Cronaca
Lei rubava la posta, il figlio spacciava: blitz dei carabinieri
Arrestata dipendente del Centro Postale Distribuzione (il centro di smistamento che ha sede nella Zona Industriale di Tricase). Nei guai anche il figlio ed una terza persona
Nei guai Maria Antonietta Mammolo, 54 anni, originaria di Ruffano e domiciliata a Tricase dipendente dipendente del Centro di Smistamento Postale sito nella zona industriale di Tricase.
La donna dovrà rispondere di detenzione ai fini spaccio di sostanza stupefacente in concorso, peculato per beni mobili asportati da incaricato pubblico servizio e circolazione con veicolo privo di copertura assicurativa.
Con la donna sono stati arrestati anche il figlio Simone Mammolo, 24 anni, ed una terza persona, Mattia Cosi, 23 anni, anche lui di Tricase.
Il blitz odierno dei carabinieri nei confronti della Mammolo è scaturito dal rinvenimento del 30 settembre scorso, presso un appartamento abitato dalla donna fino a qualche tempo prima dello sfratto, di sacchi neri della lunghezza di un metro, contenenti centinaia di documenti ed incartamenti di buste di varie dimensioni, pacchi e lettere con regolare etichettatura postale, mai recapitati ai legittimi destinatari, aperti e privi di ogni contenuto, anche verosimilmente prezioso, asportato illecitamente, busta dopo busta, pacco dopo pacco, dalla mammolo dal proprio luogo di lavoro, con grande abilità e pazienza giorno dopo giorno senza destare il minimo sospetto fra i colleghi.
Quando i militari sono entrati in possesso, all’insaputa della donna, di quanto restava di tutta questa corrispondenza non recapitata, hanno subito preso contatto con i responsabili dell’azienda di servizi postali i quali fin dal primo momento hanno fornito piena collaborazione agli investigatori per isolare ed assicurare alla giustizia, quanto prima, la dipendente infedele, pienamente consapevoli del danno e dei disservizi che questa aveva creato.
A seguito di vari servizi di osservazione e pedinamento finalizzati all’individuazione del mezzo di trasporto utilizzato dalla dipendente “infedele” ed a comprendere quale fosse il suo effettivo domicilio, i carabinieri l’hanno fermata al termine del suo turno lavorativo, mentre era alla guida di una Fiat Multipla intestata ad una S.p.a. e priva di assicurazione.
Nel corso della perquisizione veicolare i carabinieri hanno rinvenuto nella tasca laterale dell’autovettura alcune buste di corrispondenza aperte e mai recapitate ai legittimi destinatari. Inutili i maldestri tentativi della 54enne di nascondere il tutto allo sguardo attento dei carabinieri.
La perquisizione è quindi stata estesa alla abitazione dove la donna risiede, dove i carabinieri, fatta irruzione in casa, hanno sorpreso il figlio Simone e Mattia Cosi mentre confenzionavano dosi di marijuana.
I due sono stati subito bloccati prima che potessero scappare, nonostante l’estremo tentativo della donna di avvisare il figlio dell’imminente controllo di polizia gridando “Simone ci sono i carabinieri!”.
Al di sopra di un tavolo sono stati rinvenuti: due bilancini elettronici di precisione; due paia di forbici e cucchiaio, unitamente a materiale di confezionamento vario; 8 sacchetti in cellophane contenenti marijuana, per un tot. di gr. 212,57; un sacchetto di cellophane con gr. 17,64 di cocaina; un grinder (piccolo dispositivo per macinare marijuana); due pacchi da mille pezzi ciascuno contenenti bustine trasparenti in cellophane, più altre buste contenenti numero indefinito medesimi involucri.
Il tutto è stato sottoposto a sequestro, unitamente ai tre smartphone dei fermati.
