Attualità
Superbonus 110%: da affare a fregatura?
Migliaia di famiglie salentine nel limbo del Superbonus. Senza la proroga dell’attuale agevolazione fiscale, la detrazione e lo sconto in fattura per i lavori di riqualificazione energetica scenderebbero dal 110 per cento al 70….
Migliaia di famiglie nel limbo del Superbonus
Tutti gli strumenti per tutelarsi dalle sanzioni previste per i lavori non terminati
Migliaia di famiglie salentine nel limbo del Superbonus. Senza la proroga dell’attuale agevolazione fiscale, la detrazione e lo sconto in fattura per i lavori di riqualificazione energetica scenderebbero dal 110 per cento al 70.
I proprietari degli appartamenti dovrebbero sborsare la differenza cioè il 30 per cento, salvo non si decida di modificare il computo metrico redatto dai tecnici effettuando meno lavori pur sempre garantendo il salto delle due classi energetiche. Tra cause legali, fallimenti e opere interrotte, sarebbe il caos.
“In provincia di Lecce ci sono cantieri avviati e non ancora terminati – spiega il data analyst Davide Stasi – imprese senza più liquidità, fornitori di materiali non saldati, operai in attesa delle retribuzioni già maturate, amministratori condominiali in affanno per la mole aggiuntiva di lavoro, ma non solo. Il Superbonus si è trasformato in una bomba ad orologeria che scadrà a fine anno. In provincia di Lecce sono stati incentivati più di 5mila interventi di efficientamento energetico, ma il 25 per cento è ancora lontano dall’agognato fine lavori”.
Sono davvero tante le preoccupazioni anche e soprattutto da parte delle famiglie perché per l’Erario è necessario terminare i lavori per fruire delle detrazioni fiscali (circolare dell’Agenzia delle entrate numero 17/E/2023); con conseguente responsabilità del contribuente o proprietario dell’immobile sia per la quota d’imposta non spettante, sia per la sanzione del 30 per cento dell’importo non versato, maggiorata da interessi.
“Una delle soluzioni alternative – sottolinea Stasi – sarebbe quella di cambiare in corsa l’impresa esecutrice dei lavori. Ma se questo non è possibile, occorre capire se il contribuente ha argomenti almeno per opporsi all’irrogazione delle sanzioni: sanzioni che, pur presupponendo e presumendo la colpa in capo al contribuente autore delle violazioni tributarie trovano comunque il loro limite nella dimostrazione di non colpevolezza del committente quando subisce passivamente il comportamento dell’appaltatore inadempiente.
Questi casi – conclude Stasi – possono rientrare nella causa scriminante o esimente o di giustificazione (prevista dall’articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 472/1997) che rende lecito un fatto che integra una fattispecie di reato. In altre parole, il contribuente non è sanzionabile quando dimostra che il pagamento del tributo non è stato eseguito per fatto addebitabile esclusivamente a terzi, denunciato all’autorità giudiziaria.
Occorre dimostrare sia la messa in mora dell’impresa appaltatrice, sia la denuncia di un comportamento illecito all’autorità giudiziaria competente.
La denuncia può avere ad oggetto, per esempio, il reato di truffa (articolo 640, comma 1, del Codice penale) se l’impresa, mediante una rappresentazione artificiosa e raggirante, ha indotto in errore il contribuente circa la sua capacità di eseguire i lavori, per fruire indebitamente dei crediti d’imposta acquisiti via sconto in fattura concesso sugli stati di avanzamento dei lavori (Sal) eventualmente anche nella sua versione ai danni dello Stato o aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (articoli 640, comma 2 e 640-bis); oppure i più puntuali reati tributari di indebita compensazione dei crediti fiscali (per importi superiori a 50mila euro) o di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti”.
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Regionali, alle 12 l’affluenza si attesta, in calo dalle ultime lezioni, all8,53%
Quattro i candidati presidente della Regione, con da 13 liste per un totale di 580 candidati (con le candidature multiple) e si contenderanno i 50 posti nel Consiglio regionale della Puglia per la prossima legislatura…
Tra oggi e domani, si vota fino alle 15 di lunedì 24 novembre, potremo recarci al seggio per scegliere chi dovrà essere il futuro Presidente della regione Puglia e i relativi candidati.
