. Sebbene le sfide siano state tante, siamo riusciti a trovare opportunità che, a lungo termine, potrebbero rivelarsi vantaggiose per la sostenibilità economica dell’azienda. Oggi, dopo anni, siamo tornati alla lavorazione delle olive grazie ai vari reimpianti effettuati. Abbiamo reimpiantato olive leccino, perché lavorando olive da tavola riteniamo che tale cultivar sia un ottimo prodotto da mensa. Nonostante le difficoltà», conclude Palese, «questo percorso di trasformazione ci ha reso più resilienti e pronti ad affrontare sfide future».
Anche Pierangelo Tommasi di Olio Biologico Moruse di Calimera, conferma «un prodotto dalla qualità eccellente anche perché siamo stati risparmiati dall’attacco della “Mosca”». Le differenze rispetto all’anno scorso «sono notevoli ma le piante crescono di anno in anno e iniziano a produrre un po’ di più. Parliamo, però, di numeri minimi rispetto a dieci anni fa: da allora la sostenibilità economica è completamente cambiata. Prima si poteva vivere di agricoltura, adesso sono soprattutto spese. Nella speranzosa attesa di tornare ad avere i profitti di una decina di anni fa».
Nel frattempo, anche nella azienda di Calimera hanno «impiantato le varietà di Leccino e Favolosa, per la precisione 80% della prima e 20% della seconda». Colta al volo l’occasione per variegare la produzione: «Già da 4-5 anni stiamo curando una cultura di avocado. Per ora solo un piccolo appezzamento ma stiamo provvedendo ad estendere la produzione su un altro ettaro e mezzo».
Quintino Palma del Frantoio Palma di Cursi ricorda che «la raccolta 2025 è stata colpita da una gelata durante il periodo della fioritura, provocando un calo nella produzione che resta, comunque, sufficiente per un raccolto di buona qualità».
Rispetto all’ annata scorsa Palma rileva «un leggero calo di produzione sufficiente, però, a garantire il prodotto fino alla prossima campagna olearia».
Poi aggiunge: «Al momento abbiamo quasi completato i reimpianti mettendo a dimora varietà Favolosa, Leccina e Leccio del Corno (avevamo già olivi di Leccino di circa 30 anni). Purtroppo, la Xylella ha causato un crollo della redditività dell’azienda. Anche se sono stati erogati degli aiuti per i reimpianti, bisogna considerare che occorrono diversi anni prima che le piante raggiungano un target accettabile di produzione, di conseguenza siamo ancora in piena crisi. Fortunatamente», conclude Palma, «l’azienda si occupa anche di effettuare reimpianti olivicoli “chiavi in mano” per sopperire al calo di reddito post Xylella».
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