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Attualità

Un tributo a Marina Serra e Tricase Porto

Il frammento di prosa scritto a Tricase-Porto, devastato insieme a Marina Serra dall’uragano del 25 novembre scorso,  è stato tratto da un diario d’epoca, datomi in visione dall’esponente di un’antica famiglia di Tricase

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(Riceviamo & Pubblichiamo)


TRIBUTO ALLE MARINE DI TRICASE*


a cura di Ercole Morciano


Il frammento di prosa scritto a Tricase-Porto, devastato insieme a Marina Serra dall’uragano del 25 novembre scorso,  è stato tratto da un diario d’epoca, datomi in visione dall’esponente di un’antica famiglia di Tricase.  Esso è stato vergato al momento del commiato da  un villeggiante        verso la fine dell’estate del 1911, epoca in cui le marine di Tricase –  specialmente Tricase-Porto –  erano un posto ricercato da nobili e borghesi per la bellezza naturale e per la salubrità della costa, indenne dalla malaria che affliggeva invece l’occidentale versante sabbioso.








Tricase marina 25-9-911


……È un piccolo lembo di terra che a mò d’anfiteatro guarda il levante, coronato in cima dall’ultima punta dei colli salentini coperti d’olivi, e più in giù, sempre degradante, sparso qua e là di casolari  e di ville quasi nascoste tra il verde di maestose vallonee, di carrubi, di fichi e di pampini , con ai piè una lunga e larga distesa di mare ceruleo.


Quali sono i fauni che vagano per questo colle verdeggiante, quali le sirene che traggono a questo lido solitario? Affacciatevi dal colle o dal mare, e la vostra fantasia si arrenderà subito e mormorerà cose dolci al core……poiché come il sole d’un giorno di secoli antichi trasse dal mare questa culla per conservarla a una stirpe gentile, così il sole d’oggi, non meno benefico di quello, dopo avervi disegnato con mano misteriosa mille svariati sentieri tra il mirto, il serpillo e i ciclamini, ogni mattina uscendo dai balzi d’oriente sale a baciare per il primo, con l’aria imbalsamata ciascun nido di pace e d’amore.


Settimio Marinucci


L’autore, Settimio Marinucci, è il direttore della Scuola Normale di Lecce, l’antenata dell’Istituto Magistrale che sarà istituito con la riforma Gentile del 1924.  Originario delle Marche, già docente ordinario di Matematica e Scienze Naturali, direttore della Scuola Normale di Foggia, nel 1912 viene trasferito a quella di Lecce; è sposato con Maria Biasco – il cognome è nostrano – segretaria della stessa scuola, che ne assumerà il cognome: così è qualificata negli annuari ufficiali dell’istruzione pubblica di quegli anni. Marinucci,  nonostante la laurea in materie scientifiche, ha una distinta formazione classica di base;  è  peraltro vicepresidente dell’Accademia properziana del Subasio con sede in Assisi, patria del poeta latino elegiaco-erotico Properzio, vissuto ai tempi di Augusto.


Il brano, al di là delle caratteristiche dello stile, vicino alle correnti artistico-letterarie in voga tra fine Ottocento e primi del Novecento, dimostra l’innamoramento dello scrivente verso i nostri luoghi, che descrive con trasporto di “immaginifica” fantasia: la visione delle sirene che invitano i naviganti ad accostarsi e dei fauni vaganti nel verde dei colli, dove si nascondono ville e casolari; la costa considerata  una culla da tempi remoti tratta dal mare e destinata a noi tricasini, “stirpe gentile”; il vagheggiare, animati dalla prima luce solare, sentieri odorosi di mirto e di timo selvatico, colorati di ciclamino, adombrati da grandiose vallonee, da fichi e carrubi generosi, da tralci di vite con foglie delicate e il tutto sullo sfondo di un mare dall’azzurro inconfondibile. Marinucci evoca con la sua prosa poetica tutti gli elementi per far immaginare al lettore del tempo una composizione in stile liberty, come usava all’epoca, per intrecciare fantasticamente volti, luoghi, elementi floreali e frutti che esprimessero sensazioni, emozioni, sentimenti, pulsioni avvertite dall’artista, in un elegante sintesi dai colori vivaci.


È un invito ad ammirare i mosaici artistici dei fratelli Peluso di Tricase. Con i tasselli ricavati dalle rocce multicolori delle nostre marine, a cavallo tra Otto e Novecento, realizzavano pavimenti  musivi ispirati allo stile floreale, di gusto raffinato, per chiese e dimore signorili a Tricase e in tutta la Terra d’Otranto. Manufatti che continuano a essere oggetto di ammirazione per la perfezione di un’arte che, essendo nostro patrimonio storico, meriterebbe di essere appresa con un regolare corso di studi da giovani che volessero proseguirne la tradizione.

