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Lecce

Visita di Perrone al V. Fazzi: un esito sconfortante

Ecco il completo resoconto della visita di ieri del sindaco Perrone all’ ospedale Vito Fazzi di Lecce: “La Regione ha tolto dignità al malato

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Ecco il completo resoconto della visita di ieri del sindaco Perrone all’ ospedale Vito Fazzi di Lecce: “La Regione ha tolto dignità al malato, negatogli il diritto alla salute e portato al collasso le nostre strutture sanitarie. Lo dico da sindaco e da massima autorità sanitaria locale: il servizio minimo é garantito solo grazie all’abnegazione di medici, infermieri e operatori sanitari“. Erano presenti nel sopralluogo anche i consiglieri regionali Marti, Congedo e Caroppo, gli assessori comunali e provinciale Nunzia Brandi, Severo Martini e Filomena D’Antini, i consiglieri comunali D’Autilia, Montinaro, Borgia e Solero. La visita é stata guidata dal direttore sanitario Giampiero Frassanito. Il giro è durato oltre tre ore nei reparti del Vito Fazzi: un controllo fortemente voluto dal sindaco Paolo Perrone e  richiesto a gran voce dalla cittadinanza, vista l’ emergenza sanitaria in atto. “In questi anni mi sono recato più volte in ospedale per interloquire con operatori sanitari, pazienti e famiglie – ha detto il primo cittadino – ed è stato nel corso della mia ultima visita, qualche settimana fa, che ho ricevuto la richiesta pressante di organizzare un sopralluogo che comprendesse un faccia a faccia con dirigenti e primari dei reparti. Nelle mie intenzioni c’era il desiderio di dialogare con tutti loro in modo costruttivo, con l’intento di comprendere le ragioni di un malessere esplicito e comprendere se esistono dei margini di miglioramento. Le criticità rilevate nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, Chirurgia Generale, Nefrologia, Ortopedia, Urologia, Radiologia, sale operatorie e Pronto Soccorso, compromettono seriamente il diritto alla salute dei cittadino leccesi e in generale salentini poiché, in seguito al Piano di Riordino Sanitario che ha portato alla chiusura di ospedali in tutta la provincia, in molti sono costretti ad recarsi all’ ospedale leccese che non riesce a fronteggiare la smisurata richiesta di soccorso e di ricoveri (in termini di personale e di posti letto). I primari e i dirigenti di reparto sono stati i primi a dichiarare che , pur volendolo, nei fatti non riescono ad assolvere al proprio dovere, addirittura sostengono “Ciò che si sarebbe potuto fare, non é stato fatto. Questo ospedale, nel giro di qualche anno, non riuscirà a garantire più nemmeno i servizi minimi“; mentre il disagio più avvertito dagli operatori della sanità, medici e infermieri, è la totale assenza di programmazione e progettualità. “Ogni mese – hanno detto – siamo costretti a cambiare linea, in base alle difficoltà che sopraggiungono”. Di seguito, l’elenco delle criticità che medici, infermieri e operatori sanitari hanno denunciato:


•   Oltre un milione e mezzo di euro già stanziati dalla Regione e destinati a nuova strumentazione e alla ristrutturazione dei reparti, di fatto, spariti nel nulla. Ad oggi, non é possibile capire che fine abbia fatto il capitolo di spesa. Il risultato é quello di avere strumentazione rotta e obsoleta e cantieri aperti e mai terminati, nonostante i  fondi sulla carta siano esistenti. Mentre per Lecce tutti i progetti esecutivi sono fermi, in altri ospedali, i fondi sono arrivati.


•   Era una vanto per l’ ospedale leccese e la sua fine é stata repentina. Parliamo dell’analgesia, tecnica utilizzata per evitare il dolore alle donne che partoriscono. Chi intende usufruirne, oggi, é costretto a pagare. Ciò, come confermato dai medici, a discapito dello stato emotivo delle giovani madri soprattutto.