Rinvenute, inoltre, due cover di protezione per cellulari, ancora incartate, verosimilmente prese dai pacchi postali trovati aperti, unitamente a centinaia di altre lettere e pacchi all’interno di un ulteriore sacco nero della stessa foggia di quelli precedentemente rinvenuti il 30 settembre.
L’autovettura è stata posta sotto sequestro amministrativo perché privo di copertura assicurativa e la Mammolo per questo è stata anche multata!
Materiali, beni, documentazioni, missive private e le centinaia di incartamenti attinenti la corrispondenza mai consegnata saranno restituiti a PosteIitaliane.
I Mammolo, madre e figlio, sono stati associati presso il carcere di Lecce, mentre Mattia Cosi è ai domiciliari.
L’azienda, alla notizia dell’arresto e dell’ulteriore rinvenimento di posta rubata, ha avviato la procedura di sospensione immediata nei confronti della dipendente incaricata di pubblico servizio gravemente indiziata di peculato.
Proseguono intanto le indagini dei carabinieri per appurare provenienza e destinazione della droga, e per risalire, con la collaborazione di poste italiane, ai clienti vittime del comportamento illecito della dipendente infedele.
Casarano
Il 2025 per l’Arma dei carabinieri. Il bilancio dell’anno quasi trascorso
Ma la sicurezza non passa solo dai controlli, passa dall’informazione, dal dialogo, dalla costruzione di fiducia. Per questo motivo i 61 presìdi dell’Arma…
Nel corso del 2025, la provincia di Lecce ha potuto contare su una presenza silenziosa ma costante: quella dei Carabinieri, presidio di sicurezza e punto di riferimento dello Stato in quasi tutti i comuni del territorio salentino.
Una presenza fatta di pattuglie che percorrono le strade di città e piccoli centri, di Stazioni che restano punti di accesso quotidiano per cittadini di ogni età, di uomini e donne dell’Arma pronti a intervenire quando serve e ad ascoltare quando è necessario fermarsi.
Sono oltre 86.000 le chiamate arrivate al NUE “112” nel corso dell’anno: dietro ciascuna, una richiesta di aiuto, un’emergenza, una paura. In molti casi si è trattato di situazioni classificate come “codice rosso”, nelle quali la rapidità delle gazzelle e il coordinamento delle Stazioni hanno consentito di attivare immediatamente le misure di tutela a protezione delle vittime.
È qui che la presenza dell’Arma diventa concretezza: una porta che si apre, una divisa che arriva, un aiuto che non tarda.
Con le sue 61 Stazioni, l’Arma dei Carabinieri di Lecce rappresenta un baluardo nella prevenzione e nel contrasto della violenza domestica e di genere. Le 798 denunce trasmesse all’Autorità Giudiziaria raccontano un fenomeno che resta impegnativo, ma indicano anche una crescente fiducia nelle istituzioni. Un segnale importante, rafforzato dall’arresto di 73 soggetti maltrattanti e dal deferimento in stato di libertà di altri 582.
Sul fronte della sicurezza generale, il 2025 ha fatto registrare una flessione della delittuosità complessiva rispetto all’anno precedente. Un risultato che non nasce per caso, ma dalla capillarità dei controlli e da una presenza costante sul territorio: l’Arma ha proceduto in 15.690 casi, pari all’83% dei reati denunciati all’Autorità Giudiziaria, su un totale di 18.838 segnalati da tutte le Forze di Polizia.
Importante anche l’azione contro lo spaccio di stupefacenti, con 96 arresti e 210 denunce e quella contro il crimine organizzato, culminata nell’arresto di 147 affiliati, nel sequestro di beni per quasi un milione di euro e nella cattura di 3 latitanti. A tutela della sicurezzacollettiva, sono stati inoltre sequestrati 2.700 kg di materiale esplodente e potenzialmente pericoloso.
Accanto alle attività investigative, l’impegno si è esteso anche alla tutela del lavoro, dell’ambiente e della sicurezza alimentare, con accertamenti che hanno portato a sequestri per 3.584.550 euro e sanzioni amministrative per 1.120.170 euro.
