Alessano
Alessano ci mette la firma
Prosegue la petizione. Raccolte cinquecento adesioni per la revisione dei nuovi arredi pubblici in centro I promotori mettono i puntini sulle “i”: «Unico scopo sollecitare una seria e profonda riflessione»

di Lorenzo Zito
I nuovi arredi pubblici in una delle piazze più iconiche del Basso Salento destano perplessità.
Un gruppo di cittadini lancia una petizione e la miccia, dopo la pubblicazione sulle pagine del nostro giornale, deflagra fragorosamente.
Siamo ad Alessano. Luogo del contendere è un pezzo d’identità non solo del paese in causa ma dell’intero Salento.
Lo racconta la toponomastica: piazza Don Tonino Bello.
Per “salvaguardarne storia ed ospitalità”, Massimo Vasquez-Giuliano, Giuseppe Sergi e Maurizio Scalese indicono una raccolta firme.
La chiamata alle penne mira a richiedere all’amministrazione la rimozione (o la rimodulazione) delle nuove panchine che hanno trovato dimora tra la torre dell’orologio e la chiesa madre, al fine di ottenerne una sistemazione più gradevole e meno impattante.
Le immagini che fanno il giro del web (e che abbiamo pubblicato) peraltro raccontano già di alcune manovre finite male: auto contro gli arredi, frantumati.
Il tema scalda la piazza: l’intera città vuol saperne di più, si informa, ne parla, si esprime.
Giunge notizia dell’approfondimento cartaceo su “il Gallo”.
All’arrivo in paese, due settimane fa, il nostro team addetto alla distribuzione del giornale è atteso sull’uscio: «Oggi ad Alessano i giornali vanno a ruba».
Su quel numero, il sindaco Osvaldo Stendardo, chiamato in causa dalla nostra redazione, afferma di aver ascoltato da subito le rimostranze; si dice stupito della raccolta firme («vista la disponibilità al dialogo»); commenta con perplessità la prima sede individuata dai promotori (il vescovado) per mettere in atto l’iniziativa.
Nel frattempo, tra un fine settimana e l’altro, l’elenco delle adesioni si allunga.
Ad oggi, i ben informati dicono che a giorni verranno annunciate 500 firme. Al netto di come si possa pensarla, sarebbe una memorabile espressione popolare.
Per coglierne la portata, si consideri che all’appuntamento politico più sentito, le amministrative, si recano alle urne in 2mila (compresa la frazione di Montesardo).
Giunti a questo punto, i promotori dell’iniziativa (Massimo Vasquez-Giuliano, Giuseppe Sergi e Maurizio Scalese) hanno ritenuto di tornare in contatto con la nostra Redazione per produrre, a freddo, alcune precisazioni su una serie di passaggi sin qui trattati.
Le pubblichiamo qui di seguito: chi siamo noi per spegnere la miccia?
“CON NOI NON HANNO PARLATO”
«Sentiamo il dovere di fare un po’ di chiarezza, non fosse altro perché, allo stato, riteniamo di avere precisi obblighi di trasparenza e correttezza nei confronti delle centinaia e centinaia di concittadini che hanno già sottoscritto la petizione ancora in atto. Andando per ordine, occorre innanzitutto precisare come in merito alla recente sistemazione di Piazza Don Tonino Bello, l’amministrazione comunale abbia effettivamente incontrato i commercianti e sentito le loro lamentele, non invece tutti i promotori dell’iniziativa popolare, ai quali, purtroppo, non è stato esteso l’invito».
«L’UFFICIO ANAGRAFE? MA QUANDO MAI?»
«È doveroso inoltre evidenziare che il gruppo promotore della petizione non ha mai richiesto di utilizzare l’ufficio anagrafe per la raccolta delle firme, né mai, da parte dell’amministrazione, è stata suggerita «la collocazione in piazza, con l’autenticazione a cura di un consigliere comunale».
Al contrario, è stata offerta la collaborazione degli uffici comunali durante l’orario di lavoro e nella sede municipale, per quanto, dovendo noi garantire il diritto alla partecipazione democratica anche ai lavoratori e studenti, evidentemente liberi da impegni solo durante il fine settimana, abbiamo ribadito l’esigenza che la raccolta e la conseguente autenticazione delle firme avvenisse direttamente in piazza, il
sabato (mattina e pomeriggio), nonché la domenica (solo mattina), dal 9 febbraio 2025 al 23 marzo 2025».
