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Andrano

Un Salento da spremere

Dopo Tap, ecco Poseidon ed il parco eolico galleggiante: la guerra che abbassa le difese immunitarie dei territori. Interessi e necessità sacrificano strategia, programmazione e buonsenso

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La guerra non ridisegna solo i confini. Riscrive anche i vocabolari ed abbassa le difese immunitarie dei territori.


L’emergenza energetica, che in pochi giorni ha ridato lustro nientemeno che alle centrali a carbone, ha portato linfa a vecchi e nuovi progetti che si erano impantanati tra le perplessità. Il tutto a suon di schiaffoni agli slanci civico-ambientali, oggi non più contemplati perché il portafogli viene prima della coscienza.


È aprile 2022. Mentre il nord Europa è già da tempo libro aperto sull’autosufficienza energetica, insegna ad essere produttori e non solo consumatori di energia, si libera delle risorse di derivazione fossile, alcune tra le più importanti testate italiane catalogano ancora l’utilizzo del metano nei processi di transizione ecologica. La carenza di gas non insegna all’Italia a rinunciarvi. Piuttosto, riorienta il Belpaese verso nuovi fornitori.


Ed ecco che il Salento torna pedina strategica da compare a quattro spiccioli. Con il conflitto in corso che dà una bella imbiancata alla reputazione di Tap, scocca l’ora di Poseidon. Ed il parco eolico galleggiante (nelle foto) lungo la costa del Capo di Leuca sembra imprescindibile.


La visibilità del parco eolico dall’entroterra


Attenzione: quella che state leggendo non è l’ode del bastiancontrario. Piuttosto, una caccia al buon senso in una terra che di pressapochismo sta già morendo.


Andiamo per gradi. In un Paese incapace ad accelerare la transizione ecologica, l’utilità strategica di gasdotti “alternativi” diviene automaticamente indiscutibile. La loro collocazione, così come per la maggior parte delle grandi opere impattanti, sarà sempre e ovunque terreno di scontro ma le fedine penali di molti salentini (vedi “No Tap”) ci ricordano che non tutte le battaglie sono concesse, nemmeno in democrazia.


Ma questo non basti a farci soccombere. Siamo già patria di mancanze e contraddizioni, non ci occorrono aiuti esterni per procurarcene di nuove.


Discutiamo da 30 anni il rifacimento di una strada, la 275, che proprio in questi giorni è stata commissariata per un altro tratto. In compenso ci siamo dotati di vie come la “Meridiana del Salento”, il famoso “scorrimento veloce”, una statale semiabortita che doveva collegare Maglie a Taranto e che oggi è una lingua di asfalto semideserto che si ferma a metà del percorso per cui era stata pensata.


Il primo treno diretto da Lecce all’aeroporto del Salento partirà (forse) nel 2026. Tra Leuca e Brindisi ci sono 4 ore di ferrovie ottocentesche. Non siamo ancora in grado di interconnettere tre poli di attrattiva mondiale come Otranto, Alberobello e Matera perché non abbiamo ancora capito che chi arriva dall’altra parte del mondo si aspetterebbe di poterle visitarle tutte, senza dover riattraversare tre volte l’oceano.


Paghiamo di tasca nostre dozzine di emergenze diventate routine. Una su tutte, attuale come mai, quella del ciclo dei rifiuti, trasportati su gomma sempre più lontano, con il conto presentatoci dalle nostre Tari.

Nonostante ciò, le opere utili al territorio continuano ad arenarsi mentre quelle ad interesse “non locale” calpestano ogni legittima pretesa di buonsenso.


Oggi, è l’ora degli interessi internazionali che si apprestano ad allacciare un nuovo gasdotto in casa nostra. Da Otranto passerà EastMed-Poseidon, gestito dall’italiana Eni, dalla francese Total e dalla statunitense Chevron. Accantonato per anni, torna in auge grazie al conflitto russo-ucraino e porterà verso il continente il gas israeliano, cipriota ed egiziano.


Intanto, la prima alba d’Italia non saluterà più le montagne d’Albania, ma un orizzonte di pale eoliche che il rincaro delle bollette ha reso all’improvviso più belle.


