Attualità
Ugento: riapre il Museo Diocesano
Conclusi i lavori di adeguamento, riaprono le 5 sale espositive permanenti, la sala tematica, i servizi ed un’aula multifunzionale
“La Fede e l’Arte esposta” è il titolo dato al catalogo presentato in occasione della riapertura del Museo Diocesano di Ugento.
Voluto dal vescovo Vito De Grisantis (2000-2010) nei caratteristici locali sottostanti la cattedrale, e allestito nel 2005 dal primo direttore, don Giuseppe Indino, il museo è stato recentemente oggetto di lavori di adeguamento, finanziati dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell’8 per mille, e con un contributo del Comune di Ugento. Progettato e diretto dall’ing. Giorgio De Marinis, che ha curato l’importante istituto culturale sin dalla nascita, il nuovo allestimento, opera dell’attuale direttore nominato dal vescovo mons. Vito Angiuli, don Gianluigi Marzo, si caratterizza per la funzionalità dei sistemi di fruibilità, di conservazione e di protezione dei capolavori custoditi. I locali, già ossari della cattedrale e bonificati dal parroco mons. Giuseppe Martella negli anni ’80, ospitano le 5 sale espositive permanenti, una sala tematica, i servizi e un’aula multifunzionale dove si possono tenere conferenze o proiezioni.
Le sezioni espositive permanenti, cui si accede dall’atrio d’ingresso, si possono visitare seguendo l’itinerario proposto dal guida-catalogo. Alla prima sala- detta dei ritratti – dove il visitatore passando ha l’impressione di essere osservato dagli sguardi, austeri ma sereni, dei vescovi ugentini del Sette-Ottocento, fa séguito la sala dedicata ai libri. Ci si muove attraverso veri capolavori dell’arte libraria appartenenti alla biblioteca del seminario vescovile, preziose cinquecentine e seicentine delle quali è mostrato l’artistico frontespizio. Come non fermarsi, per esempio, davanti alla stupenda sequenza di scene dell’arte medica – ciascuna con la sua didascalia – che si susseguono come in una sorta di pellicola cinematografica, incise nel lontano 1556 a Venezia su un volume di Claudio Galeno?
La terza sala è dedicata a dipinti e sculture provenienti in maggior parte dall’episcopio, dall’ex convento delle benedettine di Ugento e dall’ex chiesa conventuale dei francescani neri di Specchia. Tra tutte le opere spicca la scultura lignea della Pietà dove la scena, accentuata dallo stile barocco di metà Settecento, rimanda al dramma della Passione che ha ispirato artisti antichi e moderni.
Nella sala dei tessuti, quarta dell’itinerario, si possono ammirare le vesti sacre di vario colore e tessuto, del Sei-Settecento, appartenute ai vescovi ugentini, sulle quali sono riportate a ricamo le armi araldiche. Le schede tecniche descrittive aiutano il visitatore a osservare e comprendere funzione e significato liturgico di ogni oggetto.
La meraviglia diventa stupore nell’ultima sala, quella degli argenti. Qui veramente è difficile scegliere su quale manufatto puntare il maggiore interesse: calici, pissidi, ostensori, reliquiari, pastorali e altri pezzi; tutti di ottima fattura- in maggior parte napoletana del Sette-Ottocento- rivelano l’eleganza e la perfezione artistica richiesta ai vasi alle teche liturgiche che dovevano contenere la materia del mirabile mistero eucaristico o le reliquie dei santi da venerare.
La sala tematica ospita la mostra dei crocifissi lignei, che il museo ha organizzato in occasione del giubileo in atto sulla misericordia indetto da papa Francesco. Opere tutte del Sei-Settecento – alcune del rinomato Vespasiano Genunino di Gallipoli – sono state concepite per suscitare nel fedele la compassione per e portare alla conversione. Spicca fra tutti il crocifisso della chiesa di s. Maria degli angeli in Presicce che ti mette davanti all’ «l’Uomo dei dolori che conosce bene il patire» profetizzato da Isaia , (Is. 53,3).
Con la sua riapertura, il Museo diocesano di Ugento- come ha detto in cattedrale mons. Giancarlo Santi, presidente emerito nazionale dell’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani, nella relazione precedente l’inaugurazione la sera dell’11 marzo – potrà assolvere ai principali scopi istituzionali: coadiuvare la chiesa nella sua missione evangelizzatrice nell’ambito della “pastorale della memoria”; tutelare, conservare e valorizzare il suo patrimonio artistico; promuovere l’educazione al bello col diletto dei visitatori. Il museo diocesano è un altro contributo, ha affermato il vescovo mons. Angiuli nella sua conclusione, che la chiesa locale offre al territorio per ampliare l’offerta culturale che riveste un’importanza particolare anche ai fini turistici, primario nell’economia salentina.
