Attualità
“Spremuti”: la crisi ingessa l’economia salentina
Come uscirne? Gli interventi di Loredana Capone (vice presidente della Regione Puglia), Salvatore Arnesano (Cgil), Piero Stefanizzi (Cisl), Antonio Tarantino (Uil Fpl).
Come uscirne? Gli interventi di Loredana Capone (vice presidente della Regione Puglia), Salvatore Arnesano (Cgil), Piero Stefanizzi (Cisl), Antonio Tarantino (Uil Fpl). E poi la “sofferenza” dei nostri imprenditori ed il caso in controtendenza della “Scarlino”.
Loredana Capone: “Si investa su ricerca e innovazione”
Siamo davvero sulla soglia dell’allarme sociale? Quel che è certo, e ne conviene anche la vice presidente della Regione, Loredana Capone, “è che stiamo vivendo un momento di forte crisi economica. Ci sono però anche imprese dinamiche e volenterose di investire. Ed è a loro che bisogna dare un’opportunità. Del resto, la storia insegna che in ogni momento di crisi economica non c’è mai stato uno stallo assoluto ma una possibilità di riconversione. Nell’immediato dopoguerra, lo Stato puntò sulla scuola pubblica dando a molti una vera possibilità di crescita. Poi c’è stata la crisi, durissima, degli anni ’70: anche in quel momento, tuttavia, si puntò sulla crescita alzando il debito pubblico e consentendo comunque all’Italia di crescere”. E la nostra crisi? “Il vero problema è come la sta affrontando il Governo, che al contrario degli illustri predecessori non dà opportunità di crescita. Vincoli come quello del Patto di stabilità, con la sua rigidità, impediscono la spesa. Va bene ridurre la spesa, ma la situazione odierna, con gli Enti che hanno i soldi ma non possono spenderli, è come minimo paradossale. È un laccio che procura danni inestimabili impedendo di intervenire sulla crescita in un momento di crisi”. Vale anche per la Regione Puglia? “Certo, la liquidità l’abbiamo ma non riusciamo a spenderla a favore delle imprese. Sul Patto di stabilità bisognerebbe intervenire e siamo ormai stufi di ripeterlo”. Poi la Capone si lancia in una nuova invettiva, obiettivo sempre il Governo targato PdL: “Stanno dimostrando di non puntare affatto sulla crescita perché non spendono le risorse pubbliche a disposizione. Al contrario di come fa la Germania, di quanto stanno facendo gli USA. Lo Stato italiano oggi punta solo a ridurre i debiti e, così come ha detto Mario Draghi della Banca d’Italia, non attua una lotta concreta all’evasione fiscale, che consentirebbe di ridurre le tasse a chi le paga. Dall’altra parte, alla faccia dell’investimento sulla crescita, conservano nel cassetto i miliardi di euro dei Fondi FAS (Aree Sottoutilizzate) e quelli del PON per Ricerca e Competitività. Se non si cambia tendenza, allora sì che vivremo un vero allarme sociale!”. Come si sta muovendo la Regione? “Stiamo investendo tutto ciò che è possibile sugli incentivi alle spese. Con i bandi per i PIP abbiamo investito sulle aree industriali: 70 milioni di Euro quest’anno e altri 70 nel 2011. Allo stesso modo abbiamo investito sulla semplificazione in materia energetica. E, almeno lì, abbiamo creato un’opportunità con molte aziende che, per esempio, destinavano la loro attività all’automotive, settore in crisi, ed ora si sono riconvertite verso l’energia. Ancora: abbiamo investito nella ricerca un miliardo e 758mila euro in cinque anni ed oggi abbiamo offerto l’occasione a molte imprese, anche piccole, di essere più competitive sulla ricerca. Tutti i Dia (Denuncia Inizio Attività) che sto portando in Giunta in questi giorni sono di imprese che ci chiedono soldi non per capannoni industriali, ma per impianti nuovi, quindi per innovazione e ricerca. Questa è la strada da seguire”. Poi la vice Presidente regionale si lancia in un “tracciato cardiologico della situazione europea: ci sono i Balcani che hanno Paesi appena entrati o che stanno per entrare nell’UE. Bulgaria, Ungheria, Romania, Polonia, ecc, hanno a disposizione fondi a iosa e ce li avranno per i prossimi anni, partono da una condizione di povertà notevole, hanno un tasso di fiscalizzazione del 10% e addirittura stanno delineando zone franche! In questo modo hanno un costo del lavoro bassissimo: come faremo ad essere competitivi con loro? Si può solo agire sul sistema fiscale e investire su ricerca e innovazione”. Quando le diciamo che il consigliere regionale del PdL, Mario Vadrucci, nonché segretario provinciale della Confartigianato, ha lamentato un ritardo quasi biennale dell’erogazione dei finanziamenti europei da parte della Regione ai nostri artigiani, la Capone replica: “In realtà c’è un esame delle pratiche che deriva sempre da integrazioni documentali che non sono complete all’inizio, tanto che penso sia indispensabile un incontro con i consulenti oltreché con le associazioni di categoria per migliorare complessivamente sia la presentazione delle pratiche sia, se necessario, la procedura. Per altro verso, credo che Confartigianato abbia di che essere soddisfatta del fatto che la Regione abbia agevolato notevolmente i confidi per dare garanzie finanziarie agli imprenditori in questo momento in difficoltà di liquidità”.
