Gallipoli
Calcio, serie B: vittoria cercasi per Lecce e Gallipoli
Dalle 20.45, del 22 settembre 2009, il campionato cadetto vivrà il suo primo turno infrasettimanale della stagione: i giallorossi leccesi faranno visita alla tignosa Triestina per ritrovare i tre punti dopo quattro turni d’astinenza, mentre gli ionici di Giannini, dopo le ultime cocenti beffe, riceveranno, al “Via del Mare” l’Ancona.
Qui Lecce. “Questa squadra è costata 400 mila euro, due stagioni fa venne speso più di qualche milione”. Ha parlato chiaro, chiarissimo l’allenatore Gigi De Canio al termine della deludente sfida con il Crotone, mettendo totalmente a nudo i piani della società di Via Templari, divisa fra un’anonima annata di transizione e un difficile ma sperato approdo ai play off. Fin qui s’è vista tanta, troppa differenza fra i giallorossi e le compagini più quotate, già ben stabili nei piani alti della classifica nel contesto d’un campionato sempre impervio e interminabile: il Torino su tutti (oltre a Brescia, Sassuolo ed Empoli), destinato ad un rapido ritorno nel calcio che conta. Il Lecce (non sta tanto meglio la Reggina, l’altra retrocessa) può solo migliorare, così come l’intesa fra i reparti e la condizione di alcune pedine, senza dimenticare i lungodegenti Giuliatto e Munari. Troppo brutto per esser vero l’impianto di gioco ammirato ultimamente (la vittoria manca già da 4 turni, dal debutto contro l’Ancona), dove il modulo appare non troppo congeniale agli interpreti: contro il Crotone, così come a Modena, si son viste trame troppo confusionarie, che non hanno mai fruttato palle gol troppo nitide, anche per via d’un attacco assai “farfallone”, un centrocampo incapace di far filtro e una difesa destinata a soffrire continuamente, a squarciarsi subito alla minima offensiva avversaria.
Il campionato non ammette soste e per i giallorossi subito un altro importante esame al “Nereo Rocco” di Trieste, al cospetto della squadra allenata da Gotti, pronta a scatenare l’inferno dalla cintola in su con il tridente Testini-Godeas-Della Rocca. Rispetto alle ultime uscite, in cerca di confortanti miglioramenti, De Canio cambierà, ma non troppo l’assetto iniziale passando ad un più composto 4-4-2 (modulo pronto a diventare anche un 4-2-4 nei frequenti dispiegamenti offensivi), affrontando la vera e propria emergenza scatenatasi sul versante difensivo sinistro: dopo Mazzotta (convocato in Under 20) e Giuliatto (alle prese con la riabilitazione) sarà out anche il giovane Ingrosso, che contro il Crotone ha rimediato una distorsione alla caviglia destra. Scelta forzata, quindi, con il sacrificio di Mesbah, arretrato sulla linea difensiva nonostante le sue attitudini puramente offensive. Ancora out Terranova (gioca Schiavi), torna Edinho (gli fa spazio Vives) che comporrà la diga mediana assieme a Giacomazzi. Baclet prima punta, con Marlungo libero di svariare su tutto il fronte d’attacco. Riepilogando, ecco il probabile schieramento: Rosati, Belleri, Fabiano, Schiavi, Mesbah, Edinho, Giacomazzi, Angelo, Defendi, Marilungo, Baclet. Dirige il signor Gervasoni di Mantova.