•   Nel reparto di Chirurgia drammatico problema del numero dei posti letto: nessuna miglioria é stata apportata in questo reparto, che ha conquistato il triste primato di  più alto indice di occupazione, toccando il 102 per cento di sovraffollamento. Allo stato attuale ogni camera arriva a contenere sei posti letto, aggiunti per fronteggiare la crescente richiesta: non essendoci lo spazio materiale per i bagni, i pazienti – carta igienica alla mano – sono costretti ad attraversare i corridoi per poter raggiungere il bagno (spesso, insieme alla carta igienica, i pazienti portano con sé drenaggi e flebo). Un progetto finanziato nel 2006, che prevedeva i servizi igienici nelle camere, non è mai diventato attualità: ci sarebbero già i muri che separano gli ambienti, ma i lavori sono fermi, né si riesce a capire quando e se riprenderanno; i medici dichiarano che neanche loro hanno accesso al cantiere, chiuso con un lucchetto da anni e le liste d’attesa sono disarmanti.


•   Il sovraffollamento del Fazzi deriva da due aspetti: la fiducia nei medici operanti nella struttura  è nello stesso tempo necessità dettata dalla mancanza di altri luoghi di soccorso: basti pensare che la privacy dei ricoverati é stata completamente annullata poiché le medicazioni, mancando altri spazi previsti, avvengono in presenza degli altri pazienti.


•   Non esistono strumenti adatti ad un ospedale di secondo livello quale il Vito Fazzi. Per effettuare una risonanza magnetica o all’addome, i pazienti devono essere trasferiti nel vecchio Fazzi, a Casarano o Tricase. Non esiste una tac ad alta risoluzione.

•   Nelle sale operatorie si avvertono due tipi di difficoltà: la media delle sedute operatorie é bassissima, comportando un allungamento spropositato delle liste d’attesa (solo per un’ernia, visti i lunghi tempi di attesa, i pazienti vanno via dalla Puglia. Ne deriva che il trasferimento del paziente e della sua famiglia in altro territorio, corrisponde a risorse sprecate per il nostro.


•   L’assenza concomitante di numerose unità infermieristiche, ha portato al recente collasso del reparto di Ortopedia ma il problema più grave è la scarsità dei dirigenti: la mancata dotazione del reparto con un’unità aggiuntiva permanente costituisce un aggravio per i medici e gli infermieri sui turni e gli orari di lavoro. Ortopedia, che rientra fra le quattro unità specialistiche di base, é sotto organico di infermieri, medici e anestesisti. Il risultato? Oltre mille persone in liste di attesa; il tempo previsto per operare una persona alla gamba va dai dieci ai quindici giorni, nonostante il protocollo sanitario preveda 72 ore; la media mensile di interventi é di 48, bassissima per un grosso ospedale come quello di Lecce, nonostante la sala operatoria nuova di zecca perennemente chiusa per assenza di personale che la utilizzi.


•   Nel reparto, anzi, nei due reparti di Urologia la situazione non é migliore (chiuso nell’ospedale di Campi Salentina, Urologia è stato trasferito a Lecce). La mancanza di organizzazione mantiene bassa la media degli interventi: uno al giorno nonostante due i reparti.


•   Il Pronto Soccorso risente dell’assenza di presidi in tutto il Nord Salento: il flusso é ormai ingestibile e la quantità di richiesta é tale che si pensa di mettere i pazienti perfino nei bagni. La de-locazione dei codici verdi in altri reparti meno affollati come Oculistica o Chirurgia Plastica é ormai una prassi. Questo, comporta il malessere dei primari di questi reparti, costretti all’osservazione di malati non propri. Oppure l’alternativa è mandare i pazienti a casa; con la chiusura di Campi e Galatina sono andati perduti 80 posti letto, che oggi si riversano sul V. Fazzi. Completa il quadro desolante l’immagine frequente di parenti che trascinano i propri familiari, in assenza di infermieri, su barelle rotte.


Nel 2011 sono state 76.799 le richieste di accesso al Pronto Soccorso di Lecce, a causa del non funzionamento di guardie mediche e poliambulatori. Soltanto 9mila e 600 i ricoveri consentiti. Una percentuale irrisoria per un’ospedale come il Vito Fazzi, per una città capoluogo come Lecce. Una situazione sconfortante che Perrone ha così commentato: “Non abbiamo incontrato un solo primario che ci abbia descritto una situazione diversa da quella sopra riportata, sintomo questo di una malattia che ormai si é insinuata in tutto il territorio regionale: la mala-sanità. Questo ha regalato Vendola al nostro territorio. Invito tutti i candidati a sindaco per le primarie del centrosinistra, da sindaco e da massima autorità sanitaria locale, a interrogarsi su questi problemi”.