Giuseppe Cerfeda
Stefanizzi (Cisl): “Con l’ombrello aperto in attesa di un uragano”
Non usa mezze parole Piero Stefanizzi, segretario generale della Cisl Lecce: “E’ fuori discussione che attualmente esista un allarme di tenuta sociale!”. Conferma così l’aumento della crisi: “E’ vero, e pure in forma esponenziale. Per quanto di nostra conoscenza, la situazione diventerà catastrofica molto presto: per ricorrere ad una metafora, direi che stiamo con l’ombrello aperto in attesa di affrontare l’uragano in arrivo!”. Quali i settori più colpiti? “Partiamo da un classico, ossia il calzaturiero, in cui ci sono storie vecchie, rimaste in sospeso perché una soluzione seria non è mai arrivata, a cominciare dall’Accordo di Programma. E poi il meccanico, l’agroalimentare (“adesso c’è il caso della Manifattura Tabacchi”), ecc. è il quadro generale a destare grandissima preoccupazione”.
Federico Scarascia
Arnesano (Cigl): “Sulla soglia dell’allarme sociale”
Salvatore Arnesano, segretario provinciale della Cigl, conferma l’aumento esponenziale dei cassintegrati nel Salento: “Nel solo mese di settembre abbiamo avuto 906.161 ore di cassintegrazione utilizzate con un incremento notevole sia di quella straordinaria che, soprattutto, di quella in deroga. Questi dati confermano la crisi profonda che attraversa il nostro territorio”. Quali i settori più in difficoltà? “Il calzaturiero resta il comparto in maggiore sofferenza ma anche il metalmeccanico e il suo indotto sono in una situazione delicata visto anche che la Fiat non ha ripreso a pieno regime la produzione. Ma neanche l’edilizia sta vivendo un momento d’oro. Tutta quella cassintegrazione in deroga che va a toccare quelle aziende con pochissimi dipendenti che operano nel settore dei servizi, del commercio, dell’editoria, ecc., incidono in maniera forte perché comunque sono soldi in meno che circolano. E l’aumento notevole degli impiegati che utilizzano gli ammortizzatori sociali testimonia come tutti i settori siano attraversati dalla crisi”. In che misura c’è davvero la necessità di ricorrere agli ammortizzatori sociali e non è solo l’escamotage dei datori di lavoro di “sfruttare” un’opportunità? “Nella maggior parte dei casi è crisi profonda, ci sarà anche qualcuno che se ne approfitta ma, se il fenomeno esiste, è davvero residuale”. Siamo sulla soglia dell’allarme sociale? “Si, perché se facciamo un’analisi della situazione sul nostro territorio tutti i settori sono in sofferenza. Per questo noi della Cisl stiamo promuovendo una mobilitazione generale, una manifestazione per far emergere le nostre difficoltà e sensibilizzare le Istituzioni a tenere conto delle nostre esigenze. Ci vuole un lavoro di raccordo che parta dal Governo centrale e a pioggia riguardi tutti. Altrimenti non se ne esce fuori”. Nessun barlume di luce? “Ci sono alcuni settori che danno piccoli segnali di ripresa come quelle aziende tessili della zona industriale di Nardò che stanno lavorando ed hanno anche riassorbito quegli operai che erano in cassintegrazione. Anche se sono casi isolati, dovuti alla capacità degli imprenditori di essere competitivi, restano comunque uno spiraglio di luce”.
Gi. Cerf.