Qui Gallipoli. Che sia la volta buona per la prima agognata vittoria fra i cadetti? Gli ionici di Beppe Giannini ci riprovano, dopo le ultime beffe maturate contro Sassuolo (gol del pari incassato al 93′) e a Vicenza (sprecata la superiorità numerica e ben due gol di vantaggio) che hanno fatto svanire almeno quattro punti nel complesso d’una classifica comunque accettabile considerate le molteplici vicissitudini estive. “Inseguiamo i play off” ha azzardato mister Giannini, nell’intento di alzare la tensione e tenere in scacco i suoi, cercando di togliere la fastidiosa etichetta di matricola ad un gruppo che vuol essere parecchio ambizioso. Come dimostrano le recenti prestazioni, con i giallorossi vogliosi di giocarsela ovunque e contro chiunque, ma ancora costretti a perfezionare qualcosa a livello tattico, specialmente sui movimenti difensivi in occasione delle palle inattive. Per questo, la sfida al “Via del Mare” contro l’Ancona, sarà un esame piuttosto attendibile.
In chiave formazione la novità assoluta si chiama Matias Garavano, che da stasera difenderà i pali della porta ionica, dopo aver scalzato Sciarrone, apparso in sicuro nelle ultime uscite. Il tecnico ha deciso di puntare sull’estremo difensore argentino come ulteriore arma da opporre agli avanti marchigiani, che potranno contare sui temibili Colacone e Mastronunzio (già di scena in Salento circa un mese fa, in occasione del debutto con sconfitta per 3 a 0 a vantaggio del Lecce). E’ in forte dubbio, invece, Pederzoli sofferente a causa di alcuni fastidi muscolari, mentre non s’esclude il rientro in difesa di Franchini con Scaglia avanzato nel rombo di centrocampo. Dalla cintola in su, spazio ai gemelli del gol Di Gennaro e Ginestra, con a supporto il transalpino Mounard. Il probabile undici iniziale: Garavano, Sosa, Abbate, Grandoni, Franchini, Mancini, Viana, Scaglia, Mounard, Di Gennaro, Ginestra. Arbitrerà il signor Gallione di Alessandria
Giorgio Coluccia
Il programma della 6^ giornata, martedì 22 settembre, ore 20.45:
Ascoli-Cesena
Brescia-Sassuolo
Cittadella-Vicenza
Crotone-Grosseto
Gallipoli-Ancona
Mantova-Albinoleffe
Modena-Empoli
Piacenza-Salernitana
Torino-Padova
Triestina-Lecce
Classifica: Torino 12; Ascoli 11; Cesena, Brescia, Frosinone 10; Empoli, Padova, Ancona, Sassuolo 9; Piacenza, Triestina, Vicenza 7; Reggina 6; Lecce, Cittadella, Grosseto 5; Modena, Gallipoli 4; Mantova, Crotone 3; AlbinoLeffe 1; Salernitana 0.
Casarano
Il 2025 per l’Arma dei carabinieri. Il bilancio dell’anno quasi trascorso
Ma la sicurezza non passa solo dai controlli, passa dall’informazione, dal dialogo, dalla costruzione di fiducia. Per questo motivo i 61 presìdi dell’Arma…
Nel corso del 2025, la provincia di Lecce ha potuto contare su una presenza silenziosa ma costante: quella dei Carabinieri, presidio di sicurezza e punto di riferimento dello Stato in quasi tutti i comuni del territorio salentino.
Una presenza fatta di pattuglie che percorrono le strade di città e piccoli centri, di Stazioni che restano punti di accesso quotidiano per cittadini di ogni età, di uomini e donne dell’Arma pronti a intervenire quando serve e ad ascoltare quando è necessario fermarsi.
Sono oltre 86.000 le chiamate arrivate al NUE “112” nel corso dell’anno: dietro ciascuna, una richiesta di aiuto, un’emergenza, una paura. In molti casi si è trattato di situazioni classificate come “codice rosso”, nelle quali la rapidità delle gazzelle e il coordinamento delle Stazioni hanno consentito di attivare immediatamente le misure di tutela a protezione delle vittime.
È qui che la presenza dell’Arma diventa concretezza: una porta che si apre, una divisa che arriva, un aiuto che non tarda.
