Attualità
Sua Eminenza, don Angelo, di Casarano
Intervista al futuro Cardinale Angelo De Donatis, che sarà creato nel concistoro del prossimo 29 giugno. “Cosa cambierà?” Nulla, continuerò a donare la vita e a servire il popolo di Dio”
Ci sono dei momenti nella propria vita in cui, avendo modo anche solo di parlare per pochi minuti con una persona, si ha subito la netta impressione di aver a che fare con qualcuno che, prima o poi, avrà modo di diventare “qualcuno” di importante.
Da adolescente, fiero attivista di Azione Cattolica, incontravo Don Angelo De Donatis d’estate quando, lui in vacanza dal Pontificio Seminario Romano Maggiore che ancora frequentava, conduceva le riflessioni pomeridiane dei campi scuola ed ero anche nel coro della Parrocchia di San Domenico quel 12 aprile 1980 quando fu ordinato sacerdote. Questi sono solo degli sterili aneddoti personali di poco conto, sono però utili per affermare il concetto espresso in apertura: la netta sensazione di aver a che fare con un una persona diversa, dotata di quelle capacità ma soprattutto di quel carisma che è patrimonio esclusivo dei grandi uomini.
Ora, questo mite e sempre dolcemente sorridente sacerdote che, pur vivendo in Vaticano da quando era poco più che ragazzo, non ha mai interrotto il legame con i propri familiari e con la propria terra, sarà creato Cardinale nel corso del Concistoro indetto da Papa Francesco prossimo il 29 giugno prossimo e sarà il giusto coronamento (pur senza voler mettere limiti alla Divina Provvidenza) di una vita di sincera e totale vocazione.
Nato a Casarano il 4 gennaio del 1954, Angelo frequenta prima il Seminario di Taranto e poi, dopo il citato Pontificio Romano Maggiore, compie i suoi studi filosofici alla Pontificia Università Lateranense e quelli teologici presso la Pontificia Università Gregoriana (e già dal suo percorso di formazione se ne intuisce la preparazione). Dopo un primo periodo di sacerdozio “classico” presso la parrocchia di San Saturnino prima e a Grotta Perfetta poi, comincia le sue esperienze in Vaticano dapprima come Archivista nell’ambito del Collegio Cardinalizio e poi, per 13 anni, da Direttore dell’Ufficio Clero del Vicariato di Roma.
Tanti altri, ovviamente gli incarichi che riempiono il suo curriculum ma, Monsignor De Donatis comincia ad essere noto agli organi di stampa quando, nel 2014, viene scelto da Bergoglio per condurre i propri esercizi spirituali; un segnale di stima e di fiducia da parte del Santo Padre che non può passare inosservato. Ma la massima espressione di fiducia da parte di Papa Francesco, Angelo la raccoglie un anno dopo quando, un po’ a sorpresa, viene nominato Vescovo Vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma; in poche parole diventa il capo del clero di tutta la capitale. Non sorprende più di tanto, quindi, la sua creazione a Cardinale.
“Ho appreso la notizia in auto, mentre ascoltavo il Regina Coeli di ritorno dalla visita Pastorale a Sant’Attanasio sulla Tiburtina”, ha dichiarato all’Agenzia di stampa vaticana l’ormai prossimo porporato, “ed ho ascoltato questa notizia che mi ha lasciato senza parole, perché è sempre qualcosa di sorprendente”.
Solo qualche settimana fa, presso la sala stampa vaticana, lo stesso Mons. De Donatis ha avuto modo di presentare l’esortazione apostolica del Papa Gaudete et Exultate, incentrando il suo intervento sul significato della santità ai giorni nostri: “Iin questo documento Papa Francesco dà indicazioni molto belle sul fatto che i segni della santità siano la mitezza, l’umorismo e l’audacia; tre elementi che, in questo momento, mi potranno aiutare”.
Per noi che viviamo da lontano il concetto di mandato cardinalizio, è facile pensare che vestire la porpora sia un incarico importante, quasi fosse una carriera simile a quella militare. È davvero così? “E’ vero l’esatto opposto invece; si tratta di un servizio pieno ed il richiamo al martirio, se non nella carne, nella carità che si vive tutti i giorni, nel donare la propria vita”. A proposito, come cambierà la sua vita adesso? “Continuare, continuare a donare la vita ed a servire il popolo di Dio: solo questo”.
Casarano aspetta quindi la data fissata dal Papa per il Concistoro e ci saranno sicuramente cerimonie e celebrazioni per festeggiare ed onorare il proprio illustre concittadino anche se, conoscendo un po’ l’indole mite di Don Angelo, il momento più bello, dopo l’abbraccio alla madre ed ai familiari, sarà l’abituale celebrazione della Messa presso la piccola grotta del Crocefisso, circondato dai fedeli con cui, da tempo, lontano dai clamori e dagli incensi, si ritrova puntualmente per pregare.