Castrignano del Capo

Affitti in nero a Leuca, Castro, Tricase, Otranto, Porto Cesareo e Gallipoli. Denunciati

Numerosi contribuenti hanno omesso di dichiarare i redditi derivanti dalla locazione turistica di immobili nelle località costiere interessate da significativi flussi turistici…

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GDF LECCE: SCOPERTE ABITAZIONI E CASE VACANZA AFFITTATE IN NERO: OLTRE 170 MILA EURO I REDDITI NON DICHIARATI

Proseguono i controlli delle Fiamme Gialle a contrasto degli “affitti in nero”.

In particolare, i Reparti della Guardia di Finanza hanno effettuato numerosi interventi per contrastare l’evasione nel settore delle locazioni brevi e turistiche.

Dalle verifiche è emerso che numerosi contribuenti hanno omesso di dichiarare i redditi derivanti dalla locazione turistica di immobili ubicati a Leuca, Castro, Tricase, Otranto, Porto Cesareo e Gallipoli, località costiere interessate da significativi flussi turistici.

All’esito dell’esame della documentazione acquisita e delle indagini bancarie svolte dai Finanzieri, è emerso che i proventi occultati al Fisco ammontano complessivamente ad oltre 170 mila euro.

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Attualità

Nasce la Rete delle Università pugliesi per lo Sviluppo sostenibile

Siglato accordo interuniversitario. La “RUS Puglia” rappresenterà un punto di riferimento non solo per il mondo accademico, ma anche per le istituzioni pubbliche del territorio, a partire dalla Regione Puglia, per il tessuto economico e per la società civile pugliese

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Per la prima volta le cinque Università danno vita a una rete regionale di coordinamento per lo sviluppo sostenibile, denominata “RUS Puglia”.

L’accordo interuniversitario è stato sottoscritto ieri dai rispettivi rettori.

Si tratta di una novità di grande rilievo perché, sinora, solo in cinque Regioni (Piemonte, Lombardia, Campania, Abruzzo e Toscana) le Università sono riuscite a costituire una RUS regionale, all’interno della quale “fare sistema” per la promozione delle strategie di sviluppo sostenibile lavorando in sinergia anziché individualmente. Ad esse ora si aggiunge la Puglia.

La “RUS Puglia” rappresenterà un punto di riferimento non solo per il mondo accademico, ma anche per le istituzioni pubbliche del territorio, a partire dalla Regione Puglia, per il tessuto economico e per la società civile pugliese.

I compiti affidati alla “RUS Puglia” sono molteplici e di notevole impatto: ideare iniziative congiunte su scala territoriale in coordinamento con la RUS nazionale; elaborare proposte, iniziative e documenti da sottoporre congiuntamente alla Regione Puglia e a soggetti pubblici o privati del territorio, sugli aspetti istituzionali, sociali, economici e culturali legati alla sostenibilità; mettere in comune conoscenze, competenze, proposte e progettualità promuovendo la collaborazione, lo scambio di informazioni, le attività di disseminazione e comunicazione sulla sostenibilità in ambito intra ed extra universitario; diffondere buone pratiche emerse a livello locale, regionale, nazionale o internazionale per favorire lo sviluppo sostenibile; incrementare gli impatti positivi in termini ambientali, etici, sociali ed economici delle azioni poste in essere sinergicamente dalle cinque Università, in modo da contribuire al raggiungimento degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile con riferimento al territorio pugliese nel suo complesso.

«Con grande soddisfazione ho firmato pubblicamente l’Accordo per istituire la RUS Puglia, approvato dal Senato Accademico e dal Consiglio di Amministrazione dell’Ateneo nei mesi scorsi», dichiara il Rettore dell’Università del Salento, Fabio Pollice, «e sono convinto che si tratterà di un punto di svolta, perché ci darà l’opportunità di lavorare sulla sostenibilità tutti insieme, mettendo a valor comune l’immenso patrimonio di conoscenze e capacità dei cinque Atenei e ponendolo al servizio della Puglia tutta; la sostenibilità implica processi di transizione multidimensionali, complessi, che richiedono visione sistemica e devono essere accompagnati da una forte volontà di cooperare per il bene comune, oltre gli steccati e al di là di valutazioni di parte o di breve termine”.