Con le sue 61 Stazioni, l’Arma dei Carabinieri di Lecce rappresenta un baluardo nella prevenzione e nel contrasto della violenza domestica e di genere. Le 798 denunce trasmesse all’Autorità Giudiziaria raccontano un fenomeno che resta impegnativo, ma indicano anche una crescente fiducia nelle istituzioni. Un segnale importante, rafforzato dall’arresto di 73 soggetti maltrattanti e dal deferimento in stato di libertà di altri 582.
Sul fronte della sicurezza generale, il 2025 ha fatto registrare una flessione della delittuosità complessiva rispetto all’anno precedente. Un risultato che non nasce per caso, ma dalla capillarità dei controlli e da una presenza costante sul territorio: l’Arma ha proceduto in 15.690 casi, pari all’83% dei reati denunciati all’Autorità Giudiziaria, su un totale di 18.838 segnalati da tutte le Forze di Polizia.
Importante anche l’azione contro lo spaccio di stupefacenti, con 96 arresti e 210 denunce e quella contro il crimine organizzato, culminata nell’arresto di 147 affiliati, nel sequestro di beni per quasi un milione di euro e nella cattura di 3 latitanti. A tutela della sicurezzacollettiva, sono stati inoltre sequestrati 2.700 kg di materiale esplodente e potenzialmente pericoloso.
Accanto alle attività investigative, l’impegno si è esteso anche alla tutela del lavoro, dell’ambiente e della sicurezza alimentare, con accertamenti che hanno portato a sequestri per 3.584.550 euro e sanzioni amministrative per 1.120.170 euro.
Parallelamente, la prevenzione ha rappresentato un pilastro centrale: 9.384 contravvenzioni elevate nel corso dell’anno, di cui 2.734 per violazioni considerate “salva vita”, come l’eccesso di velocità, il mancato utilizzo delle cinture o l’uso del cellulare alla guida. Una vigilanza che non è solo sanzione, ma azione concreta per proteggere vite.
In totale, sono stati svolti 45.749 servizi di controllo del territorio, con 91.012 militari impiegati, 174.378 persone controllate, 131.035 veicoli verificati e 50.471 documenti esaminati. Numeri che raccontano dedizione, costanza e capacità di intervento immediato, soprattutto in quei contesti dove l’Arma rappresenta l’unico presidio di Polizia presente.
Ma la sicurezza non passa solo dai controlli, passa dall’informazione, dal dialogo, dalla costruzione di fiducia. Per questo motivo i 61 presìdi dell’Arma hanno portato avanti con continuità la “Campagna di Legalità”, incontrando oltre 11.000 studenti in circa 150 momenti di formazione nelle scuole e nelle comunità locali. Un investimento sui più giovani e sul futuro del territorio.
Dietro questi risultati ci sono donne e uomini della Benemerita che ogni giorno garantiscono non solo interventi operativi, ma anche ascolto, prossimità e vicinanza. Presenze discrete ma essenziali, capaci di trasformare la divisa in un simbolo di tutela e rassicurazione.
Il bilancio di fine anno del Comando Provinciale Carabinieri di Lecce restituisce così l’immagine di un’Arma radicata nel territorio, capace di unire efficienza operativa, umanità e senso dello Stato. Un riferimento certo per sicurezza, legalità e fiducia.
Attualità
La precisazione dell’Ordine dei Medici sulle certificazioni d’invalidità e il pagamento
In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione…
Riceviamo e Pubblichiamo
Certificazioni di invalidità civile – Precisazioni dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce
In relazione alle recenti prese di posizione della Cgil e della Fp Cgil di Lecce, in merito al rilascio dei certificati di invalidità civile, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ritiene opportuno fornire chiarimenti utili a garantire una corretta informazione ai cittadini e a ricondurre il confronto nell’ambito delle norme vigenti e dei principi deontologici.
Il presidente dell’Ordine, Antonio Giovanni De Maria, richiama innanzitutto quanto previsto dal Codice di deontologia medica. In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione, e che lo stesso debba essere comunicato preventivamente all’assistito.
La normativa deontologica consente inoltre al medico di prestare gratuitamente la propria opera, qualora le condizioni lo permettano, a condizione che ciò non configuri concorrenza sleale o indebito accaparramento di clientela.
