Attualità
Helen Mirren in visita al Centro Ilma-Lilt
Donate per dare più forza alla lotta contro i tumori e garantire Prevenzione e Assistenza per tutti…

In pieno agosto, alla guida della sua piccola auto, il Premio Oscar e icona del cinema internazionale Helen Mirren ha raggiunto le porte di Gallipoli per visitare il Centro ILMA, l’Istituto multidisciplinare per la lotta ai tumori della Lilt di Lecce, portando il suo sostegno e lanciando un nuovo, importante appello per contribuire alla dotazione tecnologica della struttura.
Accolta dal fondatore e direttore dell’Istituto, l’oncologo Giuseppe Serravezza, insieme al presidente della Lilt di Lecce Simonetta Pepe, il vice presidente Alfredo Tamborrini e i tecnici della Direzione Lavori, l’attrice ha visitato i vari Dipartimenti del Centro che, una volta completato, offrirà servizi gratuiti e accessibili a tutti per la Prevenzione e Diagnosi precoce, Riabilitazione fisica e psicologica, Assistenza socio-sanitaria, Divulgazione scientifica e Formazione, contrastando così la povertà sanitaria e le disparità nell’accesso ai servizi per la Salute.
Fondamentale è poi la Ricerca applicata sulle cause di malattia che il Centro ILMA intende sviluppare al fine di abbattere l’incidenza, cioè il numero di nuovi malati oggi in preoccupante aumento.
“Qui ho visto passione, competenza e speranza. Ma anche una sfida che tutti noi possiamo contribuire a vincere”, ha detto con fermezza l’attrice britannica, da tempo testimonial dell’Istituto, insieme al marito Taylor Hackford, con la campagna “We are ready. Are you?”.
Quindi ha lanciato un appello diretto: “Il Centro ILMA ora ha bisogno di un supporto concreto per potenziare la propria dotazione tecnologica. Donare significa dare più forza alla lotta contro i tumori e garantire servizi di Prevenzione e Assistenza accessibili a tutti, a beneficio dell’intera comunità”.
Durante la visita, durata poco più di due ore, Helen Mirren ha ascoltato anche le voci dei progettisti, l’architetto Corrado Cazzato e gli ingegneri Flaviano Giannone e Angelo Blasi, nonché dell’attuale supervisore dei lavori, il geometra Vito Rizzo.
Così ha potuto approfondire anche la storia, unica nel suo genere, di questo progetto unico nel suo genere, nato dal basso e divenuto realtà solo grazie alle donazioni di tanti cittadini del territorio, e comprendere gli sforzi e l’impegno dei tanti professionisti volontari che nel corso degli anni hanno lavorato per realizzare questa grande opera al servizio della comunità.
Incantata dalle cave di carparo e dalla vasta area naturalistica, di ben sette ettari, su cui sorge il Centro Ilma, l’attrice ha visitato dapprima il piano terra dell’Istituto con gli Ambulatori per la diagnosi precoce, la biblioteca, le aule didattiche e il grande Auditorium per la convegnistica.
Poi l’area dedicata alla Riabilitazione, con la piscina e i servizi, prima di scendere al piano inferiore dove sono previsti i laboratori di ricerca. Qui ha incontrato un gruppo di operai al lavoro insieme aiquali ha voluto scattare una foto-ricordo: “Grazie di cuore per quello che state facendo”, ha detto stringendo la mano di ognuno di loro.
Ogni suo gesto ed espressione ha rivelato un’attenzione autentica: l’interesse per questo grande progetto di iniziativa popolare, l’ammirazione per la dedizione di chi combatte ogni giorno, dentro e fuori gli ospedali, la battaglia contro il cancro, e per l’opera di quotidiana solidarietà portata avanti da centinaia di Volontari della LILT di Lecce.
