Alessano
“Don Tonino? Sarebbe diventato Papa”
Il ricordo toccante di don Totò Mileti, di Cursi, classe 1931, amico storico di don Tonino

ESCLUSIVA
di Luigi Zito
E’ Natale. Una ricorrenza anche quest’anno un po’ sbilenca, come quella dell’altro anno, segnata da una serie di spauracchi, freni e inibizioni.
Nonostante tutto è sempre forte l’annuncio trasmesso da questa festa e, oltre agli addobbi, le luci, i canti natalizi, che da soli non bastano a scaldare il cuore, il vero messaggio che dovrebbe arrivare in una società turbata, confusa e smarrita – oggi più che mai -, dovrebbe essere l’amore, l’altruismo e la carità cristiana (capisaldi della società europea).
Sono fermamente convinto che, in un periodo come quello che stiamo vivendo, il riscatto dell’essere umano debba passare attraverso alcune buone azioni compiute verso i più deboli – Dio sceglie i piccoli per confondere i sapienti – occorre alimentare quel battito d’ali che conforta e fa volteggiare il cuore, far sprigionare quella sinfonia di emozioni che bruciano attraverso il dono, e dopo, scaricare il Green Pass per la nostra coscienza cristiana.
E allora, cosa si accompagna meglio a queste incertezze se non i turbamenti di don Tonino Bello, arrivati a noi con “gli auguri scomodi” formulati ai potenti di sempre che, ancora oggi, interrogano, disarmano e pongono soggezione?
“…Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. (…) I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge”, e scrutano l’aurora, vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri, che è poi l’unico modo per morire ricchi.”
Ebbene, quest’anno per Natale abbiamo ritenuto opportuno farvi rivivere alcune azioni del “Prete col Grembiule” attraverso l’emozionante, vivido ricordo del “fratello nel Vangelo” che ha percorso buona parte del tragitto della sua esistenza seduto affianco, a cassetta, in un viaggio interminabile e intenso, un viaggio che ha conosciuto discese ardite e risalite, le polveri e l’altare, poste sicure e briganti dietro l’angolo, sempre pronti, armi in pugno, ad assaltare la diligenza.
«ERA IL 1950…»
«Conobbi don Tonino in prima Liceo, era il 1950, frequentavamo entrambi il seminario regionale di Molfetta...».
Don Salvatore Mileti, per tutti don Totò, classe 1931, s’illumina al ricordo. Un raggio fa capolino dal suo cuore e si stampa sul volto, è un attimo, e poi ricomincia: «Eravamo in tutto una ottantina di persone provenienti da tutta la Puglia e, naturalmente, noi leccesi legammo subito. Dopo il Ginnasio e i tre anni di liceo, per don Tonino si presentò un’occasione che ha influito non poco nella sua vita pastorale. Venne a Molfetta monsignor Baldelli, responsabile della Poa, l’attuale Caritas, in cerca di seminaristi per avviarli ad una nuova missione: essere preti operai, vicini alla gente, agli ultimi e a chi aveva bisogno. Per Tonino fù un attimo: subito accettò”.
COME FRATELLI
Questa la ferma convinzione che lo porta a perorare la causa di don Tonino e che, nonostante il bivio a cui la vita li mise di fronte, alla mia domanda, «Eravate molto uniti?”, riprende: “Eravamo come fratelli, ci incontravamo ogni anno, anche quando lui era a Bologna e, non appena se ne presentava la possibilità, stavamo insieme. Fummo ordinati sacerdoti nel 1957 e, subito dopo, io fui mandato a Poggiardo come vice parroco, lui invece ad Ugento dove ha sempre insegnato. Tonino era il centro della Diocesi, portava avanti il seminario, la cultura, la catechesi, era come un pilota nelle diverse pastorali, sia da un punto di vista culturale che pratico».