Presente all’evento anche il delegato del Rettore alla Sostenibilità per l’Università del Salento, prof. Massimo Monteduro, che aggiunge: «Per forte impulso del Rettore Fabio Pollice e della Prorettrice Maria Antonietta Aiello, in questi anni l’Università del Salento si sta impegnando a fondo nelle politiche di sostenibilità, lavorando per unire: la firma dell’Accordo di oggi è un ulteriore traguardo di questo percorso. Personalmente sono molto grato ai colleghi Delegati alla Sostenibilità degli altri Atenei pugliesi, Isabella Pisano (Università di Bari), Giulio Cappelletti (Università di Foggia), Michele Dassisti (Poliba) e Angelo Russo (Università LUM), con i quali ho lavorato, fianco a fianco, per oltre un anno al fine di elaborare e sostenere il progetto di costituzione della RUS Puglia, oggi coronato da successo. Come Delegati alla Sostenibilità dei rispettivi Rettori saremo noi a rappresentare i nostri Atenei nel Comitato di Coordinamento della “RUS Puglia”; la Presidenza sarà di ciascun Ateneo a rotazione, con cadenza annuale. Il nostro spirito di coesione è forte: avvertiamo la responsabilità della sfida, ma la affronteremo con entusiasmo e passione».

«Ci impegniamo come Atenei Pugliesi», ha dichiarato il Rettore di UniBa Stefano Bronzini, «a fare rete su un tema decisivo per il futuro, un impegno che ci eravamo assunti in seno alla CRUI già nel 2016 e che oggi con grande soddisfazione facciamo proprio come sistema universitario pugliese. Una corretta e efficace transizione ecologica coinvolge trasformazioni sociali, culturali ed economiche. Per questo occorre partire dalla missione universitaria della formazione e costruire una politica educativa e formativa trasversale a tutte le discipline impegnate per la sostenibilità. Le Università italiane hanno un importante ruolo nel cambiamento della società proprio in virtù del loro compito istituzionale nel campo della formazione, della ricerca scientifica e della terza missione»

Per la prof.ssa Isabella Pisano delegata del Rettore alla sostenibilità, «la creazione della RUS Puglia rappresenta un formidabile esempio di sinergia accademica votata alla promozione di uno sviluppo armonioso e sostenibile nel territorio pugliese. Questa iniziativa, derivante dalla volontà delle Università pugliesi aderenti alla Rete nazionale per lo Sviluppo Sostenibile, incarna un catalizzatore cruciale per la convergenza di conoscenze, competenze e iniziative mirate a un futuro più resiliente e sostenibile. La RUS Puglia rappresenta un importante passo avanti nella collaborazione tra le istituzioni accademiche regionali, evidenziando un impegno congiunto nel promuovere pratiche avanzate e soluzioni innovative orientate al benessere sociale e alla salvaguardia ambientale. La sua genesi rappresenta una pietra miliare nella progressione verso una governance universitaria responsabile e consapevole dei temi emergenti legati alla sostenibilità. La RUS Puglia assume un ruolo di primo piano nella formulazione e presentazione di proposte e documenti da presentare sia al Comitato di Coordinamento della RUS nazionale che alla Regione Puglia, oltre che ad altre istituzioni pubbliche e private, al fine di favorire lo sviluppo sostenibile del territorio. Questo impegno strategico mira a influenzare positivamente le politiche e le azioni volte allo sviluppo sostenibile delle comunità locali, promuovendo l’adozione di pratiche innovative e soluzioni integrate. Con il suo chiaro focus sui principi degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, la RUS Puglia si propone come un faro di speranza e progresso, contribuendo alla costruzione di un futuro più equo, inclusivo e rispettoso dell’ambiente»,

«Nella strategia della LUM la sostenibilità ha da sempre giocato un ruolo fondamentale», afferma il Rettore dell’Università LUM, Antonello Garzoni, «per consentire il raggiungimento di un posizionamento distintivo, nonché per attrarre i migliori talenti e rassicurare gli stakeholder della società civile circa gli standard adottati nello sviluppo e attuazione di tutti i nostri processi, relativi alla didattica, alla ricerca e alla terza missione. Partecipare alla costituzione della RUS Puglia è stato, dunque, per noi, assolutamente naturale. Questo è un ulteriore tassello che si inserisce all’interno del piano strategico del nostro Ateneo, che contribuisce a portare ulteriore impatto al territorio, ai nostri stakeholder, ai nostri partner e ovviamente a tutto il sistema economico-sociale pugliese».