Al termine della visita, Helen Mirren ha voluto registrare un nuovo video-messaggio (che sarà presto diffuso sui canali Lilt Lecce) a sostegno del Centro ILMA, proprio davanti alle porte dell’Istituto:
“Sono di fronte al Centro Ilma-Lilt di Lecce. Una struttura davvero straordinaria dedicata alla prevenzione del cancro, una delle poche al mondo. Un edificio incredibile, realizzato semplicemente grazie alle donazioni di persone comuni. Il prossimo passo è riempire l’edificio di macchinari costosissimi per diagnosticare e indagare l’origine di questo terribile cancro. Speriamo quindi di raccogliere fondi per dotare l’edificio delle attrezzature necessarie e proiettarlo verso il futuro. Questo è un traguardo straordinario per il Salento. Sono cittadina onoraria del Salento e sono orgogliosa di far parte di ciò che è stato realizzato proprio qui, appena fuori Gallipoli.”
Il direttore del Centro ILMA Giuseppe Serravezza e il presidente Lilt Lecce Simonetta Pepehanno rivolto un sentito ringraziamento all’attrice e all’amica Gabriella, volontaria Lilt che si è spesa per organizzare al meglio questa importante visita:
“È stato un incontro dal profondo valore umano. Desideriamo ringraziare di cuore Helen Mirren per aver voluto dedicare il suo tempo e la sua energia per sostenere la nostra causa. La sua presenza al Centro Ilma è un segno di vicinanza importante e un potente messaggio di speranza, per chi ogni giorno affronta la malattia e per un futuro libero dai tumori. Il suo appello alle donazioni in favore del nostro Istituto, che è di proprietà di tutti coloro che lo hanno voluto e sostenuto, è un gesto che può cambiare il destino di molte persone. Noi continueremo ad impegnarci, così come facciamo da oltre 30 anni, per rendere davvero la Salute un diritto universale, non un privilegio. Alle Istituzioni, alle imprese e ai cittadini, chiediamo di essere concretamente al nostro fianco in questa importante sfida. Andiamo avanti!”.
Attualità
“Passi senza confini”: da Tricase, la danza unisce Italia e Germania

Sono rientrate in questi giorni a Tricase le giovani ballerine della ASD Il Balletto, diretta dalla maestra Elena De Donno, dopo una settimana intensa e indimenticabile trascorsa ad Ansbach, Norimberga. Dal 4 al 10 agosto 2025 si è svolta la seconda edizione di “Passi senza confini”, progetto di scambio culturale e artistico che unisce l’Italia e la Germania attraverso la danza.
Protagoniste, insieme alla scuola salentina, le allieve della Movement Revolution di Ansbach, guidata dalle maestre Tina Rabus e Andrea Greul. Dopo la prima edizione del 2024, ospitata a Tricase, questa volta sono state le danzatrici italiane a volare in Germania per vivere un’esperienza immersiva fatta di lezioni, allenamenti e momenti di condivisione.
L’iniziativa ha visto la partecipazione di docenti di altissimo livello: Andrea Greul per la danza classica, Alexey Dmitrenko per la danza jazz e Dominic Braunersreuther per la danza contemporanea. Tra sbarre, coreografie e nuove tecniche, le ragazze hanno potuto arricchire il proprio bagaglio artistico e umano, scoprendo stili diversi e imparando a dialogare con altre realtà artistiche.
Oltre allo studio, “Passi senza confini” ha regalato momenti di amicizia, scoperta e scambio culturale: una settimana intensa che ha lasciato nel cuore di tutti la voglia di continuare questo cammino.
Il progetto, nato per fondere la tradizione della danza classica con l’energia innovativa della contemporanea, si conferma un ponte tra due paesi, due scuole e due visioni artistiche, destinato a crescere e a coinvolgere sempre più giovani talenti.
Attualità
Il calcio come scuola di vita: Fernando Ricchiuto riceve il premio Specula

Lo scorso 28 agosto si è tenuta la consegna del Premio Specula a Fernando Ricchiuto. Un riconoscimento a cura dell’Associazione Sportiva Culturale “Lucrezia Amendolara”.
