Attualità
Chi va e chi viene: che Salento sarà?
Svolta epocale. In gioco vi sono la permanenza di tradizioni, linguaggi, culture che hanno una storia plurisecolare e che non è positivo cancellare
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di Hervé Cavallera
Il Salento sta godendo di un ottimo momento di visibilità nazionale per le sue bellezze naturali ed artistiche e per il flusso turistico, e di ciò non possiamo che rallegrarci e sperare in una ulteriore valorizzazione della nostra terra anche attraverso il riconoscimento dei numerosi positivi apporti dati alla vita nazionale.
LUCI ED OMBRE
Ciò, tuttavia, non ci esime dal prendere in considerazione anche le ombre che si affacciano e le carenze esistenti.
Di qui il cercare di eliminarle o quanto meno di contenerle.
Ora, al di là degli interventi specifici, un problema generale mi sembra che si stia imponendo con assoluto rilievo ed esso è legato a tre aspetti distinti sì, ma di fatto connessi: la denatalità, l’esodo giovanile, la crescita della durata della vita. Si tratta di tre fenomeni che non potranno che avere (e stanno già avendo) ripercussioni sulla nostra esistenza.
Il fenomeno della denatalità, ossia del non far figli o di farne pochi, è un fenomeno non solo salentino, ma italiano e occidentale.
In Italia si continua ad assistere al calo delle nascite particolarmente a partire dal 2013 con un ritmo sempre crescente e si è calcolato che, continuando di questo passo, nel 2042 il Salento perderebbe 418mila cittadini.
Le cause della denatalità sono diverse e possono andare dal fatto che una donna non intende legarsi alla vita familiare magari rinunciando alla carriera lavorativa o alla sua indipendenza, dai costi connessi alla crescita dei figli, da un generale disimpegno sentimentale (le unioni anteposte ai matrimoni) e così via. Cause che possono essere più o meno comprensibili, ma il dato è comunque quello del calo delle nascite.
MIGRANTI 2.0
A questo si aggiunge un altro fatto. Molti adolescenti vanno a frequentare l’università fuori regione o a trovare posti di lavoro in alta Italia o all’estero. E dei Pugliesi studenti fuori sede (oltre a 41mila partenze nel 2022/23) questo giornale si è occupato nello scorso numero, rilevando quanto tutto questo costi alle famiglie.
Si tratta di giovani che, diversamente dal passato, una volta laureati in massima parte non tornano più alla casa nativa se non per trascorrere le vacanze, cercando lavoro anche lontano dalla Penisola. Ed è facile incontrare adulti che affermano che i loro figli lavorano fuori d’Italia e con successo. E i genitori si mostrano giustamente felici della fortuna dei figli. Tutto ciò è positivo, ma è pur vero che si perdono energie e competenze e che il territorio si impoverisce di risorse umane necessarie per lo sviluppo e i genitori rimangono soli, andando incontro alla vecchiaia.
Già, la vecchiaia. Ancora una volta i dati dell’Istituto Nazionale di Statistica confermano la longevità della vita.
LA TERZA ETÀ
Si vive più a lungo rispetto al passato. Secondo alcune indagini, la vita si è allungata di circa 10 anni rispetto a mezzo secolo fa e si calcola che mediamente un uomo può superare tranquillamente gli 81 anni e una donna gli 85. Attualmente in Italia circa 775mila persone hanno superato i 90 anni e si dice di 22mila centenari nella Penisola. E non solo si vive più a lungo, ma anche con una mente lucida. Naturalmente gli acciacchi, per così dire, non mancano e poiché si è soli non è sempre facile gestire la propria dimora e talvolta badare a sé stessi.
Ed ecco la necessità di ricorrere alla Case di Riposo per Anziani (RSA), delle quali ci si è pure occupati nello scorso numero del giornale. Certo, tutto ha dei costi anche per l’assistenza qualificata che si riceve o si dovrebbe ricevere, ma non si ha più, purtroppo, il rapporto diretto con il contesto nel quale si è vissuti da sempre.
Il senso della solitudine tende ad invadere la mente del vecchio ricoverato, con tutte le conseguenze possibili, e intanto molte case rimangono vuote e vengono messe in vendita a prezzi relativamente bassi, sì da assistere a lunghi tratti di strade senza abitanti.
Nel mentre il Salento registra la presenza di oltre 56mila immigrati, in gran parte rumeni, marocchini, albanesi.
CHE SOLITUDINE…
Si tratta di un quadro non propriamente positivo.
Si gioisce per l’aumento della speranza di vita e delle condizioni psichiche e fisiologiche della media degli anziani, ma molti di essi vivono soli o nelle RSA, i figli che lavorano fuori regione non tornano se non saltuariamente, i nati diminuiscono. Secondo alcune proiezioni gli Italiani “purosangue” dovrebbero sparire entro due secoli. Ciò significa, se si considera tutto questo come inevitabile, che vi è bisogno di una immigrazione ben gestita che consenta una corretta integrazione e una avveduta scolarizzazione in modo da formare nuovi e vitali cittadini, in grado che possano contribuire correttamente alla vita del Paese.