Il presidente evidenzia, inoltre, che la legislazione nazionale vigente non attribuisce agli Ordini professionali alcun potere di determinare o imporre tariffe, né minime né massime.
L’abolizione delle tariffe professionali, sancita dall’articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, impedisce qualsiasi fissazione vincolante dei compensi da parte degli Ordini. In tale quadro, eventuali accordi sottoscritti a livello territoriale con le organizzazioni sindacali devono intendersi esclusivamente come indicazioni orientative, prive di efficacia cogente.
Con riferimento alla certificazione di invalidità civile, De Maria sottolinea che essa rientra a pieno titolo nell’ambito della libera professione medica e comporta un’assunzione diretta di responsabilità da parte del medico certificatore.
Il professionista, infatti, è chiamato a condividere e attestare il contenuto diagnostico della documentazione clinica allegata, quali diagnosi specialistiche o certificazioni di dimissione ospedaliera, assumendone piena responsabilità sotto il profilo professionale e deontologico. In questo contesto, l’eventuale variazione dei compensi richiesti da alcuni professionisti è da ricondurre all’aumentata complessità dell’atto certificativo e al maggiore tempo necessario per la sua compilazione rispetto al passato.
È fondamentale, precisa il presidente, evitare che si diffonda l’idea di una contrapposizione tra medici e cittadini o che i professionisti della salute possano essere percepiti come un ostacolo al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’azione del medico è orientata alla tutela della salute e dei diritti dell’assistito, nel rispetto delle regole e della responsabilità professionale.
L’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ribadisce infine la propria disponibilità al confronto istituzionale e alla collaborazione con tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di garantire chiarezza, uniformità di informazione e tutela dei cittadini, in particolare di quelli in condizioni di maggiore fragilità.
Approfondimenti
Lupini, carrubi e fichi i migliori figli spuri della terra salentina
Non c’è che dire, ieri, in un modello esistenziale più semplice, si aveva interesse, e attenzione, anche per beni “poveri” ma, con ciò, non meno utili di altri; oggi, il concetto di valore si è in certo senso ripiegato su se stesso e finalizzato a obiettivi e orizzonti di tutt’altra stregua, fra cui miraggi a portata di mano…
di Rocco Boccadamo
Sono frutti, prodotti, derrate, cui, adesso, si annette rilievo scarso, se non, addirittura nullo; si è quasi arrivati a ignorarne l’esistenza, la cura e l’uso.
Sulla scena delle risorse agricole locali, resistono appena, con alti e bassi, le granaglie, le olive, l’uva, gli agrumi, gli ortaggi e/o verdure.
Lupini, carrube e fichi sono, insomma, divenuti figli minori e spuri della terra, le relative coltivazioni appaiono rarefatte e, di conseguenza, i raccolti trascurati o abbandonati. Mentre, sino alla metà del ventesimo secolo ma anche a tutto il 1960/1970, rappresentavano beni indicativi per i bilanci delle famiglie di agricoltori e contadini ed elementi di non poco conto per le stesse, dirette occorrenze alimentari.
I primi, della sottofamiglia delle Faboidee, al presente richiamati solo sulla carta e nelle enciclopedie come utili ai fini della decantata “dieta mediterranea”, si trovavano diffusi su vasta scala, specialmente nelle piccole proprietà contadine attigue alla costiera, fatte più di roccia che di terra rossa, si seminavano automaticamente e immancabilmente senza bisogno di soverchia preparazione del terreno, né necessità di cure durante il germoglio e la crescita delle piante, dapprima in unità filiformi, poi robuste e ben radicate sino all’altezza di metri 1 – 1,50, recanti, alla sommità, rudi baccelli contenenti frutti a forma discoidale, compatti, di colore fra il giallo e il beige – biancastro.
