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Cronaca

Matino: Procura di Livorno chiude indagini su stalking

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La notevole distanza che divide Matino da Rosignano Marittimo (Livorno) non avrebbe impedito ad un settantunenne salentino di molestare la figlia trentatreenne, residente nella cittadina livornese, con messaggi e telefonate reiterate di contenuto morboso e allusivo a rapporti incestuosi che avrebbero ingenerato nella presunta vittima un perdurante stato d’ansia e timore per la propria incolumità. E’ l’accusa di stalking contestata – nel recente avviso di conclusione delle indagini preliminari – dalla Procura di Livorno ai danni del padre che sarebbe dunque incorso nella ormai nota sindrome del molestatore assillante il cui reato è stato introdotto nel febbraio 2009. I fatti contestati al presunto stalker sarebbero accaduti tra il settembre 2008 ed il febbraio 2009 e trarrebbero  origine da una prima denuncia presentata dalla figlia, nel giugno dello scorso anno, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno, successivamente integrata da un altro esposto al Commissariato di P.S. di Cecina (LI). Ma non sarebbe la prima volta che la giovane donna chiede aiuto alla giustizia. Già in passato, infatti, il padre della trentatreenne operaia, da tempo separato dalla moglie, è stato condannato ad otto mesi di reclusione per aver mostrato alla figlia le parti intime del suo corpo, incitandola a guardarlo, e per aver in seguito iniziato ad importunarla con numerosi messaggi di contenuto pornografico e telefonate anonime dello stesso contenuto. Tale circostanza ha fatto scattare immediatamente le indagini che hanno portato la Squadra Mobile della Questura di Lecce all’esecuzione, nel novembre dello scorso anno, dell’ordinanza di applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla presunta persona offesa emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Livorno, dott.ssa Paola Caporali, su richiesta della Procura livornese, P.M. dott. Massimo Mannucci. Nel conseguente interrogatorio di garanzia, avvenuto per rogatoria presso il Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce, dott. Antonio Del Coco, l’indagato, difeso dall’avvocato Sergio Santese, ha respinto tutte le accuse proclamandosi innocente. Nel medesimo periodo la Squadra Mobile della Questura di Lecce, sezione reati contro la Persona e Minori e Sessuali, procedeva al sequestro preventivo del telefono cellulare dell’indagato su ordine dello stesso GIP livornese all’uopo richiesto dal P.M. procedente. L’avvocato Sergio Santese investiva il Tribunale della Libertà del capoluogo fiorentino dell’impugnazione avverso il provvedimento cautelare disposto dal GIP livornese. Ma il Tribunale del riesame di Firenze, all’udienza del 09 dicembre scorso, riteneva fondata la disposta misura cautelare ai danni del presunto stalker. Da ultimo, pertanto, la procura livornese ha notificato all’indagato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, ritenendo schiaccianti le prove raccolte a suo carico. Sarà verosimilmente il futuro processo che dovrebbe celebrarsi avanti al Tribunale di Livorno a stabilire la verità delle accuse contestate al presunto stalker.

Cronaca

«È viva, è viva!»

Sospiro di sollievo per il ritrovamento di Tatiana Tramacere la 27nne di Nardò scomparsa dallo scorso 24 novembre.  Molte le domande rimaste ancora senza risposte: rapimento o allontanamento volontario?

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Tatiana è viva e sta bene, questa la notizia più importante.

È stata trovata nella mansarda di un amico, il 30nne Dragos Gheormescu.

Proprio colui che i carabinieri erano andati a interrogare perché era l’ultima persona che aveva visto la 27nne scomparsa dal 24 novembre nove giorni e, stando alle notizie fatte circolare, era indagato per istigazione al suicidio.

A momento in cui Tatiana Tramacere è stata ritrovata e accompagnata dagli inquirenti in ospedale per gli accertamenti del caso, nella zona si era radunata una folla di persone che ha lungamente applaudito quando ha visto la 27nne con i carabinieri camminare con le proprie gambe.

La folla radunata nella zona in cui è stata ritrovata Tatiana

Tirato un sospiro di sollievo dopo dieci lunghi giorni di ansia alimentata dai peggiori timori, restano molti interrogativi riguardo a quanto sia accaduto, nubi che sicuramente nelle prossime ore o nei prossimi giorni saranno diradate.

Perché come ha detto il Comandante Provinciale dei Carabinieri di Lecce, il Colonnello Andrea Siazzu, «lasciateci lavorare, dovremo capire se si tratta di rapimento o allontanamento volontario»

Anche Gheormescu avrebbe dichiarato ai carabinieri: «È stata lei ad organizzare tutto e a chiedermi di aiutarla perché diceva che ero l’unico di cui si fidava. Mi ha detto che era giù di morale e voleva isolarsi dal mondo per un po’, ancora qualche giorno e poi sarebbe tornata a casa».

Una versione che sarebbe stata confermata anche dalla stessa Tatiana.

