Attualità
Francesco Repice e Katia Serra a Ruffano
Sport, culture e diritti: al via la terza edizione del Traguardi Festival

Torna il Traguardi Festival, l’evento che attraverso la narrazione di storie di sport coinvolge il pubblico su importanti temi d’attualità, intrecciando cultura e diritti.
L’evento ideato da Pari Associazione Culturale e promosso dal Comune di Ruffano con l’assessora alle Politiche Sociali Angela Rita Bruno giunge alla terza edizione e si appresta a portare, ancora una volta, in Salento nomi di primo piano del mondo dello sport.
Dopo le edizioni precedenti, in cui tra gli altri furono accolti i giornalisti sportivi Nicola Roggero e Riccardo Cucchi, la campionessa azzurra di getto del peso Danielle Frederique Madam e la scrittrice Valeria Corradini, quest’anno gli ospiti di punta del festival saranno il radiocronista RAI Francesco Repice e la commentatrice sportiva ed ex calciatrice Katia Serra.
Il progetto del Traguardi Festival ha sin qui coinvolto intellettuali, scrittori, giornalisti, studenti e sportivi, portando le storie dello sport e la bellezza delle pagine ad esso dedicate all’interno di contesti diversi, dalle aule scolastiche ai teatri, fino ai luoghi di lavoro, sperimentando linguaggi e modalità di interazione innovative e premiando chi ogni giorno si batte per un mondo più giusto e contro le discriminazioni.
I partner che aderiscono all’iniziativa sono: il Corso di Laurea in Diritto e Management dello Sport dell’Università del Salento; l’Istituto Comprensivo Statale di Ruffano, l’Istituto Tecnico Economico “A. De Viti De Marco” di Casarano, l’Agenzia Formativa Percorsi e Made in Soap.
Il programma
Si parte subito con uno degli ospiti più attesi: Francesco Repice. La sua è oggi la voce più amata di “Tutto il calcio minuto per minuto”, il programma di Radio RAI che segue le più importanti dirette calcistiche italiane. Stakanovista delle radiocronache, Repice è associato da tutti i tifosi e le tifose ad almeno un evento che ha segnato la storia della propria passione calcistica, che sia un match della propria squadra del cuore o quello degli Azzurri della Nazionale.
Repice sarà a Ruffano lunedì 7 ottobre alle ore 19e30 presso la Sala Consiliare di via Liborio Romano. L’evento è ad ingresso libero. L’indomani, Repice incontrerà studentesse e studenti di Unisalento.
Mercoledì 16 ottobre sarà invece la volta di una grande protagonista del calcio femminile, oggi noto volto tv. Parliamo di Katia Serra, calciatrice di altissimo livello (campionessa d’Italia e dieci volte in campo con la maglia Azzurra), poi sindacalista per permettere al calcio femminile di uscire dal cono d’ombra di quello maschile; quindi, prima cronista donna a livello internazionale a commentare per la RAI la finale di uno dei tornei più prestigiosi dello sport a più alta componente maschilista in assoluto: la finale di Euro2020
A Ruffano porta “Una vita in fuorigioco” (Rizzoli), il suo libro in cui ci racconta dal suo punto di vista privilegiato, quello di sportiva e donna, attraverso le tappe della sua carriera e della sua vita, con autorevolezza e competenza parla di pallone, delle differenze tra calcio maschile e femminile, dei progressi compiuti negli ultimi trent’anni rispetto alle modalità di allenamento e alle strategie di gioco, arrivando a trattare temi come il gender e la difficoltà da parte di molti, ancora oggi, ad accettare che una donna sappia raccontare il calcio con cognizione di causa.
L’appuntamento è nuovamente con ingresso libero alle ore 19e30 presso la Sala Consiliare di via Liborio Romano, a Ruffano. Anche Katia Serra l’indomani incontrerà studentesse e studenti di Unisalento.
Segue venerdì 25 ottobre, presso il Museo della Civiltà Contadina di Torrepaduli (Ruffano), il reading teatrale “Una storia meticcia”. Opera di Roberto Molentino interpretata da Daniele Ottaviano, che ripercorre la storia di Luciano Vassallo, figlio di un italiano e di una donna eritrea, nato nel periodo coloniale e capitano della nazionale etiope che vinse la Coppa d’Africa nel 1962. Start alle ore 19e30 con ingresso libero.