Ho voluto esordire con il breve brano di prosa di Marinucci per focalizzare l’attenzione sulle nostre marine, Tricase-Porto e Marina Serra, per  ricordare il potere di fascinazione che i nostri luoghi , tutt’uno con le persone, esercitavano sugli animi poetici e non, comunque sensibili al bello, che capitavano a Tricase; un potere che non va disperso e che conserveremo con la nostra determinazione a perseguire la rinascita di quanto abbiamo temporaneamente perduto.


Vorrei infine concludere con il testo di una canzone, forse il ritornello di un componimento più lungo, che ho sentito da bambino da una persona anziana.


Anch’esso appartiene ai primi lustri del Novecento, di autore sconosciuto ma innamorato della marina di Tricase, il quale viene preso da un senso di malinconia quando giunge l’ora di lasciarla. La sua melodia, che ancora canticchio, andrebbe trascritta, perché il tutto non vada dimenticato col passare delle generazioni:


È Tricase la marina


la più gioconda d’ogni spiaggia salentina


ti si fa piccino il cuore


quando t’accorgi che precipitan le ore


la saluti da lontano


mentre l’auto riguadagna l’altopiano


o Tricase incantatrice


chi ti lascia non può vivere felice


*Dedico questo articolo sulla bellezza delle marine di Tricase alla memoria dell’Avv. Vittorio Aymone, principe del Foro di Lecce e gloria della nostra Città che gli dette i natali. Egli trascorreva buona parte delle sue vacanze estive nella villa di fronte al porto, anch’essa offesa dalla violenza del vento il 25 novembre scorso.  


Il prossimo 22 gennaio si compiranno 9 anni dalla sua morte: a Lecce hanno dato il suo nome alla piazza vicino  porta Napoli, dove prospetta la sua dimora; gli hanno intitolato l’aula magna della Corte d’Appello; col suo nome è stata istituita la fondazione ed è sorta una scuola di specializzazione per avvocati.


A Tricase forse siamo in ritardo perché nessuna iniziativa è stata presa. Una strada intitolata a un esponente della famiglia Aymone – Via Guidone Aymone – esiste già e pertanto non è possibile ripeterla per evitare problemi a vari livelli che l’omonimia toponomastica farebbe sorgere.


Una proposta potrebbe riguardare il campo sportivo di via Matine, per la cui costruzione l’Avv. Aymone mise il suo impegno, e non solo economico. È una proposta, ma potrebbero venirne altre; l’importante è prendere una decisione che sia una scelta di civiltà per ricordare una Persona che voleva bene a Tricase.


Attualità

La “Bike economy” a Lecce e provincia: una filiera diffusa

Ancora più alto il numero delle localizzazioni (112) che rappresentano la sede secondaria o l’unità locale (ad esempio laboratorio, officina, stabilimento, negozio)…

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A Lecce e provincia la “Bike economy” è una filiera diffusa che va dalla fabbricazione di biciclette tradizionali oppure elettriche a pedalata assistita fino alla vendita, dalla riparazione e manutenzione fino al noleggio o al leasing.

Nel Salento sono attive 90 imprese che danno lavoro a 103 addetti.

Ancora più alto il numero delle localizzazioni (112) che rappresentano la sede secondaria o l’unità locale (ad esempio laboratorio, officina, stabilimento, negozio) o amministrativo/gestionale (ad esempio ufficio, magazzino, deposito), ubicato in luogo diverso da quello della sede legale.

È quanto emerge da uno studio condotto dal data analyst Davide Stasi.

«L’integrazione di dati – spiega Davide Stasi – assieme alla formazione e alla cultura delle due ruote stanno rivoluzionando il modo in cui pensiamo e utilizziamo la bicicletta: permettono di progettare soluzioni innovative per ridurre l’impatto ambientale nelle città, ma soprattutto di promuovere valori etici e sociali nella ciclo della logistica e nei sistemi di delivery. Non si tratta solo del tragitto casa-lavoro dei dipendenti o degli spostamenti per attività di tipo aziendale, ma anche del trasporto, della distribuzione e della vendita di merci.