Il progetto di costituzione della RUS Puglia è stato seguito per l’Unviersità LUM dal prof. Angelo Russo, Prorettore alla Ricerca e alla Sostenibilità: «Lo sviluppo del piano strategico dell’area Sostenibilità parte dalla radicata cultura dell’Università LUM storicamente orientata allo sviluppo e innovazione del territorio e delle persone. L’Università LUM ha da sempre dimostrato un orientamento verso queste tematiche. Ne è dimostrazione, per esempio, il Dottorato di Ricerca (PhD) in Economics and Management of Sustainability and Innovation, tra i primi a livello nazionale a essere dedicato a tali tematiche. Sono sicuro che la collaborazione con gli altri atenei pugliesi, grazie alla costituzione della RUS Puglia, rafforzerà ulteriormente l’impatto che le nostre istituzioni saranno in grado di generare, a beneficio in primis dei giovani, delle imprese e del territorio».

«Le università svolgono un ruolo chiave nella formazione delle nuove generazioni sulle tematiche legate alla sostenibilità ambientale e nella promozione di buone pratiche finalizzate a trasmettere una consapevolezza critica nei confronti delle principali problematiche quali il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, l’inquinamento, le risorse naturali limitate», ha dichiarato il Rettore dell’Università di Foggia Lorenzo Lo Muzio, «l’Università di Foggia ha potenziato negli anni il suo impegno nell’adozione di politiche innovative sui temi della sostenibilità ambientale e della responsabilità sociale. L’adesione a questa iniziativa che ci vede insieme agli altri Atenei protagonisti della costituzione di una rete regionale di coordinamento per lo sviluppo sostenibile, nasce dalla consapevolezza che solo uniti possiamo ambire a raggiungere un armonioso rapporto tra ambiente ed economia, in grado di assicurare la salute e il benessere delle persone».

Presente all’evento, per l’Università di Foggia, anche il delegato rettorale alle Performance socio-ambientali e alla sostenibilità prof. Giulio Mario Cappelletti, docente di Scienze Merceologiche: «Fondamentale è il ruolo delle università per il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi dell’Agenda 2030, che si svolge attraverso le attività di ricerca, la didattica, la terza missione e con l’impegno in prima fila a ridurre i consumi di risorse e a gestire correttamente i rifiuti generati. Attraverso questa rete regionale, le università pugliesi potranno collaborare fattivamente mettendo in comune forze e risorse necessarie per creare sinergie e un tavolo di confronto sulle tematiche ambientali e sociali».

«La sostenibilità sarà la caratteristica principale dei nuovi modelli di sviluppo e il filo conduttore della ricerca scientifica», ha commentato il Rettore del Politecnico di Bari, Francesco Cupertino, «che dovrà sostenere la transizione ecologica ed energetica nei prossimi anni. In questa prospettiva di cambiamenti epocali la Puglia potrà contare su un sistema universitario unito e determinato a fare emergere le enormi potenzialità del Territorio e la sua vocazione all’innovazione, in tutti i settori strategici per lo sviluppo sostenibile. La sinergia tra gli atenei pugliesi, in particolare in questo ambito, conferma quanto sia importante oggi mettere insieme competenze tecnico scientifiche e umanistiche, in una nuova ottica di sana contaminazione tra i saperi».

«Questo sarà un elemento fondamentale», ha concluso il rettore del Politecnico, «per dare nuovo impulso alla ricerca e all’innovazione, sui grandi temi di comune interesse come l’energia, la mobilità, la tutela dell’ambiente e la salute, che avranno ricadute importanti sulla qualità di vita delle persone e delle organizzazioni sociali».

 

 

 

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Attualità

Gioco online: il Salento contribuisce agli ingenti introiti dello stato

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Il mercato del gioco d’azzardo è in grande crescita negli ultimi anni sia a livello nazionale che globale. Tutti gli indicatori segnalano che questo è uno dei comparti che sta avendo uno delle tendenze al rialzo più importanti e significative. Uno dei fattori trainanti è sicuramente l’evoluzione tecnologica che ha permesso di fare un vero e proprio salto di qualità all’intero settore, poiché grazie ai casinò online che riescono ad avere nella propria offerta una vastissima varietà di giochi sono in grado di accontentare i gusti di qualsiasi consumatore di ogni parte del globo.