Chiude il calendario un evento presso il Comprensivo di Ruffano. Martedì 29 ottobre, alle ore 11, sarà realizzato uno speed date con i libri sullo sport dedicato a studentesse e studenti, con la partecipazione delle associazioni sportive e culturali del territorio. Un modo avvincente di coinvolgere i più giovani su importanti tematiche d’attualità.
Gli interventi
L’assessora alle Politiche Sociali Angela Rita Bruno, promotrice del progetto, spiega: “Siamo giunti al terzo anno di questo viaggio che in partenza poteva sembra una scommessa, ma in cui abbiamo creduto subito con forza. Ora è una tappa attesa con trepidazione dalla nostra Ruffano, ed anche dai tanti partner che si uniscono alla sua realizzazione. Anche quest’anno avremo con noi ospiti di rilievo. Non solo riconoscibili personalità, ma soprattutto professionisti dal grande lato umano, capaci di stimolare grandi e piccini a leggere nelle pieghe delle vicende sportive, traendo esempi, spunti di riflessione e preziose opportunità di crescita”.
Per il sindaco Antonio Cavallo, “il Traguardi Festival è un evento giovane ed al contempo già maturo. Una rassegna già riconoscibile nella nostra Ruffano e nel circondario, perché in grado di portare in Salento ospiti di grande rilievo coinvolgendoli non solo sul piano del mero intrattenimento, ma su quello del dialogo. L’idea del Traguardi Festival di utilizzare lo sport quale chiave, per stimolare tutta la cittadinanza a riflettere e confrontarsi su tematiche di rilievo per la vita di tutti noi, si è dimostrata un successo. Il Festival è oggi un evento che non possiamo che rinnovare con grande attesa e piacere”.
Attualità
Via alle ispezioni della cavità in zona Puzzu a Tricase

Sono iniziate stamani le ispezioni del pozzo rinvenuta nel borgo antico di Tricase, in zona Puzzu, la scorsa settimana (leggi qui)
A calarsi sono i componenti del Gruppo Speleologico Tricase. Restituiranno tutte le informazioni utili che emergeranno sulla cavità, a partire anche dall’esatta profondità, stimata in circa 25 metri al momento del ritrovamento, avvenuto durante i lavori di riqualificazione del centro storico.
Per le vie del centro cittadino intanto stamattina è rimbalzata la falsa notizia secondo cui qualcuno sarebbe caduto accidentalmente nel pozzo. Nulla di vero: trattasi appunto delle operazioni ispettive avviate nella giornata odierna.
La locale Protezione Civile ed una ambulanza sono sul posto preventivamente, pronte a intervenire in caso di necessità.
Le foto




Approfondimenti
Sotto un cumulo di rifiuti e pannelli
Con la Civiltà dei consumi si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione

È da anni ormai che da più parti si lamenta che nel Salento sta crescendo il cumulo di rifiuti industriali con grave inquinamento per l’ambiente.
Né meno semplici sono i problemi connessi alle discariche dei rifiuti comunali, a prescindere dalle discariche illecite che non mancano.
Ma non basta.
A tutto questo si deve aggiungere la consistente presenza di pannelli solari e pannelli fotovoltaici in tutto il territorio, sul cui smaltimento è difficile prevedere; una presenza peraltro favorita dalla debole strategia nell’affrontare la Xylella fastidiosa.
Gli effetti della diffusione del batterio insieme alla decrescita della coltivazione delle campagne hanno condotto alla desertificazione di gran parte del Salento con la conseguenza che la distesa di olivi secolari è stata sostituita da quella di pannelli fotovoltaici, mentre nella incantevole striscia di mare che va da Otranto a Santa Maria di Leuca si propone con forza la realizzazione di un gigantesco parco eolico offshore.
Senza entrare nei dettagli, è chiaro che va manifestandosi uno scenario che una volta si sarebbe definito apocalittico e che in fondo è tale. Si tratta allora di cercare di comprendere cosa sta affettivamente accadendo.
Il punto chiarificatore da tenere in massimo conto è lo sviluppo della tecnologia.
Chi è anziano sa molto bene cosa è accaduto a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso con la fascinosa affermazione della società dei consumi, la quale, però, ha fatto venir meno ogni sostenibilità.
