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Attualità

Il marito: “Grazie agli “angeli” della Casa di Betania”

“Potrei indicarli tutti qui, uno per uno. Professionali, umani, gentili, amorevoli, affettuosi, sorridenti…”

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CASA DI BETANIA, OSPEDALE DI TRICASE. NON SOLO SOFFERENZA E MORTE


Ho pianto quella notte. Ho pianto tanto quel giovedì. Eravamo arrivati al pronto soccorso dell’ospedale “Cardinale Panico” alle 16.45 del 3 febbraio 2016, erano le due quando la compassionevole dottoressa disse a Rossana: “Signora, le ho trovato un posto in oncologia, ma non si preoccupi, la situazione non è del tutto chiara. La ricovero lì perché così gli accertamenti saranno più rapidi.”


Ho pianto molto.  Era cominciato il “Calvario.” È durato trentadue mesi. Per sette abbiamo vissuto a Bergamo, viaggio della speranza, senza speranza. Figlio solo, mamma sola, fratello solo, affetti, amici, soli. Noi, solissimi. Esiliati. Chemio, chemio, chemio, chemio, chemio, chemio. Tac. Chemio, chemio, chemio… Tac. Cinquantasette chemio. Undici Tac. Solo una brevissima tregua. Il nemico avanza. Sempre più forte, sfrontato, implacabile, terribile, inesorabile. Conquista sempre nuove posizioni. La Guerriera combatte una battaglia straordinaria. Con straordinaria volontà, forza, tenacia, serenità e dolcezza.


Ho pianto quel mezzogiorno di venerdì 22 giugno. Ho pianto tanto. L’ho fatto in ospedale quando la dottoressa ha pronunciato quelle sei parole: terapia del dolore. Casa di Betania. Ho pianto molto. Conoscevo bene il tremendo significato delle prime tre. Ero più confuso, disorientato, terrorizzato, pensando alle altre. Frequentando l’ospedale, il mio sguardo si era spesso soffermato sulle locandine pubblicizzanti la struttura e i servizi offerti. Quasi mai, però, avevo letto e compreso sino in fondo il loro contenuto, perché mi incupivo, mi rattristavo, mi inquietavo. In due, tre occasioni mi ci ero pure recato per visita; ero rimasto il tempo strettamente necessario e poi ero scappato via, quasi un senso di liberazione da qualcosa.


Non preoccupatevi”, cercava di consolarci la suora. “Ci dovrai stare solo quattro- cinque giorni, sarà testata la terapia e tornerai a casa. Poi, vedrete, incontrerete persone buone, speciali, dalla portineria all’ultima del piano più alto.”


Ci siamo rimasti settantadue giorni. E Rossana a casa non è più tornata. La situazione si è complicata, sempre più aggravata. Sempre più farmaci. Sempre più pesanti. “Luigi torniamo a casa, andiamocene a casa nostra, voglio tornare a casa” ripeteva sempre più spesso nei primi giorni. “Si, si amore mio, un po’ di pazienza, ancora qualche giorno e ce ne andiamo.” Poi, piano piano si insinua in lei una preoccupazione: “Luigi, non è che ci cacciano da qui? Ma quanto possiamo stare? Non è che ci mandano a casa?


Sorpreso, mi chiedevo cosa fosse successo, perché aveva cambiato idea? Ho trovato la risposta quasi subito. In quella stanza, dalle prime ore del mattino alle ultime della sera entravano tanti operatori. Dalla divisa grigio celeste, dalla divisa bianca, dal velo bianco, dalla divisa verde, dalla divisa verde chiaro. Ho impressi nella mente e nel cuore i loro volti. Potrei indicarli tutti qui, uno per uno. Professionali, umani, gentili, amorevoli, affettuosi, sorridenti, sorridenti, sorridenti, che con grande senso del dovere, svolgevano al meglio i loro compiti. Spesso si aveva necessità anche di notte. E loro, sempre tempestivi, arrivavano. E sorridevano. Anche la notte. Non le hanno fatto mancare mai una battuta di spirito, una parola di conforto, una carezza, un bacio. L’hanno trattata come un’amica, una sorella, una mamma. Per un po’ mi sembrava fosse normale, ma i giorni passavano, le settimane passavano e loro sempre così, sorridenti. Sempre.


Ho cominciato a pensare: “È possibile che questi siano sempre così? È possibile che a loro vada tutto bene? Che non abbiano alcun problema?


Non poteva essere così! Infatti, conoscendoli sempre più, scoprivo che il figlioletto aveva un po’ di problemi respiratori, che la mamma era allettata da tempo o, addirittura, non c’era più, che il marito aveva da poco subito un brutto intervento, che il fratello, che la moglie, che la sorella o il papà…….che loro stessi avevano dei problemi di varia natura. In fondo, non poteva essere diversamente. Anche loro sono dei “pellegrini in questa valle di lacrime.” E allora?