Mai nessuno indietro

Classe 1943, sin dalla più tenera età Fernando Ricchiuto nutre una indomabile passione per il calcio, che lo spinge a trascorrere ore e ore a correre dietro un pallone per le strade del paese.
Questa passione cresce con lui e nel 1970, insieme a un gruppo di giovani appassionati di calcio come lui, fonda l’Unione Sportiva Armando Picchi Specchia destinata a scrivere pagine esaltanti della storia sportiva di Specchia, dando così l’impulso alle amministrazioni comunali dell’epoca per la costruzione del campo sportivo comunale.
Passano gli anni e la passione calcistica accompagna Fernando in ogni fase della sua vita, così mentre con sua moglie Maria creanola loro famiglia, consegue il patentino di Allenatore FIGC. Sono gli anni ’80 e per Fernando inizia un’altra esaltante fase della sua storia sportiva: come allenatore viene ingaggiato da diverse Società Calcistiche della Provincia di Lecce e colleziona vittorie e successi nelle diverse categorie, tanto da essere selezionato dal Comitato FIGC della Regione Puglia per un corso premio a Coverciano, prestigiosa sede dei ritiri della Nazionale Italiana di Calcio. Inoltre, in quegli stessi anni, gli viene più volte conferito l’incarico di selezionare e allenare le formazioni della Rappresentativa, una squadra che raccoglie i migliori talenti della categoria di riferimento per partecipare a tornei regionali.
Nella sua lunga esperienza da allenatore Fernando intuisce ben presto le potenzialità educative dello sport e del calcio, così, quando all’inizio degli anni ’90 la FIGC concretizza l’istituzione dei Campionati delle Categorie Giovanili, Fernando si impegna per la creazione della prima Scuola Calcio a Specchia, che permette a bambini e giovani dai 5 ai 17 anni di frequentare lezioni di calcio e disputare le partite dei campionati di categoria. È proprio negli anni ’90 che per ben due anni consecutivi i “ragazzini terribili” della Scuola Calcio di Specchia, così vengono ribattezzati dalla stampa locale, trionfano nel Campionato della categoria Allievi, senza subire neanche un goal.
Dagli anni ’90 ad oggi generazioni e generazioni di giovani specchiesi hanno frequentato la Scuola Calcio della A. Picchi, trovando sul campo di gioco non solo un luogo in cui divertirsi e mettersi alla prova nello sport, ma soprattutto un ambiente sano, in cui imparare il gioco di squadra, sul campo e nella vita, l’etica dello sport, costruita sui valori di solidarietà, condivisione,inclusione e uguaglianza, rispetto dei compagni e degli avversari, fair play e rispetto delle regole.
Questo impegno educativo e il forte radicamento nei valori di solidarietà umana, lo hanno accompagnato attraverso gli anni ad affrontare le responsabilità e l’impegno all’interno della A. Picchi, con un occhio sempre attento ai più fragili, alle situazioni di necessità e bisogno, perseguendo strenuamente l’obiettivo di non lasciare mai nessuno indietro e di fare della A. Picchi una famiglia, un luogo inclusivo e accogliente in cui costruire una società coesa, giusta e solidale.
Fernando Ricchiuto ha dedicato tutta la vita al calcio, contribuendo alla diffusione dei più alti valori dello sport, restando fedele a quei valori in tutto il corso della sua vita e diventando negli anni una figura educativa di riferimento nella comunità di Specchia.
Attualità
Si fermano le attività, il borgo antico si spopola: Ruffano chiude i battenti
Calato il sipario va via anche il pubblico. Diverse attività ristorative si fermano, il paese cambia pelle e si interroga: Ruffano è orfana di Antonio Cavallo o di una visione programmatica?

a cura di Lorenzo Zito
L’estate del 2025 verrà ricordata a Ruffano come quella delle chiusure. Trattoria Il Borgo; Fuori Posto pub; Il Circolo; Alchimia. Sono tutte attività di natura ristorativa del centro storico che, in serie e nell’arco di pochi mesi, hanno gettato la spugna. Chi in via definitiva, chi con promessa (o auspicio) di tornare.
