Attualità
Carlo Capasa tra gli Ambasciatori di Terre di Puglia 2019
Insieme al salentino, presidente della Camera Nazionale della Moda: la cantante Mietta (Taranto), il comandante delle Frecce Tricolori, maggiore Gaetano Farina, (Francavilla Fontana) e Giovanna Iannantuoni (Foggia), Rettore dell’Università di Milano Bicocca
Il presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa, di Otranto, la cantante tarantina Mietta, il comandante delle Frecce Tricolori, il maggiore Gaetano Farina, originario di Francavilla Fontana (Brindisi). Il Rettore dell’Università degli Studi di Milano Bicocca, la foggiana Giovanna Iannantuoni.
Sono queste le eccellenze pugliesi che saranno premiate come Ambasciatori di terre di Puglia 2019 nella cerimonia in programma a Milano domenica 10 novembre,alle ore 17 nella Sala Alessi di Palazzo Marino (piazza della Scala, 2).
Il Premio, giunto quest’anno alla quattordicesima edizione, è organizzato dall’Associazione regionale pugliesi di Milano, presieduta dal generale Camillo de Milato, e ha visto premiati, in passato, illustri personalità, istituzioni del mondo scientifico, culturale e caritativo, dal Carnevale di Putignano all’ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo, fino a personaggi del calibro di Lino Banfi e Checco Zalone, cantanti come Ron, Al Bano Carrisi, Renzo Arbore, i Negramaro, lo stilista Angelo Inglese, Teo Teocoli, i registi Sergio Rubini ed Edoardo Winspeare, lo scrittore Marcello Veneziani, il fisico Orazio Svelto, il Capo di Stato maggiore dell’Esercito italiano, il generale Salvatore Farina.
«Quest’iniziativa», afferma l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace, presidente del Premio e pugliese doc, «è nata con l’intento di scoprire e far conoscere attraverso i protagonisti migliori, il pensiero, la cultura, la laboriosità e l’ingegno delle genti di Puglia, consegnando un riconoscimento a chi, in vari campi e non solo in Italia, ha contribuito alla valorizzazione del patrimonio umano, culturale e sociale della nostra regione e lo ha fatto conoscere nel mondo».
«L’evento», spiega il generale De Milato, «è destinato sempre di più ad essere un momento forte di aggregazione, confronto e condivisione tra vecchie e nuove migrazioni rappresenta un momento d’orgoglio ma anche uno sprone per i duecentomila pugliesi che vivono e lavorano a Milano».
Il logo ufficiale del Premio è un’immagine del faro di Santa Maria di Leuca che si erge sull’estremo promontorio di Puglia, de finibus terrae, che guarda a Oriente.
«Il Premio», dichiara Giuseppe Selvaggi, ideatore della manifestazione, «è un viaggio in lungo e largo in una terra la cui bellezza è nel cuore e negli occhi di chi sa amarla anche alla distanza. Nella valorizzazione conoscitiva e premiazione delle eccellenze si intende trasmette un’immagine in positivo di una regione e delle sue genti».
La serata sarà condotta dalla giornalista Nicla Pastore.
La prestigiosa giuria del Premio, presieduta dal generale Camillo de Milato, vede, tra gli altri, la presenza dell’attore Gerardo Placido, di Giovanna Mavelia, segretario generale di Confcommercio Lombardia, Giovanni Fantasia, generale di divisione Esercito Italiano, Maria Luisa Motolese, consigliere della Corte dei Conti, Giacomo De Laurentis, direttore EEOP SDA Bocconi.
Tra le personalità presenti nel Comitato d’onore del Premio ricordiamo, tra gli altri, Livia Pomodoro, ex presidente del Tribunale di Milano e attuale Presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera, Angelo Maria Perrino, fondatore e direttore di Affari Italiani, Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione Don Tonino Bello, Fernando Cartenì, presidente del Premio Barocco, don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Carlo Gnocchi.