Quattro i candidati presidente della Regione, con da 13 liste per un totale di 580 candidati (con le candidature multiple) e si contenderanno i 50 posti nel Consiglio regionale della Puglia per la prossima legislatura.
Il centrosinistra candida Antonio Decaro presidente, ed ha presentato sei liste: sono Pd, Movimento 5S, Avs e le liste civiche «Per», «Decaro presidente» e «Popolari per Decaro» per un totale di 294 candidati.
Il centrodestra con Luigi Lobuono candidato presidente, sostenuto da cinque liste: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega (con Udc e Socialisti) e Noi Moderati, più La Puglia con noi (solo nelle circoscrizioni di Taranto, Lecce e Bat) con 215 candidati in totale.
«Alleanza Civica per la Puglia» sostiene il candidato governatore Sabino Marco Mangano (sostenuto anche da Marziani di Puglia e Netx Italia) con 36 candidati.
La lista di Puglia pacifista popolare (con Partito comunista italiano, Potere al popolo e Risorgimento socialista) sostiene la candidatura a presidente di Ada Donno, con 35 candidati.
Attualità
“In preda alla propaganda: transizione sessuale non può essere strumentalizzata in campagna elettorale”
La riflessione degli ex consiglieri comunali, rispettivamente di Casarano e Tricase, Enrico Giuranno e Francesca Sodero
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“Tra le sciagure dei tempi che corrono sembra oramai inevitabile annoverare una comunicazione politica sempre più aggressiva, sguaiata e confusa.
Soprattutto, incurante della complessità e della delicatezza di alcune specifiche problematiche individuali e sociali per le quali ci si dovrebbe aspettare che il sistema politico porti avanti analisi imparziali, proposte equilibrate ed un’informazione caratterizzata da chiarezza e sobrietà.
Questa tendenza, di per sé dannosa, assume i caratteri della pericolosità quando prende di mira bambini, adolescenti e giovanissimi in genere, in un momento storico in cui queste generazioni iniziano a manifestare un diffuso e profondo disagio esistenziale, cui fa da sfondo un sempre più radicato nichilismo.
La politica non dovrebbe sguazzare in questo mare di insicurezze e fragilità per le proprie campagne di marketing.
Invece, sembra approfittarne esattamente come farebbe una qualunque impresa per vendere i propri prodotti.
Lo fa soprattutto cavalcando il tema dei diritti civili, uno dei pochi su cui centro-destra e centro-sinistra tentano di marcare le proprie differenze sostanziali, mentre all’interno del centro-sinistra i partiti fanno a gara per proporsi come migliori portavoce di talune istanze, alzando sempre più l’asticella dell’aggressività della comunicazione politica.
Peccato però che queste degenerazioni nel modo di fare politica, oltre a non apportare alcun concreto beneficio al Paese, possono raggiungere livelli allarmanti di rischio nell’alimentare disagio e confusione nei giovani, proprio nel momento in cui si discute su come sostenerli nell’educazione al rispetto, alle emozioni e all’affettività, che sembrano smarriti.
E veniamo al recente caso che ha destato la nostra attenzione e sul quale teniamo ad esprimere il nostro disappunto, nella sincera speranza che spinga ad un’ampia e seria riflessione.
Ci riferiamo al post dai toni trionfalistici pubblicato sulla pagina social del gruppo di Lecce di un partito nazionale a commento della sentenza con cui il Tribunale civile ha autorizzato il cambiamento del sesso e del nome ad una giovane persona trans.
Il post, che rilancia il titolo di un articolo di stampa contenente un “evviva!” di troppo, sembra portare avanti, per quanto confusamente, l’idea che il percorso sanitario e giuridico previsto per l’avvio dei trattamenti per la disforia di genere e per il cambiamento di sesso vada semplificato e reso agevole.
Emerge, ci tocca notare, un totale appiattimento sulle istanze di parte della comunità queer, in cui si perde completamente di vista il perseguimento della salute fisica e psichica della persona in quanto tale.