Sanità & dintorni: “Aziende affondate”
Antonio Tarantino, segretario provinciale della Uil Fpl, si occupa di pubblico impiego e per la prima volta si è trovato a dover affrontare “la cassintegrazione in deroga per alcune realtà sanitarie che vivono momenti di sofferenza dettate da ragioni che vanno molto in là nel tempo”. Vale a dire? “Manca l’adeguamento delle tariffe. Nel momento in cui si stipulano gli accordi di accreditamento con le aziende sanitarie si stabilisce il costo dell’erogazione della prestazione. Ma se quelle tariffe non vengono adeguate ai rinnovi contrattuali susseguiti nel tempo è naturale che le aziende non riescano più a sostenere i costi per applicare alla regola i contratti collettivi del lavoro, adeguare le dotazioni organiche, ecc. Si aggiungano anche i ritardi dei pagamenti delle spettanze che queste aziende avanzano e si capisce come la situazione sia ormai incancrenita per cui alcune realtà sono andate in sofferenza come la Clinica Petrucciani, la Clinica Città di Lecce. Così come stanno patendo la situazione alcuni laboratori importanti affondati dalla Finanziaria di luglio che ripartisce il budget su tutte le strutture private. E se chi come Calabrese, l’unica in provincia di Lecce, Brindisi e Taranto, ha investito 2 milioni di Euro per acquistare la PET (uno degli strumenti diagnostici più innovativi per lo studio dei processi neoplastici, e poi si ritrova a poter usufruire di un indotto assai minore… Si è creata una situazione che vede una serie di responsabilità di chi ha gestito il tutto in maniera non oculata o comunque non di grande respiro, incapace cioè a provvedere alla necessità di ripianare il deficit sanitario regionale”. Ma lo standby non si limita alle aziende convenzionate. “C’è anche tutto in indotto. Se andiamo a vedere, anche le Rssa (Residenze socio sanitarie assistite) patiscono il mancato adeguamento delle tariffe e tutto l’indotto (fornitori di pannoloni, dei letti specifici per le piaghe da decubito, ecc.) va in crisi”. C’è una via di uscita? “Rideterminare le tariffe, rifare un piano sanitario con una migliore utilizzazione delle risorse e il miglioramento delle realtà già esistenti come Petrucciani, Quarta Colosso, ecc. E comunque la si smetta di sostenere che il privato cozza col pubblico: una politica che preveda una buona integrazione tra pubblico e privato sicuramente darà risposte di qualità a tutto il territorio. Come ha detto il Ministro Fazio non si possono chiudere ospedali se il territorio non è pronto a recepire la domanda di sanità ed assistenza esistente. Se si chiude Poggiardo dove mandiamo tutti quelli che facevano le radiografie a Poggiardo? Si ripensi tutta la strategia del budget da affidare alle strutture private. E non dal punto di vista strettamente giuridico già governato dalle leggi nazionali. Fuori da tutti i lacci e laccioli burocratici, si dia vita a quei controlli che la Regione non ha mai fatto, e si proceda all’adeguamento delle tariffe che resta un punto fondamentale”.
Gi. Cerf.
Lo specchio della crisi: parola agli imprenditori
Si parla tanto di crisi, di difficoltà economiche dei diversi strati che compongono l’economia. Ma cosa vuol dire crisi nel Salento? Lo abbiamo chiesto ad alcuni dei nostri imprenditori invitandoli a raccontarci la loro esperienza.
Antonio Belfiore del Colorificio Belfiore di Salve ritiene che la crisi ci sia anche “per colpa dei vagabondi che ora hanno un alibi per non lavorare. E poi, sempre parlando del nostro territorio, a noi imprenditori salentini sta bene il detto “nemo propheta in patria” perché noi, siccome siamo del posto, non valiamo nulla e se qualcuno viene da fuori è la panacea di tutti i mali”. Per la sua azienda cosa ha voluto dire la crisi? Ha dipendenti in cassintegrazione? “No, nessuno. Stiamo cercando di tirare avanti, stringendo la cinghia, senza dover ricorrere agli ammortizzatori sociali. Il lavoro ce lo inventiamo e lo troviamo ci diamo da fare in tutti i modi ma siamo abbandonati a noi stessi, le Istituzioni non ci sono vicine”.