«IL VESCOVADO PERCHÉ…»
«Anche per tale ragione, preso atto dell’indisponibilità dei preposti ad autenticare le firme fuori dall’orario di servizio, abbiamo ritenuto di estendere l’invito al signor sindaco nonché ai signori amministratori. Invito – si precisa – ad autenticare le firme e non a condividerne i contenuti attraverso la sottoscrizione della petizione! Nella detta occasione, in relazione alle date indicate, abbiamo anche reiterato la richiesta di occupazione del suolo pubblico, ma tutto è risultato vano. Infatti, non avendo ricevuto riscontro alle dette ultime istanze, in data 10 febbraio scorso, previa disponibilità assicurata da un consigliere di minoranza, abbiamo formalmente comunicato al sindaco, nonché alle altre parti interessate, che si sarebbe proceduto all’inizio delle operazioni di raccolta e autentica delle firme, le quali, inizialmente, data l’utilizzabilità di una sala situata proprio a ridosso della Piazza oggetto della petizione, ovvero nel vescovado, sono state ivi apposte, salvo, dal weekend successivo, continuare la raccolta sul suolo pubblico, all’uopo nuovamente richiesto e regolarmente concesso».
«NESSUNO SCOPO TERZO»
«Pertanto, non comprendiamo lo stupore del sindaco nel constatare che la raccolta firme proceda e prosegua, non avendo noi registrato, allo stato, alcun elemento di novità che possa indurci a interrompere l’ iniziativa, che ricordiamo – ove mai possa essere sfuggito, ancorché più volte tratteggiato a chiare lettere -, non ha altro scopo se non sollecitare una seria e profonda riflessione sui recenti interventi di arredo operati in Piazza Don Tonino. Ciò doverosamente precisato, resta forte il convincimento che alla fine la volontà dei cittadini di Alessano, espressa attraverso la petizione popolare in atto strumento, come noto, di piena e pura democrazia , possa esser presa in considerazione, dando luogo al richiesto pubblico confronto, certamente utile a tutta la comunità».
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Alessano
Parte da Alessano la carovana della Pace che attraversa la Puglia
Domani, 11 settembre, un momento di preghiera sulla tomba di Don Tonino Bello e poi la tappa a Tricase

Peace at Work – “L’Italia del lavoro costruisce la pace”, la nuova campagna delle ACLI per promuovere la pace, il disarmo e la giustizia sociale a partire dal mondo del lavoro con la sua carovana arriverà con il Presidente Nazionale Emiliano Manfredonia in Puglia, nelle province di Lecce, Brindisi, Taranto e Foggia rispettivamente l’11, 12, 13 e 15 Settembre.
La carovana passerà per i luoghi simbolo della questione sociale e del lavoro, con un percorso a tappe, invocando fiducia e coraggio in risposta alle guerre. La carovana della pace è partita da Palermo il giorno 2 Settembre, attraverserà circa 60 città italiane e si concluderà il 10 dicembre a Milano.
Obiettivo del tour sarà quello di agire nei luoghi della quotidianità: scuole, fabbriche, cooperative, cantieri, campi agricoli, università, ospedali. Sono i contesti del lavoro dove ogni giorno si costruiscono dignità, coesione, cura, sapere e comunità. Luoghi in cui si vive direttamente l’impatto delle scelte economiche, che oggi più che mai devono rimettere al centro la persona, contrastando l’idea tossica secondo cui “la guerra fa bene all’economia”.
“Per la Puglia è una grande opportunità accogliere la carovana della pace – dichiara Vincenzo Purgatorio, presidente Acli Puglia – nella Terra di Don Tonino Bello e luogo di pace e di incontro tra oriente ed occidente. Vogliamo rimettere al centro il lavoro, la dignità, la legalità e la comunità come strumenti per disarmare i cuori e costruire il futuro. Sarà un’esperienza unica con il coinvolgimento di amministratori pubblici, espressioni del mondo lavoro, cittadini e intere comunità. Sarà un momento di festa ma anche di grande riflessione e attenzione con al centro la pace ed il lavoro”.
La tappa leccese
Giovedì 11 settembre
Ore 11.00 Cimitero di Alessano: preghiera sulla tomba di Don Tonino Bello
Ore 12.00 Fondazione Don Tonino Bello
Ore 12.30 Comune di Tricase
Ore 13.00 Pranzo solidale c/o la mensa della Caritas diocesana
Ore 17.30 Hospice Casa di Betania – Processione giubilare dall’Hospice all’ospedale Card. Panico.