Il borgo antico, che negli ultimi anni era diventato il fiore all’occhiello della città e lo scenario di eventi di grandissimo richiamo e capaci di convogliare migliaia e migliaia di visitatori (Natale, Epifania, San Valentino, Il Borgo di Bacco, per citarne alcuni), all’improvviso si spopola. Calato il sipario, va via anche il pubblico. Noia e silenzio riprendono il sopravvento. La Ruffano “modello”, tanto ammirata ed anche invidiata su scala regionale in questi anni ultimi anni, non c’è più.

La congiuntura astrale è singolare. Il cielo che brillava sulla cittàsi è scurito dallo scorso marzo, quando l’amministrazione guidata da Antonio Cavallo, al deflagrare in paese dell’inchiesta su un presunto sistema di corruzione negli appalti pubblici, ha rassegnato le sue dimissioni. L’estate era iniziata da poco quando le indagini hanno terminato il loro corso (e le decisioni dei giudici sono ancora lunghe da venire).
Mentre le lancette scorrono, però, Ruffano cambia pelle. Per qualcuno vive un ritorno al passato, una ricaduta nell’oblio da cui era riuscita a risollevarsi. Per altri, è la tanto attesa prova del nove. La conferma di quanto paventato dalle poche voci fuori dal coro degli ultimi anni, secondo le quali la bolla di sapone è scoppiata ed ha trasformato il sogno in incubo.
“Chiudiamo perché…”
Tra i titolari delle attività commerciali citate, non tutti hanno voglia di esprimersi sulla questione. “Il Circolo”, che aveva aperto poco meno di due anni fa in piazzetta Ruffo (uno dei più intimi e incantevoli scorci del centro), preferisce non commentare. Mentre per “Alchimia”, ubicato pochi metri più giù, sono giorni particolari: è in corso un passaggio del testimone, con il subentro di una nuova gestione. A luglio era stato questo il congedo: “Chiudiamo in modo temporaneo/definitivo. Dopo una decisione non facile,ma frutto di una riflessione attenta, per una serie di situazioni, tra cui possibili nuove strade e cambiamenti personali e professionali”.

Da una idea di Camilla Santo (all’epoca poco più che ventenne) è nato invece cinque anni fa “Fuori Posto”. Tra le attività che si sono fermate questa era la più longeva. All’interno di alcuni locali restaurati dell’antico Palazzo Pizzolante-Leuzzi, dove i meno giovani ricordano uno storico bar del centro, Camilla ha dato continuità all’arte di famiglia, che da sempre è impegnata nel settore ristorativo, con un’idea innovativa. “Aprimmo in pieno periodo Covid con per proporre qualcosa di nuovo, facendo intrecciare il cibo con la cultura. Lanciammo tanti eventi culturali, musica, libri. Andò subito bene: molte persone iniziarono a venire a trovarci anche da fuori, iniziando a conoscere e vivere il centro storico di Ruffano. A questo si sono uniti poi gli eventi organizzati dal Comune che, mi sento di dire, hanno fatto molto bene e ci hanno offerto anche ulteriore possibilità di lavorare. Al contempo però è come se questiavessero risposto ad un bisogno diverso da quello primario del centro storico. Nel senso che non è nato quel senso di comunità che andasse oltre il singolo momento, oltre quella vetrina. Un po’ come se al di fuori di quel contesto mancasse quella spinta che porta in piazza le persone anche nei momenti di minore appeal, come è da noi l’inverno. Altrove non è così. Penso alla vicina Taurisano, dove la gente tiene molto a vivere il proprio paese. Mentre Ruffano sembra meno aggregativa, sembra esser ancora abituata ad uscire dal proprio paese per cercare stimoli. Noi”, continua Camilla Santo, che nel suo percorso formativo ha studiato Sviluppo Territoriale e Innovazione Sociale, “nel chiudere abbiamo fatto una scelta anche pragmatica ed aziendalista: per fortuna lavoriamo molto nel settore anche su altri fronti (abbiamo delle collaborazioni con Parco Gondar, con La Notte della Taranta e non solo), motivo per cui abbiamo a malincuore deciso di fermarci laddove lo sforzo non trovava il giusto riscontro. Le cause del trend che vive il borgo antico però penso siano molteplici. Tra queste vedo, oltre alla questione culturale già illustrata, una programmazione incapace di creare quel giusto mix tra flusso e sentimento popolare, ed anche un dialogo coi commercianti (che pure non è mancato) migliorabile. Ad ogni modo Fuori Posto non cessa di esistere: l’obiettivo è quello di tornare un giorno per riproporci, ancora una volta, con un’idea nuova”.

