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Tiggiano

“Sagra de le 4 pignate” a Tiggiano

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La Parrocchia Sant’Ippazio organizza la quinta edizione della “Sagra de le 4 pignate” a Tiggiano, giovedì 13 agosto, dalle 21, in una cornice di musica e folklore e con degustazione di prodotti tipici salentini preparati con maestria proprio come si faceva un tempo: pignate di “pasuli, ciciri, fave e lenticchie” (fagioli, ceci, fave e lenticchie): quattro piatti “poveri” tipici e spesso presenti sulle tavole dei nostri nonni. Per troppo tempo dimenticate, oggi queste pietanze sono divenute un punto fermo della dieta mediterranea, consigliati dagli esperti nutrizionisti per gli alti contenuti proteici.


La preparazione delle “pignate” (dal nome del piccolo contenitore di terracotta all’interno del quale venivano cucinati i legumi, fatti cuocere direttamente sul fuoco del “focalire”) cominciava la sera prima, quando le massaie mettevano a bagno i legumi per facilitarne la cottura.


Il piatto di legumi di solito veniva accompagnato da quello di verdure, in particolare rape, cicorie, zucchine, cavolfiori, fagiolini e “foie reste” (verdura spontanea che cresceva nei campi). I legumi e le verdure non consumate a tavola, venivano poi conservate per il giorno dopo quando, mescolate con del pane casereccio raffermo fritto, costituivano quella che era chiamata la “paparotta” o “marenna” (merenda), un piatto ad alto contenuto calorico che sarebbe divenuto la colazione del mattino che i braccianti consumavano prima di recarsi a lavorare nei campi.

Negli stand, ben 16, allestiti per l’occasione si potranno degustare una infinità di prodotti tipici preparati con cura e maestria dalle sapienti mani delle massaie del posto, proprio come si faceva una volta. E ci sarà anche la possibilità di acquistare le caratteristiche “pignate” ed i piatti di terracotta.


Approfondimenti

L’ambasciatore Cristina: “Ho conosciuto Putin e il Dalai Lama, che esperienze”

«Il Salento, è la terra di mia nonna, è la terra dove venivo d’estate a Tricase, per le vacanze, dove avevo dei carissimi amici che sfortunatamente non ci sono più è la terra dei miei antenati alla quale mi sento di appartenere”…

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di Ercole Morciano

Cristina Funes-Noppen è ambasciatore onorario del Belgio (lei stessa preferisce l’appellativo di ambasciatore a quello di ambasciatrice essendo quest’ultimo usato per indicare la moglie dell’ambasciatore, NdR), e da un po’ di tempo vive buona parte dell’anno in Salento, a Tricase, dove ha comprato un’antica dimora, quasi attaccata alla chiesa matrice, adattandola ai suoi bisogni,

Figlia di ambasciatore ha seguito le orme paterne e dopo gli studi accademici a carattere diplomatico ha percorso la sua carriera come ambasciatore del Belgio in numerosi Paesi nei vari continenti tra cui Zambia, Kenya, India, Tailandia, Marocco, Austria e Argentina, senza dimenticare che in tutte le sue destinazioni, come ambasciatore residente, copriva anche larghe giurisdizioni riguardanti altri vari Paesi.

È stata anche coordinatore di tre direzioni al ministero degli affari esteri: Diritti dell’Uomo, Nazioni Unite e Disarmo.

Ha ricoperto inoltre le funzioni di rappresentante permanente presso l’O.N.U e di commissario speciale per la cooperazione e lo sviluppo.

Dopo aver seguito le orme paterne in ambito professionale, l’ambasciatore segue ancora oggi le inclinazioni della madre, Maria Noppen De Matteis, pittrice e “star mondiale del surrealismo anche se poco conosciuta in Puglia” (bari.repubblica.it > cronaca 2022/12/19 news).

Nata nel 1921 nel castello baronale dei Sauli di Tiggiano, cui apparteneva la madre, dove le è stato allestito un museo permanente delle sue opere, Maria Noppen De Matteis, verso la fine degli anni ’50 e i primi ’60, d’estate villeggiava col marito e la figlia Cristina a Tricase-Porto, nella casa di Angelico Ferrarese, posta in una splendida posizione panoramica e vicina al villino di Gaetano Sauli, suo parente.