Rocco Rodigliano, di Sud Frigo System di Ugento, prima si sfoga: “C’è troppa gente che mangia senza lavorare, a partire dai frequentatori della politica”. E poi lamenta: “I costi di gestione, iniziando da quelli del personale, sono altissimi. Basti pensare che prima dell’avvento dell’Euro pagavamo 100 mila lire di partita IVA, oggi sono 120 €; i contributi per dipendente ci costavano circa 700 mila lire, oggi quasi 800 euro; per i nostri contributi di categoria pagavamo 900 mila lire ogni trimestre e oggi 900 €… Abbiamo la corda ben stretta intorno al collo. Lavoriamo come prima e quello che prendevo in lire oggi prendo in euro, mentre le spese sono più che raddoppiate”.
Torquato Parisi, di F.lli Parisi Luminarie Taurisano, concretamente ci fotografa la crisi dal suo punto di vista: “Prima le feste patronali erano preparate in grande stile, oggi si cerca di contenere i costi. Quando il comitato va a chiedere la sottoscrizione ai compaesani, non trova più la stessa disponibilità di qualche anno fa. E in più i costi sono aumentati”. Come state affrontando questo periodaccio? Siete ricorsi agli ammortizzatori sociali? “No, abbiamo cercato di organizzare al meglio il lavoro proprio per non mandare nessuno a casa. Stiamo provando in tutti i modi a resistere grazie anche alla stima e alla fiducia che la clientela continua ad avere nei nostri confronti. Stiamo cercando di offrire la stessa qualità di sempre contenendo i costi e impiegando il minor tempo possibile riducendo gli sprechi”.
Lucia Licci, di Finanza ed Assicurazioni Licci ad personam, parla chiaramente di “mancanza di liquidità per le aziende e le singole persone. Quindi i pagamenti vanno alle lunghe e tutto il sistema economico si collassa”. Per quanto riguarda il suo settore, quello dei finanziamenti “stiamo riscontrando molti casi in cui persone hanno contratto più prestiti e sono esposte in misura superiore rispetto al loro guadagno. Bisognerebbe cominciare a capire che le rate agevolano gli acquisti ma poi bisogna comunque pagarle. Ora il fenomeno è stato un po’ limitato dalle banche dati che informano sulla situazione finanziaria di ognuno. Ma c’è anche chi riesce a bypassare il sistema e poi puntualmente arriva al punto di non ritorno con rate insolute che non ti consentono più di accedere al credito”. Voi lavorate con le banche: è vero che hanno stretto i cordoni? “Si. Se sulla loro banca dati compare anche un piccolo ritardato pagamento, magari dovuto ad una semplice dimenticanza, loro non erogano più”. Sono aumentate le aziende in sofferenza? “Tantissimo. Perché chi ha problemi di liquidità non spende più e soldi in circolo non ce ne sono mettendo in ginocchio tutta la filiera”. C’è una via d’uscita? “Ci vorrebbe un po’ più di elasticità e professionalità da chi eroga i finanziamenti. Si dovrebbe dare ai dipendenti la reale possibilità di rinegoziare i prestiti in corso. Cosa che tutti pubblicizzano ma quasi nessuno mette in atto per il semplice fatto che le banche difficilmente approvano. Stesso discorso si potrebbe fare per le aziende dandogli un po’ di respiro”.
Antonio Rizzelli della TR Inox ammette che “con l’aggravarsi della crisi abbiamo patito un calo degli ordini e la difficoltà sempre crescente di recuperare i crediti. In particolare il settore nautico ha subito un crollo progressivo a partire dal settembre 2008. Ora la situazione sembra essersi stabilizzata ma continuiamo ad accusare almeno un 30% in meno di lavoro”. La Tr Inox non è ricorsa ad ammortizzatori sociali per i dipendenti anche se Rizzelli ammette di aver dovuto, “nel periodo di maggiore crisi, licenziare alcuni di loro che hanno potuto tirare per un po’ tra trattamento di fine rapporto e “disoccupazione”. Non appena ne ho avuto l’opportunità, però, li ho riassunti”. E guardando al futuro? “Il Salone di Genova, al quale abbiamo partecipato, ci ha restituito un po’ di entusiasmo, speriamo ci sia un’inversione di tendenza anche perché seppure il volume complessivo del lavoro sia diminuito, nel frattempo le aziende meno solide hanno segnato il passo diminuendo la concorrenza. Una sorta di selezione naturale”.
