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Attualità

Tricase a scuola di educazione civica

Ideata e realizzata dall’Associazione di Promozione Sociale “Zona P.I.P.”, fondata nel 2020 da un gruppo di ventenni salentini, è una “scuola” di giovani che dialogano con i giovani ma che coinvolgerà tutta la comunità.  In programma incontri di formazione teorica nelle scuole con figure significative e rappresentanti istituzionali sui temi di attualità e di rilevanza sociale come diritti umani, violenza di genere, gender-gap, economia ambientale, reati informatici, cittadinanza digitale e altri. Tra gli ospiti Gino Cecchettin, Andrea Catizone Folena, Giovanni Piccirilli, Emanuele Rimoli. Previsti, inoltre, un contest ed eventi aperti alla cittadinanza

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Scuola di Educazione Civica si impara la cittadinanza attiva.


Prenderà il via venerdì 27 settembre a Tricase, al Liceo Scientifico – Classico “Giuseppe Stampacchia“, il progetto di sensibilizzazione su temi di attualità e di rilevanza sociale promosso dall’associazione Zona P.I.P. (Progetti, Idee, Progresso) – vedi foto in alto.


Una scuola fatta da ragazzi per i ragazzi, giovani che si fanno promotori dei valori legati alla cittadinanza verso i propri coetanei e per il loro tramite a tutta la comunità.


Davide Indino


Il progetto è ideato e realizzato dall’associazione di promozione sociale fondata nel 2020 da un gruppo di ventenni salentini e guidata da Davide Indino, classe 2002, nominato nel 2019 Alfiere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella per il suo impegno nella promozione del valore dei libri come collanti nella vita di comunità.


La “Scuola di Educazione Civica” è un progetto rivolto a giovani di età compresa tra i 14 e i 19 anni che si affianca all’educazione genitoriale e tutoriale e all’insegnamento dell’educazione civica nelle scuole e mira a formare cittadini più consapevoli dell’importanza di una cittadinanza attiva responsabile per costruire una società più sostenibile.


Il progetto nasce da un dato: la scarsa consapevolezza sull’importanza di una cittadinanza attiva responsabile per edificare una società più sostenibile.


Sostenibilità che si declina nei vari ambiti: la sostenibilità sociale che include il tema dell’uguaglianza, della parità e della legalità; la sostenibilità ambientale che comporta l’analisi sul cambiamento climatico e l’individuazione di azioni mirate a prevenirne gli effetti dannosi e mitigare quelli già manifestati e la sostenibilità economica che mira non solo a ridurre gli sprechi ma anche ad accresce la consapevolezza sulle povertà del mondo occidentale e sulle povertà “della porta accanto”.


Una scuola di formazione civica, fondata e organizzata da ragazzi e ragazze che usa come modello di apprendimento del peer-to-peer-learning per stimolare l’attenzione, già bassa nelle giovanissime generazioni, come numerose statistiche dimostrano, e porre i partecipanti in un rapporto tra pari: sono i soci e le socie dell’associazione Zona PIP, composta da under 30, a mettere in piedi il programma, a selezionare i temi e gli ospiti, a proporre le attività intercettando le esigenze e le necessità degli studenti coinvolti, diventando essi stessi animatori, moderatori e relatori.


Al metodo dell’apprendimento tra pari, si aggiunge l’incentivo della competizione tra gruppi, con un contest: le classi potranno partecipare realizzando un elaborato con i mezzi e il linguaggio che preferiscono su un tema che verrà poi presentato alla comunità per condividere stimoli, idee e riflessioni.

«Abbiamo immaginato una scuola in cui dei giovani di 20 anni, ancora in formazione come cittadini, si facciano promotori dei valori alla base della partecipazione civica», spiega Davide Indino, presidente di Zona PIP, «diventando così gli ‘educatori’ non solo dei loro coetanei ma anche degli adulti, che sembrano essere sempre meno capaci di trasmetterli. L’idea è quella di provare ad avvicinare due generazioni con priorità e sguardi diversi sul mondo: le nuove generazioni hanno i loro linguaggi e i loro strumenti per leggere e interpretare i temi sociali, per affrontare i problemi e le sfide che attendono il Pianeta. Ci prendiamo il nostro spazio, vogliamo colmare il vuoto spesso lasciato da chi dovrebbe passarci il testimone: siamo in grado di costruire il nostro futuro e quello della nostra comunità. Quello della Scuola è un progetto pienamente replicabile in qualsiasi realtà dove ci siano giovani che vogliono raccogliere questa nostra sfida e farla propria: non polemiche sterili, ma lavorare concretamente a una società più giusta».