Il gomitolo dei ricordi si srotola senza nodi. Don Totò sbroglia alcune emozioni sopite e continua: «“Ti racconto un particolare affettuoso. Eravamo stati ordinati da poco sacerdoti, Tonino mi chiama e mi ordina: Totò devi venire ad Ugento, per Santa Lucia, devi parlare tu! Cercai di obiettare: ma come io!? Avevamo poca esperienza, allora non esistevano microfoni e diavolerie varie, bisognava salire sul pulpito e arringare la folla. Furbacchione lui, eh?!”».
Un lampo riga il volto di don Totò, seguito da una sonora risata. E’ un attimo, poi prosegue nel ricordo di quel singolare botta e risposta: «“Senti Totò, ti devo confidare un’altra cosa. Cos’è successo? Risposi allarmato. Niente, oggi è anche il compleanno del Vescovo. Ma si pacciu!?, lo ripresi, e mò me avvisi?», fu la pronta risposta.
LA LUCE PREMONITRICE
«Non solo», accenna il parroco nel suo racconto, accompagnato sempre dalla gioia del ricordo, «il Pontificale è nella Cattedrale di Ugento, davanti al Vescovo, ai canonici, alla folla. Racconto questo ad onore suo: avevo avuto, qualche anno prima un intervento agli occhi e rischiavo seriamente di perdere la vista, quel sermone, quella spinta a omaggiare Santa Lucia e la luce fu premonitrice. Anche allora Tonino aveva visto giusto, tanto che fino alla fine della sua esistenza non perdeva occasione per parlarmene: Totò, ti ricordi quella predica a Ugento, quando parlavi della luce?».
Un connubio fraterno, un amico del cuore che sicuramente, mi inserisco, ti avrà messo a parte di molte confidenze. Ritrova la pace e la giusta serenità e mi apostrofa: «Don Tonino era il centro in tutto quello che faceva, punto! E poi l’esperienza di Bologna l’aveva segnato, maestri come il cardinale Lercaro, momenti difficili come il ’68, l’hanno formato e portato ad abbracciare una spasmodica attenzione verso gli ultimi.
Sostengo poi che Tonino si sia rivelato da Vescovo, maturato anche grazie all’esperienza avuta a Tricase da parroco (dove rimase per tre anni prima di diventare Vescovo); l’essere vicino alla gente, testare con mano le necessità, i problemi, le cure che il popolo chiede, entrare nel vivo delle situazioni, l’ha completato. Una volta Vescovo, poi, ancora di più, ha sperimentato le esigenze delle parrocchie, le suppliche, le situazioni difficili da affrontare”.
L’ATTACCAMENTO ALLA MADRE
E poi, l’attaccamento che ha sempre avuto nei confronti della madre: «Per lui era un faro, un punto di riferimento essenziale, essenziale”, ribadisce quasi a voler convincere sé stesso prima, il lettore poi, e chi lo ascolta.
Si incupisce, mi fissa e con vigore recupera: “Beh, devo dirtelo, era la terza volta che aveva rifiutato di diventare Vescovo, di andare in Calabria. All’ennesimo richiamo di Roma, eravamo a Marina Serra, su uno scoglio, non posso dimenticarlo, alla sua domanda: che dici Totò, che devo fare?», come una nuvola uggiosa pronta a rovesciare acqua, risponde: «Sai che ti dico? Mo basta! Glielo dissi in dialetto, tanta era la mia rabbia: Se non accetti jeu te pìu a cazzotti, devi accettare! E fu così che si convinse. Lui doveva, doveva», rimarca, «essere Vescovo per quello che è stato col senno di poi. Monsignor Mincuzzi aveva scelto bene e poi, diciamocelo, Roma l’aveva posto già sotto la sua lente. Gli anni di Tricase, oltre che formativi, emozionanti, colmi di esperienze e affetti ricambiati dai tricasini, sono stati per Tonino la culla dove ha accresciuto e pasciuto la carità, l’amore per il prossimo, lo spezzare il pane».