Antonio Catamo (Dolci Fantasie a San Cassiano e Tricase e Caffè Alvino a Lecce) premettendo che questo per la tipologia della sua attività è “un periodo che porta un calo fisiologico”, ammette che “la crisi si nota subito dalla netta diminuzione del “movimento” dei clienti. E poi chi si rivolge a noi per il catering ci chiede come prima cosa di spendere poco… L’economia è bloccata e la gente vuole spendere sempre di meno perché ha paura”. Vista la situazione Catamo è dovuto “ricorrere agli ammortizzatori sociali per alcuni dei dipendenti di San Cassiano. In qualche modo dovevamo arginare l’emorragia per sopravvivere”. Catamo però non dispera che “superati questi 3-4 mesi, complice anche il ritorno della bella stagione e la ripresa del settore catering, si possa recuperare e rimettersi in carreggiata”.
In netta controtendenza con il panorama piuttosto desolante dell’attuale economia imprenditoriale il Salumificio Scarlino di Taurisano. Antonio Scarlino ci dà subito il dato più significativo: “Chiudiamo l’anno con un +15%. Paradossalmente la crisi ha dato maggiore prosperità ai nostri prodotti, valida alternativa nutrizionale a prodotti ben più cari”. Ma non è solo questo motivo ad aver reso il salumificio Scarlino un’isola felice: “È in atto un progetto di internazionalizzazione molto forte che grazie all’export ci fa prevedere per il 2011 un incremento del 40% grazie soprattutto al mercato spagnolo. Abbiamo dato vita negli ultimi due anni ad un’attenta politica di investimento che mira a far diventare la Scarlino il cost leadership italiano: il luogo in cui industrialmente il prodotto costa meno, per affrontare con maggiore competitività il mercato mondiale”. In pratica la Scarlino è scampata alla crisi grazie ad un attento studio dell’evoluzione del mercato: “Da 3 anni avevamo intuito che sui consumi e sulle famiglie c’era in atto una modifica sostanziale del paniere della spesa. Questo ci ha portato ad importanti investimenti tecnologici che ci hanno consentito di essere altamente competitivi. Diventare il partner, e non il fasonista, della grande distribuzione (“facciamo wurstel per Auchan, Carrefour, Coop, Despar”) per la controlavorazione e una razionalizzazione della marca Scarlino sullo scaffale, per incrementare ulteriormente il rapporto qualità-prezzo, dovrebbero consentirci di consolidare ancora la nostra crescita, che ci porti nel breve anche all’attuazione di un secondo turno di lavorazione”. Quindi si parla addirittura di nuove assunzioni? “L’obiettivo è quello di aumentare ulteriormente la forza lavoro dopo l’incremento dell’ordine del 30% registrato in questi ultimi anni”. Riguardo alla crisi che attanaglia tutta la nostra economia, Scarlino dice che “se le aziende avessero inteso in tempo che la sfida alla Cina era persa in partenza e si fossero riorganizzate, restando sul territorio, puntando sul mercato mondiale, che vale circa 600-700 milioni di potenziali clienti, e non sulla corsa al ribasso dei prezzi, forse oggi vivremmo una situazione diversa”.
Giuseppe Cerfeda
Attualità
Ospedale di Scorrano: Il Tuo Sorriso, il Nostro Ricordo
Al Reparto di Psichiatria del “Veris Delli Ponti” la cerimonia di donazione nove televisori, un amplificatore stereo e un biliardino da parte dell’Associazione di Martano
Si è svolta questa mattina, presso il Reparto di Psichiatria (SPDC) dell’Ospedale “Veris Delli Ponti” di Scorrano, la cerimonia ufficiale di donazione promossa dall’Associazione di Volontariato Il Tuo Sorriso, il Nostro Ricordo di Martano.
L’associazione ha consegnato al reparto nove televisori, un amplificatore stereo e un biliardino, strumenti pensati per migliorare il benessere psico-fisico delle persone ricoverate per favorire momenti di svago, socializzazione e quotidianità all’interno del percorso terapeutico.
Il valore complessivo dei materiali donati è pari a tremila euro, raccolti durante gli eventi estivi conclusi con il Memorial dello scorso 21 agosto.
Questa iniziativa rientra nella missione dell’associazione, nata per preservare il ricordo di Simone e Francesca e trasformarlo in azioni concrete a favore del territorio e delle realtà sociosanitarie locali.
Alla cerimonia erano presenti i direttori sanitari, i dirigenti medici e i rappresentanti istituzionali, tra cui il sindaco di Martano e presidente della Provincia di Lecce Fabio Tarantino, e il sindaco di Scorrano Mario Pendinelli, che hanno espresso profonda gratitudine verso l’associazione e verso i giovani che ne fanno parte.