Il Premio “Ambasciatore di terre di Puglia” è organizzato dall’Associazione regionale pugliesi di Milano con il patrocinio di Comune di Milano, Regione Lombardia, Regione Puglia e Città metropolitana di Milano.
MIETTA
La cantante di origine tarantina Daniela Miglietta, in arte Mietta, ha 49 anni ed è uno dei volti più noti della musica italiana.
Nella sua carriera ha realizzato tantissimi album, ma ha saputo anche spaziare in altri ambiti, dalla televisione alla scrittura. Nel 1987 ha debuttato come attrice radiofonica in Nasce una stella, mentre l’anno dopo ha partecipato al Festival di Sanremo.
La consacrazione arriva nel 1990, quando in coppia con Amedeo Minghi ritorna sul palco dell’Ariston con Vattene Amore, canzone italiana entrata nell’immaginario comune grazie anche al celebre verso «e allora ti chiamerò / trottolino amoroso dudù dadadà», e che si classifica terza.
La lunga carriera discografica l’ha portata a realizzare dieci dischi in studio dal 1990 al 2011, poi si è anche dedicata alla TV, prendendo parte a diversi talent e programmi televisivi come Music Farm, Tale e quale show, I migliori Anni e Star Academy. Inoltre ha preso parte a diverse fiction (La piovra 8, Stato di ebbrezza e L’ispettore Giusti) e anche al videoclip di Zucchero Menta e rosmarino.
Nel 2011 ha cominciato una carriera da scrittrice, esordendo con il romanzo L’albero delle giuggiole e continuando con Tra l’acqua e l’olio, uscito nel 2016.
GIOVANNA IANNANTUONI
Originaria di Foggia, Giovanna Iannantuoni dopo la laurea in Discipline Economiche e Sociali (DES) presso l’Università Bocconi, ha conseguito il PhD in Economics presso la Louvain Neuve University (2001). Ha trascorso diversi anni all’estero presso i più prestigiosi dipartimenti d’economia, quali Rochester University, Carlos III de Madrid, University of Cambridge. È stata fellow del Trinity Hall College (University of Cambridge).
Inoltre ha lavorato nella divisione equity-market della Credit Suisse First Boston di Londra.
Dopo questa avvincente esperienza internazionale è rientrata in Italia all’Università di Milano Bicocca, avendo appreso le migliori pratiche nella ricerca, nella didattica e nei rapporti con le imprese.
I suoi interessi di ricerca sono focalizzati su teoria dei giochi, decisioni di political economy e microeconomia. In particolare, si occupa di studiare le proprietà dei concetti di soluzione dei modelli di teoria dei giochi, e le loro applicazioni ai diversi sistemi elettorali.
Ha pubblicato sulle riviste internazionali più prestigiose in economia (tra le quali American Economic Review, Economica, Social Choice and Welfare, Mathematical Social Sciences).
Infine ha vinto molti progetti internazionali e nazionali come responsabile scientifico (quali la Ramon y Cajal Fellowship, Trinity Hall Fellowship, PRIN, Cariplo).
In Università Bicocca è stata prima coordinatrice del dottorato di Economia, e poi presidente della Scuola di Dottorato e, dal 1° novembre 2019 Rettore dell’Ateneo. Tra i frutti del suo impegno spiccano la valorizzazione dell’apporto dei dottorati sul fondo di finanziamento ordinario, l’innovazione della didattica multi-disciplinare offerta agli studenti; l’internazionalizzazione dei collegi docenti e degli studenti, l’implementazione del rapporto con le imprese nazionali ed internazionali.
CARLO CAPASA
Nato ad Otranto il 21 gennaio 1958, Carlo Capasa, insieme al fratello, lo stilista Ennio, ha fondato la Costume National operando professionalmente nel campo della moda.
Nato a Lecce nel 1958, dopo gli studi si è trasferito a Milano dove ha lavorato per diverse aziende del settore. In FTM ha gestito la distribuzione di vari brand tra cui Basile, Callaghan, Complice, Walter Albini e Issey Miyake.