Avevi ragione tu, suora! Sono davvero delle persone buone, speciali. Ho capito cosa succede. Quando indossano la divisa, a mo’ di angeli si elèvano al di sopra degli umani e dei loro problemi, per occuparsi soltanto dei pazienti, delle loro esigenze, delle loro sofferenze.


Ho piano il due settembre, un’ora dopo mezzogiorno. Ho pianto tanto. La battaglia è stata lunga, durissima, estenuante, senza esclusione di colpi. La Guerriera è sfinita. Le forze l’hanno abbandonata. Alla fine depone le armi. Lo fa serenamente, delicatamente, dolcemente e con un piccolo sorriso. Sa di aver dato il meglio, di aver dato tutto. Mi piace pensare che con quel sorriso volesse ricambiare tutti quelli ricevuti dagli angeli dalle variopinte divise e dallo stuolo incessante di parenti e amici che l’hanno continuamente confortata con le loro visite.


Adesso quelle tre parole, Casa di Betania, hanno un altro senso, un altro significato: Non di terrore, non di inquietudine. Non hanno quello della speranza di una guarigione, ma certamente quello della completa cura della persona, della serenità, della dolcezza. Se la sua presenza fosse la causa delle malattie e della sofferenza, per primo, insieme a voi, cercherei di distruggerla, di raderla al suolo. Purtroppo non è così: le malattie, la sofferenza, la morte esistevano anche da prima che essa esistesse.


Non finirò mai di ringraziare e pregare per chi ha gettato il seme della sua nascita, per chi l’ha costruita, per chi la gestisce e per chi ci lavora ogni giorno. Non è in grado di sconfiggere le malattie e le sofferenze, ma le allevia, le addolcisce, le rende umanamente più sopportabili.


Grazie Casa di Betania! Grazie di esserci!


Consegno queste mie riflessioni a chi avrà la bontà di leggerle. Lo dovevo! Lo dovevo agli angeli con la divisa grigio celeste, divisa bianca, velo bianco, divisa verde, divisa verde chiaro. Grazie! Grazie di cuore a tutti. Anche a nome di Rossana.


Luigi Riso


Attualità

Donate letto e pittura che umanizza al Vito Fazzi

“Dicembre è quel periodo dell’anno che si riveste di luci, profumi e colori che parlano di vita, amore e famiglia, è la ricerca di un alloggio che possa accogliere e proteggere, un racconto che parla di una nascita e quindi della vita” – sono queste le parole con cui don Gianni Mattia…”

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Donato un letto da parto e l’umanizzazione pittorica di tre sale parto all’U.O. di Ostetricia e Ginecologia del Vito Fazzi. Un investimento concreto per il benessere delle mamme.

Sono stati presentati e donati un letto da parto e l’umanizzazione pittorica di tre sale parto ispirate ai fiori narciso, viola e peonia per l’unità operativa di Ostetricia e Ginecologia del presidio ospedaliero “Vito Fazzi” di Lecce.

E’ un gesto di solidarietà che acquista un significato ancora più profondo perché compiuto in prossimità delle festività natalizie, periodo simbolo di nascita e rinascita.

In questo clima di rinnovamento, l’Organizzazione di Volontariato Cuore e mani aperte ODV ha presentato queste due importanti donazioni, inserendosi pienamente nella missione dell’associazione: umanizzare le cure e gli spazi ospedalieri affinché ogni persona si senta accolta, rispettata e accompagnata.

Grazie alla collaborazione con Deghi S.p.A., l’associazione ha donato un letto da parto modello AVE2, una dotazione tecnologica di alto livello e dal valore economico rilevante.

Il letto, progettato per migliorare comfort, sicurezza ed ergonomia, contribuisce a rendere l’esperienza del parto più serena e centrata sulle esigenze della donna.

Al valore tecnologico si aggiunge un investimento dall’impatto psicologico profondo: l’umanizzazione pittorica di tre sale parto, resa possibile grazie ai contribuenti che hanno scelto di destinare il 5×1000 a Cuore e mani aperte ODV. Le sale, ispirate ai fiori narciso, viola e peonia, sono state trasformate in luoghi più accoglienti, distensivi e armoniosi, capaci di ridurre ansia e stress, favorire il benessere emotivo e offrire alle future mamme un ambiente che parla di delicatezza, cura e speranza.