Questo, sia per chi gioca forte, che per i nuovi giocatori che preferiscono cominciare con un importo più piccolo, e online è facilmente visionabile la lista dei siti con minimo 5€ di deposito.

In Italia la raccolta del gioco ammonta a 131 miliardi di euro nel 2022 (l’ultimo anno in cui si hanno dati completi), in crescita del 19,5% rispetto ai 110 miliardi di euro rispetto al 2021. 

I dati confermano lo spostamento di parte dei giocatori verso il web, anche se la forbice si restringe con la completa riapertura dei negozi a seguito della pandemia. Il retail risale a quota 61,3 miliardi, mentre la raccolta del gioco online ha registrato 70,5 miliardi, il doppio rispetto ai 36,4 miliardi del 2019, anno pre-pandemia.

Anche la spesa – cioè gli incassi depurati delle vincite – tende a tornare ai livelli precedenti al Covid: nel 2022 i giocatori hanno speso oltre 19,6 miliardi di euro, +2% rispetto ai 19,3 miliardi del 2019 e +28% rispetto ai 15,4 miliardi di euro rispetto al 2021. Rispetto al 2019, però, cambia la distribuzione della spesa: il network dei punti vendita “retail” registra un calo complessivo dell’8,7% (da 17,4 a 15,9 miliardi), dovuto soprattutto alla flessione degli apparecchi da intrattenimento slot e videolottery, che nel giro di tre anni perdono il 17% (da 10,2 a 8,5 miliardi).

La ripresa del settore è trainata soprattutto dall’online: la spesa raddoppia nel giro di tre anni da 1,8 a 3,7 miliardi, trainata da poker e casinò – che passano dai 969 milioni del 2019 a 3,7 miliardi – e dalle scommesse, che registrano un aumento dell’89% (1,4 miliardi vs. 783 milioni).

Dal settore anche lo Stato italiano trae un gran beneficio con 10,3 miliardi di euro versati alle Casse dell’Erario, grazie ai quali sono stati erogati servizi indispensabili alla cittadinanza. A livello internazionale, nel 2022, la spesa nel settore del gioco d’azzardo è quasi di 500 miliardi di dollari, in netto aumento rispetto ai 406 miliardi di dollari del 2021.

I numeri del gioco in Puglia

La Puglia è una delle Regioni più importanti per il settore del gioco pubblico in Italia. Il Libro Blu dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli sottolinea che questo territorio ha un’offerta di gioco capillare e i propri cittadini hanno una propensione al gioco molto alta e ciò è testimoniato dal fatto che solo la Campania e Lombardia possono contare più apparecchi AWP della Puglia con una spesa relativa al gioco fisico pari a 1 miliardo di euro.

Tuttavia, negli ultimi anni le preferenze dei pugliesi si sono trasferite sul gioco online, con un numero totale di conti che si piazza dietro solo a Lombardia, Campania e Lazio. Infatti, solo nell’ultimo anno in cui sono disponibili i dati ADM sono oltre 400mila i nuovi conti aperti.

Perché l’online prevale sul gioco fisico?

La crescita del settore del gioco è ormai inarrestabile. Il vero punto di forza sembra essere la rete poiché tutte le previsioni indicano che anche i consumatori si stanno indirizzando sempre di più verso l’online. Questo avviene per numerose ragioni: la semplicità nell’accedere ai siti di gioco, l’alta qualità dell’offerta e la totale sicurezza in tema della protezione dei dati personali.

Inoltre, spesso le sale giochi fisiche sono sottoposte a norme restrittive (come la vicinanza da istituti scolastici) che impediscono lo svolgimento naturale dell’offerta. Questi fattori insieme determinano la grande crescita dell’online e del settore descrivendo perfettamente il suo buono stato di salute. Il fattore chiave, secondo molti esperti del settore, sono i bonus, infatti, uno dei più apprezzati è il bonus al primo deposito.

Altri bonus molto apprezzati sono il cashback e i giri gratis che però, molto spesso, sono riservati per i clienti più esperti o più affezionati alla piattaforma. Grazie a questa possibilità, i casinò virtuali hanno la possibilità di attrarre un grande numero di nuovi utenti, cosa che è preclusa ai casinò terrestri.



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