All’inizio degli anni Ottanta, Capasa viene nominato Direttore Creativo di Zamasport Spa. In seguito, con la stessa società ha costituito una Joint Venture, ricoprendo dal 1984 al 1988 il ruolo di amministratore delegato e ha lanciato il marchio Romeo Gigli. Sempre in joint venture con Zamasport, nel 1993, ha creato un’azienda destinata alla distribuzione delle collezioni donna del marchio Gucci, ai tempi sotto la direzione creativa di Tom Ford, struttura che poi è stata poi integrata nel Gucci Group nel 2001.
Nel 1986 insieme al fratello Ennio ha realizzato il suo sogno: dare vita al suo marchio d’avanguardia, sartoriale e di qualità. Si tratta di Costume National, la Maison di cui è stato amministratore delegato per trent’anni fino al 2016, quando la compagnia è stata venduta al fondo giapponese Sedquedge. Nominato per la prima volta consigliere della Camera Nazionale della Moda (Cnmi) nel 2010, nel 2015 è stato chiamato alla presidenza dell’associazione ed è stato poiriconfermato alla presidenza per il biennio 2018-2020.
Allora, nel 2015, la sua nomina ha coinciso con una sfida non semplice perché in quegli anni Milano era alle prese con la serrata concorrenza di Londra e New York che rischiavano di scalzare la fashion week milanese dal podio delle settimane della moda più importanti e influenti al mondo. I tempi non erano semplici ma con piglio deciso Capasa è riuscito ad imprimere una nuova rotta alla fashion week milanese, rimettendo Milano di nuovo al centro del sistema moda.
Dal 2014, è sposato con l’attrice Stefania Rocca. Hanno due figli, Leone e Zeno.
MAGGIORE GAETANO FARINA
Nato a Francavilla Fontana (Brindisi), Gaetano Farina si diploma come geometra e poi frequenta l’Accademia aeronautica di Pozzuoli, dove consegue la laurea in Scienze Politiche e Aeronautiche e successivamente le abilitazioni per la guida di vari tipi di aerei.
Con un’esperienza pari a 1.100 ore di volo alle spalle, nel 2009 supera la selezione per entrare nella Pattuglia Aeronautica Nazionale (PAN).
Segue un addestramento duro, con una media di nove ore di allenamento al giorno.
Dal ruolo di Pony 7 a quello di Pony 1, ha portato a termine un brillante cursus honorum in soli otto anni, fino a ottenere l’anno scorso, a 38 anni, il comando delle Frecce tricolori, la pattuglia acrobatica nazionale orgoglio dell’Aeronautica Militare Italiana.
Attualità
I Riti della Terra e del Cibo a Uggiano La Chiesa
Rassegna di antropologia visuale “Luoghi e Visioni”. Domani, in occasione della Festa di Santa Lucia, dalle 17 la rassegna di cinema antropologico promossa da Salento Km0 dedicata al valore simbolico e sociale del cibo
In occasione della Festa di Santa Lucia, ricorrenza che da sempre intreccia devozione e pratiche alimentari, Salento Km0 propone una nuova edizione della rassegna di cinema antropologico dedicata all’esplorazione del cibo come espressione culturale, simbolica e comunitaria.
Domani, presso la Sala Consiliare “Sandro Pertini” in via Garibaldi a Uggiano, un articolato programma di attività, incontri e proiezioni.
Si inizierà alle 17 con “Vita e morte in un chicco di grano”, laboratorio partecipativo condotto da Francesca Casaluci, dedicato al grano cotto (o Cuccìa di Santa Lucia, vedi foto in alto in evidenza), piatto rituale diffuso in diverse aree del Mediterraneo e tradizionalmente preparato in onore della santa siracusana. L’esperienza collettiva offrirà l’occasione per riflettere sul cibo come gesto simbolico e pratica comunitaria, capace di andare oltre la sua dimensione materiale.