Tanti aspetti che, messi tutti insieme, sono in grado di operare una piccola rivoluzione green a beneficio di tutti. Al mondo delle due ruote – aggiunge Stasi – guardano con crescente interesse non solo gli addetti ai lavori del settore, quali i produttori di biciclette, componentistica e accessoristica o i commercianti al dettaglio o i noleggiatori ma anche gli appassionati di cicloturismo; i produttori di macchine industriali/tecnologie (ad esempio robot) o strumenti (ad esempio stampi) per la produzione di biciclette o per la produzione di componentistica; e poi ancora, i produttori di servizi e tecnologie intangibili (ad esempio le soluzioni software) al servizio della filiera della bicicletta, le associazioni, gli investitori e i business angels. Fino alla pandemia e nel periodo immediatamente successivo – ricorda Stasi – il mercato è cresciuto grazie alle e-bike. Subito dopo il Covid, in particolare e per oltre un anno, la filiera della “Bike economy” ha registrato un incremento maggiore delle più rosee aspettative. Dopodiché, l’assestamento del mercato e i tempi lunghi di consegna hanno rallentato questa sorprendente crescita. Il mercato oggi continua a soffrire per le piccole dimensioni delle aziende e per una politica ancora poco lungimirante che non incentiva l’utilizzo delle biciclette attraverso, ad esempio, una forte defiscalizzazione».

“Bike economy” a Lecce e provincia Imprese attive Localizzazioni Addetti
Fabbricazione di biciclette (Ateco 30.92) 1 1 1
Fabbricazione di biciclette, escluse parti e accessori (Ateco 30.92.1) – fabbricazione di  biciclette senza motore, con motore elettrico a propulsione o elettriche a pedalata assistita 3 3 1
Attività di intermediari del commercio all’ingrosso di biciclette (Ateco 46.18.22) 38 39 38
Commercio all’ingrosso di biciclette e altre attrezzature e articoli sportivi (Ateco 46.49.4) 10 15 13
Noleggio e leasing operativo di biciclette (Ateco 77.21.01) – incluse  biciclette con pedalata elettrica assistita  15 30 23
Riparazione e manutenzione di biciclette, articoli sportivi e attrezzature da campeggio (95.29.2) 23 24 27
totale 90 112 103
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Attualità

Donna scomparsa ritrovata morta dopo un mese vicino alla marmeria del marito

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Si è conclusa tragicamente la vicenda di Gina Monaco, la 60enne di Ceglie Messapica scomparsa il 6 aprile scorso. Il corpo della donna è stato ritrovato l’8 maggio in avanzato stato di decomposizione sotto un albero nel boschetto di contrada Moretto, a pochi metri dalla sua abitazione e dalla marmeria del marito.

A fare la drammatica scoperta sono stati alcuni volontari impegnati nelle ricerche. Sul posto sono intervenuti i carabinieri e il medico legale. La Procura di Brindisi ha disposto l’autopsia per chiarire le cause della morte, che, secondo una nota del procuratore reggente Antonio Negro, sembrano non essere imputabili ad altri.

Gina, conosciuta e benvoluta in paese, era uscita di casa la mattina del 6 aprile, dopo aver chiesto al marito di prenotare un ristorante per il pranzo domenicale. Le ultime immagini la mostrano camminare con passo deciso lungo la strada vicino alla marmeria. Uno dei suoi cellulari era stato localizzato proprio nei pressi del bosco dove è poi stata trovata.

Cinque giorni prima della scomparsa, la donna era stata ricoverata in ospedale per un’ingestione di psicofarmaci. Le indagini proseguono per chiarire se si sia trattato di un gesto volontario o meno.

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Alessano

Fiocco azzurro per Chiara e Matteo: è il loro decimo figlio

Risale a meno di un anno fa la nascita della loro figlia Vittoria, ultima di nove figli, quando la famiglia Amico-Calsolaro si era ripromessa che non sarebbe stata l’ultima…

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Mamma Chiara e papà Matteo, di Alessano, come anticipavamo a febbraio scorso, erano euforici e felici per l’arrivo che sarebbe dovuto avvenire, a maggio, del loro decimo figlio. 

Ebbene, quel momento è arrivato, Achille, questo è il nome scelto per il nascituro, è l’ultimo di dieci figli della coppia alessanese.

Il piccolo è nato ieri, all’ospedale Panico di Tricase e pesa 3,5 chili, lui e la mamma stanno bene, presto potranno rientrare a casa. 

Risale a meno di un anno fa la nascita della loro figlia Vittoria, ultima di nove figli, quando la famiglia Amico-Calsolaro si era ripromessa che non sarebbe stata l’ultima.

Il piccolo è stato accolto dal calore di sorelle e fratelli: Mattia, Azzurra, Francesco, Riccardo, Enea, Ludovica, Diego, Luigi Maria e Vittoria.

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