La giovanissima Cristina (Cri-Cri per le amiche e gli amici) era bionda, solare, molto bella, vivace, dal sorriso incantevole che “faceva girare la testa” ai giovanissimi rampolli delle famiglie-bene di Tricase-Porto in quel periodo caratterizzato dalla spensieratezza e dalla gioia di vivere.

La vena artistica di Cristina Funes-Noppen ne fa un personaggio veramente eclettico e sorprendente perché, oltre a dipingere, ella scrive con successo, in francese, romanzi e saggi storico-letterari dai quali traspare la sua speciale cultura maturata a diretto contatto con i popoli delle nazioni dove ha esercitato il ruolo diplomatico.

Gli ultimi suoi due romanzi, editi nel 2023 e nel 2025, si intitolano “Ils étaient six” e l’altro “Équivoques”. Il primo, narra la vicenda dei criminali nazisti che alla fine della II guerra mondiale si nascosero in Argentina.

La trama si svolge a sud delle Ande, in piena cultura “quechua” e consente al lettore, in filigrana, di seguire l’evoluzione politica dell’Argentina negli anni 1945-1983.

L’ultimo, contiene quattro romanzi gialli che danno informazioni su diversi Paesi, Kenia, India, Thailandia e un dialogo spiritoso sulla morte.

L’INTERVISTA ESCLUSIVA

Perché il Salento e Tricase?

«Il Salento è la terra di mia nonna, è la terra dove venivo d’estate per le vacanze, dove avevo dei carissimi amici che sfortunatamente non ci sono più – ma ci sono i miei cugini, è la terra dei miei antenati alla quale mi sento di appartenere malgrado le mie molte peregrinazioni nel mondo, è infine la terra dove mi sento a casa. Nonostante la mia nazionalità belga sono rimasta profondamente salentina».

È soddisfatta della sua scelta? Ombre e luci?

«Se consideriamo il tipo di vita che si ha qui rispetto a quello di altri Paesi, occorre riconoscere che qui la qualità della vita è più umana. E poi, il patrimonio naturalistico, architettonico, storico, e culturale, nell’insieme, è di alta qualità e ampiamente godibile».

«HO CONOSCIUTO PUTIN»

Tra i diversi Capi di Stato o di governo da lei conosciuti, come racconta nel suo libro Chroniques impertinentes… ancora in carica tra gli altri vi è Vladimir Putin.

«Ho conosciuto Vladimir Putin nel 2001 quando è venuto in visita ufficiale in Belgio. Io ero all’epoca commissario speciale e pertanto fui invitata alla cena di gala. Non ci siamo parlati molto, però mi diede l’impressione che ci teneva ad avere buoni rapporti con l’Europa. Non mi sembrò nemmeno che terrorizzasse i suoi collaboratori.

Di fianco a me era seduto il suo consigliere per le questioni nucleari che aveva abusato della “divina bottiglia”, come dicono i francesi, e pertanto cantava in francese durante tutta la cena suscitando l’ilarità dei commensali, compreso Putin.

Cantando a squarciagola, non dava certo l’impressione di temere il suo presidente, il che non succede normalmente nelle cene ufficiali di gala e tanto meno di fronte a quello che è supposto essere un dittatore sanguinario.

Nella mia carriera ho incontrato vari dittatori e posso assicurare che davanti a loro nessuno dei collaboratori al seguito si sarebbe permesso di cantare».

GLI OSTAGGI

Due aneddoti, uno triste e l’altro lieto, nei suoi ricordi di ambasciatore.

«Il primo, andato a buon fine, riguarda due ostaggi di Medici senza Frontiere presi dall’armata di liberazione del Sud Sudan e liberati dopo una trattativa durata 20 giorni in cui i guerriglieri vollero trattare solo con me, al telefono, di notte.