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Alessano
Osare la Pace
In preghiera sulla tomba di don Tonino Bello ad Alessano. Domani dalle 20 quando, alla presenza del vescovo mons. Vito Angiuli, il prefetto Nicolino Manno leggerà la “Preghiera sul molo”

In Preghiera per la Pace sulla tomba di don Tonino Bello che ha lottato fino all’ultimo proprio per la Pace.
Per domani (mercoledì 10 settembre), alle 20, nel cimitero di Alessano, la Prefettura di Lecce e la Diocesi di Santa Maria di Leuca organizzano un “Incontro di preghiera per la Pace”.
Dopo l’introduzione di mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento e Santa Maria di Leuca, il prefetto di Lecce Natalino Manno, leggerà la “Preghiera sul molo” di don Tonino Bello.
Seguiranno un canto mariano del giovanissimo Salvatore De Giorgi e la Recita del Santo Rosario a cura di Giuseppe Afrune e don Domenico Carenza.
Don Tonino Bello è passato alla storia non solo per le sue piccole grandi azioni quotidiane, a sostegno degli ultimi, che curava e faceva alloggiare nel Vescovado di Molfetta, ma anche perché il 7 dicembre del 1992, quattro mesi prima di morire, salpò assieme ad altri 500 da Ancona alla volta di Sarajevo, per chiedere una tregua anche solo di poche ore, facendo scudo con il proprio corpo.
La nave venne colta da una tempesta e arrivò con diverse ore di ritardo.
Le trattative con i capi militari furono lunghe ed estenuanti.
Ma lungo il cammino per Sarajevo, don Tonino Bello raccontò “l’inizio di un miracolo umano”.
Gli autisti croati dei pullman malandati su cui viaggiavano i 500 volontari, vennero invitati a casa dai serbi per essere rifocillati.
Lo stesso don Tonino venne invitato da un uomo che stava dando il pranzo funebre per la morte di suo padre.
«Sono entrato e mi ha detto: “Io sono serbo, mia moglie è croata, queste mie cognate sono musulmane, eppure viviamo insieme da sempre e ci vogliamo bene. Perché questa guerra? Chi la vuole?».
I 500 entrarono a Sarajevo l’11 dicembre ad un orario impossibile: quello più pericoloso a causa dei cecchini.
Ma nessuno sparò contro di loro.
Il girono dopo don Tonino tenne un discorso memorabile in un cinema buio e gelido davanti a vari capi religiosi e don Renato Sacco, consigliere di Pax Cristi, riuscì a registrarlo di nascosto consegnandolo alla storia.
Come San Francesco 800 anni prima, aveva fatto scudo con il suo corpo per arginare la guerra tra Crociati e Musulmani.
«Questa è la realizzazione di un sogno», disse il vescovo col grembiule, «di una grande utopia che abbiamo tutti portato nel cuore, probabilmente sospettando che non si sarebbe realizzata. Ma ringrazio il Signore che, attraverso il nostro gesto folle, ha realizzato l’utopia. Queste forme di utopia dobbiamo promuoverle, altrimenti le nostre comunità che cosa sono? Sono solo le notaie dello status quo, non le sentinelle profetiche che annunciano tempi nuovi. Siamo abituati a pensare che “osare” sia il verbo del combattere, quando per morire e ammazzare ci vuole coraggio, invece è la pace che va osata e che davvero richiede coraggio».
Osare la Pace, appunto.
Partendo dalla preghiera sulla tomba di don Tonino e chiedendo la fine di tutti i conflitti di questa guerra mondiale a pezzi.
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Alessano
La memoria che vive: il ricordo di Sergio Torsello
A dieci anni dalla scomparsa, la Fondazione La Notte della Taranta rilancia le attività di studio e ricerca sul tarantismo e riflette sull’eredità culturale dello storico direttore artistico del Festival . Sabato 13 convegno ad Alessano

A dieci anni dalla sua scomparsa, la Fondazione La Notte della Taranta e l’Università del Salento dedicano un convegno in ricordo di Sergio Torsello, storico direttore artistico del Festival, studioso attento e scrupoloso dell’eredità del tarantismo.
L’appuntamento, intitolato “La memoria che vive. Musica e Patrimonio Culturale in Salento, tra tradizione e contemporaneità”, si terrà sabato 13 settembre, dalle 16,30, ad Alessano, città di origine di Sergio, presso la biblioteca comunale Antonio Caloro.