Pamela Giordano è invece la titolare del bar trattoria “Il Borgo”, che ha accolto sino a poco fa la sua clientela in piazza Nazario Sauro. Il locale era collocato all’interno di un altro bijoux del borgo antico, sotto a quella che fu la dimora dell’illustre scultore ruffanese Antonio Bortone (oggi denominata “Casa Bortone” ed inserita tra i luoghi del cuore FAI).
“Quello di Ruffano era un bel centro storico”, ci racconta Pamela Giordano parlando al passato, “ma dopo Cavallo è praticamente morto”. Sono diversi gli ostacoli con cui la trattoria ha recentemente dovuto fare i conti: “Da oltre un anno quest’area è interessata da lavori di riqualificazione che, con la chiusura della piazza prima e della strada poi, ci hanno isolati. A ciò si aggiunga che nell’ultimo periodo è diventato un problema poter collocare i tavoli all’aperto. Per dirimere questa questione con il Comune mi sono dovuta rivolgere ad un avvocato, ma senza esito. Alla fine, ho deciso di chiudere”. Il tema dei cosiddetti dehor è stato dibattuto in paese quest’estate, avendo interessato anche altre attività. Per alcune di queste, si sarebbe rivelato ostativo il luogo su cui collocare i tavolini. Non tutte infatti affacciano su piazze o ampi marciapiedi, motivo per cui, essendo i dehor assoggettati al codice della strada, la polizia locale ha potuto concederne l’utilizzo solo in alcuni punti, o in fasce orarie ristrette all’apertura dei locali.
Fattori però, questi, che possono in un certo qual modo dirsi estemporanei. Ragioni secondarie, che come raccontano anche le singole testimonianze, si iscrivono al registro delle concause. Ciò non allevia, tuttavia, il dolore di una chiusura: “Lo facciamo a malincuore e con un gran peso sui conti delle nostre famiglie”, commenta Pamela Giordano, “tutto questo ci ha rovinato: ci abbiamo rimesso tanto economicamente”.
Visioni opposte
Il Comune è commissariato da sei mesi ed alle urne mancano ben tre stagioni. Il lavoro del viceprefetto Claudio Sergi in città è ancora lungo ed il momento storico forse non si presta a trarre conclusioni. Ma il paese sta già cogliendo l’occasione per interrogarsi: Ruffano è orfana di Antonio Cavallo o di una visione programmatica?