Al momento giusto, le piante erano divelte a forza di braccia e sotto la stretta di mani callose e affastellate in grosse fascine o sarcine. A spalla, i produttori trasportavano quindi tale raccolto nel giardino o campicello, con o senza aia agricola annessa, più prossimo alla casa di abitazione nel paese, lasciandolo lì, sparso, a essiccare completamente sotto il sole.
Dopo di che, avevano luogo le operazioni di separazione dei frutti dai baccelli e dalle piante, sotto forma di sonore battiture per mezzo di aste e forconi di legno. Diviso opportunamente il tutto, con i già accennati discoidi, si riempivano sacchi e sacchetti.
Il prodotto, in piccola parte, era conservato per le occorrenze, diciamo così, domestiche: previa bollitura e aggiuntivo ammorbidimento e addolcimento con i sacchetti tenuti immersi nell’acqua di mare, i lupini diventavano una sorta di companatico o fonte di nutrimento di riserva e, in più, servivano ad accompagnare i “complimenti”, consistenti in panini, olive, sarde salate, peperoni e vino, riservati, in occasione dei ricevimenti nuziali, agli invitati maschi. Invece, l’eccedenza, ossia la maggior parte del raccolto, era venduta a commercianti terzi.
° ° °
Le carrube sono i favolosi e bellissimi pendagli, color verde all’inizio e marrone sul far della maturazione, donatici dagli omonimi maestosi alberi, taluni di dimensioni monumentali, tutti affascinanti.
Anche riguardo alle carrube, non si pongono attenzioni particolari, salvo periodiche potature delle piante, i frutti si raccolgono, al momento, purtroppo, da parte di pochi, attraverso tocchi con aste di legno, un’operazione denominata abbacchiatura, come per le noci.
Il prodotto, copioso e abbondante ad annate alterne e riposto in sacchi di juta, oggi è indirizzato esclusivamente alla vendita a terzi; al contrario, in tempi passati ma non lontanissimi, le carrube, dopo l’essiccazione al sole, erano in parte abbrustolite nei forni pubblici del paese e, conservate in grossi pitali in terracotta, insieme con le friselle e i fichi secchi, componevano le colazioni e, in genere, i frugali pasti in campagna dei contadini.
Piccola nota particolare, d’inverno, poteva anche capitare di grattugiare le carrube e, mediante la graniglia così ottenuta mescolata con manciate di neve fresca (beninteso, nelle rare occasioni in cui ne cadeva), si realizzava un originale e gustoso dessert naturale e sano.
° ° °
I fichi, al momento, purtroppo, lasciati, in prevalenza, cadere impietosamente ai piedi degli alberi, erano, una volta, oggetto di una vera e propria campagna di raccolta, ripetuta a brevi intervalli in genere sempre nelle prime ore del mattino, con immediato successivo sezionamento (spaccatura) dei frutti e disposizione dei medesimi su grandi stuoie di canne, “cannizzi”, e paziente fase di essiccazione sotto il sole.
Allo stesso modo delle carrube, in parte erano poi cotti nei forni e andavano a integrare le fonti dell’alimentazione famigliare, in parte erano somministrati agli animali domestici, in parte, infine, erano venduti.
Soprattutto, se non proprio, per i fichi, le famiglie avevano l’abitudine, in luglio e agosto, di spostarsi fisicamente dalle case di abitazione nel paese, nelle piccole caseddre di pietre situate nelle campagne, cosicché si risparmiavano le ore occorrenti per l’andata e il ritorno di ogni giorno a piedi e avevano, in pari tempo, agio di attendere direttamente e più comodamente a tutte le fasi della descritta raccolta.
Non c’è che dire, ieri, in un modello esistenziale più semplice, alla buona e intriso di spontanea connaturata operosità, si aveva interesse, e attenzione, anche per beni “poveri” ma, con ciò, non meno utili di altri; oggi, il concetto di valore si è in certo senso ripiegato su se stesso e finalizzato a obiettivi e orizzonti di tutt’altra stregua, fra cui miraggi a portata di mano.
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