Per la riapertura del museo è stato presentato dal vicario generale, mons. Beniamino Nuzzo, il catalogo-guida del museo. Aperto da una nota del vescovo Angiuli e con gli interventi di don Giuseppe Indino, don Gianluigi Marzo, dott. Giovanni Giancreco della Soprintendenza e mons. Salvatore Palese, vicario per la cultura, il catalogo prosegue con l’illustrazione dei pezzi esposti nelle varie sezioni, grazie alle schede scritte dagli esperti Stefano Cortese – che ha pure curato l’intera pubblicazione – Giovanni Boraccesi, Lorena Meraglia, Carlo Vito Morciano e Stefano Tanisi.
Ercole Morciano
Attualità
La precisazione dell’Ordine dei Medici sulle certificazioni d’invalidità e il pagamento
In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione…
Riceviamo e Pubblichiamo
Certificazioni di invalidità civile – Precisazioni dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce
In relazione alle recenti prese di posizione della Cgil e della Fp Cgil di Lecce, in merito al rilascio dei certificati di invalidità civile, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ritiene opportuno fornire chiarimenti utili a garantire una corretta informazione ai cittadini e a ricondurre il confronto nell’ambito delle norme vigenti e dei principi deontologici.
Il presidente dell’Ordine, Antonio Giovanni De Maria, richiama innanzitutto quanto previsto dal Codice di deontologia medica. In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione, e che lo stesso debba essere comunicato preventivamente all’assistito.
La normativa deontologica consente inoltre al medico di prestare gratuitamente la propria opera, qualora le condizioni lo permettano, a condizione che ciò non configuri concorrenza sleale o indebito accaparramento di clientela.
Il presidente evidenzia, inoltre, che la legislazione nazionale vigente non attribuisce agli Ordini professionali alcun potere di determinare o imporre tariffe, né minime né massime.
L’abolizione delle tariffe professionali, sancita dall’articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, impedisce qualsiasi fissazione vincolante dei compensi da parte degli Ordini. In tale quadro, eventuali accordi sottoscritti a livello territoriale con le organizzazioni sindacali devono intendersi esclusivamente come indicazioni orientative, prive di efficacia cogente.
Con riferimento alla certificazione di invalidità civile, De Maria sottolinea che essa rientra a pieno titolo nell’ambito della libera professione medica e comporta un’assunzione diretta di responsabilità da parte del medico certificatore.
Il professionista, infatti, è chiamato a condividere e attestare il contenuto diagnostico della documentazione clinica allegata, quali diagnosi specialistiche o certificazioni di dimissione ospedaliera, assumendone piena responsabilità sotto il profilo professionale e deontologico. In questo contesto, l’eventuale variazione dei compensi richiesti da alcuni professionisti è da ricondurre all’aumentata complessità dell’atto certificativo e al maggiore tempo necessario per la sua compilazione rispetto al passato.
È fondamentale, precisa il presidente, evitare che si diffonda l’idea di una contrapposizione tra medici e cittadini o che i professionisti della salute possano essere percepiti come un ostacolo al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’azione del medico è orientata alla tutela della salute e dei diritti dell’assistito, nel rispetto delle regole e della responsabilità professionale.
L’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ribadisce infine la propria disponibilità al confronto istituzionale e alla collaborazione con tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di garantire chiarezza, uniformità di informazione e tutela dei cittadini, in particolare di quelli in condizioni di maggiore fragilità.
Attualità
Tre ragazzi dalle mani d’oro: miniature e presepi rifulgono nei dettagli
Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro…
Dalla passione condivisa di tre amici nasce RKR, una realtà artistica tutta salentina che sta conquistando pubblico e addetti ai lavori grazie a un linguaggio originale, capace di fondere tradizione, innovazione e narrazione visiva.
Roberta Esposito e Roberto Memmi, entrambi di Casarano, insieme a Katia Luzio di Serrano, hanno trasformato il loro amore per la bellezza e l’artigianato in un progetto creativo che parla al cuore attraverso opere minuziose e altamente evocative.
La maestria di questi ragazzi si distingue per la capacità di muoversi con naturalezza tra diverse forme d’arte: dalle miniature, dove la precisione della piccola scala diventa espressione di grande bravura, alla presepistica, reinterpretata con realismo ed emozione, fino ai diorami, veri e propri mondi immersivi in grado di raccontare storie complesse in pochi centimetri. Ogni creazione nasce sempre ed interamente a mano, utilizzando materiali autentici, ed è arricchita da una progettazione 3D estremamente accurata, che consente di raggiungere livelli di dettaglio altrimenti impossibili.
La tecnologia però non sostituisce certo l’anima artigianale, ma la valorizza. Le opere vengono dipinte a mano con grande cura, per dare profondità e carattere a ogni figura, mentre la stampa 3D permette di realizzare miniature e soggetti altamente personalizzabili. È così che prende forma un’“arte fatta su misura”, in cui ogni lavoro diventa unico e irripetibile.