Non ci chiesero nessun riscatto come invece per ripicca accadde dieci giorni dopo, con un altro ostaggio francese, la cui trattativa durò tre mesi e si chiuse con l’esborso di un’ingente somma di denaro. Questo mi fu precisato, ridendo, dal mio collega francese che pretese che era tutta colpa mia se la SPLA si era rifatta sul suo governo! L’aneddoto triste riguarda invece due belgi, un ragazzo che lavorava per le Nazioni Unite e sua moglie.

Erano spariti da 5 anni e i due miei predecessori non erano riusciti ad avere notizie certe.

I genitori speravano e le autorità pretendevano che fossero ancora vivi. È una storia romanzesca che si svolse in Thailandia e in Cambogia. Da quello che finalmente sono riuscita a scoprire seppi che erano stati uccisi dai Khmer Rossi, forse con la complicità dell’esercito thailandese e eventualmente con risvolti riguardanti il traffico di opere d’arte.

Testardamente impegnata, dopo molte peripezie, e dopo aver insistentemente discusso con i due re, Shianouk e Bhumipol, fui messa in contatto con il capo dell’esercito thailandese e con i Khmer Rossi che mi consegnarono le spoglie che io affidai alle famiglie, le quali ebbero almeno la consolazione di sapere cos’era successo ai loro figli e di potere seppellirne i corpi».

IL DALAI LAMA EMETTE UNA ENERGIA POSITIVA

La persona che più ha lasciato traccia nel suo animo durante la lunga carriera diplomatica?

«È stato di certo il Dalai Lama: una persona assolutamente fuori dal comune che emette un’energia positiva straordinaria e trasmette alle persone che incontra una carica di felicità. E ho il privilegio di avere ancora dei contatti sporadici con questo sant’ uomo, grazie al quale la cultura tibetana continua a sopravvivere malgrado l’occupazione della Cina che fa di tutto per eradicarla.

Perciò il Dalai Lama ha deciso che dopo la sua morte non si reincarnerà nel Tibet per evitare che i Cinesi arrestino la sua reincarnazione (che potrebbe essere anche una bambina) e la sostituiscano con una di loro scelta come fecero con il Panchen Lama (figura importante nel buddhismo tibetano).  Il Panchen Lama che si era reincarnato nel Tibet. fu arrestato quando aveva solo 6 anni nel 1995, rimpiazzato con un ragazzino che conveniva alle autorità cinesi e nessuno sa, da allora, dove si trovi il vero Panchen Lama».

Chroniques impertinentes

“…Un libro che si caratterizza per una libertà di spirito, un tono a volte mordace, esotico e cosmopolita. Un libro istruttivo, politicamente scorretto…ma così giusto! Un libro prezioso che deve essere letto da coloro che s’interessano alla diplomazia e agli affari di questo mondo”.

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Appuntamenti

Tiggiano: Segni sulla pelle, voci dell’anima

Capire e accompagnare gli adolescenti: un incontro condotto dal dermatologo Alessandro Martella e dalla psichiatra Elena Toscano sul fenomeno dell’autolesionismo e sulle manifestazioni cutanee che possono rappresentarne un segnale precoce

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Un incontro, condotto dal dottor Alessandro Martella (dermatologo) e dalla dottoressa Elena Toscano (psichiatra), per esplorare il legame tra pelle, mente ed emozioni, con particolare attenzione al fenomeno dell’autolesionismo in adolescenza.

Un evento di grande attualità e rilevanza sociale quello che si terrà sabato 25 ottobre, dalle 9,30, a Tiggiano, presso Dermatologia Myskin (via San Marco 21), dal titolo: “Segni sulla pelle, voci dell’anima: capire e accompagnare gli adolescenti”.

Si tratta di un momento di formazione e sensibilizzazione rivolto a medici, insegnanti, genitori e cittadini, per promuovere la comprensione dei segnali di disagio e favorire un approccio interdisciplinare alla prevenzione.

Un ponte tra scienza medica e comprensione umana.

Con un linguaggio accessibile, ma scientificamente rigoroso, saranno affrontati i segnali cutanei dell’autolesionismo e i significati psicologici che li accompagnano.