Come le ciliegie, una esperienza tira l’altra e, una volta ritrovata la solarità, con piglio riprende: «Ero il parroco di Cursi, l’anno era il 1991. L’11 luglio ricorrevano i 350 anni dell’apparizione della Madonna dell’Abbondanza, una delle apparizioni storiche del Salento (è iscritta nel catasto onciario del ’700), lo chiamai e gli chiesi: Tonino devi venire alla novena! Non ti preoccupare, ci sarò, mi rispose. Si teneva, e si tiene tuttora, al Santuario a pochi km da Cursi: il pellegrinaggio inizia alla 5,30 di mattina, è sempre molto sentito e partecipato, arrivano da tutto il Salento e anche quella volta ci fu un mare di gente! Lui si alzò alle tre di mattina, parti da Molfetta, arrivò in tempo e tenne una omelia superlativa, fu un trionfo! Nessuno pensò di registrare l’evento ma, grazie alla Provvidenza, dieci anni dopo la morte di don Tonino, mi arriva una telefonata da un frate Cappuccino, Padre Francesco Neri, che mi confida: “Don Totò abbiamo trovato l’omelia di don Tonino!”».
Si ferma un amen e prima di riprendere la storia, cava a piene mani dalla valigia dei ricordi, la apre: “Mi sono ricordato che a Cursi c’era un frate, un certo Padre Pio, innamorato della tecnologia, dei social e, dovunque andasse, si accompagnava con questi strumenti: fu grazie a lui se oggi la possiamo ricordare e leggere ancora. Presi questa omelia, la stampai e l’anno successivo, nella ricorrenza della morte di don Tonino, feci dono a tutte le famiglie di Cursi di quell’illuminato sermone».
Mancavano due anni, come sappiamo oggi, alla malattia e alla morte, come la visse? «Ero presente quando si operò, io e don Gerardo Serra, un altro caro amico, gli siamo stati vicini fino alla fine. La sofferenza l’ha vissuta coscientemente e l’ha anche accettata, però, ricordo mi diceva spesso: “Totò dici ca’ me la face a mie la grazia, lu miraculu!?”».
DON AMBROGIO E GLI ACCATTONI
Si ferma rovista fra le pila di volumi depositati sulla scrivania e, dopo una certosina ricerca, mi mostra un libro: «Questo è don Ambrogio Grittani, l’ispiratore di don Tonino, è stato anche nostro professore di Liceo, per poco. Durante il suo percorso alcune esperienze di vita lo portarono a decisioni estreme: vendette tutto e dedicò il resto della sua esistenza alla cura degli accattoni. Don Ambrogio oggi è venerabile in attesa della santità, e la causa di canonizzazione la iniziammo noi: il Vescovo era Tonino, io il postulatore e l’avvocato del Diavolo, don Luca Murolo il promotore di giustizia. In Puglia», scende di un tono con la voce a rimarcare la serietà della notizia, «dopo la guerra, abbiamo avuto una piaga sociale, la più tremenda: l’accattonaggio.
Lui rinunciò a tutto per questo e così decidemmo di istruire la causa di don Ambrogio, lui che, dopo essere stato ad Assisi, dichiarò: “Mi spenderò nel campo che tutti schivano, ma che Cristo ama di più: gli accattoni”. Don Tonino aveva spillato il suo latte e, nel letto di morte, ricordando don Ambrogio, si interrogava sulla grazia e sui miracoli.
Lui amava la vita, anche se accettò di buon grado quello che gli succedeva».
IL CARDINALE MARTINI L’AVREBBE INDICATO COME FUTURO PAPA
Mi intrufolo nelle giaculatorie dei suoi pensieri: qual è il ricordo più bello che conservi dell’amico? «Io lo invoco spesso, tanto. Non manca l’amico, il confessore, manca chi in questi momenti bui avrebbe preso in mano la situazione e sarebbe andato avanti con sicurezza. Senza fantasie», sentenzia guardandomi dritto negli occhi, «il cardinale Martini avrebbe indicato lui come Papa, se la storia fosse andata diversamente. Credo che le vie del Signore siano sconosciute e infinite e, forse, serviva questo per portarlo alla soglia della santità».
