Attualità
«Fermate i lavori a Tricase Porto!»
ESCLUSIVA. Esposto-denuncia: «Non sono esposte le informazioni previste dalla legge». E ancora: «L’edificio nella piazza concesso a privati e adibito a bar, è fonte di disturbo…».
In un primo momento abbiamo pensato si trattasse di uno scherzo. Stentavamo a credere a quanto leggevamo. Invece la verifica di rito ha cancellato i nostri dubbi: è proprio vero!
È stato presentato un esposto-denuncia con tanto di raccomandata indirizzata al sindaco di Tricase Carlo Chiuri, a Regione, Provincia, Prefettura, Procura generale presso la Corte dei Conti, Sopprintendenza archeologica, Parco Otranto – Leuca, Arpa Puglia, Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri di Tricase e «per quanto occorrer possa» (?) alla Procura della Repubblica.
Nel mirino del denunciante i lavori in corso nella piazzetta di Tricase Porto.
“Sono in corso i lavori del manufatto di proprietà comunale», si legge nell’esposto, «sito a Tricase Porto sul Lungomare Cristoforo Colombo, Angolo via Duca degli Abruzzi prospiciente la piazzetta che si affaccia sul Porto di Tricase. Non è indicato in alcun modo, nonostante i precisi obblighi di legge, chi sia il proprietario del manufatto, il committente dei lavori, la natura di lavori stessi, i provvedimenti autorizzatori, i pareri e nulla osta eventualmente emessi (…). Trattandosi di bene pubblico è da presumere che i lavori siano a carico di Ente Pubblico, con conseguente obbligo di indicarne l’importo, le fonti di finanziamento ed ogni altra indicazione prevista dalla inerente normativa».
Fin qui nulla da obiettare: se la legge prevede la chiara indicazione di queste informazioni il Comune, che in questo caso è il committente, deve immediatamente provvedere. Ci sovviene il pensiero, però, che invece di riempire di carte tutti gli enti elencati che già sono sovraccarichi di lavoro da smaltire, sarebbe forse bastata una segnalazione alla Polizia Locale.
Premesso che resta comunque un diritto inalienabile presentare tutti gli esposti che si vuole a chi si vuole, quello che ci lascia perplessi è quanto leggiamo subito dopo: di colpo abbiamo visto materializzarsi quella che sin da ragazzini sembrava una favoletta cacciata fuori dal solito furbastro alla vigilia di ogni elezione o a commento dell’immobilismo che ha inibito da sempre la marina tricasina a qualsiasi tipo di sviluppo.
Il denunciante, che nell’esposto precisa che la sua abitazione «è prospiciente al manufatto comunale oggetto del presente esposto», così scrive: «Si fa presente che l’edificio nella piazza – nel pieno del centro abitato – di proprietà comunale concesso a privati e adibito a bar, è fonte di disturbo della quiete pubblica, attraverso emissione di musica con strumenti sonori e altoparlanti, concerti ed orchestre dal vivo, e di rumori molesti e schiamazzi notturni che vanno ben oltre i limiti consentiti di livelli di rumori all’interno delle abitazioni, più volte segnalati alle autorità competenti e oggetto di ripetute richieste di verifica dei limiti di rumorosità». Secondo chi denuncia «gli esposti sono rimasti inevasi, il Comune sta invece consentendo lavori che porteranno ad aumentare il disturbo della quiete pubblica» e per questo chiede che «le pubbliche autorità provvedano per la verifica, il controllo e l’eventuale intervento repressivo di comportamenti tenuti in violazione di leggi statali, regionali o di regolamenti locali».
Il sindaco Chiuri: «Tricase Porto non è un salotto privato»
Abbiamo girato la patata bollente al sindaco Carlo Chiuri che, pur «amareggiato e molto dispiaciuto», ha subito chiarito: «Tricase Porto non è un salotto privato!».
Riguardo alle autorizzazioni si è detto «assolutamente sereno. Abbiamo ogni permesso richiesto. Inoltre appena saputo dell’esposto mi sono precipitato sul cantiere e ho verificato di persona che il cartello con tutte le indicazioni è lì…».
Chiuri ricorda che «si tratta di un’opera pubblica destinata ad incrementare attrattività, bellezza e fruibilità di Tricase Porto. Tricase per questi lavori ha ottenuto un finanziamento Interreg di 300mila euro (coinvolti CIHEAM Bari, Regione e Comune) che oltre al recupero della cisterna storica e alla sua fruibilità, attraverso un ascensore ed il passaggio dalla stessa cisterna, consentirà l’accesso alla banchina ai diversamente abili, consentendoci di abbattere anche questa barriera architettonica».