Si partirà dunque venerdì 27 settembre con il primo di una serie di incontri che coinvolgono in particolare le classi terze del Liceo Scientifico – Classico “G. Stampacchia” di Tricase: alle 11,30 focus su “Economia circolare e sostenibilità ambientale: dodicesimo goal dell’Agenda 2030”, a cura della cooperativa sociale InnovAction impegnata nella diffusione e divulgazione dei valori della sostenibilità.


Venerdì 4 ottobre, alle 8,30, sarà ospite Gino Cecchettin, padre di Giulia, vittima di femminicidio, impegnato nella Fondazione intitolata a sua figlia e nata per contrastare il dilagare di questo crimine.


Mercoledì 16 ottobre, alle 11.30, si parlerà di “Legalità sul territorio: dalla criminalità organizzata ai reati informatici e la cittadinanza digitale” con la presenza della Polizia Postale e delle Comunicazioni ed in collaborazione con la Prefettura di Lecce.


novembre (data in via di definizione) Andrea Catizone Folena, avvocata in Diritto della persona, del lavoro e delle discriminazioni, specializzata in diritti umani e attuale consigliera del Ministro dell’Università e della ricerca interverrà sul tema “Gender gap: perché la parità di genere uomo-donna”, mentre sabato 30 novembre, con Giovanni Piccirilli, docente di Diritto Costituzionale all’Università Luiss Guido Carli di Roma, ci si addentrerà tra le Carte costituenti della Repubblica Italiana e dell’Unione Europea.


Chiuderà il ciclo di incontri, lunedì 2 dicembre, alle 8.30 Emanuele Rimoli, docente di Antropologia alla Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura” – Seraphicum di Roma con “Giona nella balena. Racconto semiserio sulla solitudine”.


Il progetto “Scuola di educazione civica” si realizza con il finanziamento dell’Avviso pubblico “PugliaCapitaleSociale 3.0 – Linea A” di Regione Puglia e con la partnership del Comune di Tricase e del Liceo Scientifico – Classico “G. Stampacchia” di Tricase.


Info: scuoladieducazionecivica@zonapip.it; www.instagram.com/zonapip.aps; www.scuoladieducazionecivica.com


 


Attualità

Alla ricerca della pace perduta nell’età della connessione globale

’era una volta il Salento, dove i bambini potevano giocare per strada e le porte delle case restare aperte. Come svincolarsi dalla violenza dell’era moderna

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di Hervé Cavallera

In questi ultimi tempi chi si guarda intorno non può che percepire un clima di violenza e di pericolo.

E non ci si riferisce solo alla guerra tra Russia e Ucraina che apre tante drammatiche possibilità e alla non facile definitiva pace tra Israeliani e Palestinesi.

La violenza si palesa nella nostra Italia, a prescindere dalla cosiddetta criminalità organizzata, nelle diverse manifestazioni di piazza, nelle aggressioni notturne, nei tanti delitti che avvengono in numerose famiglie.

C’ERAVAMO TANTO AMATI

Né il basso Salento è immune: bancomat fatti saltare, sopraffazioni e violenze tra familiari, spaccio di sostanze stupefacenti, furti in locali pubblici e presso abitazioni private, rapine a mano armata e si potrebbe continuare.

Non sono per fortuna episodi frequentissimi, ma non mancano ed è giusto che ci si preoccupi per quanto accade. Vengono alla mente le parole di papa Leone XIV per una pace disarmata e disarmante con la sollecitazione al dialogo, all’incontro, alla costruzione di ponti di umana comunicazione per formare «un solo popolo sempre in pace».

Eppure, quando ero sbarbatello, per rimanere nella terra in cui vivo, la percezione generale del Capo di Leuca era quella di una realtà tranquilla, dove i bambini potevano giocare serenamente per la via e le porte delle case restare aperte.

Certo, ogni tanto qualche furto capitava, ma rari erano gli assassinii e le violenze pubbliche e private.

Né credo fosse solo scarsa informazione, nonostante – allora come adesso – in tante famiglie si tendesse a celare diversi soprusi.

L’immagine che i ragazzi avvertivano era quella di adulti che lavoravano sodo (le donne particolarmente attente a curar la casa) e che ci tenevano alla comunicazione civile e all’osservanza delle regole.

E dire che era una società scarsamente acculturata.

La scolarizzazione di massa avrebbe dovuto favorire maggiori consapevolezze e una crescita delle responsabilità e del rispetto reciproco.
Invece, questo non è avvenuto, anzi la violenza è cresciuta quantitativamente nelle sue diverse forme, divenendo sempre più diffusa.