Uno degli aspetti più apprezzati del progetto è infatti la possibilità di personalizzazione dei personaggi, sapendo realizzare ritratti miniaturizzati che immortalano persone reali, familiari o figure significative, trasformandole in protagonisti di presepi e diorami o in opere da esporre in qualsiasi contesto. Un modo originale e intimo di rendere l’arte parte della propria storia personale.
Le opere di “RKR” sono attualmente esposte in diverse mostre locali, a testimonianza di un percorso in costante crescita.
A Casarano, presso Palazzo D’Elia, e a Matino, nel suggestivo Frantoio ipogeo all’interno del Presepe Vivente, le installazioni sono visitabili nei fine settimana e nei giorni festivi.
A Ugento, il Museo Diocesano ospita alcune creazioni del collettivo, mentre a Cannole, presso Masseria Torcito e partecipando al Presepe Vivente allestito nel Parco di Torcito, visitabile il 4, 5 e 6 gennaio 2026, dalle 17:00 alle 20:00.
Un traguardo particolarmente significativo è arrivato poi con la selezione di due opere per la storica Mostra d’Arte Presepiale “Città di Salerno”, giunta alla sua XXXI edizione e capace di attirare ogni anno decine di migliaia di visitatori. Un riconoscimento importante non solo per l’impegno di questi ragazzi ma per l’intera arte presepiale salentina, accolta con entusiasmo in una delle capitali italiane di questa tradizione (e, siccome nessuno è profeta in patria, fra i mille complimenti, attestazioni ed interessamenti è mancato purtroppo proprio quello della propria cittadina).
Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro. Un percorso che conferma come il presepe salentino possa ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama artistico nazionale, continuando a rinnovarsi senza perdere la propria identità.
Attualità
Casarano, l’Associazione Placemaking boccia i lavori in centro
Placemaking una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).
di Antonio Memmi
Quando iniziarono lavori di Piazza San Domenico e giardini William Ingrosso a Casarano, il mondo era diverso: Trump non era stato ancora rieletto, non era ancora cominciato il conflitto israelo-palestinese e chat GBT era riservata a pochi eletti.
Si sa: i lavori pubblici non finiscono, entrano nella leggenda.
In un modo o nell’altro però, fra imprecazioni dei cittadini ed esercizi commerciali chiusi (anche) per l’impossibilità di raggiungerli, pare che almeno i primi abbiano trovato una conclusione. Tutti quindi contenti? Assolutamente NO!
I commenti sui social si rincorrono fra coloro che ne parlano male (tanti) e coloro che vedono qualcosa di positivo (pochi) ma, come sempre accade sui social, la maggior parte dei commentatori non ha alcuna preparazione tecnico artistica per parlare ed il tutto rimane confinato nel gradimentopersonale.
L’Associazione Placemaking invece una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).
Nel documento, firmato dalla presidente arch. Loredana Manco, l’Associazione solleva una critica tecnica e civica, non politica, al metodo progettuale adottato e agli esiti degliinterventi.
Il nodo centrale è l’assenza di una reale coprogettazione con i cittadini: le piazze, secondo l’associazione, non sono semplici superfici da pavimentare, ma luoghi sociali, storici e simbolici che richiedono ascolto e partecipazione autentica.
Viene ricordato come le normative nazionali ed europee, comprese quelle legate al PNRR, promuovano processi partecipativi strutturati e trasparenti, non consultazioni di facciata ed evidenzia inoltre che i fondi PNRR non sono “regali”, ma debito pubblico che graverà sulle future generazioni, rendendo ancora più necessaria una visione strategica di lungo periodo.
Secondo Placemaking Casarano, i due interventi si sono invece limitati a una riqualificazione estetica, senza creare nuove funzioni, opportunità sociali o sviluppo economico, e particolarmente critiche sono le valutazioni su Piazza Umberto I, dove la fontana viene definita un elemento puramente scenografico, e su Piazza San Domenico, giudicata invece priva di una logica urbana, mancando allineamenti, assi civici e gerarchie spaziali.
Un altro punto centrale è poi l’assenza quasi totale di verde, ritenuto un grave errore in termini di sostenibilità climatica e qualità dello spazio pubblico così come viene criticata anche la demolizione del bar storico, sostituito poi da un edificio anonimo, considerato uno strappo all’identità del luogo.
L’Associazione infine contesta le modifiche alla viabilità e la discrepanza tra il progetto realizzato e quello presentato, sottolineando come la piazza rischi di perdere il suo significato simbolico; il tutto porta quindi verso una conclusione che è una bocciatura netta: le critiche, aggiunge, non sono un attacco politico, ma un atto di cittadinanza attiva.
E così, dopo anni in cui si attende l’inaugurazione più come una liberazione, si comprende come non sempre ciò che dura a lungo lascia il segno… qualche volta lascia solo domande.
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