Preoccupato? «No, per carità non scherziamo».
Giuseppe Cerfeda
Attualità
La precisazione dell’Ordine dei Medici sulle certificazioni d’invalidità e il pagamento
In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione…
Riceviamo e Pubblichiamo
Certificazioni di invalidità civile – Precisazioni dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce
In relazione alle recenti prese di posizione della Cgil e della Fp Cgil di Lecce, in merito al rilascio dei certificati di invalidità civile, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ritiene opportuno fornire chiarimenti utili a garantire una corretta informazione ai cittadini e a ricondurre il confronto nell’ambito delle norme vigenti e dei principi deontologici.
Il presidente dell’Ordine, Antonio Giovanni De Maria, richiama innanzitutto quanto previsto dal Codice di deontologia medica. In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione, e che lo stesso debba essere comunicato preventivamente all’assistito.
La normativa deontologica consente inoltre al medico di prestare gratuitamente la propria opera, qualora le condizioni lo permettano, a condizione che ciò non configuri concorrenza sleale o indebito accaparramento di clientela.
Il presidente evidenzia, inoltre, che la legislazione nazionale vigente non attribuisce agli Ordini professionali alcun potere di determinare o imporre tariffe, né minime né massime.
L’abolizione delle tariffe professionali, sancita dall’articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, impedisce qualsiasi fissazione vincolante dei compensi da parte degli Ordini. In tale quadro, eventuali accordi sottoscritti a livello territoriale con le organizzazioni sindacali devono intendersi esclusivamente come indicazioni orientative, prive di efficacia cogente.
Con riferimento alla certificazione di invalidità civile, De Maria sottolinea che essa rientra a pieno titolo nell’ambito della libera professione medica e comporta un’assunzione diretta di responsabilità da parte del medico certificatore.
Il professionista, infatti, è chiamato a condividere e attestare il contenuto diagnostico della documentazione clinica allegata, quali diagnosi specialistiche o certificazioni di dimissione ospedaliera, assumendone piena responsabilità sotto il profilo professionale e deontologico. In questo contesto, l’eventuale variazione dei compensi richiesti da alcuni professionisti è da ricondurre all’aumentata complessità dell’atto certificativo e al maggiore tempo necessario per la sua compilazione rispetto al passato.
È fondamentale, precisa il presidente, evitare che si diffonda l’idea di una contrapposizione tra medici e cittadini o che i professionisti della salute possano essere percepiti come un ostacolo al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’azione del medico è orientata alla tutela della salute e dei diritti dell’assistito, nel rispetto delle regole e della responsabilità professionale.
L’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ribadisce infine la propria disponibilità al confronto istituzionale e alla collaborazione con tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di garantire chiarezza, uniformità di informazione e tutela dei cittadini, in particolare di quelli in condizioni di maggiore fragilità.
Attualità
Tre ragazzi dalle mani d’oro: miniature e presepi rifulgono nei dettagli
Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro…
Dalla passione condivisa di tre amici nasce RKR, una realtà artistica tutta salentina che sta conquistando pubblico e addetti ai lavori grazie a un linguaggio originale, capace di fondere tradizione, innovazione e narrazione visiva.
Roberta Esposito e Roberto Memmi, entrambi di Casarano, insieme a Katia Luzio di Serrano, hanno trasformato il loro amore per la bellezza e l’artigianato in un progetto creativo che parla al cuore attraverso opere minuziose e altamente evocative.
La maestria di questi ragazzi si distingue per la capacità di muoversi con naturalezza tra diverse forme d’arte: dalle miniature, dove la precisione della piccola scala diventa espressione di grande bravura, alla presepistica, reinterpretata con realismo ed emozione, fino ai diorami, veri e propri mondi immersivi in grado di raccontare storie complesse in pochi centimetri. Ogni creazione nasce sempre ed interamente a mano, utilizzando materiali autentici, ed è arricchita da una progettazione 3D estremamente accurata, che consente di raggiungere livelli di dettaglio altrimenti impossibili.
La tecnologia però non sostituisce certo l’anima artigianale, ma la valorizza. Le opere vengono dipinte a mano con grande cura, per dare profondità e carattere a ogni figura, mentre la stampa 3D permette di realizzare miniature e soggetti altamente personalizzabili. È così che prende forma un’“arte fatta su misura”, in cui ogni lavoro diventa unico e irripetibile.
Uno degli aspetti più apprezzati del progetto è infatti la possibilità di personalizzazione dei personaggi, sapendo realizzare ritratti miniaturizzati che immortalano persone reali, familiari o figure significative, trasformandole in protagonisti di presepi e diorami o in opere da esporre in qualsiasi contesto. Un modo originale e intimo di rendere l’arte parte della propria storia personale.