VIOLENZA… PARLAMENTARE

Una testimonianza molto visibile è nella stessa violenza verbale manifesta in tanti discorsi di parlamentari. Sembra quasi che non si voglia più discutere con l’avversario politico, smontandone accortamente le argomentazioni: lo si aggredisce con frasi e slogan che vorrebbero essere ad effetto.

REGOLE DA RISPETTARE

Si tratta pertanto di cercare di comprendere le ragioni di tale cambiamento della realtà quotidiana, tenendo presente che da sempre l’uomo è soggetto alle passioni e agli impulsi, tanto che Plauto (250 ca. a.C. – 184 a.C.) nella sua commedia Asinaria scriveva che «lupus est homo homini, non homo, quom qualis sit non novit» che vuol dire che un uomo diventa un lupo, ossia un predatore, per un altro uomo che non si conosce.

Per evitare atti sconsiderati la crescita di una persona è soggetta da tempo immemorabile all’apprendimento di norme per entrare nella vita sociale.

Sono norme di carattere etico espresse in ogni religione, basti ricordare i Dieci comandamenti, o Decalogo, che sono tuttora i pilastri della società occidentale.

Dalle norme etiche, che toccano l’interiorità di ciascuno, derivano poi quelle giuridiche che stabiliscono un corretto esteriore vivere sociale.

È compito dell’educazione, soprattutto attraverso la famiglia e la scuola, fornire i capisaldi del retto comportamento, in modo che ognuno viva secondo ragione e giusto sentire.

I PILASTRI DEL PASSATO

Ora, semplificando un discorso che naturalmente è più complesso e articolato, negli ultimi decenni sono un po’ venuti meno i pilastri del passato.

È in atto un processo di secolarizzazione che si traduce non solo nella scarsa frequenza dei riti e delle celebrazioni religiose, bensì anche in uno spirito di trasgressione delle regole, religiose e civili.

Non per nulla si diffondono forme di vita alternative alla famiglia tradizionale e talvolta si assiste a dei comportamenti poco piacevoli da parte di alunni e genitori nei confronti degli insegnanti, da parte dei pazienti nei confronti dei medici e così via.

All’interno di una società permissiva, va prevalendo, pertanto, un notevole individualismo che si esprime in una scarsa attenzione alle regole e in una forte volontà di successo e di godimento, con conseguenze, ovviamente, per nulla soddisfacenti.

IL PARADOSSO DEL TEMPO

Direi che si tratta di una crisi di carattere prevalentemente morale che ovviamente si ripercuote sul piano giuridico, sì da affermare un’atmosfera psicologica di ostilità e minaccia.

Contemporaneamente, in una società in cui si allunga la speranza di vita e rallenta la natalità, ci si ritrova sempre più soli.

Il che è un altro paradosso del tempo: da un lato esiste la connessione globale per cui siamo in grado di comunicare con tutti attraverso la “rete”, ma di fatto si è sempre più isolati nelle proprie case.

Si esce solo in auto per scopi precisi e non ci si intrattiene più a chiacchierare passeggiando a piedi.

È una società di movimento, di brevi saluti, non di saldi rapporti.

Sui social si diffondono le opinioni, ma non sempre si pondera ciò che si scrive: l’importante è esserci.

Di qui un mondo in cui, in un apparente sfavillio di amicizie e di relazioni, regna la solitudine e quindi il sentirsi incompresi.

E allora si ricorre alla violenza, che può essere anche nei confronti dei propri cari e di sé stessi.

COME SALVARSI

In tale situazione che riguarda un po’ tutti, il compito non da poco è il recupero della pace, ossia di una serenità interiore che consiste nel sapersi accontentare, nel tessere sereni rapporti, nell’osservare le norme, nel rispettare le competenze, nel non lasciarsi andare a valutazioni frettolose ed incaute, nella realizzazione di amicizie sincere e disinteressate.

La pace a cui aspirare, insomma, non è solo quella militare o quella di un ordine imposto per quanto giusto: è soprattutto la serenità interiore che sempre è messa in discussione dalle piccole o grandi avversità che la vita ogni giorno riserva, ma che resta l’obiettivo che esprime il senso migliore della vita.

Essere con gli altri e per gli altri (familiari, amici, concittadini e così via).

ETERNI PETER PAN

Se ci si guarda intorno vediamo una società con sempre meno giovani.

Una volta si pensava che il corso degli anni rendesse più saggi e questo non è più vero in tutti i casi.

Oggi si cerca di rimanere sempre giovani e di esprimere sentimenti giovanili.