Un intervento che sottolinea come la qualità dell’assistenza non dipenda solo dai dispositivi clinici, ma anche dagli spazi e dall’atmosfera che circondano le persone in un momento intenso come quello del parto. E proprio nel periodo dell’anno che celebra la nascita, questa iniziativa vuole essere un segno tangibile di vicinanza, bellezza e umanità.

Dicembre è quel periodo dell’anno che si riveste di luci, profumi e colori che parlano di vita, amore e famiglia, è la ricerca di un alloggio che possa accogliere e proteggere, un racconto che parla di una nascita e quindi della vita” – sono queste le parole con cui don Gianni Mattia, presidente di Cuore e mani aperte OdV, ha presentato l’iniziativa – “Quando una nuova vita inizia il nostro mondo cambia e ci rendiamo conto di essere protagonisti di un miracolo, del senso più profondo del nostro essere. Poco meno di un mese fa abbiamo fatto una donazione pensando ai bambini che nascono prematuri, ma innegabilmente anche le gravidanze che arrivano al termine portano con loro ansie e paure e l’umanizzazione pittorica diventa una carezza silenziosa che allevia la tensione. Con questa donazione speriamo di riuscire ad accompagnare le donne che stanno dando la vita in un’esperienza che possano ricordare in assenza della paura. Vogliamo che nel momento in cui sentiranno sul seno il corpicino dei loro piccoli possano ricordarsi del Narciso, simbolo di rinascita e nuovi inizi o della Viola che simboleggia la modestia e l’umiltà o ancora della Peonia che nel significato dei fiori richiama la prosperità, l’amore e la felicità. E forse loro insegneranno a questi bambini e bambine a coltivare questa bellezza.

Ancora una volta la nostra Associazione ha camminato insieme ad altri, perché lì dove la solidarietà unisce più cuori che amano e mani che aiutano, non c’è nulla di impossibile. Ed è così che in collaborazione con Deghi s.p.a. abbiamo realizzato la donazione del letto da parto. Deghi è una realtà consolidata nel nostro territorio e non è nuova ai gesti di solidarietà e noi siamo lieti di condividere un tratto di strada insieme.

E visto che la solidarietà è il riflesso dell’amore e che esso più è forte più sono le persone che si uniscono, l’umanizzazione pittorica delle tre sale parto è stata resa possibile da tutte le donazioni ricevute dal 5 per mille, un gesto semplice d’amore che racchiude in se tutto l’amore di Dio.”

Ringrazio l’Associazione Cuore e mani aperte ODV, sempre attenta ai bisogni dei pazienti, delle donne in questo caso, al loro benessere psicofisico e all’accoglienza nei nostri reparti. La donazione della decorazione pittorica di tre sale parto e il letto da parto si inseriscono nel percorso di umanizzazione delle cure e dei luoghi di cura che da tempo sosteniamo e supportiamo con convinzione. Le associazioni arrivano con efficacia dove noi a volte, per le ragioni più diverse, non riusciamo a intervenire. Motivo in più per dire loro Grazie di cuore” ha commentato il Direttore generale di ASL Lecce Stefano Rossi.

L’Associazione Cuore e mani aperte OdV è un ente del Terzo Settore che opera all’interno del nosocomio leccese da più di venti anni, grazie al sogno e vocazione del cappellano, Don Gianni Mattia, che ne è fondatore e presidente. L’Associazione ha saputo rendersi luogo di cura e rifugio per chi sta affrontando una sfida per la vita e crede nella potenza di un sorriso, attraverso la clownterapia, la Bimbulanza, la Casa di accoglienza e tanti altri progetti.

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Maglie, a pochi mesi dalle elezioni parte la campagna elettorale

Lo abbiamo detto presentando il movimento, lo abbiamo ribadito in Piazza Bachelet, lo abbiamo confermato nel confronto sui temi concreti della città…

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Riceviamo e Pubblichiamo:

È Ora Maglie propone Marcella Marzano come candidata Sindaco per guidare il cambiamento

Maglie si avvicina a un passaggio decisivo della sua storia. Dopo anni segnati da inerzia, scelte mancate e assenza di visione, cresce in città una volontà chiara: cambiare passo.
È da questa consapevolezza che È Ora Maglie ha deciso di fare un passo in avanti, mettendo a disposizione della comunità, in vista delle elezioni amministrative della prossima primavera, la propria proposta per la guida della città e per la carica di Sindaco: Marcella Marzano.

Fin dalla sua nascita, È Ora Maglie ha affermato una verità semplice e profonda: Maglie merita di più. Merita ambizione, qualità, ascolto. Merita un’amministrazione capace di scegliere e di assumersi responsabilità.

Lo abbiamo detto presentando il movimento, lo abbiamo ribadito in Piazza Bachelet, lo abbiamo confermato nel confronto sui temi concreti della città, a partire dalla mobilità e dai parcheggi. Sempre dalla stessa parte: quella dei cittadini e del futuro.