La partecipazione al laboratorio è gratuita (su prenotazione al 3286594611).
A seguire, “Il giorno più corto che ci sia”: dialogo con Rosa Parisi, docente di Antropologia presso l’Università del Salento, accompagnato dalla proiezione di due documenti audiovisivi di rilevante valore storico e etnologico: La cena di San Giuseppe di Giuseppe Ferrara (1963), testimonianza della tradizione siciliana di offrire un pranzo a poveri e orfani in onore di San Giuseppe, con pani votivi e pietanze rituali; uno spezzone di La Festa, la Farina, la Forca (1979) di Sergio Spina per la Rai, realizzato con la partecipazione di Rina Durante e del Canzoniere Grecanico Salentino.
La serata continuerà per le strade del paese dove, al termine della processione dedicata a Santa Lucia, sarà acceso il tradizionale falò simbolo di purificazione, accompagnato da spettacoli circensi e dal profumo degli stand gastronomici.
La rassegna si inserisce nel progetto Casamassella – Borgo delle Tessitrici, finanziato dal Ministero della Cultura nell’ambito del Bando PNRR Borghi 2023–2026, e realizzata in collaborazione con il laboratorio di antropologia visuale “Luoghi e Visioni” di Meditfilm.
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- La locandina dell’evento
- La Cena di San Giuseppe
- Il falò di Santa Lucia
- Francesco del Cossa, Santa Lucia, particolare
Attualità
La Dolcezza del Natale
Che dolce mangiamo? Il panettone resta il re delle feste di fine anno senza trascurare la tradizione: Purceddrhuzzi, Cartellate, Mustazzoli, Pasta di mandorla, Cupeta e Pitteddhe. Chiediamolo ai nostri passticceri loro: Quali sono i dolci natalizi più richiesti dai clienti? Come mantenete viva la tradizione salentina? Come scegliere un buon panettone? Quali le novità del Natale 2025?
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I dolci tipici natalizi della provincia di Lecce sono i Purceddrhuzzi (palline fritte e ricoperte di miele) e le Cartellate (intrecci di pasta fritta a forma di rosa, spesso con vincotto), accompagnati da Mustazzoli (biscotti speziati alle mandorle, foto a destra), Pasta di mandorla, Cupeta (croccante di mandorle) e Pitteddhe (crostatine alla marmellata), che riflettono una tradizione popolare con ingredienti semplici come miele e mandorle, influenzati dalla storia bizantina.
I GRANDI CLASSICI DEL NATALE SALENTINO
I Purceddrhuzzi: sono piccoli gnocchetti di pasta fritta, profumati all’anice, ricoperti di miele caldo, decorati con codette colorate, cannella, mandorle o pinoli.
Le Cartellate o Carteddhrate sono strisce di pasta frolla intrecciate a formare una rosa (o simbolo religioso), fritte e immerse nel miele o nel vincotto, secondo la tradizione.
I Mustazzoli: biscotti speziati (cannella, chiodi di garofano, cacao) e aromatici, a base di farina, mandorle, zucchero e vino bianco, spesso a forma di parallelepipedo o a «S».
Pasta di Mandorla: Biscotti morbidi a base di mandorle, zucchero e albumi, che assumono varie forme.
La Cupeta: è un croccante simile al torrone, fatto con mandorle, zucchero caramellato, vaniglia e scorza di limone, tipico anche delle feste patronali.
Le Pitteddhe: crostatine di pasta frolla ripiena di marmellata (uva o fichi), arricchite con mandorle tritate o vino cotto, un dolce povero ma gustoso.
Non sono propriamente classificabili tra i dolci (anche se qualcuno forza la mano) ma in Salento, in tutte le stagioni, figurarsi a Natale, non possono mancare da tavola le tradizionali pittule. Per i visitatori ancora poco avvezzi alla nostra cucina: si tratta di una sorta di frittelle salate, spesso servite calde a Natale come accompagnamento salato, a volte anche con uva sultanina per una nota agrodolce. Provare per credere!