Poi, quasi disgustato al ricordo che gli balena in mente, rivela: «Durante la canonizzazione c’era anche chi riottoso affermava: “Non fate la causa di santificazione per don Tonino, così rischia di diventare un santino da idolatrare e svilisce tutta la sua opera”. E’ vero, risposi, ma tutto dipende da noi. L’importante è il messaggio che noi lanciamo e oggi, ne sono certo, metterei la mano sul fuoco, quel messaggio l’ha fatto suo Papa Francesco”.
Don Tonino, affondo, era accettato, amato in quei tempi?
«Era un profeta, anche se in tanti, anche prelati, non l’hanno mai accettato! Tante volte quando periodicamente ci vedevamo, lui si confidava, dicendomi: “Totò non mi capiscono! Sembrano fole al vento. Leggi!”. E mi mise in mano una lettera della Congregazione del Culto di Roma, dove venivano criticati alcuni suoi modi di essere, di intendere il sacerdozio, ed erano tutte scelte che oggi sta perpetuando Papa Francesco».
PERTINI E LA CROCE DI LEGNO
«E poi, voglio raccontarti il fatto della croce…». Della croce? Abbozzo, sono tutto orecchi.
«Una volta i Vescovi, dopo la consacrazione, dovevano presentarsi dal Presidente della Repubblica, che all’epoca era Sandro Pertini. Tonino, a differenza degli altri vescovi, si presentò con una croce di legno al collo. Il Presidente, dopo i convenevoli, lo richiamò: “Eccellenza, ma che croce è questa!? Non ho mai visto un Vescovo con una tale croce”.
“Presidente, le piace? Ribatte Tonino. Questa è fatta con l’ulivo di Puglia e visto che ci tiene tanto gliela regalo!”. E la passo a Pertini. “Un altro aneddoto che spesso raccontava e quando lui, chiamato dal cardinale Martini a Milano, si precipitò e, al momento di officiare la Santa Messa, il cardinale gli chiese: “Ma non hai portato con te l’abito da Vescovo?”. No, fu la laconica risposta di Tonino! I canonici dovettero correre per cercare qualcosa che servisse al caso. Lui era così, schietto, sincero, badava poco alla forma ma tanto alla sostanza».
L’ANELLO DI RAME DELLA MAMMA
«E, poi», si ferma, sgrana gli occhi, mi trafigge con lo sguardo e mi interroga: «Ma tu conosci il fatto dell’anello?».
No, accenno sincero, me lo racconti. «Dunque, quella volta sugli scogli di Marina Serra quando lo minacciai se non avesse accettato la carica, gli confidai: “Tonino io sono venuto anche perché noi, 24 amici, avremmo deciso di regalarti l’anello vescovile. Abbiamo deciso, ti faremo dono di un semplice anello”. Credimi», pausa scenica, mancava solo la colonna sonora di Morricone, «crollò e mi disse: “Totò, ti devo fare una confidenza”. Tu sai che sono molto legato a mia mamma e vorrei portare al dito la sua fede. Rimasi stupefatto e sbigottito ma subito ripresi: sì, ma la fede della mamma tua, come quella di mia madre, sai chi ce l’ha, no?!
“Chi ce l’ha?” Mi chiese!
Mussolini! Ribattei (durante la guerra raccolse tutti gli ori degli italiani per profonderli alla causa bellica). “Si, è vero”, accennò. Conservo, però, la fede di rame di mia madre ed io vorrei portare quella. Bene, risposi, dove la tieni? Nel comò di casa! Lasciammo il mare e con la sua 500 ci portammo verso Alessano.
Mi consegnò quel simulacro.