Attualità
La Caritas esprime preoccupazione per il nuovo gioco d’azzardo “Win for Italian Team”
Quando lo Stato continua a utilizzare l’azzardo come leva fiscale, i cittadini pagano un prezzo altissimo in termini economici, psicologici e sociali…
riceviamo e pubblichiamo
Le quattro Fondazioni Antiusura della Puglia, – Fondazione San Nicola e Santi Medici di Bari, Fondazione Buon Samaritano di Foggia, Fondazione San Giuseppe Lavoratore di Lecce e Fondazione Mons. Vito De Grisantis di Tricase – e le 19 Caritas della Puglia, condividono la grande preoccupazione della Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II per l’ennesima scelta di introdurre un nuovo gioco d’azzardo “Win for Italia Team”, trasformando ancora una volta la fragilità dei cittadini in una fonte di entrate. È inaccettabile che, di fronte a un’emergenza sociale ormai conclamata, le istituzioni continuino a considerare l’azzardo come una leva fiscale, ignorando deliberatamente le conseguenze devastanti che questo sistema produce nelle famiglie italiane.
Ancora più grave è associare un nuovo gioco d’azzardo all’evento sportivo per eccellenza come le Olimpiadi. Lo sport dovrebbe rappresentare vero divertimento e svago che mette al centro l’impegno individuale e di squadra nel rispetto delle regole e dell’altro, per una crescita personale e collettiva. L’azzardo non ha nulla di tutto questo. Legare il mondo olimpico a un meccanismo che genera povertà significa macchiare un ambito che dovrebbe invece educare, ispirare e dare speranza.
In Italia il gioco d’azzardo ha raggiunto dimensioni allarmanti: la raccolta nazionale ha superato i 157 miliardi di euro, con perdite per i cittadini vicine ai 23 miliardi. Numeri che raccontano un fenomeno trasversale, che compromette anziani, giovani (anche molti minori di età), studenti e le loro famiglie. L’azzardo è oggi una delle principali cause di indebitamento, e troppo spesso l’indebitamento sfocia nell’usura, come dimostrano gli ascolti in costante aumento presso le Fondazioni antiusura, dove ogni giorno arrivano persone che hanno perso tutto: risparmi, relazioni, fiducia, dignità.
Quando lo Stato continua a utilizzare l’azzardo come leva fiscale, i cittadini pagano un prezzo altissimo in termini economici, psicologici e sociali. È una contraddizione che non può più essere ignorata: da un lato si parla di prevenzione dell’azzardopatia o si promuove il cosiddetto gioco responsabile, dall’altro si moltiplicano le offerte di giochi che alimentano dipendenza, povertà e disperazione.
In un momento in cui migliaia di famiglie sono in difficoltà, il Paese avrebbe bisogno di tutt’altro: educazione finanziaria, percorsi di prevenzione dell’indebitamento, strumenti per un accesso al credito più efficaci, politiche di tutela dei più vulnerabili. Non di un nuovo gioco che rischia di diventare l’ennesima porta d’ingresso verso la rovina economica e psicologica.
Le quattro Fondazioni della Puglia condividono, insieme alla Consulta Nazionale Antiusura San Giovanni Paolo II l’ennesimo appello chiaro al Governo: faccia un gesto che risponda al vero spirito delle Olimpiadi rispettando la tregua olimpica, ritirando questa misura. Fermare l’ennesimo gioco d’azzardo significa proteggere le famiglie, difendere la dignità delle persone, restituire allo sport il valore che merita.
La Puglia nel 2024 ha speso quasi 12 miliardi di euro per il gioco d’azzardo, più di 3mila euro per abitante compresi bambini.
Fondazione Mons. Vito De Grisantis
Attualità
La precisazione dell’Ordine dei Medici sulle certificazioni d’invalidità e il pagamento
In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione…
Riceviamo e Pubblichiamo
Certificazioni di invalidità civile – Precisazioni dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce
In relazione alle recenti prese di posizione della Cgil e della Fp Cgil di Lecce, in merito al rilascio dei certificati di invalidità civile, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ritiene opportuno fornire chiarimenti utili a garantire una corretta informazione ai cittadini e a ricondurre il confronto nell’ambito delle norme vigenti e dei principi deontologici.
Il presidente dell’Ordine, Antonio Giovanni De Maria, richiama innanzitutto quanto previsto dal Codice di deontologia medica. In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione, e che lo stesso debba essere comunicato preventivamente all’assistito.
La normativa deontologica consente inoltre al medico di prestare gratuitamente la propria opera, qualora le condizioni lo permettano, a condizione che ciò non configuri concorrenza sleale o indebito accaparramento di clientela.
Il presidente evidenzia, inoltre, che la legislazione nazionale vigente non attribuisce agli Ordini professionali alcun potere di determinare o imporre tariffe, né minime né massime.