Un ringraziamento particolare è stato rivolto dalla caposala Adriana Cocciolo, prezioso “anello di congiunzione” tra il reparto e i ragazzi dell’associazione.
Tra le autorità presenti, il Direttore Sanitario Aziendale ASL Lecce Dott.ssa Maria Nacci, il Direttore del Dipartimento Salute Mentale ASL Lecce Dott. Serafino De Giorgi, il Direttore del Dipartimento Reti Ospedaliere dell’ASL Lecce, Dott. Osvaldo Maiorano, il Direttore del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura del Presidio Ospedaliero di Scorrano Dott. Francesco Macri.
A più voci è stato sottolineato come la scelta di destinare la donazione proprio al reparto di Psichiatria rappresenti un gesto di grande sensibilità e attenzione: «Prendersi cura del benessere psico-fisico di chi vive momenti di fragilità è fondamentale. Che questa attenzione provenga da giovani del territorio rende il gesto ancora più ammirevole e significativo.”
L’associazione ha ricevuto una targa ricordo, donata dal reparto come segno di riconoscenza per l’impegno profuso nel sostenere la salute mentale e i bisogni della comunità.
La cerimonia è stata arricchita da un vivace momento musicale curato dai Vasapiedi con Damiano Mulino, che ha contribuito a creare un clima di partecipazione e vicinanza emotiva.
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Attualità
I Riti della Terra e del Cibo a Uggiano La Chiesa
Rassegna di antropologia visuale “Luoghi e Visioni”. Domani, in occasione della Festa di Santa Lucia, dalle 17 la rassegna di cinema antropologico promossa da Salento Km0 dedicata al valore simbolico e sociale del cibo
In occasione della Festa di Santa Lucia, ricorrenza che da sempre intreccia devozione e pratiche alimentari, Salento Km0 propone una nuova edizione della rassegna di cinema antropologico dedicata all’esplorazione del cibo come espressione culturale, simbolica e comunitaria.
Domani, presso la Sala Consiliare “Sandro Pertini” in via Garibaldi a Uggiano, un articolato programma di attività, incontri e proiezioni.
Si inizierà alle 17 con “Vita e morte in un chicco di grano”, laboratorio partecipativo condotto da Francesca Casaluci, dedicato al grano cotto (o Cuccìa di Santa Lucia, vedi foto in alto in evidenza), piatto rituale diffuso in diverse aree del Mediterraneo e tradizionalmente preparato in onore della santa siracusana. L’esperienza collettiva offrirà l’occasione per riflettere sul cibo come gesto simbolico e pratica comunitaria, capace di andare oltre la sua dimensione materiale.
La partecipazione al laboratorio è gratuita (su prenotazione al 3286594611).
A seguire, “Il giorno più corto che ci sia”: dialogo con Rosa Parisi, docente di Antropologia presso l’Università del Salento, accompagnato dalla proiezione di due documenti audiovisivi di rilevante valore storico e etnologico: La cena di San Giuseppe di Giuseppe Ferrara (1963), testimonianza della tradizione siciliana di offrire un pranzo a poveri e orfani in onore di San Giuseppe, con pani votivi e pietanze rituali; uno spezzone di La Festa, la Farina, la Forca (1979) di Sergio Spina per la Rai, realizzato con la partecipazione di Rina Durante e del Canzoniere Grecanico Salentino.
La serata continuerà per le strade del paese dove, al termine della processione dedicata a Santa Lucia, sarà acceso il tradizionale falò simbolo di purificazione, accompagnato da spettacoli circensi e dal profumo degli stand gastronomici.
La rassegna si inserisce nel progetto Casamassella – Borgo delle Tessitrici, finanziato dal Ministero della Cultura nell’ambito del Bando PNRR Borghi 2023–2026, e realizzata in collaborazione con il laboratorio di antropologia visuale “Luoghi e Visioni” di Meditfilm.
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- La locandina dell’evento
- La Cena di San Giuseppe
- Il falò di Santa Lucia
- Francesco del Cossa, Santa Lucia, particolare
Attualità
La Dolcezza del Natale
Che dolce mangiamo? Il panettone resta il re delle feste di fine anno senza trascurare la tradizione: Purceddrhuzzi, Cartellate, Mustazzoli, Pasta di mandorla, Cupeta e Pitteddhe. Chiediamolo ai nostri passticceri loro: Quali sono i dolci natalizi più richiesti dai clienti? Come mantenete viva la tradizione salentina? Come scegliere un buon panettone? Quali le novità del Natale 2025?