Ve li immaginate dei pannelli fotovoltaici sul Colosseo? Ed una pala eolica sulla Torre di Pisa? Un parco eolico off-shore è parimenti uno sputo in faccia al Canale d’Otranto che, pur non essendo patrimonio Unesco, ha un valore naturalistico non di secondo rilievo. La bellezza di quel tratto di costa è un’attrattiva turistica che i Comuni del Capo di Leuca stanno cercando di interconnettere e potenziare. È baluardo ultimo allo spopolamento dei nostri territori!


Siamo proprio sicuri che non ci sia posto dove quelle pale galleggianti possano rendere con minore impatto? Siamo certi, prima di accogliere nuove opere, di aver creato un precedente adeguato con le compensazioni ottenute per quelle già realizzate?


Cosa ci è stato offerto dopo la realizzazione di Tap? Qualche manciata di milioni, un obolo ai pescatori ed una spolverata di tirocini agli universitari del posto. Vale davvero così poco il nuovo fiore all’occhiello energetico dell’anti-putinismo?


Se ci laceriamo su valutazioni politiche per quelle che, per definizione, dovrebbero essere disamine scientifiche e strategiche, affogheremo nel nostro stesso mare, vittime del più antico dei dividi et impera.


Su Panorama ho letto un articolo che mi ha fatto rabbrividire. Una giornalista, nostra conterranea, ha sbeffeggiato i nemici del Tap forte di un blitz in riva al mare di Melendugno dello scorso luglio, che ha pubblicato solo adesso (carpe diem!). In risposta alle legittime paure e rivendicazioni del sindaco (e di chi come lui), un bilancio tutto suo sull’opera: il numero di turisti in spiaggia non è calato, potete dormire sonni tranquilli. E poi la ciliegina sulla torta: che nostalgia quei lavori di stesura del tubo che (udite, udite) tenevano lontano i delfini, all’improvviso ospiti non graditi sol perché nemici dei pescatori.


Se questo è l’andazzo, prepariamoci: non saremo più porta di civiltà ma allaccio d’Europa e galleria del vento. Non più terra dimenticata, ma vacca da mungere. Figli però, ancora e per sempre, di un dio minore.


Lorenzo Zito


Andrano

Lupo ucciso a Castiglione, cacciatore a processo

LNDC Animal Protection annuncia che si costituirà parte civile. La presidente dell’associazione: «Faremo tutto ciò che è in nostro potere perché questa persona abbia una pena congrua al reato commesso. Ci stiamo battendo, anche in sede Europea con un ricorso tuttora pendente, perché sia annullato il declassamento per insussistenza di dati scientifici».

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Un lupo ucciso a colpi di fucile da caccia nelle campagne di Castiglione d’Otranto, c’è il rinvio a giudizio di un 67nne di Nociglia, che quindi sarà processato.

All’uomo, difeso dall’avv. Amilcare Tana, si contestano i reati di “uccisione di animali” e “abbattimento di specie protette”.

Il tutto per avere «con crudeltà e senza necessità, cagionato la morte di un esemplare di lupo, specie particolarmente protetta, contro il quale esplodeva un colpo con un fucile da caccia in località Castiglione di Andrano», si legge nel decreto di citazione a giudizio.

Si sono costituite come parte offesa diverse associazioni a tutela degli animali, aderenti al “Coordinamento a tutela del lupo e della fauna nel Salento”, difese dall’avvocato Anna Grazia Maraschio.

LA CRONACA

I fatti risalgono al 7 ottobre 2024 quando, nelle campagne di Castiglione d’Otranto, un uomo in abbigliamento mimetico e fucile da caccia sparò un esemplare di lupo, lasciandolo agonizzante per terra.

La scena fu notata da un automobilista che guidava in una stradina adiacente, che fotografò la scena e pubblicò le immagini sui social.

Da lì partirono le indagini dei Carabinieri Forestali di Tricase che, in presenza del testimone, si recarono sul posto.