L’usa e getta è divenuta una realtà sempre più frequente e la diffusione del materiale in plastica, in particolare, è diventata inarrestabile con tutti i problemi che nel tempo si sono manifestati, rivelandosi una fonte di inquinamento drammatico nelle acque (dai laghi agli oceani) e negli stessi viventi, poiché frammenti di plastica di dimensioni di pochissimi millimetri si trovano ormai nei corpi dei viventi.
E il discorso si potrebbe ampliare estendendolo ai pannelli solari e fotovoltaici dismessi, ai tanti oggetti che quotidianamente buttiamo via.
Si può e si deve essere diligenti nella gestione dei rifiuti attraverso la raccolta differenziata, ma il problema dello smaltimento permane.
Per dirla in breve, si è passati da comunità che tendevano a conservare e utilizzare la gran parte degli oggetti (si pensi alle vecchie brocche e agli utensili di terracotta) ad una collettività in cui gli oggetti si rinnovano in continuazione.
SOCIETÀ DEI CONSUMI
È chiaro che tutto questo corrisponde all’affermazione di una società del consumo sotto la spinta della scienza e della tecnica; è la società del capitalismo avanzato con tutti i suoi indubbi vantaggi, ma con la conseguente produzione di rifiuti che sono ormai difficilmente smaltibili.
L’artificiale non si dissolve nella natura come invece avveniva per l’antica spazzatura e ciò genera la diffusione non solo delle grandi discariche, ma di un inquinamento sempre più pericoloso. Ed è un fenomeno che ovviamente non riguarda solo il Salento, ma si estende in tutte le parti del mondo, soprattutto in quelle più industrializzate.
Così il 5 giugno è stata dichiarata dall’ONU “Giornata mondiale dell’ambiente” e quest’anno tale giornata è dedicata alla lotta all’inquinamento da plastica.
Sotto tale profilo, essendo un processo legato alla funzionalità e alla comodità – espressioni appunto della tecnologia – esso appare invincibile in quanto è difficile qualunque ritorno al passato, a società che possono essere giudicate arcaiche. Certo, è lecito e doveroso cercare di ricorrere a dei rimedi. Non si può rimanere inerti di fronte a dei guasti che mettono discussione la salute e la stessa continuità della vita.
Per poter porre rimedio ai pericoli in corso sarebbe auspicabile la produzione di oggetti smaltibili e inoltre di maggior durata.
LA LOGICA DEL MERCATO
Gli strumenti di cui ci serviamo dovrebbero essere più durevoli.
E ciò è sicuramente fattibile, anche se va contro la logica del profitto propria della realtà industriale, la quale richiede invece il rapido consumo di ogni prodotto e un continuo rilancio in un mercato che continuamente si rinnova.
La logica del mercato, insomma, impone una produzione sempre nuova e di breve durata. Una produzione apparentemente o realmente più funzionale, ma che va oltre la tutela dell’ambiente.
E qui il discorso si potrebbe estendere al processo di cementizzazione che diventa sempre più esteso a discapito della permanenza della flora e della fauna, con palazzi destinati peraltro ad avere una minore durata nel tempo.
Come si vede, quello che deve essere messo in primo luogo in discussione non è tanto il problema della discarica in una determinata località o di un hub energetico, quanto quello della natura del “progresso” ossia di uno sviluppo della vita quotidiana connesso ai frutti della tecnologia e ad un numero considerevole di lavoratori che vive producendo (e utilizzando) tali frutti. È, per ricordare un’immagine classica, il serpente che si mangia la coda: siamo asserviti a ciò che produciamo e di cui non sappiamo fare a meno, nonostante la consapevolezza che rischiamo di autodistruggerci.
COSA POSSIAMO FARE
Quello che al momento possiamo fare è prendere consapevolezza di tale situazione e richiedere la produzione di materiali sostenibili e di lunga durata. Non è un andare controcorrente, perché è in gioco la qualità e la possibilità stessa della vita. È realistico che non si possa bloccare o modificare tutto da un momento all’altro, ma l’intelligenza umana deve indirizzare con serenità e decisione verso tale cammino e il compito della classe dirigente dell’immediato futuro è farsi carico di tutto questo, mentre la diffusione di tale messaggio deve essere fatta propria, senza nessun impeto che sarebbe controproducente ed inutile, da tutti coloro che sono addetti alla promozione della cultura.