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I dolci tipici natalizi della provincia di Lecce sono i Purceddrhuzzi (palline fritte e ricoperte di miele) e le Cartellate (intrecci di pasta fritta a forma di rosa, spesso con vincotto), accompagnati da Mustazzoli (biscotti speziati alle mandorle, foto a destra), Pasta di mandorla, Cupeta (croccante di mandorle) e Pitteddhe (crostatine alla marmellata), che riflettono una tradizione popolare con ingredienti semplici come miele e mandorle, influenzati dalla storia bizantina.
I GRANDI CLASSICI DEL NATALE SALENTINO
I Purceddrhuzzi: sono piccoli gnocchetti di pasta fritta, profumati all’anice, ricoperti di miele caldo, decorati con codette colorate, cannella, mandorle o pinoli.
Le Cartellate o Carteddhrate sono strisce di pasta frolla intrecciate a formare una rosa (o simbolo religioso), fritte e immerse nel miele o nel vincotto, secondo la tradizione.
I Mustazzoli: biscotti speziati (cannella, chiodi di garofano, cacao) e aromatici, a base di farina, mandorle, zucchero e vino bianco, spesso a forma di parallelepipedo o a «S».
Pasta di Mandorla: Biscotti morbidi a base di mandorle, zucchero e albumi, che assumono varie forme.
La Cupeta: è un croccante simile al torrone, fatto con mandorle, zucchero caramellato, vaniglia e scorza di limone, tipico anche delle feste patronali.
Le Pitteddhe: crostatine di pasta frolla ripiena di marmellata (uva o fichi), arricchite con mandorle tritate o vino cotto, un dolce povero ma gustoso.
Non sono propriamente classificabili tra i dolci (anche se qualcuno forza la mano) ma in Salento, in tutte le stagioni, figurarsi a Natale, non possono mancare da tavola le tradizionali pittule. Per i visitatori ancora poco avvezzi alla nostra cucina: si tratta di una sorta di frittelle salate, spesso servite calde a Natale come accompagnamento salato, a volte anche con uva sultanina per una nota agrodolce. Provare per credere!
IL PASTICIOTTO – MORCIANO DI LEUCA
Salvatore Salerno de Il Pasticciotto di Morciano di Leuca riferisce che i dolci natalizi più richiesti «sono le cartellate, panettoni di vari gusti, tronco in pasta di mandorle».
Riguardo alle Cartellate aggiunge che «sono una tradizione di famiglia. Sin da piccolo ogni anno aspettavo questo momento da condividere con i miei parenti».
La tradizione nella pasticceria morcianese è importante e da rispettare: «Cerchiamo di mantenere viva la tradizione dei dolci salentini rispettando le ricette originali e usando prodotti di alta qualità».
Anche se ha non ha origini nostrane, ovviamente il Panettone, anche alle nostre latitudini, è il dolce più gettonato del periodo.
Il consiglio di Salvatore «per scegliere un buon panettone è quello di affidarsi a piccole botteghe artigianali, che producono il panettone con la garanzia di freschezza e qualità».
Ed è anche un dolce su cui sbizzarrirsi, sempre nel rispetto della tradizione.
Quest’anno, a Il Pasticciotto, «come novità, oltre agli otto gusti già proposti gli anni passati, ci sarà il panettone con impasto al caffè e gocce di cioccolato bianco».
DOLCEMENTE – TRICASE
Anche ad Andrea Ferraro di Dolcemente (Tricase) abbiamo chiesto quali sono i dolci natalizi più richiesti dai clienti: «Il panettone senza ombra di dubbio, ma anche i dolci tradizionali come tronchetti in pasta di mandorle e per i più golosi anche soggetti in cioccolato».
Come mantenete viva la tradizione dei dolci natalizi salentini nella vostra pasticceria?
«Facendo trovare ai nostri clienti già dai primi giorni di dicembre una vasta scelta di prodotti proprio legati alla nostra tradizione»
Come scegliere un buon panettone e/o pandoro?
«Noi consigliamo vivamente di acquistare il panettone o il pandoro solo presso artigiani che curano la qualità, i quali senza ombra di dubbio usano ingredienti genuini e rispettano tutti i criteri di produzione».