L’iniziativa vuole essere non solo un omaggio alla sua figura, ma anche un’occasione di riflessione sull’attualità della ricerca sul tarantismo e sulle tradizioni orali del Salento.
Il convegno intende aprire una nuova stagione di studi, partendo dallo stato attuale della ricerca e delle fonti disponibili.
Il tarantismo è stato oggetto di indagine da parte di generazioni di studiosi, a partire da La terra del rimorso di Ernesto De Martino fino alle ricerche più recenti, che hanno documentato le trasformazioni di un fenomeno ormai privo di testimoni diretti.
Da questo lavoro di ricerca nacque, negli anni Settanta, il movimento della Riproposta della musica popolare salentina, che ha recuperato, documentato e reinterpretato il patrimonio orale del territorio, trasformandolo da rituale terapeutico a linguaggio musicale condiviso.
Grazie a quel complesso e articolato processo culturale, la pizzica ha assunto un ruolo identitario per le comunità locali, diventando patrimonio collettivo e valore condiviso, sul piano delle politiche culturali e dello sviluppo economico.
In questo percorso si inserisce la nascita de La Notte della Taranta, oggi tra i più importanti festival europei dedicati alla musica popolare, capace negli ultimi anni di una crescita straordinaria che ha portato nel mondo il linguaggio contemporaneo di una tradizione antica.
Nasce da qui la necessità di rilanciare gli studi, per mettere ordine nell’abbondanza di materiali e concetti già disponibili, e per interpretare il presente con criteri e strumenti rinnovati.
Una prospettiva che trova il suo punto di partenza negli scritti e nello sguardo libero, analitico e appassionato di Sergio Torsello, fino al 2015 studioso e testimone diretto di questa vicenda.
«Vogliamo ripartire da Sergio e dal suo rigore per rilanciare le attività di studio e ricerca della Fondazione La Notte della Taranta», dichiara il presidente della Fondazione, Massimo Bray, «oggi è necessario fare il punto sullo stato dell’arte della ricerca sul tarantismo e sulle sue evoluzioni. Per questo territorio significa anche ricordare cosa rappresenti la riscoperta delle tradizioni popolari, da dove nasca quello straordinario bene culturale che è La Notte della Taranta e come si possa discutere sul suo futuro. Il rigore di Sergio, nello studio come nell’esperienza sul campo, ci ricorda che non basta una vita – e tanto meno una vita tragicamente interrotta nel pieno dell’attività – per arrivare a conclusioni definitive. Con questa iniziativa vogliamo offrire agli studiosi che in Italia e in tutto il mondo seguono gli studi sulle tradizioni popolari e ai cittadini di Alessano un’occasione di conoscenza e di confronto, grazie al lavoro del nostro Comitato scientifico e al contributo dei ricercatori coinvolti. È un impegno culturale, che sentiamo il dovere di portare avanti».
IL CONVEGNO DI SABATO 13 (ore 16,30)
Si aprirà con i saluti del sindaco di Alessano Osvaldo Stendardo e della collega di Melpignano, nonché presidente dell’Istituto Diego Carpitella, Valentina Avantaggiato.
Modererà gli interventi Daniela Castaldo (musicologa – Università del Salento; presidente Comitato Scientifico Fondazione La Notte della Taranta).
Di Sergio Torsello organizzatore musicale e direttore artistico ne parlerà Maurizio Agamennone (etnomusicologo – Università di Firenze).
Su Le due anime di Sergio e la sua tela tenace, interverrà Sandro Cappelletto (musicologo, critico musicale, membro del comitato scientifico della Fondazione La Notte della Taranta).
Il filo della tela: percorsi di una conoscenza tardiva è il titolo dell’intervento che sarà affidato a Serena Facci (etnomusicologa – Università di Roma Tor Vergata, membro del Comitato Scientifico Fondazione La Notte della Taranta).
Tessere, raccogliere, infine, sarà l’intervento dell’antropologo dell’Università del Salento Eugenio Imbriani.
Conclusioni e saluti saranno affidati a Fabio Chiriatti e Renata Nemola (coordinatori artistici Festival Itinerante “La Notte della Taranta”) che parleranno de “La tradizione che genera futuro: il Festival Itinerante La Notte della Taranta”.
Nel corso dei lavori previsti l’intervento musicale di Giuseppe Astore e Carlo “Canaglia” De Pascali e quello coreutico di Laura Boccadamo e Andrea Caracuta.
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