Per imparare a riconoscere, comprendere e sostenere chi si trova in difficoltà.

Obiettivi dell’evento sono: sensibilizzare i partecipanti sul fenomeno dell’autolesionismo e sulle manifestazioni cutanee che possono rappresentarne un segnale precoce; promuovere il dialogo tra discipline mediche diverse (dermatologia e psichiatria) e tra specialisti e comunità; fornire strumenti pratici di osservazione e di primo intervento, per genitori, educatori e operatori sanitari; contribuire alla prevenzione di forme più gravi di disagio, incluso il rischio di suicidio, attraverso un approccio integrato.

Benefici per i partecipanti: maggior capacità di riconoscere i segnali cutanei e comportamentali di sofferenza negli adolescenti; acquisizione di conoscenze scientifiche aggiornate sul legame tra pelle, mente ed emozioni; comprensione dei percorsi di cura e di supporto, dal primo sospetto clinico fino all’invio specialistico; possibilità di ridurre stigma e paure, sostituendoli con empatia e strumenti concreti di aiuto.

Per i medici: un arricchimento formativo e interdisciplinare; per i cittadini: un’occasione di consapevolezza e prevenzione.

IL PROGRAMMA

9:30 – 9:45 | Apertura dei lavori

Saluto iniziale, presentazione degli obiettivi dell’incontro.

9:45 – 10:15 | Adolescenza, pelle e identità

La pelle come organo di confine e di comunicazione.

I cambiamenti corporei e psicologici in adolescenza.

Prime riflessioni su come il corpo diventi linguaggio.

10:15 – 10:45 | Segni dermatologici di autolesionismo

Tipologie di lesioni autoinflitte: tagli, escoriazioni, bruciature, tricotillomania

Ruolo del dermatologo nella diagnosi precoce.

Presentazione di alcuni casi clinici (anonimizzati).

10:45 – 11:15 | L’autolesionismo come linguaggio della mente

Funzioni psicologiche dell’autolesionismo.

Fattori di rischio e di mantenimento (bullismo, isolamento, ansia, depressione).

Testimonianze e dati epidemiologici.

11:15 – 11:30 | Coffee break

Momento informale per scambio e networking tra medici, insegnanti e genitori.

11:30 – 12:00 | Dal gesto autolesivo al rischio suicidario

Differenze tra autolesione non suicidaria e tentativo di suicidio.

Indicatori clinici e segnali di allarme.

Prevenzione precoce: quando e come intervenire.

12:00 – 12:30 | Rete di cura e prevenzione

Ruolo del dermatologo come “sentinella” del disagio.

Collaborazione interdisciplinare (psichiatra, psicologo, pediatra, scuola, famiglia)

12:30 – 13:15 | Spazio interattivo con il pubblico

Domande e risposte in modalità dialogata.

13:15 – 13:30 | Conclusioni e chiusura

Sintesi dei messaggi chiave e ringraziamenti e saluti finali.

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Appuntamenti

Tiggiano: un impegno necessario

“Né eroe né guerriero”: domani sera in piazza Castello il magistrato Francesco Mandoi, già Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. All’incontro parteciperanno anche il Procuratore Capo di Lecce Giuseppe Capoccia e Eleonora De Donno, segretario comunale di Ugento

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Un impegno necessario: società civile e istituzioni nella lotta alla corruzione.

È il tema dell’incontro che si terrà domani, martedì 30 settembre, a partire dalle ore 19, a Tiggiano, in piazza Castello.

Dopo i saluti istituzionali del sindaco Giacomo Cazzato, interverranno: il magistrato Francesco Mandoi, già Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, autore del libroNé eroe né guerriero. Ricordi e sfide di un magistrato”; Giuseppe Capoccia, Procuratore Capo di Lecce; Eleonora De Donno, segretario comunale di Ugento.

Prefetta padrona di casa del salotto all’aperto, allestito in piazza Castello, sarà la giornalista Luana Prontera che modererà l’incontro.

L’evento è organizzato dal Comune di Tiggiano e dall’associazione di volontariato Gaia di Corsano.

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