Le opere di “RKR” sono attualmente esposte in diverse mostre locali, a testimonianza di un percorso in costante crescita.
A Casarano, presso Palazzo D’Elia, e a Matino, nel suggestivo Frantoio ipogeo all’interno del Presepe Vivente, le installazioni sono visitabili nei fine settimana e nei giorni festivi.
A Ugento, il Museo Diocesano ospita alcune creazioni del collettivo, mentre a Cannole, presso Masseria Torcito e partecipando al Presepe Vivente allestito nel Parco di Torcito, visitabile il 4, 5 e 6 gennaio 2026, dalle 17:00 alle 20:00.
Un traguardo particolarmente significativo è arrivato poi con la selezione di due opere per la storica Mostra d’Arte Presepiale “Città di Salerno”, giunta alla sua XXXI edizione e capace di attirare ogni anno decine di migliaia di visitatori. Un riconoscimento importante non solo per l’impegno di questi ragazzi ma per l’intera arte presepiale salentina, accolta con entusiasmo in una delle capitali italiane di questa tradizione (e, siccome nessuno è profeta in patria, fra i mille complimenti, attestazioni ed interessamenti è mancato purtroppo proprio quello della propria cittadina).
Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro. Un percorso che conferma come il presepe salentino possa ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama artistico nazionale, continuando a rinnovarsi senza perdere la propria identità.
Attualità
Casarano, l’Associazione Placemaking boccia i lavori in centro
Placemaking una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).
di Antonio Memmi
Quando iniziarono lavori di Piazza San Domenico e giardini William Ingrosso a Casarano, il mondo era diverso: Trump non era stato ancora rieletto, non era ancora cominciato il conflitto israelo-palestinese e chat GBT era riservata a pochi eletti.
Si sa: i lavori pubblici non finiscono, entrano nella leggenda.
In un modo o nell’altro però, fra imprecazioni dei cittadini ed esercizi commerciali chiusi (anche) per l’impossibilità di raggiungerli, pare che almeno i primi abbiano trovato una conclusione. Tutti quindi contenti? Assolutamente NO!
I commenti sui social si rincorrono fra coloro che ne parlano male (tanti) e coloro che vedono qualcosa di positivo (pochi) ma, come sempre accade sui social, la maggior parte dei commentatori non ha alcuna preparazione tecnico artistica per parlare ed il tutto rimane confinato nel gradimentopersonale.
L’Associazione Placemaking invece una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).
Nel documento, firmato dalla presidente arch. Loredana Manco, l’Associazione solleva una critica tecnica e civica, non politica, al metodo progettuale adottato e agli esiti degliinterventi.
Il nodo centrale è l’assenza di una reale coprogettazione con i cittadini: le piazze, secondo l’associazione, non sono semplici superfici da pavimentare, ma luoghi sociali, storici e simbolici che richiedono ascolto e partecipazione autentica.
Viene ricordato come le normative nazionali ed europee, comprese quelle legate al PNRR, promuovano processi partecipativi strutturati e trasparenti, non consultazioni di facciata ed evidenzia inoltre che i fondi PNRR non sono “regali”, ma debito pubblico che graverà sulle future generazioni, rendendo ancora più necessaria una visione strategica di lungo periodo.
Secondo Placemaking Casarano, i due interventi si sono invece limitati a una riqualificazione estetica, senza creare nuove funzioni, opportunità sociali o sviluppo economico, e particolarmente critiche sono le valutazioni su Piazza Umberto I, dove la fontana viene definita un elemento puramente scenografico, e su Piazza San Domenico, giudicata invece priva di una logica urbana, mancando allineamenti, assi civici e gerarchie spaziali.
Un altro punto centrale è poi l’assenza quasi totale di verde, ritenuto un grave errore in termini di sostenibilità climatica e qualità dello spazio pubblico così come viene criticata anche la demolizione del bar storico, sostituito poi da un edificio anonimo, considerato uno strappo all’identità del luogo.
L’Associazione infine contesta le modifiche alla viabilità e la discrepanza tra il progetto realizzato e quello presentato, sottolineando come la piazza rischi di perdere il suo significato simbolico; il tutto porta quindi verso una conclusione che è una bocciatura netta: le critiche, aggiunge, non sono un attacco politico, ma un atto di cittadinanza attiva.
E così, dopo anni in cui si attende l’inaugurazione più come una liberazione, si comprende come non sempre ciò che dura a lungo lascia il segno… qualche volta lascia solo domande.
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