Vuol dire inoltre e soprattutto che ci si trova di fronte ad una svolta epocale che sta investendo la nostra terra.
In gioco vi sono la permanenza di tradizioni, linguaggi, culture che hanno una storia plurisecolare e che non è positivo cancellare.
Il processo di secolarizzazione investe, d’altra parte, il mondo religioso e la frequenza delle chiese e la partecipazione ai sacri culti si attenua.
È chiaro che di fronte a tutto questo è necessaria una adeguata e complessa strategia operativa che coinvolga il mondo politico a tutti i livelli.
In primo luogo occorre una serie concreta di agevolazioni e di aiuti a tutte le famiglie con figli e insieme, come dovrebbe comunque essere a prescindere dal decremento demografico, una politica regionale volta alla promozione di centri occupazionali e di servizi che rendano competitivo e quindi attrattivo da un punto di vista lavorativo il territorio. Ciò consentirebbe inoltre una migliore integrazione degli immigrati, mentre andrebbero sviluppati istituti ricreativi oltre che assistenziali per anziani.
Al tempo stesso, è opportuno che si intensifichi il dialogo diretto tra le persone, troppo volte distratte dalla solitudine dei social.
Come altre volte si è detto, è la necessità che si resti una comunità che deve crescere, ma non spegnersi e a cui tutti devono, per la loro parte, contribuire. Altrimenti si avrà di fronte la lenta e malinconica dissoluzione di una civiltà.
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Scuola Smart al Comprensivo “Pascoli” di Tricase: “Più dinamici e inclusivi”
Grazie ad una donazione dalla Fondazione Pietro De Francesco, l’Istituto Comprensivo Pascoli di Tricase ha allestito un innovativo ambiente collaborativo plurifunzionale.
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Dal Salento spicca il volo “Il sogno di Flip”
Un albo illustrato per parlare ai bambini di inclusività e fiducia in sé, toccando il tema del bullismo
“Il sogno di Flip” è l’albo illustrato, con testi e disegni di Alessia Urso, illustratrice e grafica di Marittima, pubblicato da Curcio Editore.
Ambientata al Polo Nord, la storia racconta di Flip, un piccolo elfo con una disabilità che sogna di lavorare nella fabbrica di Babbo Natale.
Dopo un episodio di bullismo, grazie alla creatività e all’incontro con un’amica speciale, Flip trova la forza di non arrendersi e costruisce un braccio artificiale che diventa simbolo di riscatto e fiducia in sé. Un racconto dolce e luminoso che parla ai bambini di coraggio, amicizia e inclusione. Disponibile su Amazon
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Presentato il calendario della Polizia locale contro la violenza di genere
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela…
Lo speciale calendario della Polizia Locale di Nardò per il 2026 è dedicato al tema del contrasto alla violenza di genere.
Ogni mese, attraverso gli scatti di Giacomo Fracella, racconta un valore, un gesto, un simbolo di rispetto e di tutela. Ci sono, tra le altre cose, un paio di scarpette rosse sul suolo di piazza Salandra, una foto di gruppo delle agenti del Comando di via Crispi, la panchina rossa.
Dietro queste immagini c’è il lavoro quotidiano della Polizia Locale, che con dedizione e sensibilità opera per garantire sicurezza e dignità ai cittadini e ovviamente anche a tutte le donne.
Questa mattina il comandante Cosimo Tarantino ha presentato il calendario nella sede di via Crispi, consegnando una copia al consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione e all’assessora con delega alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni. Presenti anche la consigliera Daniela Bove e la vice comandante Simona Bonsegna.
“Questo calendario – ha detto il comandante Cosimo Tarantino – è un messaggio di coraggio e speranza. Pensiamo che ognuno di noi debba fare la propria parte nel contrasto alla violenza di genere, la Polizia Locale ha ritenuto quest’anno di utilizzare il calendario come importante veicolo divulgativo per sensibilizzare tutti. È importante non abbassare mai la guardia”.
“Questo è un tema che interessa singoli, famiglie e istituzioni – ha aggiunto il consigliere delegato alla Polizia Locale Gabriele Mangione – e ognuno deve affrontarlo nei limiti del proprio ruolo e delle proprie possibilità. Questo calendario è uno strumento istituzionale, ma stavolta anche un segno tangibile di vicinanza nei confronti dei cittadini e di tutte le donne”.
“Ringrazio il Corpo di Polizia Locale – ha detto ancora l’assessora alle Pari Opportunità Sara D’Ostuni – per questa iniziativa di estrema sensibilità e responsabilità. Avere a casa questo calendario ci ricorda ogni giorno che il contrasto alla violenza di genere non può e non deve essere una battaglia episodica, ma costante e generalizzata”.
Dalla prima edizione del calendario della Polizia Locale di Nardò sono passati ormai 24 anni, dedicata all’epoca alla sicurezza stradale e arricchita dai disegni sul tema degli studenti delle scuole primarie. Questa edizione, invece, arriva nell’anno (il 2026) che celebra i 160 anni della Polizia Locale italiana.
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