Attualità
«La mafia salentina è sempre viva»
Intervista a Francesco Mandoi, ex magistrato salentino già Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia: «Vi spiego tutto»

di Sefora Cucci
“Né eroe né guerriero. Ricordi e sfide di un magistrato” (Besa editrice). Questo il titolo del libro di Francesco Mandoi, ex magistrato salentino che è stato Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo presso la Direzione Nazionale Antimafia, in libreria dal 25 aprile.
Da allora, il suo autore è coinvolto in un tour di presentazione e divulgazione che sta facendo il giro dell’intera Puglia, toccando moltissimi paesi, ad esempio Molfetta, Castellaneta, Cutrofiano, Manduria, Lecce, Novoli, Nardò, Trepuzzi e Ugento.
Una vita spesa al servizio dello Stato. «Il destino ha voluto che potessi fare il mestiere che amavo e grazie al mio lavoro posso dire di aver raggiunto, come sosteneva Primo Levi, “la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra”», dichiara il dott. Mandoi, che abbiamo intervistato.
Lei rifiuta l’etichetta di magistrato antimafia. Perchè?
«Non amo quella definizione perché la magistratura, nella sua essenza, non è mai stata né pro né contro qualcosa. La giustizia non dovrebbe essere partigiana e un magistrato non è e non deve essere un militante. Aggiungere l’aggettivo “antimafia” rischia di creare una grande confusione, perché il più delle volte viene utilizzato quasi per fini retorici, politici o mediatici. Sembra quasi indicare implicitamente che esista una categoria di magistrati “speciali” che svolgono un lavoro più nobile o significativo rispetto ad altri. Chi combatte la mafia non lo fa per vanità, ma per dovere. Etichettare qualcuno come “antimafia” non solo isola quel magistrato dal contesto più ampio della giustizia, ma sminuisce il valore del lavoro degli altri. Sono sempre più convinto che la lotta alla mafia non ha bisogno di eroi solitari, ma di una società consapevole e unita».
Dalla recente relazione DIA relativa al 2024 emerge che i clan storici del Salento continuano ad esercitare il controllo sul territorio. Quali armi allora?
«Ho letto con sincera preoccupazione i dati emersi i quali, non fanno altro che raffermare la mia idea che la SCU non è mai finita nel nostro territorio. Anzi, molto più correttamente dovremmo parlare di mafia salentina perché nel corso del tempo ha assunto vari nomi; perché sa, la mafia è camaleontica ed è in grado di adattarsi a qualunque scenario, mantenendo sempre gli stessi obiettivi. Alle attività tipiche (estorsione, spaccio, riciclaggio, ecc.) se ne aggiunge un’altra, altrettanto preoccupante: quella relativa al controllo delle attività turistiche».
Cosa possiamo fare?
«Denunciare e sensibilizzare. Questi non sono due verbi vuoti ma si caricano del significato che diamo loro: mettere la pulce nell’orecchio delle forze dell’ordine è possibile, purché ci sia fiducia nelle istituzioni. Dobbiamo stimolare alla collaborazione. Cosa serve? Uomini, mezzi, collaborazione, credibilità nello Stato e soprattutto recuperare la fiducia nei confronti delle Istituzioni che in questo momento storico va via via perdendosi. Occorre recuperare quella fiducia perché si sta diffondendo una cultura del ‘chi me lo fa fare?’ che è l’anticamera della cultura dell’omertà».
Le recenti riforme sulla giustizia e i disegni di legge qualificano una situazione in cui, da più parti, è stato lanciato un allarme al pericolo di lesione dello stato di diritto. Lei cosa ne pensa?
«Il pericolo è estremamente reale. Sono molto preoccupato. Il rapporto tra cittadino e Stato si deve basare sulla fiducia. Se questa viene a poco a poco minata, quanta credibilità rimane? Il rischio è di mettere in crisi lo stato di diritto perché la gente non crede. É scettica. E scetticismo si riscontra verso i recenti atti, pensiamo al decreto sicurezza, ormai legge. Al di là di possibili profili di illegittimità costituzionale, mi sembra fatto solo per ragioni demagogiche. E se si è scelta questa strada, significa che l’80% della legge serve solo a livello demagogico».
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