IL PASTICIOTTO – MORCIANO DI LEUCA
Salvatore Salerno de Il Pasticciotto di Morciano di Leuca riferisce che i dolci natalizi più richiesti «sono le cartellate, panettoni di vari gusti, tronco in pasta di mandorle».
Riguardo alle Cartellate aggiunge che «sono una tradizione di famiglia. Sin da piccolo ogni anno aspettavo questo momento da condividere con i miei parenti».
La tradizione nella pasticceria morcianese è importante e da rispettare: «Cerchiamo di mantenere viva la tradizione dei dolci salentini rispettando le ricette originali e usando prodotti di alta qualità».
Anche se ha non ha origini nostrane, ovviamente il Panettone, anche alle nostre latitudini, è il dolce più gettonato del periodo.
Il consiglio di Salvatore «per scegliere un buon panettone è quello di affidarsi a piccole botteghe artigianali, che producono il panettone con la garanzia di freschezza e qualità».
Ed è anche un dolce su cui sbizzarrirsi, sempre nel rispetto della tradizione.
Quest’anno, a Il Pasticciotto, «come novità, oltre agli otto gusti già proposti gli anni passati, ci sarà il panettone con impasto al caffè e gocce di cioccolato bianco».
DOLCEMENTE – TRICASE
Anche ad Andrea Ferraro di Dolcemente (Tricase) abbiamo chiesto quali sono i dolci natalizi più richiesti dai clienti: «Il panettone senza ombra di dubbio, ma anche i dolci tradizionali come tronchetti in pasta di mandorle e per i più golosi anche soggetti in cioccolato».
Come mantenete viva la tradizione dei dolci natalizi salentini nella vostra pasticceria?
«Facendo trovare ai nostri clienti già dai primi giorni di dicembre una vasta scelta di prodotti proprio legati alla nostra tradizione»
Come scegliere un buon panettone e/o pandoro?
«Noi consigliamo vivamente di acquistare il panettone o il pandoro solo presso artigiani che curano la qualità, i quali senza ombra di dubbio usano ingredienti genuini e rispettano tutti i criteri di produzione».
Per quest’anno presenterete delle novità?
«Oltre alla soggettistica in cioccolato che ogni anno porta sempre tante nuove proposte, quest’anno abbiamo presentato il nostro nuovo panettone ispirato alla iconica “torta foresta nera”. Un panettone con impasto al cioccolato fondente e amarene semicandite… assolutamente da provare!».
FORNO CASCIARO – TIGGIANO
Al Forno Casciaro di Tiggiano, «i dolci più richiesti sono le nostre paste secche, ricche di mandorla, i Mustazzoli che con i loro aromi conquistano sempre i clienti, e poi ancora purcedduzzi, cartellate e l’immancabile panettone».
Panettone che anche quest’anno è valso a Gabriele Ricchiuto il riconoscimento di Panettone d’Autore, il premio nazionale assegnato da una giuria di maestri lievitisti a Brescia.
«Per tenere vivo lo spirito natalizio, della condivisione e del coinvolgimento», riferisce Gabriele, «organizziamo spesso delle degustazioni in panetteria per creare un ambiente cordiale e armonioso».
Al Forno Casciaro si possono ritrovare sapori antichi anche perché «dietro i nostri dolci natalizi c’è una grande sinergia fatta di dedizione, passione e cura, quella stessa cura con la quale i nostri nonni ci donavano i frutti del loro lavoro in un incarto semplice ma ricco d’amore. Per questo molti sono attratti dai profumi che ricordano i dolci fatti in casa di una volta».