Parallelamente, la prevenzione ha rappresentato un pilastro centrale: 9.384 contravvenzioni elevate nel corso dell’anno, di cui 2.734 per violazioni considerate “salva vita”, come l’eccesso di velocità, il mancato utilizzo delle cinture o l’uso del cellulare alla guida. Una vigilanza che non è solo sanzione, ma azione concreta per proteggere vite.
In totale, sono stati svolti 45.749 servizi di controllo del territorio, con 91.012 militari impiegati, 174.378 persone controllate, 131.035 veicoli verificati e 50.471 documenti esaminati. Numeri che raccontano dedizione, costanza e capacità di intervento immediato, soprattutto in quei contesti dove l’Arma rappresenta l’unico presidio di Polizia presente.
Ma la sicurezza non passa solo dai controlli, passa dall’informazione, dal dialogo, dalla costruzione di fiducia. Per questo motivo i 61 presìdi dell’Arma hanno portato avanti con continuità la “Campagna di Legalità”, incontrando oltre 11.000 studenti in circa 150 momenti di formazione nelle scuole e nelle comunità locali. Un investimento sui più giovani e sul futuro del territorio.
Dietro questi risultati ci sono donne e uomini della Benemerita che ogni giorno garantiscono non solo interventi operativi, ma anche ascolto, prossimità e vicinanza. Presenze discrete ma essenziali, capaci di trasformare la divisa in un simbolo di tutela e rassicurazione.
Il bilancio di fine anno del Comando Provinciale Carabinieri di Lecce restituisce così l’immagine di un’Arma radicata nel territorio, capace di unire efficienza operativa, umanità e senso dello Stato. Un riferimento certo per sicurezza, legalità e fiducia.
Calimera
Poiana impallinata, dal coordinamento: “Sparare a una poiana è crimine gravissimo”
“la poiana è stata fucilata, come hanno confermato le radiografie del Cras, ha nel suo corpo 15 pallini…”
E’ forte la denuncia che arriva dal Coordinamento a tutela del lupo e della fauna nel Salento: “Solo questa settimana sono state fucilate tre poiane con pallini da caccia. I corpi dei rapaci sono completamente invasi dal piombo, come confermano le radiografie del Cras di Calimera. Veglie, Neviano e Collepasso le località dove sono avvenuti i fatti, tutti in provincia di Lecce.
Sparare a una poiana è crimine gravissimo, perché si tratta di una specie rigorosamente protetta. Questi tre esemplari si aggiungono ad altri fucilati durante questa stagione. Un danno serissimo alla fauna del Salento”.
Inoltre, le associazioni lamentano intimidazioni per i volontari che recuperano e denunciano gli animali sparati. “Come se non bastasse il bracconaggio dilagante ci troviamo anche a fronteggiare pressioni intimidatorie da parte di un dirigente di Federcaccia. Una di queste poiane, infatti, è stata recuperata dal nucleo guardie zoofile Nogra (aderenti al Coordinamento) su segnalazione di una volontaria, che il 24 dicembre, in piena giornata di caccia, ha udito degli spari e che, successivamente, avvisata da terzi, ha recuperato il rapace, solito volare sopra la sua abitazione. La volontaria, inoltre, ha denunciato il fatto sui social, descrivendo la dinamica.
Per questo è stata attenzionata da un dirigente dell’associazione venatoria, che con inaccettabile insistenza e tono intimidatorio, intimava alla donna di dare alcune risposte, “nel suo interesse” e attendendo delle prove altrimenti avrebbe preso “delle iniziative nei suoi confronti a tutela dei cacciatori.
Chiaramente la volontaria aveva ragione: la poiana è stata fucilata, come hanno confermato le radiografie del Cras, ha nel suo corpo 15 pallini”.