“Abbiamo creduto tanto nella rivitalizzazione del centro storico come potenziale motore per la ripresa di Ruffano. Non a caso, sono diversi gli incentivi che la nostra amministrazione ha dato sia per l’apertura di nuove attività che per la riqualificazione del borgo, attraverso la ristrutturazione delle facciate o altri interventi. La storia recente racconta che la strada intrapresa era quella giusta. Mentre gli ultimi mesi ci dicono che, probabilmente, questi interventi, seppur validi, non sono stati sufficienti”, spiega Antonio Cavallo, eletto sindaco di Ruffano per due volte consecutive. Nel 2017 e poi, con una sorta di plebiscito (85% di preferenze), nel 2022. Il percorso di risalita che il paese aveva intrapreso porta la sua firma. L’epilogo della sua amministrazione, di contro, ha segnato un vero choc per la comunità locale. “Ora, al di là dello spopolamento con cui Ruffano deve fare i conti (simile nei tratti e nelle concause a quello di tanti altri piccoli Comuni del nostro territorio), ciò che da sempre mi ha preoccupato di più è il rischio che la comunità perda la propria anima”, continua Cavallo. “Il mio desiderio è sempre stato che Ruffano diventasse davvero di tutti. Un paese che si riconosce nella propria storia e che guarda avanti grazie all’energia dei cittadini. Se ognuno di noi riscopre la gioia e la responsabilità di sentirsi parte della comunità, allora il centro storico tornerà a pulsare di vita. Un grande esempio, oggi, ce lo danno i più giovani, che con grande forza di volontà e spirito d’iniziativa continuano a dar vita a momenti di convivialità e confronto, anche intergenerazionale, con eventi come “Una perdita di tempo festival” o le “Ruffaniadi”. Queste sono piccoli grandi esempi da cui ripartire, dimostrazioni del fatto che Ruffano c’è ed è ancora viva, scintille su cui soffiare per far rinascere il fuoco che questa comunità ha dimostrato di avere dentro. Perché il centro storico che si svuota non è solo una questione estetica, ma è il segnale di un legame sociale che si spegne. Senza relazioni, senza luoghi di incontro, il paese diventa fragile, e la sua storia rischia di ridursi a cartolina. È per questo che, nei quasi otto anni di amministrazione, la mia giunta ha sempre lavorato alla partecipazione come strumento per invertire questa rotta. L’ascolto, il confronto e l’umiltà condivisa, il rendere i cittadini non solo destinatari di decisioni, ma co-protagonisti. Dare a tutti voce, spazio e responsabilità è stata la strada che abbiamo intrapreso per inseguire il bene comune”.

Ha un’idea differente Massimo Cantoro, primo nei non eletti tra i candidati sindaco del 2022. La sua prospettiva, da consigliere di minoranza, era emersa già nel corso di questi due anni e mezzo di Cavallo bis. L’attuale contesto offre un’opportunità per soppesarla.
“Non è mai facile commentare una chiusura in serie di attività,come quella di cui stiamo parlando. Dietro ad ognuna di esse ci sono sogni, ambizioni, energie, investimenti che vanno via. Ne va anche di un pezzo della vita di questi ragazzi che avevano deciso di mettersi in gioco”, esordisce Cantoro. “Tuttavia mi duole constatare di aver avuto ragione: l’amministrazione Cavallo ha avuto scarsa lungimiranza. Ciò che sta accadendo è la riprova del fatto che quegli eventi che hanno dato lustro alla città sono stati delle mere operazioni commerciali, i cui effetti si sono dimostrati limitati nel tempo e non hanno creato dei benefici a lungo termine per il paese. Questo vuol dire che le tante risorse che sono state messe in campo per realizzarli non sono state investite in modo adeguato. Da dove ripartire quindi? Pensando al momento che Ruffano oggi vive, mi viene in mente il giudice Gratteri, che ho avuto modo di conoscere personalmente ai tempi del mio servizio in Calabria (NdR, Cantoro è poliziotto di professione) e che ho avuto il piacere di riascoltare in Salento recentemente: la questione morale deve essere al centro del dibattito dei cittadini. Mi auguro che i giovani mettano al centro delle loro vite legalità, giustizia e responsabilità, e le coltivino come valori assoluti perché è solo attraverso questi che un paese ed una comunità possono crescere. Ruffano oggi è scossa dalla vicenda giudiziaria che ha travolto l’amministrazione e, mentre ne attendiamo l’esito, si adopera per superare questo momento di sbandamento anche grazie a chi fa proprio, quotidianamente, esercizio di responsabilità, come gli uffici comunali. A loro (ed al commissario prefettizio) va il mio ringraziamento per la serietà e la professionalità spese per il nostro paese”.