Questi i fatti finora noti che, però, non districano per intero la matassa di un mistero che resta fitto.

Se di allontanamento volontario si tratta, quali sono i veri motivi che hanno portato Tatiana a tale decisione?

Già giorni fa, alcune testate nazionali anche prestigiose hanno scritto che di Tatiana era stato ritrovato il corpo senza vita. Quali erano le fonti? Perché era venuta fuori questa notizia?

E anche ieri fino al punto in cui il fratello di Tatiana ha urlato «è viva, è viva!», scatenando la gioia dei tanti presenti in zona, alcune televisioni riportavano addirittura la notizia che Tatiana si fosse suicidata, circostanza che avvalora la tesi che voleva il Gheormescu indagato per istigazione al suicidio.

Tatiana è viva e sta bene e questa resta la cosa più importante.

Dopo tanto clamore, però, è giusto anche che la verità emerga e venga raccontata.

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Tatiana, il momento dell’usicta dalla mansarda dell’amico e la gioia dei presenti

 

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Cronaca

Ordigno di sabato sera in pieno centro

La bomba artigianale con oltre un chilo di polvere pirica era stata piazzata in uno dei luoghi più frequentati della vita notturna leccese. La mancata esplosione ha evitato conseguenze che avrebbero potuto essere gravissime. Già individuato colui che l’ha piazzata, un 31enne di Melendugno che è stato arrestato

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Poteva finire davvero male vista la dimensione dell’ordigno, con oltre un chilo di miscela pirica piazzato nel centro dei luoghi di vita notturna di Lecce.

Per quell’esplosivo è finito nei guai un 31nne di Melendugno che è stato arrestato dalla polizia.

Ora è indagato per porto abusivo di armi e tentata pubblica intimidazione.

L’attività investigativa della Digos della Questura di Lecce ha preso avvio dopo l’allarme scattato lo scorso 16 novembre in piazzetta Santa Chiara, dove gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico erano intervenuti per il ritrovamento di un ordigno artigianale inesploso.

Grazie alle immagini della videosorveglianza dell’intero centro cittadino, alle testimonianze di alcuni presenti e al riconoscimento diretto degli investigatori degli avventori della zona, gli investigatori hanno tempestivamente ricostruito la vicenda, giungendo all’individuazione e all’identificazione del responsabile.

Gli artificieri della Polizia di Stato, dopo aver messo in sicurezza l’area, hanno accertato che il manufatto conteneva oltre un chilo di miscela pirica.

La mancata esplosione ha evitato conseguenze che avrebbero potuto essere gravissime, considerando l’elevata affluenza della zona nelle ore serali, specie di sabato sera.

L’operazione rientra nel piano di rafforzamento dei controlli disposto dal Questore di Lecce, volto a garantire maggiore sicurezza nei luoghi più frequentati della vita notturna.

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Cronaca

Quattro deferimenti per il nuovo parcheggio privato di Tricase Porto

L’intervento dei carabinieri sarebbe stato realizzato in violazione a quanto previsto dalla concessione comunale e dalle leggi paesaggistiche

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Ne avevamo già parlato sulle colonne del nostro giornale prima dell’estate. In città non si parlava d’altro, tanto da spingere il sindaco Antonio De Donno, a rilasciare, sempre su il Gallo, alcune note sulla situazione parcheggi a Tricase Porto.

Oggi il sequel di quelle puntate: la Guardia forestale ha denunciato 4 persone per aver estirpato alberi e arbusti in zona vincolata, sempre al Porto, nell’area che sorge a due passi dalla chiesa di San Nicola.

Quattro persone: il proprietario dell’area, il direttore dei lavori e due imprenditori titolari della ditta esecutrice, sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Lecce per abusi nei lavori di realizzazione di un parcheggio pubblico nella marina di Tricase Porto.

 

Nel caso in specie, la realizzazione di un parcheggio pubblico, per decongestionare la viabilità litoranea dai massicci afflussi di turismo balneare durante la stagione estiva.

Proprio per il carattere temporaneo (stagionale) di tali opere, è previsto però che non venga modificato lo stato dei luoghi, tanto più se in modo permanente, e che al termine del periodo vengano ripristinate le condizioni iniziali.

Così, evidentemente, non avrebbe potuto essere per il parcheggio pubblico di Tricase Porto, dove, invece, era stato realizzato un grande piazzale con la posa ed il livellamento, su terreno agricolo, di materiale litoide stabilizzato, previa estirpazione della vegetazione, alberi ed arbusti della macchia mediterranea, con delimitazione delle piazzole di sosta.

Quest’ intervento dei Carabinieri Forestali si inserisce nella più ampia azione di contrasto, denominata “Operazione Another Brick”, che, anche con l’ ausilio di droni ed elicottero, mira ad accertare e sanzionare tutte quelle situazioni di abusi edilizi e di violazioni alle normative di tutela paesaggistica e delle aree naturali, che si sono rilevate numerose in tutto il Basso Salento.

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