Il corpo dell’animale fu trafugato ma sul terreno erano ancora presenti tracce di pelo e sangue, che furono prelevate dal personale tecnico del progetto Hic Sunt Lupi e in seguito analizzate dal corpo dei Carabinieri Forestali, analisi che confermarono come il materiale organico fosse riconducibile a un esemplare di lupo.

In poco tempo l’autore del gesto fu identificato e sottoposto a indagine.

Quindi il recente rinvio a giudizio.

L’uccisione di un lupo, infatti, è reato, punibile con una reclusione da 4 mesi a 2 anni.

LNDC ANIMAL PROTECTION PARTE CIVILE

LNDC Animal Protection annuncia che si costituirà parte civile nel processo a carico dell’autore della brutale uccisione di un lupo a Castiglione Andrano, in provincia di Lecce, all’inizio di ottobre scorso e per la quale aveva già sporto denuncia contro ignoti appena appreso il fatto.

L’uomo, un cacciatore, è stato incastrato grazie a un automobilista che passando in quella zona aveva notato l’animale a terra, pubblicando poi in rete la foto della scena: da qui erano successivamente partite le indagini dei Carabinieri forestali di Tricase. Nonostante il corpo fosse stato rimosso dal cacciatore, sono state sufficienti le tracce di pelo e sangue rimaste sul terreno per capire che si trattava di un lupo e, con l’avanzamento delle ricerche, è stato possibile poco dopo risalire anche all’autore del gesto, ora sottoposto a indagine e rinviato a giudizio.

«Un gesto di crudeltà gratuita e intollerabile per il quale speriamo ci possa essere una condanna esemplare», ha affermato Piera Rosati, presidente di LNDC Animal Protection, «la violenza contro gli animali è un sintomo di una società che ha perso il rispetto per l’altro, che sia animale o umano. Faremo tutto ciò che è in nostro potere perché questa persona abbia una pena congrua ai reati commessi. Ci stiamo battendo, anche in sede Europea con un ricorso tuttora pendente davanti al Tribunale dell’Unione Europea e già pubblicato nella gazzetta Ufficiale, perché sia annullato il declassamento del lupo per insussistenza di dati scientifici».

LNDC Animal Protection, infatti, si batte da numerosi anni e in diverse sedi in difesa del lupo, sostenendo con fermezza come le scelte politiche debbano essere basate su dati scientifici e non sugli interessi economici a breve termine di alcuni settori, che rappresentano una minoranza della cittadinanza. L’associazione ha sottolineato più volte come le misure di protezione verso i lupi dovrebbero essere potenziate e non ridotte come invece accade, facendo pressione perché si attuino politiche di gestione che bilancino le esigenze degli agricoltori con la necessità di preservare la fauna selvatica.

 

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Andrano

Olè, mobilità sostenibile sulle vie del Parco

Parco Naturale Regionale Costa Otranto-Leuca e Bosco di Tricase, laboratorio ad Andrano il 7 novembre. Tre le direttrici: tre direttrici ciclopedonabilità del tratto litorale adiacente alla litoranea; intermodalità su gomma e su ferro tra le stazioni FSE Maglie – Gagliano del Capo e le marine; accesso alla costa e fruizione delle marine, delle aree sosta stagionali e reversibili e il settore delle attività turistico-ricreative

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Pianificare una mobilità lenta e sostenibile lungo il tratto di costa da Otranto a Leuca, per ridefinire insieme alla comunità una nuova idea di fruizione dell’area.

Con questo obiettivo nasce il progetto “Olè”, promosso dalla Provincia di Lecce, con il supporto tecnico di Città Fertile, finanziato dalla Regione Puglia, presentato oggi a Palazzo Adorno a Lecce.

Per illustrare tutti i dettagli e le opportunità di “Olè”, sono intervenuti il consigliere provinciale Ippazio Morciano, il dirigente responsabile Roberto Serra e, per Città FertileRino Carluccio.

L’obiettivo è quello di costituire un laboratorio partecipato per la fruizione sostenibile della Costa Otranto-Leuca, che possa operare come strumento di governance locale, cabina di regia e incubatore di progettualità condivise.