Cercammo un filo di cotone per misurare la circonferenza del dito, e fu allora che mi ammonì: “Senti Totò, sai che in te ho fiducia santa, mi raccomando!”.
Va bene risposi, commosso. Nello stesso giorno la portai ad un amico orefice che la indorò e scrisse in modo minuscolo sulla fede: “I tuoi compagni di viaggio”».
Quella povera Vera l’ha accompagnato per il resto dei suoi giorni, come a segnare il suo modo di essere e di intendere la vita: povero, semplice, umile, servile, altruista, genuino, puro.
In una parola Santo.
Alessano
Ventiseienne leccese fermato per spaccio. A Tricase e Alessano controllati ristoranti, pizzerie e bar
Carabinieri in azione: arrestato spacciatore, denunciati i titolari di due attività commerciali e sequestrati oltre 60 chili di prodotti alimentari di vario genere, tra cui ostriche, vongole, prodotti carnei e di rosticceria, salumi…

Quello appena trascorso è stato un week-end caratterizzato da serrati controlli che i carabinieri del Comando Provinciale di Lecce hanno messo in atto in tutta la provincia.
Un servizio straordinario di controllo del territorio che gli uomini dell’Arma hanno attuato non solo per contrastare lo spaccio di stupefacenti ma anche per il controllo di persone sottoposte a misure coercitive e per l’accertamento di irregolarità in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il dispositivo ha visto impegnati anche militari del N.A.S. e del N.I.L. di Lecce oltre a personale ispettivo dell’I.T.L. del capoluogo salentino.
Un 26enne leccese è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti; due persone sono state segnalate alla competente autorità giudiziaria: uno per evasione, l’altro per aver assunto lavoratori in nero.
Sequestrati quasi 80 grammi di sostanze stupefacenti, comminate sanzioni amministrative per oltre 12mila euro e ammende per oltre 25mila euro.
L’ESITO DELLE OPERAZIONI
I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Lecce hanno arrestato nella flagranza di reato, un 26enne per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
Già nel corso della mattinata, il giovane già noto alle cronache per violazioni in materia di stupefacenti, sebbene riconosciuto dai militari, era risucito a sottrarsi ai controlli che i carabinieri stavano effettuando a Lequile, in una zona nota perché frequentata da persone dedite allo spaccio.
Lo stesso era riuscito ad eludere i controlli dandosi repentinamente alla fuga a bordo della sua bicicletta per le vie del centro abitato.
Poche ore, però, è stato raggiunto dai militari mentre stava facendo rientro presso la propria abitazione.
Vano il suo secondo tentativo di darsi alla fuga: sebbene avesse tentato di divincolarsi, scaraventandosi contro i militari ai quali ha provocato anche lesioni personali, è stato bloccato e sottoposto ad approfonditi controlli.
Gli uomini dell’Arma hanno quindi proceduto ad una perquisizione personale e domiciliare e, nel corso di quest’ultima, hanno rinvenuto un involucro in cellophane contenente 8,5 grammi circa di cocaina che il giovane teneva occultata all’interno di un mobile nella sua camera da letto. Nel corso delle operazioni gli investigatori hanno rinvenuto, occultato nel frigorifero del vano cucina, un panetto di oltre 40 grammi circa hashish e 20 grammi circa di marijuana.
All’interno di un altro pensile situato nello stesso vano, è stato rinvenuto anche un bilancino di precisione oltre a materiale vario per il confezionamento.
Al termine delle operazioni, il giovane è stato arrestato e, come disposto dal P.M. presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, sottoposto agli arresti domiciliari.
Svolti anche servizi finalizzati al contrasto delle violazioni in tema di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro.
È stata anche questa quindi la finalità del servizio svolto dai Carabinieri della Compagnia di Tricase che hanno effettuato uno specifico servizio di controllo nel centro cittadino di Tricase e in quello di Alessano.
