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Cronaca

«Siamo vicini al Clan Coluccia, paga!»

Il dipendente di una ditta con l’aiuto di un pregiudicato, entrambi attigui ad uno dei Clan più noti della Sacra Corona Unita, nei guai per aver tentato di estorcere denaro ad un imprenditore del settore nautico. Coinvolto anche il commercialista dell’azienda: invece di consigliare l’imprenditore a denunciare, d’accordo con dipendente e pregiudicato, gli ha suggerito di pagare

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I finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (GICO) di Lecce hanno eseguito un provvedimento applicativo di misure cautelari, personali e interdittive (arresto in carcere, arresto domiciliari ed una sospensione dall’esercizio della libera professione), emesso dal GIP del Tribunale di Lecce su richiesta della Procura della Repubblica (Direzione Distrettuale Antimafia), nei confronti di 3 persone.


Ordine d’arresto per il pregiudicato Luigi Patera, 56 anni di Noha (Galatina), che si trovava già in carcere a Lecce; Maurizio Blandini, 43 anni di Seclì, che al momento dell’arresto era a Viareggio per ragioni di lavoro, sono stati disposti i domiciliari; per il commercialista leccese, Antonio Rocco Conte, 46enne è, invece, scattata la sospensione dall’esercizio della libera professione.


Blandini dipendente di una ditta con l’aiuto del pregiudicato Patera (entrambi ritenuti attigui al Clan Coluccia della Sacra Corona Unita), ha tentato di estorcere più somme di denaro al suo datore di lavoro, un imprenditore del settore nautico. Il commercialista dell’azienda, invece di invitare la vittima a denunciare, d’accordo coi due malviventi, gli ha suggerito di pagare.


Ai tre  sarebbero contestati i reati di estorsione, tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ed indebito utilizzo indebito di strumenti di pagamento diversi dai contanti, in danno di alcuni imprenditori salentini.


L’indagine, avviata nel gennaio 2023, ha avuto origine dalla denuncia presentata da un imprenditore, sottoposto ad una serie di presunti atti intimidatori – e, conseguenti prestazioni patrimoniali che sarebbero state realizzate da un proprio dipendente, coadiuvato da un amico pregiudicato, ed entrambi contigui al clan “Coluccia”. In un caso, le condotte oggetto di contestazione sembrerebbero essere state realizzate con la complicità del commercialista, tenutario delle scritture contabili della stessa società della vittima. Il professionista, infatti, sposando appieno il presunto disegno delittuoso, avrebbe infatti avuto il compito di fornire ausilio al dipendente infedele nel convincere la vittima a cedere alle richieste estorsive di quest’ultimo, nel dare avvio ad una nuova società, costituitasi tra il dipendente e i suoi due figli, nonché nel dare giustificazione in contabilità alle “apprensioni” di denaro volte a soddisfare di volta in volta le richieste estorsive.

Nel corso delle indagini, sarebbero state ricostruite dazioni di denaro per circa 18mila euro ed utilizzi indebiti con la carta di credito aziendale per ulteriori 7.500 euro in danno dello stesso imprenditore, operante nel settore nautico, nonché un’ulteriore presunta estorsione in danno di altro imprenditore salentino, costretto ad una dazione di 3mila euro, e due tentativi di estorsione in danno di privati con pregressi debiti da onorare.


Tutte le condotte ipotizzate nei confronti delle persone indagate sarebbero state effettuate avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla nota appartenenza e/o vicinanza alla “Sacra Corona Unita” ed in particolare, come detto, al Clan Coluccia.


Le celeri attività investigative condotte dai militari del Nucleo PEF (G.I.C.O.) della Guardia di Finanza di Lecce, volte a ricostruire i fatti oggetto di contestazione, sono state principalmente volte a garantire in ogni momento l’incolumità delle vittime.


Casarano

Con un drone tentano di calare droga e telefoni in carcere. Intercettati

Il drone, ancora acceso e munito di videocamera frontale, era collegato mediante fili di nylon a involucri contenenti sostanza verosimilmente stupefacente e numerosi dispositivi elettronici….

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Prosegue l’azione di contrasto dei Carabinieri al fenomeno dell’introduzione illecita di sostanze stupefacenti e oggetti proibiti all’interno degli istituti penitenziari, fenomeno che si avvale sempre più spesso dell’utilizzo di droni tecnologicamente sofisticati.

Nella serata di ieri, è stato intercettato un drone in volo nelle immediate vicinanze di un noto esercizio commerciale, in un’area compatibile con una possibile rotta diretta verso il carcere di Borgo San Nicola.

L’intervento dei militari del NORM di Lecce ha consentito di bloccare il velivolo e recuperare il carico trasportato, evitando che il materiale illecito potesse raggiungere il carcere.

Il drone, ancora acceso e munito di videocamera frontale, era collegato mediante fili di nylon a involucri contenenti sostanza verosimilmente stupefacente e numerosi dispositivi elettronici.

I Carabinieri hanno proceduto al sequestro di un ingente quantitativo di sostanze verosimilmente stupefacenti, tra cui cocaina e hashish, per un peso complessivo di circa 150 grammi, abilmente occultate anche all’interno di confezioni di chewing gum, bilancini di precisione, telefoni cellulari di varie tipologie (compresi mini-telefoni), cavi, auricolari e caricabatteria, materiale destinato a supportare attività illecite all’interno del carcere.

Il sequestro è stato effettuato in via d’urgenza, considerata l’assenza, in quel momento, della direzione delle indagini da parte dell’AG e il concreto pericolo di dispersione o alterazione delle prove.