In questo cammino si colloca la nostra proposta.

Marcella Marzano è una donna profondamente radicata nella sua città. Madre di quattro figli, titolare di un’agenzia di assicurazioni, impegnata nel sociale, è stata la consigliera d’opposizione più votata alle elezioni comunali del 2020.

Per l’intero mandato ha esercitato un’opposizione ferma, coerente e rigorosa, dimostrando che anche dai banchi della minoranza è possibile ottenere risultati concreti e difendere gli interessi dei magliesi.

La sua candidatura a Sindaco è stata individuata all’unanimità dai simpatizzanti del movimento nel confronto di venerdì scorso.

Una scelta che nasce dal basso, dall’ascolto, dalla volontà di dare un volto credibile a una speranza che in città non si è mai spenta.

Marcella Marzano è la figura che riteniamo oggi più attrezzata per affrontare e vincere una sfida entusiasmante: restituire fiducia a Maglie e aprire una stagione nuova, all’altezza della sua storia gloriosa.

È Ora Maglie conferma la propria disponibilità a un dialogo aperto e leale con tutte le forze civiche, le realtà associative e con quei cittadini che non si sono rassegnati al grigiore, alle disfunzioni e alla mancanza di prospettiva dell’attuale amministrazione comunale.

A tutti mettiamo a disposizione la nostra proposta, convinti che rappresenti oggi la base più solida per costruire un’alternativa vincente.

Ma con la stessa chiarezza diciamo che siamo pronti a rimettere tutto in discussione – dal nome del movimento, fino alla candidatura a Sindaco – se emergerà una convergenza vera, ampia e responsabile su un progetto credibile e su una figura altrettanto forte.

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Ospedale di Scorrano: Il Tuo Sorriso, il Nostro Ricordo

Al Reparto di Psichiatria del “Veris Delli Ponti” la cerimonia di donazione nove televisori, un amplificatore stereo e un biliardino da parte dell’Associazione di Martano

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Si è svolta questa mattina, presso il Reparto di Psichiatria (SPDC) dell’Ospedale “Veris Delli Ponti” di Scorrano, la cerimonia ufficiale di donazione promossa dall’Associazione di Volontariato Il Tuo Sorriso, il Nostro Ricordo di Martano.

L’associazione ha consegnato al reparto nove televisori, un amplificatore stereo e un biliardino, strumenti pensati per migliorare il benessere psico-fisico delle persone ricoverate per favorire momenti di svago, socializzazione e quotidianità all’interno del percorso terapeutico.

Il valore complessivo dei materiali donati è pari a tremila euro, raccolti durante gli eventi estivi conclusi con il Memorial dello scorso 21 agosto.

Questa iniziativa rientra nella missione dell’associazione, nata per preservare il ricordo di Simone e Francesca e trasformarlo in azioni concrete a favore del territorio e delle realtà sociosanitarie locali.

Alla cerimonia erano presenti i direttori sanitari, i dirigenti medici e i rappresentanti istituzionali, tra cui il sindaco di Martano e presidente della Provincia di Lecce Fabio Tarantino, e il sindaco di Scorrano Mario Pendinelli, che hanno espresso profonda gratitudine verso l’associazione e verso i giovani che ne fanno parte.

Un ringraziamento particolare è stato rivolto dalla caposala Adriana Cocciolo, prezioso “anello di congiunzione” tra il reparto e i ragazzi dell’associazione.

Tra le autorità presenti, il Direttore Sanitario Aziendale ASL Lecce Dott.ssa Maria Nacci, il Direttore del Dipartimento Salute Mentale ASL Lecce Dott. Serafino De Giorgi, il Direttore del Dipartimento Reti Ospedaliere dell’ASL Lecce, Dott. Osvaldo Maiorano, il Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Presidio Ospedaliero di Scorrano Dott. Francesco Macri.

A più voci è stato sottolineato come la scelta di destinare la donazione proprio al reparto di Psichiatria rappresenti un gesto di grande sensibilità e attenzione: «Prendersi cura del benessere psico-fisico di chi vive momenti di fragilità è fondamentale. Che questa attenzione provenga da giovani del territorio rende il gesto ancora più ammirevole e significativo.”

L’associazione ha ricevuto una targa ricordo, donata dal reparto come segno di riconoscenza per l’impegno profuso nel sostenere la salute mentale e i bisogni della comunità.

La cerimonia è stata arricchita da un vivace momento musicale curato dai Vasapiedi con Damiano Mulino, che ha contribuito a creare un clima di partecipazione e vicinanza emotiva.

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