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Cronaca

Mortale tra Tricase e Lucugnano: concorso di colpa e patteggiamento

Tre anni e sei mesi (con revoca dei domiciliari) al 31enne che travolse due ragazzi del Bangladesh (uno dei quali fatalmente): responsabilità attribuite anche alla condotta stradale della vittima

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di Lor. Zito


Si è concluso nella giornata di ieri il procedimento giudiziario a carico di Pierdanilo Sciurti, il 31enne coinvolto nell’incidente mortale avvenuto lo scorso novembre sulla provinciale Tricase-Lucugnano.


Il giudice per le indagini preliminari Antonio Zizzari ha accolto la richiesta di patteggiamento presentata dall’avvocato difensore Tony Indino, fissando la pena a 3 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di omicidio stradale.


L’incidente costò la vita a un ragazzo di 22 anni originario del Bangladesh che, a bordo di un monopattino elettrico, fu investito (assieme ad un suo amico che a sua volta rimase ferito) da un’auto in transito nella tarda serata. Alla guida della vettura, una Volvo V40, vi era proprio Sciurti, arrestato poche ore dopo con l’accusa di aver provocato il sinistro mortale in stato di alterazione.


A distanza di oltre sei mesi, la vicenda giudiziaria ha ora trovato il suo epilogo con la definizione della posizione dell’indagato. Il giudice ha riconosciuto l’attenuante del concorso di colpa della vittima, sulla base delle risultanze tecniche raccolte durante le indagini.

Secondo la perizia dell’ingegnere Antonio Caricato, consulente nominato dal Pubblico Ministero, e in accordo con quanto rilevato anche dal perito di parte, ingegner Angelo Vernaleone, il tratto stradale teatro dell’incidente è da considerarsi una strada extraurbana principale, dove il transito di monopattini non è consentito.


Non solo: dalla relazione peritale emerge anche che né il mezzo, né il conducente del monopattino erano adeguatamente visibili, poiché privi di illuminazione posteriore e di dispositivi riflettenti come il giubbotto catarifrangente, obbligatorio in condizioni di scarsa visibilità.


Altro elemento di rilievo: nonostante il parere contrario del Pubblico Ministero, il giudice Zizzari ha accolto la richiesta della difesa per la revoca della misura cautelare. Sciurti, fino a ieri sottoposto agli arresti domiciliari, torna dunque in libertà.


 


Cronaca

Cede una corda, operaio cade nel vuoto e perde la vita

Dramma durante un intervento di edilizia acrobatica: un giovane lavoratore è precipitato da un’altezza di almeno 6 metri in via Leopardi a Lecce

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Un grave incidente sul lavoro si è verificato questa mattina in viale Giacomo Leopardi, nel capoluogo salentino. Un giovane operaio di 26 anni, impegnato in un intervento di edilizia acrobatica sulla facciata di un edificio, è caduto da un’altezza stimata di circa sette metri, perdendo la vita. 

Secondo le prime ricostruzioni, l’uomo – di nazionalità romena e identificato con le iniziali G.R.I. – stava lavorando sospeso quando, presumibilmente a causa di un cedimento, una delle corde di sicurezza si è rotta, provocando la caduta. 

Sul luogo dell’incidente sono intervenuti tempestivamente i sanitari del 118, ma per il 26enne non c’è stato nulla da fare. 

Presenti anche le forze dell’ordine – in particolare la Polizia di Stato e la Scientifica – che hanno transennato l’area per consentire i rilievi tecnici, insieme agli ispettori dello Spesal (Servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro), incaricati di avviare le indagini sulle condizioni di sicurezza e il rispetto delle normative in materia. 

Al momento non è stato reso noto il nome della vittima, in attesa dell’avviso ufficiale ai familiari. Come rilevato da fonti investigative, il giovane doveva diventare papà a breve, ma non si esclude alcuna conferma ufficiale in merito. 

Le indagini proseguiranno per chiarire con precisione le cause del cedimento della corda e verificare se tutte le procedure e i dispositivi di sicurezza fossero conformi alla normativa vigente.

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Cronaca

L’assessore regionale Delli Noci si dimette prima dell’interrogatorio

“Ho rassegnato irrevocabilmente le mie deleghe assessorili, grazie alle quali il presidente Emiliano mi ha onorato di rappresentare in questi anni la Regione Puglia in Italia e nel mondo. Mi sono dimesso anche da consigliere regionale”.