Questo signore, proseguono da coordinamento: “Invece di intimidire i volontari, dovrebbe pensare a contrastare un bracconaggio fuori controllo sul territorio. Perché di parole ne abbiamo sentite tante ma i fatti stanno a zero. Sarebbe ora che le associazioni venatorie prendessero contezza dell’emergenza in corso e che collaborassero concretamente con le forze di polizia e le associazioni, squarciando il muro di omertà e attuando azioni serie sul contrasto alla caccia illegale. E che non si permettano mai più di minacciare i volontari”.
Cronaca
Smantellato laboratorio clandestino di fuochi d’artificio
Nel locale, gli Artificieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce hanno accertato una situazione potenzialmente estremamente pericolosa, dovuta alla presenza di polveri e sostanze caratterizzate da elevata volatilità ed estrema infiammabilità, conservate in modo del tutto inidoneo
I Carabinieri del NOR hanno tratto in arresto in flagranza di reato un uomo di 55 anni, residente a Monteroni di Lecce, già noto, ritenuto responsabile del reato di illecita detenzione di materiale esplosivo artigianale.
L’attività si pone in linea di continuità con i recenti risultati conseguiti nel territorio salentino, tra cui il sequestro effettuato nei giorni scorsi a Scorrano, dove i Carabinieri hanno rinvenuto circa mezza tonnellata di artifizi pirotecnici illegali, alcuni dei quali non classificati, manomessi e alterati, occultati all’interno di un garage in area urbana.
Nel corso di una perquisizione domiciliare presso l’abitazione del 55enne, effettuata nella mattinata del 24 dicembre, i militari hanno rinvenuto un laboratorio artigianale clandestino, destinato alla realizzazione di materiale esplodente e ubicato nel pieno centro abitato.
La scena presentatasi agli operanti lasciava chiaramente intendere la presenza di un laboratorio in piena attività, con sostanze, materiali e attrezzature pronti per la lavorazione, circostanza che ha fatto immediatamente emergere un quadro di elevato rischio operativo e di serio allarme per la sicurezza pubblica.
Nel locale, gli Artificieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce hanno accertato una situazione potenzialmente estremamente pericolosa, dovuta alla presenza di polveri e sostanze caratterizzate da elevata volatilità ed estrema infiammabilità, conservate in modo del tutto inidoneo.
In particolare, sono state rinvenute sostanze precursori quali polvere di alluminio, nitrato e perclorato di potassio, la cui miscelazione consente di ottenere composti esplodenti artigianali.
Secondo quanto rilevato dagli Artificieri dell’Arma, la conservazione di tali miscele all’interno di un ambiente chiuso, privo delle necessarie condizioni di sicurezza e con modalità del tutto improprie, le rende soggette a variazioni fisiche e chimiche tali da aumentarne sensibilmente l’instabilità e, conseguentemente, il livello di rischio. Anche il minimo attrito, urto o innesco accidentale avrebbe potuto determinare una reazione improvvisa, con conseguenze gravissime non solo per l’occupante dell’immobile ma anche per le abitazioni circostanti e per l’intero quartiere.
Al termine delle attività sono stati sottoposti a sequestro complessivamente circa 600 chilogrammi di materiale pirotecnico, dei quali oltre due quintali costituiti da materiale esplodente non classificato, nonché 60 chilogrammi di sostanze utilizzabili come precursori per la produzione di esplosivi pirotecnici.
Il Pubblico Ministero di turno ha disposto la misura degli arresti domiciliari in attesa della convalida dell’arresto.
Nel settore dei cosiddetti “botti illegali”, infatti, non è mai agevole risalire alla figura del cosiddetto “maker”, ossia del soggetto che materialmente realizza gli ordigni, poiché la filiera è spesso frammentata e caratterizzata da elevata clandestinità. Si tratta del primo caso in Salento in cui, nonostante i frequenti sequestri di materiale esplodente illegale effettuati negli ultimi anni, l’attività di contrasto ha consentito di individuare e smantellare un intero laboratorio di produzione.
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