Il materiale sequestrato è stato posto a disposizione della Procura di Lecce mentre sono in corso indagini dei Carabinieri volte a individuare i responsabili e a ricostruire l’intera filiera organizzativa.

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Casarano

Che fine ha fatto il gatto Cesare?

A Casarano scompare gatto di quartiere, la comunità sgomenta chiede chiarezza e tutele

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Sta suscitando profonda emozione e sgomento, a Casarano, la scomparsa di Cesare, un gatto di quartiere molto conosciuto e amato dai residenti di via Montesanto, nel centro cittadino.

Del gatto non si hanno più notizie dal pomeriggio di martedì 9 dicembre, intorno alle 16,20.

Cesare viveva da anni nella zona ed era diventato una presenza familiare per molti abitanti del quartiere, che nel tempo si erano presi cura di lui garantendogli cibo, attenzioni e assistenza.

Negli ultimi giorni il gatto non stava bene ed era seguito da un veterinario, con un controllo programmato il giorno successivo.

Proprio per proteggerlo dal freddo e offrirgli un luogo riparato e caldo in attesa della visita veterinaria, nei giorni precedenti alcuni volontari avevano realizzato e posizionato una cuccia impermeabile, collocata sotto il porticato della via.

Secondo le testimonianze raccolte, Cesare si trovava all’interno di questa sistemazione poco prima dell’orario indicato.

In una finestra temporale di circa dieci minuti, il gatto e la cuccia sono scomparsi, senza che vi siano stati avvistamenti successivi o segnalazioni utili a chiarirne la sorte.

«Cesare non era un randagio nel senso comune del termine», spiega un volontario che da tempo si occupava di lui, «ma un gatto seguito, curato e amato da tante persone. Negli ultimi giorni stavamo facendo il possibile per proteggerlo dal freddo, trovargli una sistemazione più sicura e accompagnarlo alle cure veterinarie. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto enorme e ci ricorda quanto sia importante riconoscere e tutelare ufficialmente i gatti liberi, per evitare che situazioni simili possano ripetersi».

La notizia si è rapidamente diffusa in città e sui social network, dove in molti hanno condiviso appelli e messaggi di solidarietà. Cesare non era soltanto un gatto di quartiere: nel tempo era diventato amico di passanti, bambini e negozianti, che gli riservavano quotidianamente carezze, giochi e cibo, rendendolo una presenza rassicurante e familiare nella vita di via Montesanto.

La vicenda ha riacceso il dibattito sul tema della tutela dei gatti liberi e sulla necessità di strumenti chiari e condivisi per la loro protezione.

In diverse città italiane, infatti, le colonie feline sono riconosciute ufficialmente e gestite in collaborazione tra cittadini, Comuni e servizi veterinari, al fine di garantire benessere animale e convivenza civile.

L’episodio richiama inoltre l’attenzione sul quadro normativo italiano, che riconosce e tutela gli animali in quanto esseri senzienti e prevede specifiche responsabilità per chiunque compia atti di maltrattamento o violenza nei loro confronti.

Un impianto giuridico che affida anche alle istituzioni locali un ruolo centrale nella prevenzione, nella tutela e nella promozione di una convivenza rispettosa tra cittadini e animali.

Al momento non sono emersi elementi certi sulla sorte di Cesare.

Le autorità competenti sono state informate dei fatti e stanno svolgendo gli accertamenti necessari per ricostruire quanto accaduto.

Nel frattempo, i residenti chiedono soprattutto chiarezza e auspicano che episodi come questo possano diventare occasione per una maggiore sensibilizzazione e per politiche di tutela più strutturate sul territorio.

La storia di Cesare resta oggi il simbolo di un legame profondo tra una comunità e un animale che, pur senza padrone, era diventato parte integrante della vita quotidiana di tutti.

Salvatore Primiceri

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Campi Salentina

Carabinieri bloccano furgone carico di rame e alluminio rubati

Arrestato 43nne originario di Torino senza fissa dimora. Nella concitazione i suoi complici sono riusciti a dileguarsi. Proseguono le indagini per indentificarli

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È stata una notte di intensa attività per i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Campi Salentina, che hanno messo a segno un importante intervento a tutela della legalità permettendo di sventare un furto ai danni della stazione ferroviaria di Campi Salentina e di assicurare alla giustizia uno dei responsabili.

È accaduto nelle ore notturne, a Squinzano, dove i militari della Sezione Radiomobile sono intervenuti a seguito di una segnalazione.

In pochi minuti è scattato il dispositivo di controllo del territorio.

Ne è nato un inseguimento serrato, conclusosi con il blocco di un furgoncino carico di refurtiva.

Alla guida del mezzo un 43nne originario di Torino, di fatto senza fissa dimora e già noto alle forze dell’ordine, che viaggiava insieme a due complici.

Questi ultimi, approfittando dei momenti concitati, sono riusciti a dileguarsi a piedi, facendo perdere le proprie tracce.

All’interno del veicolo i Carabinieri hanno rinvenuto circa 100 chilogrammi di cavi di rame e 200 chilogrammi di tubi in alluminio, materiale appena rubato dalla stazione ferroviaria di Campi Salentina.

La refurtiva è stata recuperata e restituita, evitando conseguenze gravi per le infrastrutture e i servizi collegati.

L’uomo è stato arrestato per furto aggravato in concorso e, dopo le formalità di rito, condotto presso la Casa Circondariale Borgo San Nicola di Lecce, come disposto dal PM di turno della Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini.

Proseguono intanto le indagini dei Carabinieri per risalire all’identità dei due complici fuggiti, mentre l’operazione conferma ancora una volta l’efficacia dell’azione dell’Arma nel contrasto ai reati predatori, anche nelle ore più silenziose della notte.

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