Il Laboratorio avrà un ruolo centrale per l’attuazione della pianificazione, la promozione e il dialogo tra comunità e istituzioni.

Il progetto, prendendo come riferimento la pianificazione in materia paesaggistica e della mobilità a livello regionale, provinciale e del Parco Naturale Regionale Costa Otranto – S. Maria di Leuca e Bosco di Tricase, vuole promuovere la rigenerazione dell’attuale sistema della mobilità del tratto costiero e retro-costiero all’interno di un’area che si caratterizza per le sue peculiarità identitarie, paesaggistiche, ambientali e culturali.

Olè” è un progetto Integrato di Paesaggio, finanziato dalla Regione Puglia, Sezione Tutela e Valorizzazione del Paesaggio, nell’ambito del “Sostegno ai Comuni finalizzato all’implementazione degli strumenti di governance per l’esercizio delle funzioni di tutela e valorizzazione del paesaggio e per l’attuazione della pianificazione paesaggistica a scala locale”.

Il percorso progettuale prevede la realizzazione di un laboratorio di co-progettazione “Scenario Workshop la costa sostenibile” ispirato al metodo EASW (European Awareness Scenario Workshop), che si svolgerà ad Andrano il 7 novembre, presso il Castello Spinola-Caracciolo, sede del Parco Naturale Regionale Costa Otranto-Leuca e Bosco di Tricase.

La fase realizzativa sarà suddivisa in diversi step per conoscere le azioni in corso e quelle pianificate.

Ad un periodo di osservazione partecipata e al coinvolgimento degli stakeholders, seguirà la redazione del “Manifesto della transizione ecologica Olè”, per orientare le linee programmatiche provinciali e il sistema di governance.

Successivamente, verrà incoraggiata l’istituzione di tre forum e la definizione di progetti pilota su proposta dei partecipanti.

Il sistema della mobilità verrà analizzato e suddiviso secondo tre direttrici in linea con i rispettivi forum tematici: la mobilità attiva partendo dalla ciclopedonabilità del tratto litorale adiacente alla litoranea, considerata come “Strada Parco”; l’intermodalità su gomma e su ferro tra le stazioni FSE Maglie – Gagliano del Capo e le marinel’accesso alla costa e la relativa fruizione delle marine, delle aree sosta stagionali e reversibili e il settore delle attività turistico-ricreative che vengono svolte a mare.

L’integrazione tra le criticità e le potenzialità emerse dai tre forum consentiranno di costruire, assieme alla comunità, la visione futura del territorio e la governance condivisa.

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Andrano

Tartaruga liberata da rete fantasma

Associazione “A Mare”, straordinario salvataggio a Marina di Andrano: la grande Caretta Caretta visibilmente provata ma in buone condizioni, ha potuto riprendere a nuotare libera

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Un commovente intervento di salvataggio ha avuto luogo oggi pomeriggio lungo la costa di Marina di Andrano, dove una tartaruga marina Caretta Caretta di grandi dimensioni è stata ritrovata in difficoltà, intrappolata in una rete fantasma.

A intervenire prontamente sono stati i rappresentanti dell’associazione A Mare, realtà da sempre impegnata nella protezione dell’ambiente marino.

A guidare l’operazione tre volontari esperti: Dario Urso, Antonio Pellegrino e Danilo Minonne, che con grande abilità e delicatezza sono riusciti a liberare l’animale dalla rete e a restituirlo al mare in tutta sicurezza.

La tartaruga, visibilmente provata ma in buone condizioni, ha ripreso a nuotare libera.

Questi salvataggi sono la dimostrazione concreta di quanto sia urgente proteggere il nostro mare e le creature che lo abitano“, ha commentato uno dei volontari.

Le reti fantasma, abbandonate o perse in mare, continuano a rappresentare una delle più gravi minacce per la fauna marina, causando ogni anno la morte di migliaia di animali.

L’associazione A Mare lancia ancora una volta un appello alla cittadinanza: occhi aperti in mare e segnalazioni tempestive possono fare la differenza.

La salvaguardia dell’ecosistema marino è una responsabilità collettiva.

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