Per guidare la clientela a scegliere bene il proprio panettone il Forno Casciaro dispiega «diverse proposte partendo da un gusto più delicato e fruttato, come quello delle fragoline, fino a gusti più decisi e intensi come quello rum e cioccolato. Abbiamo poi favorito l’incontro tra la tradizione salentina e il grande lievitato con il Panettone al Mostacciolo».
Per concludere con la novità del Natale 2025: «Abbiamo il Panettone alla Birra, realizzato in collaborazione con un birrificio artigianale, creando una struttura estremamente soffice e particolare tutta da assaporare».
«Se volete scoprire tutti gli altri gusti seguiteci sui social, oppure», conclude con un invito Gabriele Ricchiuto, «venite direttamente in panetteria, vi aspettiamo».
PASTICCERIA FABRIZIO NAPOLI – TORRE SAN GIOVANNI
Il dolce più richiesto per le feste, presso la Pasticceria Fabrizio Napoli, a Torre San Giovanni, resta «senza dubbio il panettone».
Secondo Fabrizio Napoli, «un buon panettone si riconosce tagliandolo a metà. Dalle alveature si può capire se è stato fatto con un buon lievito madre, mentre dal profumo e dalla morbidezza possiamo capire la qualità degli ingredienti che sono stati usati per produrre quel panettone».
«Come dolce tradizionale», precisa, infine, il pasticciere, «sono molto richiesti i purciaddhuzzi: grazie alla semplicità degli ingredienti (farina, olio, vino, miele), alla tecnica della frittura e al dolcificante naturale, incarnano la tradizione contadina e domestica del Salento».
LE MILLE VOGLIE – SPECCHIA
Anche da Millevoglie a Specchia, quello natalizio è un periodo che dà un gran daffare.
Giuseppe Zippo confida che «i dolci Natalizi più richiesti sono il panettone, i mustazzoli e i tronchetti di pasta di mandorle».
Sul dolce principe di Natale vale la pena ricordare come tuto ebbe inizio: il panettone nacque come sfida di un giovanissimo Giuseppe.
Alla prima infornata, quasi 25 anni fa fece giusto una decina di panettoni e da lì non si è più fermato.
Dal 2016 sono piovuti i primi riconoscimenti, diventati negli anni un’abitudine per il pasticciere di Specchia che anticipa: «La novità del 2025 è il panettone Gioia dedicato a mia figlia, la secondogenita. Trattasi di un panettone con impasto al fondente e lamponi, glassa al cioccolato bianco e perline di lamponi».
Giuseppe aggiunge: «Manteniamo viva la tradizione cercando di far conoscere sempre più il nostro panettone, partecipando ad eventi e degustazioni gratuite. Un buon panettone lo fanno gli ingredienti, la scadenza breve (massimo 40 giorni), l’artigianalità e (ahimè) il prezzo. Ingredienti e materie prime eccellenti, un processo attento, lento e artigianale darà certamente vita ad un prodotto di alto livello».
Attualità
Khady Sene a Salve e Tricase
Il coraggio di non arrendersi: trasformare le sfide in opportunità: la prima donna immigrata in Italia a ricoprire il ruolo di direttrice di una Caritas diocesana domattina farà visita a ragazzi e ragazze dell’Istituto comprensivo di Salve Morciano Patù. Nel pomeriggio Semi di integrazione a Palazzo Galone a Tricase
È donna, italiana, di origini senegalesi, Khady Sene, la nuova direttrice della Caritas diocesana di Foggia-Bovino, nominata dall’arcivescovo Giorgio Ferretti.
Domattina, alle 9,30, sarà ospite presso l’Istituto comprensivo di Salve Morciano Patù (nell’aula magna della sede centrale di via Rosenberg), per incontrare gli studenti e testimoniare «il coraggio di non arrendersi, per trasformare le sfide in opportunità».
E lei di coraggio ne ha avuto tanto: arrivata in Italia a 20 anni ha dovuto fin da subito rimboccarsi le maniche, ricominciare a studiare, ripartendo dalle medie, fino a laurearsi in finanza e marketing.