Il servizio è stato effettuato congiuntamente ai militari specializzati del NAS e del NIL di Lecce nonché del personale ispettivo dell’I.T.L. del capoluogo salentino.
Nell’ambito di tale servizio, i militari hanno ispezionato diverse attività commerciali tra cui ristoranti, pizzerie e bar.
Il 47enne titolare di un bistrot, è stato segnalato per violazioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ovvero per non aver mai redatto il cosiddetto DVR (documento di valutazione dei rischi) e per avere occupato una lavoratrice in nero.
Sono stati inoltre sequestrati oltre 60 chili di prodotti alimentari di vario genere, tra cui ostriche, vongole, prodotti carnei e di rosticceria, salumi, tutti rinvenuti congelati in confezioni prive di indicazioni relative alla tracciabilità.
Al titolare è costata anche l’emissione del provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale.
Analogo provvedimento è stato emesso anche nei confronti del gestore di un bar, ubicato nel centro di Alessano, dove i militari hanno riscontrato gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro ovvero per non aver inviato i lavoratori dal medico competente al fine di essere sottoposti a sorveglianza sanitaria.
Al termine dei controlli i militari hanno provveduto ad inoltrare opportuna segnalazione alla competente aAutorità amministrativa per l’emissione di eventuali ulteriori provvedimenti.
Sono state elevate infine sanzioni amministrative per un totale di oltre 12mila euro e contestate ammende per oltre 25mila euro.
Il complesso dispositivo attuato sul territorio salentino è stato indirizzato anche al controllo di persone sottoposti a misure coercitive di vario tipo e, proprio in tale contesto, i Ccarabinieri hanno segnalato alla competente A.G. un 27enne ed un 30enne, entrambi già noti alle cronache, per evasione.
Sebbene si trovassero agli arresti domiciliari, nel corso dei controlli non erano presso le proprie abitazioni.
Considerevoli anche i controlli alla circolazione stradale che hanno permesso l’identificazione di oltre 50 persone ed il controllo di 40 veicoli.
In tale contesto sono state elevate contravvenzioni per violazione del Codice della Strada per un importo complessivo di oltre 1.200 euro.
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Alessano
Oggi si inaugura la nuova Università telematica ad Alessano
Il nuovo Polo è figlio di un’intesa tra la Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca e l’Università “La Sapienza” di Roma…

Presso l’Auditorium Benedetto XVI di Alessano, il nuovo Polo Didattico “Unitelma- Sapienza”.
Oggi si inaugura l’università telematica a servizio dei giovani che vogliono intraprendere un indirizzo accademico e per chi, pur svolgendo un’attività lavorativa, desidera migliorare il proprio livello professionale all’interno della propria impresa oppure avviare un percorso specialistico che in precedenza non ha potuto realizzare.
L’offerta formativa del Polo, oltre a dei percorsi di laurea, contempla l’opportunità di accedere a dei corsi di formazione, scuole di alta formazione e master.
Il nuovo Polo è figlio di un’intesa tra la Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca e l’Università “La Sapienza” di Roma.
PERCHÉ ISTITUIRE UN POLO DIDATTICO NEL TERRITORIO ?
Le motivazioni sono molteplici, provo a enumerarne alcune. Da circa un ventennio i territori periferici della nostra Regione subiscono il problema dell’emigrazione dei giovani studenti: i nostri ragazzi intraprendono il loro cammino universitario presso le grandi città, una volta terminato il percorso non ritornano presso i loro luoghi natii procurando il godimento delle loro specializzazioni ad altri contesti territoriali e nello stesso tempo avviando quel processo di spopolamento che ormai è sotto gli occhi di tutti.
Tale consapevolezza è sempre stata presente nelle ansie pastorali del nostro vescovo mons. Vito Angiuli, il quale in quindici anni di presenza in Diocesi, ha cercato di istituire sin da subito dei rapporti con gli studenti universitari presenti in tutte le sedi italiane.