Il che di per sé non è male, se fatto con misura ed equilibrio, se si riesce a vivere con serenità il tempo che ci è concesso. Non bisogna cedere alle lusinghe di piaceri facili e alle smanie del superfluo.

Vivere significa anche accettarsi nei propri meriti e nei propri limiti e stabilire collegamenti fondati su affetti disinteressati, offrendo il proprio contributo per il bene comune.

In questo risiede la pace di cui tutti abbiamo bisogno e che tutti possiamo e dobbiamo attuare per contribuire a costruire un mondo nel quale l’ordine interiore generi quello esteriore che spesso manca.

E manca, perché è carente, il proprio autocontrollo, la personale serenità.

È il grande progetto di sempre, ma che oggi diviene ancor più impellente realizzare per non disgregarsi negli egoismi nocivi.

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Attualità

Giovane chef salentino emoziona Milano al Grande Cucina Talent Prize

Antonio De Carlo con i sapori della sua terra riceve i complimenti di grandi maestri di cucina e critici gastronomici

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C’è un profumo di mare e memoria che ha attraversato il Teatro Menotti di Milano lo scorso 10 novembre, quando il giovane chef Antonio De Carlo (classe 1996) di Zéphyr Restaurant di Lecce ha conquistato pubblico e giuria del Grande Cucina Talent Prize 2025, il prestigioso riconoscimento dedicato ai migliori talenti under 30 della ristorazione italiana.

Finalista di questa quarta edizione — che ha visto vincere Giulia Zappa del ristorante La Rei Natura by Michelangelo Mammoliti (2 stelle Michelin) di Serralunga d’Alba (CN) — De Carlo ha incantato con un piatto dal titolo evocativo: Ricordo di Sapori Antichi.

Un omaggio alla tradizione salentina dei Triddhi in brodo, piccole briciole di pasta di semola lavorate con uova e olio, che lo chef reinterpreta con visione contemporanea, trasformandole in una pasta mantecata come un risotto.

Protagonisti della creazione: Ditalino rigato e Pepe bucato del Pastificio Garofalo, burro alle erbe mediterranee, limone marocchino, curry e una delicata ricciola marinata, di cui lo stesso chef svela la ricetta.

A valutare i giovani talenti una giuria d’eccellenza composta da giornalisti, critici gastronomici e grandi maestri della cucina italiana: Andrea Aprea, Alberto Basso, Cesare Battisti, Andrea Berton, Matteo Baronetto, Eugenio Boer, Daniel Canzian, Remo e Mario Capitaneo, Davide Caranchini, Chicco e Bobo Cerea, Carlo Cracco, Roberto Di Pinto, Antonio Guida, Alessandro Negrini, Fabio Pisani, Carlotta Perilli, Viviana Varese ed Elio Sironi. Ed è proprio Sironi, Executive Chef del ristorante Ceresio7 di Milano, a rivolgere parole che resteranno impresse nella memoria di De Carlo: “Antonio, in te ho visto tanta passione, talento e disciplina, ingredienti importanti per questa professione. Non ti fermare.”

Un elogio che arriva da uno dei protagonisti della scena gastronomica italiana, Elio Sironi, che ha costruito la sua carriera nei più rinomati ristoranti e hotel, da Villa D’Este al Bulgari Hotel Milano, fino al suo iconico Ceresio7, aperto nel 2013 sulla sommità della sede di DSquared2.

Ogni anno la nostra super giuria cresce e si impegna, conferendo prestigio e credibilità al premio” – racconta Federico Lorefice, direttore di Grande Cucina e ideatore del Talent Prize.

Il live cooking degli chef durante l’evento finale accende adrenalina e cattura l’attenzione; i talk puntano i riflettori su storie, passioni e dedizione, sogni e futuro.

Durante la stessa giornata sono state assegnate anche le Special Mention: Aurora Protano (Ristorante Pipero, Roma) per Sala e Sommellerie; Elena Orizio (Trattoria Contemporanea, Lomazzo) per Pasticceria da Ristorazione e Davide Trocino (Ristorante Torre, Fondazione Prada, Milano) per Bere Miscelato.

Dietro l’emozione e la tecnica di Antonio De Carlo c’è una filosofia limpida: “testa bassa e prestazioni alte”.

Una dichiarazione di umiltà e forza, che si traduce in una cucina essenziale, autentica e vibrante, capace di raccontare il Sud con accenti contemporanei.

Dopo esperienze formative al Pashà di Conversano e al Magorabin di Torino, De Carlo ha trovato da Zéphyr Restaurant la sua dimensione più intima e poetica.