Nel frattempo, per 10 anni, Khady si è impegnata come volontaria nelle mense e come operatrice sociale.
A soli 31 anni è oggi la prima donna immigrata in Italia a ricoprire il ruolo di direttrice dell’ente ecclesiastico.
Un esempio di donna che non si è arresa, che ha creduto in una missione: stare accanto agli ultimi.
E lo fa, Kadhy, in un luogo martoriato dal caporalato e dallo sfruttamento dei migranti nei campi.
«In un presente segnato da sofferenze e incertezze, è difficile immaginare un futuro luminoso. Tuttavia, anche in tempi come i nostri, essere contaminatori di pace diventa un dovere», ha dichiarato la nuova direttrice al magazine Vita.
«Mentre i “potenti” bombardano, c’è una collettività che lotta quotidianamente per dare voce a una comunità violata, che presta il proprio volto a una giusta causa, difendendo i diritti di tutti» ha ribadito Khady Sene, ricevendo il “Premio donna per la pace” dal Comune Monteleone di Puglia.
Il dirigente scolastico Istituto comprensivo di Salve Morciano Patù accoglie la nuova direttrice Caritas: «Siamo convinti che l’incontro con Kadhy Sene rappresenti un momento prezioso per offrire ai nostri studenti una prospettiva diretta sulle sfide del territorio e sull’importanza di essere un aiuto concreto nella comunità. L’obiettivo è quello di consolidare il messaggio di forza, resilienza e responsabilità sociale. Ascoltare la sua testimonianza significa educare al cuore della cittadinanza attiva: comprendere le realtà di fragilità e imparare che, a tutte le età, possiamo e dobbiamo fare la nostra parte per un mondo più giusto e inclusivo. L’appuntamento di domani», conclude Gianni Sergi, «si pone in stretta continuità con l’iniziativa tenutasi là scorsa settimana che ha celebrato figure femminili di forte impatto sociale e civile».
A TRICASE
Nelle Scuderie di Palazzo Gallone, dalle 15 alle 19, 𝐮𝐧 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐭𝐫𝐚 𝐢𝐬𝐭𝐢𝐭𝐮𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢, 𝐩𝐫𝐨𝐟𝐞𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐢𝐬𝐭𝐢 𝐞 𝐨𝐩𝐞𝐫𝐚𝐭𝐨𝐫𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐬𝐞𝐫𝐯𝐢𝐳𝐢 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢, 𝐞𝐝𝐮𝐜𝐚𝐭𝐢𝐯𝐢 𝐞 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐢𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚𝐥𝐢, 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐨𝐛𝐢𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐨 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐞𝐧𝐭𝐚𝐫𝐞: il funzionamento e l’evoluzione del servizio di supporto alle persone migranti; le metodologie adottate nei percorsi educativi e di mediazione; le collaborazioni attive con scuole, enti locali e realtà associative; testimonianze e buone pratiche maturate nel territorio dell’Ambito.
“Semi di Integrazione” è un’iniziativa promossa dall’Ambito Territoriale Sociale di Gagliano del Capo, nell’ambito dei servizi dedicati al supporto, all’accompagnamento e all’integrazione delle persone con background migratorio.
L’evento, patrocinato dalla Città di Tricase, è realizzato con il contributo degli enti attuatori del servizio, la Cooperativa Sociale Ipad Mediterranean e l’Associazione Form.Ami, impegnati quotidianamente nel lavoro di mediazione, orientamento e costruzione di percorsi inclusivi sul territorio.
L’iniziativa prevede inoltre la possibilità di visitare la mostra fotografica “Nessuno è straniero – Storie di migrazioni” e si concluderà con un momento di convivialità multiculturale.
L’evento rappresenta un’occasione per conoscere più da vicino i servizi messi in campo dall’Ambito e il lavoro svolto dagli enti attuatori, evidenziando il ruolo della cura, della professionalità e della rete territoriale nel promuovere integrazione e inclusione sociale.
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