Per quest’anno presenterete delle novità?
«Oltre alla soggettistica in cioccolato che ogni anno porta sempre tante nuove proposte, quest’anno abbiamo presentato il nostro nuovo panettone ispirato alla iconica “torta foresta nera”. Un panettone con impasto al cioccolato fondente e amarene semicandite… assolutamente da provare!».
FORNO CASCIARO – TIGGIANO
Al Forno Casciaro di Tiggiano, «i dolci più richiesti sono le nostre paste secche, ricche di mandorla, i Mustazzoli che con i loro aromi conquistano sempre i clienti, e poi ancora purcedduzzi, cartellate e l’immancabile panettone».
Panettone che anche quest’anno è valso a Gabriele Ricchiuto il riconoscimento di Panettone d’Autore, il premio nazionale assegnato da una giuria di maestri lievitisti a Brescia.
«Per tenere vivo lo spirito natalizio, della condivisione e del coinvolgimento», riferisce Gabriele, «organizziamo spesso delle degustazioni in panetteria per creare un ambiente cordiale e armonioso».
Al Forno Casciaro si possono ritrovare sapori antichi anche perché «dietro i nostri dolci natalizi c’è una grande sinergia fatta di dedizione, passione e cura, quella stessa cura con la quale i nostri nonni ci donavano i frutti del loro lavoro in un incarto semplice ma ricco d’amore. Per questo molti sono attratti dai profumi che ricordano i dolci fatti in casa di una volta».
Per guidare la clientela a scegliere bene il proprio panettone il Forno Casciaro dispiega «diverse proposte partendo da un gusto più delicato e fruttato, come quello delle fragoline, fino a gusti più decisi e intensi come quello rum e cioccolato. Abbiamo poi favorito l’incontro tra la tradizione salentina e il grande lievitato con il Panettone al Mostacciolo».
Per concludere con la novità del Natale 2025: «Abbiamo il Panettone alla Birra, realizzato in collaborazione con un birrificio artigianale, creando una struttura estremamente soffice e particolare tutta da assaporare».
«Se volete scoprire tutti gli altri gusti seguiteci sui social, oppure», conclude con un invito Gabriele Ricchiuto, «venite direttamente in panetteria, vi aspettiamo».
PASTICCERIA FABRIZIO NAPOLI – TORRE SAN GIOVANNI
Il dolce più richiesto per le feste, presso la Pasticceria Fabrizio Napoli, a Torre San Giovanni, resta «senza dubbio il panettone».
Secondo Fabrizio Napoli, «un buon panettone si riconosce tagliandolo a metà. Dalle alveature si può capire se è stato fatto con un buon lievito madre, mentre dal profumo e dalla morbidezza possiamo capire la qualità degli ingredienti che sono stati usati per produrre quel panettone».
«Come dolce tradizionale», precisa, infine, il pasticciere, «sono molto richiesti i purciaddhuzzi: grazie alla semplicità degli ingredienti (farina, olio, vino, miele), alla tecnica della frittura e al dolcificante naturale, incarnano la tradizione contadina e domestica del Salento».
LE MILLE VOGLIE – SPECCHIA
Anche da Millevoglie a Specchia, quello natalizio è un periodo che dà un gran daffare.
Giuseppe Zippo confida che «i dolci Natalizi più richiesti sono il panettone, i mustazzoli e i tronchetti di pasta di mandorle».
Sul dolce principe di Natale vale la pena ricordare come tuto ebbe inizio: il panettone nacque come sfida di un giovanissimo Giuseppe.
Alla prima infornata, quasi 25 anni fa fece giusto una decina di panettoni e da lì non si è più fermato.
Dal 2016 sono piovuti i primi riconoscimenti, diventati negli anni un’abitudine per il pasticciere di Specchia che anticipa: «La novità del 2025 è il panettone Gioia dedicato a mia figlia, la secondogenita. Trattasi di un panettone con impasto al fondente e lamponi, glassa al cioccolato bianco e perline di lamponi».
Giuseppe aggiunge: «Manteniamo viva la tradizione cercando di far conoscere sempre più il nostro panettone, partecipando ad eventi e degustazioni gratuite. Un buon panettone lo fanno gli ingredienti, la scadenza breve (massimo 40 giorni), l’artigianalità e (ahimè) il prezzo. Ingredienti e materie prime eccellenti, un processo attento, lento e artigianale darà certamente vita ad un prodotto di alto livello».
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