Situato all’interno de La Fiermontina Luxury Home di Lecce, Zéphyr è un piccolo scrigno di emozioni culinarie, immerso tra ulivi secolari e sculture monumentali, dove arte, natura e gusto si fondono in armonia e  tutto ruota intorno alla storia romanzesca di Antonia Fiermonte, nonna materna prematuramente scomparsa dei proprietari Fouad Giacomo e Antonia Yasmina Filali, che hanno voluto condividere il talento e le opere di questa pittrice, violinista, protagonista dei salotti artistici parigini e musa dei grandi artisti francesi René Letourneur e Jacques Zwobada.

La sua storia rivive nelle sale del ristorante, dove si ammirano opere come La liberté di Zwobada (1953), tra eleganti kenzie che avvolgono i tavoli e nell’uliveto dove Le Due Sorelle di Fernand Léger, Armonia II di Letourneur e La Coppia di Zwobada, accolgono gli ospiti durante le cene d’estate.

In questo scenario sospeso tra arte e natura, Antonio De Carlo trasforma ogni piatto in emozione. Oltre ai suoi Triddhi di Sapori Antichi, sorprendono creazioni come la tartare di ricciola con latte di mandorla, fichi secchi mandorlati e alloro, il Risotto Oro d’Ulivo con zucca, burro affumicato e polvere di olive nere e i dessert di raffinata libertà creativa, come il semifreddo al mustacciolo glassato e Alba Mediterranea, caprese al cioccolato bianco, mousse al limone e yuzu, croccante alla mandorla e gel al limone.

Con la sua cucina che profuma di Sud e guarda al futuro, De Carlo si conferma una delle voci più autentiche e promettenti della nuova generazione di chef. E dal cuore del Salento, il suo viaggio – fatto di memoria, passione e coraggio – è solo all’inizio.

 

Ricordo di Sapori Antichi

Ricetta dello Chef Antonio De Carlo

Ingredienti per 2 pax

  • 40 g Pepe Bucato Garofalo • 40 g Ditalini Rigati Garofalo • 35 g burro acido • 25 g burro alle erbe • 30 g parmigiano • 200 ml brodo pesce • 7 g zest di limone marocchino • gel di limone • olio alloro • polvere di prezzemolo • Curry 1001 Nuits

Procedimento

Cuocere i Ditalini Garofalo in abbondante acqua bollente salata per sei minuti, poi scolarli e proseguire la cottura, risottandoli nel brodo di pesce, insieme al Pepe bucato per altri tre-quattro minuti.

Il brodo, con la sua mineralità marina, avvolgerà la pasta e ne esalterà la profondità di gusto; aggiungere acqua di cottura se necessario, per mantenere la consistenza cremosa.

A cottura ultimata, mantecare con il burro acido, che donerà struttura e rotondità, e con il burro alle erbe, dal profilo balsamico e aromatico.

Unire quindi la buccia di limone marocchino, capace di apportare sentori dolci e salini, e completare con il Parmigiano, che contribuisce alla persistenza gustativa e armonizza gli aromi.

Una volta impiattato, rifinire con eleganza: una spolverata di polvere di prezzemolo per il tocco di colore, un velo di Curry “1001 Nuits” dell’azienda Thiercelin, scelto per la sua raffinata armonia di rosa e aglio orsino – una reinterpretazione francese del curry, nobile e delicata.

A seguire, qualche goccia di olio all’alloro, piccoli spuntoni di gel di polpa di limone marocchino (dosati con attenzione per non sovrastare gli equilibri del piatto) e, infine, la tartare di ricciola al lime, che completa la preparazione donando freschezza, eleganza e valore.

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Attualità

Santa Caterina, fondale del porticciolo ripulito da reti e rifiuti

Intervento di bonifica della baia commissionato dall’ufficio Ambiente a operatori specializzati

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Importante intervento di bonifica della baia del porticciolo di Santa Caterina questa mattina.

Su incarico dell’ufficio Ambiente, infatti, la società specializzata Teknowaste, con il prezioso supporto volontario del Diving Costa del Sud, ha rimosso dal fondale marino un ingente quantitativo di rifiuti.

Plastiche, bidoni, pneumatici, ferraglia e soprattutto cime e reti da pesca, con tutta probabilità giacenti in questa zona sin dalla mareggiata del novembre 2019.

Un’azione di fondamentale importanza per ripulire l’area da rifiuti di varia natura e per il contrasto al cosiddetto “ghost fishing”, il fenomeno per il quale attrezzature da pesca abbandonate o perse continuano a catturare e uccidere organismi marini (pesci e uccelli soprattutto) causando un danno significativo agli ecosistemi marini.

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