Don Luca De Santis
Alessano
Tricasino sopreso a rubare in un garage di Alessano
Stava razziando parti di una motoape quando è stato scoperto dal fratello della proprietaria. Dopo la collutazione e la fuga, l’arresto dei carabinieri. Controlli a tappeto dei carabinieri anche nella zona di Galatina e Noha, multa e sospensione per un bar con due lavoratori in nero

Si era intrufolato furtivamente in un garage nel tentativo di rubare parti di una motoape.
È stato sorpreso con le mani nel sacco da un poliziotto in pensione che ha immediatamente allertato i carabinieri che hanno provveduto ad arrestarlo.
È quanto avvenuto nel pomeriggio di ieri ad Alessano dove, i carabinieri della locale Stazione, coadiuvati da personale del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Tricase, hanno arrestato in (quasi) flagranza di reato, un 40enne di Tricase, Ippazio Viola, ritenuto presunto responsabile di rapina impropria e lesioni personali.
Il provvedimento scaturisce a conclusione di una spedita e tempestiva attività di indagine condotta dai Carabinieri all’acquisizione della notizia di reato.
Secondo quanto ricostruito dai Carabinieri, l’uomo già noto alle cronache, si è introdotto furtivamente all’interno del garage adiacente l’abitazione, di proprietà di una donna che vive in Svizzera, gestita dal fratello, un poliziotto in pensione.
Domenica pomeriggio, il pensionato si era recato presso l’immobile della sorella per il solito controllo.
In tale contesto ha sorpreso l’uomo con le mani nel sacco intento a smontare alcune parti meccaniche dalla motoape, con attrezzi atti allo scasso.
Ne è scaturita una colluttazione nel corso della quale il malvivente è riuscito ad assicurarsi la fuga dopo aver colpito, con pugni alla testa, il pensionato cagionandogli lesioni che lo hanno visto costretto a ricorrere al 118 per le cure mediche.
L’attività info-investigativa condotta dagli uomini dell’Arma ha consentito una prima ricostruzione di quanto avvenuto e l’individuazione del ladro-aggressore.
Nel corso della successiva perquisizione domiciliare sono state rinvenute parti meccaniche quali un contachilometri, un serbatoio olio freni ed un ammortizzatore che i militari hanno accertato appartenere allo stesso veicolo oggetto delle indagini.
Il tutto è stato recuperato e sottoposto a sequestro.
Al termine delle operazioni l’uomo è stato arrestato e, come disposto dal P.M. di turno presso la Procura della Repubblica di Lecce che conduce le indagini, sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari.
CONTROLI A GALATINA E NOHA
Un week-end di intenso lavoro quello appena trascorso caratterizzato anche da un servizio di controllo straordinario del territorio messo in atto dai Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce e finalizzato al contrasto delle violazioni in tema di sicurezza sui luoghi di lavoro e al rispetto delle norme sul codice della strada.
Il servizio ha interessato in particolare i comuni di Galatina e Noha dove, i Carabinieri della Compagnia di Gallipoli, coadiuvati da personale del N.I.L. e del N.A.S. di Lecce, hanno proceduto al controllo di due esercizi commerciali.
L’attività ispettiva ha permesso di segnalare alla competente Autorità Giudiziaria il titolare di un bar presso cui è stata accertata la presenza di due lavoratori in nero, ovvero occupati senza la preventiva comunicazione obbligatoria.
Oltre alla segnalazione, al responsabile del locale, è costata anche la sospensione dell’attività imprenditoriale con sanzioni amministrative per oltre 10mila euro per non aver sottoposto alla prescritta sorveglianza sanitaria i lavoratori dipendenti.
Comminate anche multe per svariate migliaia di euro.
Sotto l’attenzione dei militari anche la sicurezza stradale con l’attuazione di numerosi posti di controllo.
Tale attività ha permesso il controllo di quasi 90 persone e oltre 60 veicoli con conseguente contestazione di circa 10 contravvenzioni.
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