Non traspare nessuna traccia di un’adeguata considerazione delle esperienze che, soprattutto nei Paesi che per primi hanno regolamentato e gestito i percorsi di cambiamento di genere, raccontano storie drammatiche di ripensamenti e di cause giudiziarie contro le strutture sanitarie per l’inadeguatezza del supporto psicologico erogato.
Nessuna imparziale riflessione sui rischi derivanti dalla somministrazione dei bloccanti della pubertà e sullo status di soggetto medicalizzato a vita che queste scelte comportano.
Nessuna manifesta sensibilità rispetto alle problematiche generazionali del tutto peculiari che i giovanissmi del nostro tempo stanno attraversando e che potrebbero canalizzare la confusione provocata dall’eccesso di stimoli e di messaggi persuasivi, ma anche dalle sempre più diffuse neuroatipicità, in direzioni sbagliate e di sofferenza, in presenza di un approccio ideologico o superficiale nei riguardi di queste delicate tematiche.
L’argomento meriterebbe molto più spazio e non è questa la sede adeguata, né siamo noi dotati delle competenze necessarie per sviscerarlo.
Quello che però riteniamo doveroso fare è condividere questa riflessione per tenere vivo un dibattito che non può e non deve essere lasciato nelle mani dei partiti ma fatto proprio e difeso dalla società civile per orientare le scelte che i politici dei nostri giorni non sono evidentemente in grado di affrontare con la dovuta serietà, mentre rincorrono scampoli di consenso”.
Enrico Giuranno
Francesca Sodero
Attualità
“Vita mia”: il film di Winspeare al Torino Film Festival
Il film è stato girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria Di Leuca
La Fondazione Apulia Film Commission e la Regione Puglia saranno presenti alla 43ª edizione del Torino Film Festival con “Vita Mia” di Edoardo Winspeare.
Il nuovo film del regista di Depressa di Tricase, girato in Salento tra Depressa, Sternatia, Tricase e Santa Maria di Leuca, sarà programmato nella sezione Zibaldone mercoledì 26 novembre alle 18,15 (Sala due Cinema Romano- Galleria Subalpina).
Protagonisti della vicenda sono: Dominique Sanda, Celeste Casciaro, Ninni Bruschetta, Ignazio Oliva, Karolina Porcari, Johanna Orsini, Francesca Ziggiotti, Dora Sztarenki, Josef Scholler, con la partecipazione di Stefan Liechtenstein e Christian Liechtenstein.
Il film racconta, attraverso la vita di Didi, il Novecento come una crepa luminosa.
Nobile ungherese in un’Europa attraversata dal fuoco della Storia, Didi assiste da bambina all’arrivo dei nazisti, poi al comunismo, quindi all’esilio.
In Francia cuce per sopravvivere alla Maison Dior, prima di sposare un aristocratico italiano e approdare nel silenzio dorato, ma fragile, del Salento. Il film la ritrae anziana, malata, ancora fiera.
L’arrivo di Vita, giovane pugliese chiamata ad assisterla, innesca un incontro inatteso: due mondi lontani – l’aristocrazia impoverita e la cultura popolare – che imparano a riconoscersi. Tra fatiche quotidiane, pudori e piccoli conflitti, nasce un legame capace di sospendere barriere sociali e politiche.
Il viaggio di Didi in Ungheria, intrapreso per seguire la causa di beatificazione del padre, riapre le ferite profonde della Storia: la Shoah, le colpe sopravvissute, le memorie che reclamano ascolto. Il ritorno nei luoghi dell’infanzia diventa una camera d’eco del “secolo breve”.
Grazie alla presenza forte e semplice di Vita, Didi trova infine un varco: l’accettazione del proprio passato e un fragile approdo alla serenità. In lei si riflettono i traumi e le rinascite di un intero secolo.
“Vita Mia” è prodotto da Stemal Entertainment e Saietta Film con Rai Cinema, il contributo di MiC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e il contributo di Apulia Film Fund di Apulia Film Commission e Regione Puglia a valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. La distribuzione internazionale è affidata a Beta Cinema.
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