Ha un punto di vista chiaro sul fenomeno anche Maria Rosaria Orlando, già vicesindaca per l’amministrazione guidata da Carlo Russo, l’ultima prima dell’ascesa di Antonio Cavallo, iniziataquando lei, alle urne del 2017, collezionò quasi il 40% dei voti da candidata alla carica di prima cittadina, arrivando seconda. “I borghi del nostro Sud sono legati purtroppo da un destino comune segnato dal fenomeno dello spopolamento, dall’innalzamento dell’età media degli abitanti e dalla condizione di marginalità alla quale sono confinati per via della loro posizione geografica”, esordisce Maria Rosaria Orlando. “Associata a questi elementi di contingenza è l’assenza o l’incompletezza di strumenti veramente accessibili e utili a supporto del tessuto imprenditoriale locale. Provo a spiegare meglio: un artigiano locale ha difficoltà ad accedere o a inanellare una serie di agevolazioni che non sono alla sua portata (NIDI, Resto al Sud, Titolo II etc etc). Per questo motivo occorre definire e realizzare percorsi di supporto ad hoc. L’ Amministrazione Comunale”, spiega, “non può certo sostituirsi ad altri enti o addirittura all’iniziativa imprenditoriale, può invece indirizzare verso strumenti agevolativi: la logica del voucher, però”, spiega riferendosi agli anni targati Cavallo, “ha dimostrato di essere poco efficace o non sufficiente. Molte volte si rivela occasione per ottenere risorse pubbliche senza sentire addosso una responsabilità. Tantomeno un esercizio commerciale può pensare di vivere o sopravvivere di eventi pubblici. Occorre educare meglio all’iniziativa di impresa”.
Così è (se vi pare)
Per una fotografia completa, è doveroso sottolineare che sono diverse le attività che resistono e che donano ancora lustro a Ruffano. Ve ne sono di “quasi” storiche (e nate in tempi non sospetti), come la Farmacia dei Sani, ma anche di più giovani, come l’homerestaurant da Pinella, capace nel suo piccolo di lasciare un gustoso ricordo di Ruffano in visitatori da ogni latitudine. Ve ne sono poi anche altre che hanno aperto e poi chiuso durante l’arco dell’amministrazione Cavallo. È il caso della pizzeria al taglio Cubico, una proposta di qualità nata da spirito d’iniziativa giovanile, che non ha trovato però il riscontro atteso. Esempi non esaustivi, non ce ne vogliano i citati o i non menzionati. Casistiche preziose per ricordarci che l’humus indirizza, ma non determina. Una scelta imprenditoriale, d’altronde, è fatta di tanti fattori. Legarne l’esistenza (e le fortune) alla sola presenza di un sindaco o ad atto amministrativo sarebbe riduttivo, e per certi versi oltraggioso anche dello stesso sforzo compiuto da chi si adopera per avviarla. Di questo, in cuor loro, son consapevoli tutti i protagonisti di questa storia. Il trend però non può essere ignorato e trova certamente una chiave di lettura anche nel lavoro che le ultime amministrazioni hanno compiuto.
Chi scrive si trasferiva a vivere a Ruffano otto anni fa. L’accoglienza, all’epoca, per chi vi giungeva da Tricase come fece il sottoscritto, era condita da massimo stupore. L’identità popolare era sotto i tacchi, ben lontana dai picchi registrati nei recenti “anni d’oro”. La forza centrifuga, dite, è rimasta? Probabilmente sì. E le verità che emergono se si cercan spiegazioni, lo abbiamo visto, son molteplici.
Le versioni, diverse o contrastanti. Accadde anche cent’anni fa, tra le pagine di una delle più grandi commedie del maestro Luigi Pirandello. In quel caso, la “verità oggettiva” che la piccola comunità inseguiva riguardava una famiglia venuta da fuori. Stavolta, Ruffano dovrà indagare se stessa. Qui, non saranno i giudici a determinare l’esito di quanto dibattuto. Sarà la comunità a dover fare i conti col suo futuro, ed una disamina bilanciata potrà aiutarla a scongiurare quel ritorno nel cono d’ombra che tanto teme. Molto della prossima campagna elettorale (tutt’altro che vicina) partirà senz’altro da qui. Così è (se vi pare).
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