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Poco pima che entrasse dai giudici, l’assessore regionale Alessandro Delli Noci rassegna irrevocabilmente le deleghe assessorili e scrive in un post:
“I fatti duri e dolorosi di questi ultimi giorni mi impongono una scelta altrettanto dura e dolorosa.
È dunque con profonda amarezza, ma con convinzione e determinazione, che questa mattina, prima di rendere l’interrogatorio davanti al Giudice, ho rassegnato irrevocabilmente le mie deleghe assessorili grazie alle quali il presidente Emiliano mi ha onorato di rappresentare in questi anni la Regione Puglia in Italia e nel mondo.
Mi sono dimesso anche da consigliere regionale.
Ruoli che ho svolto quotidianamente con passione, impegno, serietà, con il massimo rispetto per le Istituzioni e con la responsabilità di dover e poter governare per il bene della mia comunità, della provincia che mi ha eletto e della Puglia tutta intera.
Una decisione che devo prima di tutto alla serenità della mia famiglia, a Paola, ai miei genitori, ai miei fratelli e soprattutto ai miei figli a cui ho detto di non dubitare mai della mia onestà e a cui ho chiesto perdono per le parole e gli sguardi che subiscono.
Lo devo alla mia comunità politica, al gruppo di Con, ai miei colleghi, a ciascuna delle persone che si è stretta a me, consentendomi di non crollare.
Grazie per l’affetto, per la stima, e grazie per aver voluto rivendicare l’impegno e la passione politica che mi hanno mosso in questi anni.
Lo devo al Presidente Emiliano, alla fiducia conferitami cinque anni fa e confermata oggi in parole di stima e affetto sincero; lo devo agli uffici degli assessorati che ho guidato, ai dirigenti, funzionari e dipendenti, che trasformano le visioni e gli indirizzi politici in atti concreti per rendere la Puglia una regione attiva e al passo coi tempi.
A loro tutto il mio rispetto, la mia stima, a loro la serenità per continuare a fare e bene il proprio lavoro.
È stato un onore lavorare con voi, è stato un onore lavorare ogni giorno, senza sosta, per rendere la mia amata Puglia una regione competitiva e moderna, lavorare per una Regione che, con le sue politiche di sviluppo economico, è divenuta punto di riferimento per tutto il mondo produttivo.
Non posso negare la tristezza e il rammarico per non poter portare a termine i tanti progetti avviati, che mi auguro vedranno in ogni caso la luce nei prossimi giorni: dalle Comunità energetiche alle misure rivolte ai giovani, all’approvazione della Legge che parla di loro attraverso le loro voci, alla Legge sui talenti.
Tutto parte di quella strategia di controesodo pensata per garantire ad ogni giovane pugliese un futuro migliore nella propria terra.
Aspetto che la giustizia faccia il suo corso, con la massima fiducia nei confronti della Magistratura.
Attendo la decisione del Giudice dopo l’interrogatorio di oggi e sono pronto ad affrontare quello che verrà certo della correttezza del mio operato.
A coloro che mi sono vicini e credono in me dico grazie per aiutarmi a rimanere in piedi, con la schiena dritta e lo sguardo lungo”.
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Cronaca

Atti osceni sulla scogliera, 10mila euro di multa

Compie atti di autoerotismo in pubblico. Filmato diventa virale sui social. La Polizia di Stato lo individua e lo sanziona

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Un breve filmato diventato presto virale su internet attraverso le piattaforme social ritraeva un uomo intento a compiere gesti di autoerotismo in luogo pubblico, in pieno giorno, sulla scogliera della città di Gallipoli.

Lo stesso, presumibilmente guardando in direzione di alcune bagnanti, esponeva le sue parti intime con i pantaloni abbassati, senza curarsi della possibilità che altri (sulla spiaggia c’erano anche bambini)  assistessero al gesto.

Gli agenti del locale commissariato, dato anche il clamore che la diffusione di tale filmato stava provocando nella Città Bella, ha ricostruito l’accaduto (era la mattina del 9 giugno scorso) e identificato l’uomo:  un gallipolino di 76 anni al quale è stata contestata la violazione dell’art. 527 del codice penale e comminata la sanzione amministrativa pari a diecimila euro.

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