L’abolizione delle tariffe professionali, sancita dall’articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, impedisce qualsiasi fissazione vincolante dei compensi da parte degli Ordini. In tale quadro, eventuali accordi sottoscritti a livello territoriale con le organizzazioni sindacali devono intendersi esclusivamente come indicazioni orientative, prive di efficacia cogente.
Con riferimento alla certificazione di invalidità civile, De Maria sottolinea che essa rientra a pieno titolo nell’ambito della libera professione medica e comporta un’assunzione diretta di responsabilità da parte del medico certificatore.
Il professionista, infatti, è chiamato a condividere e attestare il contenuto diagnostico della documentazione clinica allegata, quali diagnosi specialistiche o certificazioni di dimissione ospedaliera, assumendone piena responsabilità sotto il profilo professionale e deontologico. In questo contesto, l’eventuale variazione dei compensi richiesti da alcuni professionisti è da ricondurre all’aumentata complessità dell’atto certificativo e al maggiore tempo necessario per la sua compilazione rispetto al passato.
È fondamentale, precisa il presidente, evitare che si diffonda l’idea di una contrapposizione tra medici e cittadini o che i professionisti della salute possano essere percepiti come un ostacolo al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’azione del medico è orientata alla tutela della salute e dei diritti dell’assistito, nel rispetto delle regole e della responsabilità professionale.
L’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ribadisce infine la propria disponibilità al confronto istituzionale e alla collaborazione con tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di garantire chiarezza, uniformità di informazione e tutela dei cittadini, in particolare di quelli in condizioni di maggiore fragilità.
Attualità
Tre ragazzi dalle mani d’oro: miniature e presepi rifulgono nei dettagli
Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro…
Dalla passione condivisa di tre amici nasce RKR, una realtà artistica tutta salentina che sta conquistando pubblico e addetti ai lavori grazie a un linguaggio originale, capace di fondere tradizione, innovazione e narrazione visiva.
Roberta Esposito e Roberto Memmi, entrambi di Casarano, insieme a Katia Luzio di Serrano, hanno trasformato il loro amore per la bellezza e l’artigianato in un progetto creativo che parla al cuore attraverso opere minuziose e altamente evocative.
La maestria di questi ragazzi si distingue per la capacità di muoversi con naturalezza tra diverse forme d’arte: dalle miniature, dove la precisione della piccola scala diventa espressione di grande bravura, alla presepistica, reinterpretata con realismo ed emozione, fino ai diorami, veri e propri mondi immersivi in grado di raccontare storie complesse in pochi centimetri. Ogni creazione nasce sempre ed interamente a mano, utilizzando materiali autentici, ed è arricchita da una progettazione 3D estremamente accurata, che consente di raggiungere livelli di dettaglio altrimenti impossibili.
La tecnologia però non sostituisce certo l’anima artigianale, ma la valorizza. Le opere vengono dipinte a mano con grande cura, per dare profondità e carattere a ogni figura, mentre la stampa 3D permette di realizzare miniature e soggetti altamente personalizzabili. È così che prende forma un’“arte fatta su misura”, in cui ogni lavoro diventa unico e irripetibile.
Uno degli aspetti più apprezzati del progetto è infatti la possibilità di personalizzazione dei personaggi, sapendo realizzare ritratti miniaturizzati che immortalano persone reali, familiari o figure significative, trasformandole in protagonisti di presepi e diorami o in opere da esporre in qualsiasi contesto. Un modo originale e intimo di rendere l’arte parte della propria storia personale.
Le opere di “RKR” sono attualmente esposte in diverse mostre locali, a testimonianza di un percorso in costante crescita.
A Casarano, presso Palazzo D’Elia, e a Matino, nel suggestivo Frantoio ipogeo all’interno del Presepe Vivente, le installazioni sono visitabili nei fine settimana e nei giorni festivi.
A Ugento, il Museo Diocesano ospita alcune creazioni del collettivo, mentre a Cannole, presso Masseria Torcito e partecipando al Presepe Vivente allestito nel Parco di Torcito, visitabile il 4, 5 e 6 gennaio 2026, dalle 17:00 alle 20:00.
Un traguardo particolarmente significativo è arrivato poi con la selezione di due opere per la storica Mostra d’Arte Presepiale “Città di Salerno”, giunta alla sua XXXI edizione e capace di attirare ogni anno decine di migliaia di visitatori. Un riconoscimento importante non solo per l’impegno di questi ragazzi ma per l’intera arte presepiale salentina, accolta con entusiasmo in una delle capitali italiane di questa tradizione (e, siccome nessuno è profeta in patria, fra i mille complimenti, attestazioni ed interessamenti è mancato purtroppo proprio quello della propria cittadina).
Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro. Un percorso che conferma come il presepe salentino possa ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama artistico nazionale, continuando a rinnovarsi senza perdere la propria identità.
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