Connect with us

Attualità

Il Sindaco Perrone: così cambieremo Lecce e la stazione

Perrone ha illustrato gli interventi che verranno realizzati nelle ex Cave di Marco Vito in relazione al ribaltamento della stazione ferroviaria di Lecce

Pubblicato

il

“Quella delle ex Cave di Marco Vito è un’area strategica. Questa Amministrazione Comunale ha avuto la lungimiranza di riuscire a concentrare progettazioni differenti per ottenere finanziamenti di diversa natura. L’obiettivo è quello di cambiare volto ad una parte significativa della città che fino a questo momento è stata considerata alla stregua di una campagna abbandonata. Grazie al finanziamento di 13 milioni del Cipe”, spiega il sindaco Paolo Perrone, “provvederemo a realizzare un sottopasso e una serie di strutture a servizio che serviranno a completare un’area di grande valore ambientale e saranno a supporto del ribaltamento della stazione ferroviaria. L’esigenza di questa Amministrazione è quella di decongestionare il centro cittadino,  trasferendo verso l’esterno non soltanto l’accesso alla stazione ma anche i servizi a corollario della stessa, e di riqualificare un’area, come quella delle ex Cave di Marco Vito, di grande importanza dal punto di vista ambientale”.


Il riferimento è al prolungamento del sottopasso fino all’ottavo binario che permetterà di raggiungere l’area delle cave di Marco Vito attraverso rampe e percorsi pedonali coperti, alla costruzione di una piazza che consentirà direttamente l’accesso ai binari e al sottopasso pedonale e nella quale verrà realizzato un edificio adibito alle informazioni e alla vendita dei biglietti per i trasporti pubblici, alla realizzazione di un parcheggio da 300 posti all’interno delle ex Cave di Marco Vito, alla sistemazione dei parcheggi a raso e alla realizzazione di una ventina di stalli per i pullman. Si punta, dunque allo sviluppo dell’intermodalità in relazione al miglioramento e alla razionalizzazione della sicurezza della circolazione stradale e ferroviaria.


“Quanto prima”, conclude il sindaco Perrone, “firmeremo un protocollo d’intesa con la Ferrovie del Sud Est, poi attenderemo che la Regione Puglia sottoscriva l’accordo di programma con il Governo centrale”.


Descrizione dello STATO DI FATTO


1.1.     Descrizione dell’area di intervento


L’ambito di intervento risulta esser fortemente contraddistinto dalla presenza della stazione ferroviaria il cui unico accesso, allo stato attuale, avviene attraverso il fronte che si apre su viale Oronzo Quarta. Tale arteria urbana connette direttamente la stazione con il centro storico dal quale è possibile accedere anche a piedi e, attraverso viale Gallipoli, alle principali arterie di scorrimento urbano.


La stazione ferroviaria ed il fascio di binari costituiscono tuttavia un elemento di cesura tra l’ambito più propriamente urbano e storicamente consolidato, da una parte, e  l’ambito più periferico che gravita attorno all’area delle cave di Marco Vito dall’altra.


Nella stazione di Lecce attualmente convergono i flussi ferroviari di RFI – a livello nazionale e regionale – e di FSE per quanto attiene il traffico a carattere regionale e locale oltre al servizio pubblico urbano su gomma ed alla notevole componente di traffico privato su gomma.


L’area compresa tra la stazione ferroviaria, viale Grassi, via dei Ferrari e via Rudiae allo stato attuale è quindi separata dalla stazione stessa ma riveste un’importanza strategica soprattutto in relazione alla possibilità di essere intesa nel suo complesso quale nodo di scambio intermodale ed elemento di riequilibrio urbano. Tale ruolo è fortemente determinato dalla possibilità di invertire l’accesso principale alla stazione ferroviaria e di ridurre sensibilmente il traffico privato su gomma che, diretto alla stazione attraverso la viabilità urbana, di fatto congestiona le arterie interne di viale Gallipoli e viale Oronzo Quarta.


Il toponimo cave di Marco Vito indica come in epoca passata l’area fosse fonte per l’estrazione della pietra leccese. A seguito della dismissione delle cave tale ambito è stato utilizzato quale  recapito fognario cittadino e solo in tempi relativamente recenti ha trovato maturazione l’idea di  ridefinire il  ruolo di tale area all’interno dell’assetto urbano.


Una delle cave accoglie il sito della Masseria Tagliatelle ed il Ninfeo delle Fate conservando notevoli potenzialità connesse allo sviluppo turistico storico culturale.


A fronte della rilevanza storico culturale, l’area sconta marcati fenomeni di degrado

fisico-funzionale ed ambientale. Gli interventi avviati sull’area e quelli in corso di definizione devono essere nel loro complesso ricondotti alla strategia generale di riqualificazione dell’intera  area anche attraverso l’ubicazione di funzioni che condensino nuove centralità urbane.


1.2.     Programmi e progetti in corso


In linea con quanto precedentemente descritto, la realizzazione delle opere previste nel presente progetto e connesse al ribaltamento della stazione ferroviaria risulta propedeutica e complementare alla realizzazione della “Città dell’Arte e della Musica” e del “Parco delle Cave” per le quali è stato indetto un Concorso internazionale di idee  aggiudicato al gruppo guidato dall’Arch. Alvaro SIZA.


Il Comune di Lecce ha già elaborato la progettazione relativa ai “Lavori di prolungamento del sottopasso ferroviario con annesso nodo intersettoriale per la mobilità e la sosta propedeutici al ribaltamento della stazione ferroviaria di Lecce”  inserito nella Deliberazione della Giunta Regionale n. 540 del 24.03.2011;


Tali progetti hanno trovato accoglimento da parte del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica – (Deliberazione n. 62/2011) ammettendo a finanziamento nel Piano per il sud “Individuazione ed assegnazione di risorse ad interventi di rilievo nazionale ed interregionale e di rilevanza strategica regionale per l’attuazione del piano nazionale per il Sud” il progetto di ribaltamento per un importo complessivo di 13,5 Mln. Euro;


Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (serie generale – n. 304 del 31.12.2011), della Delibera n. 62/2011 di fatto si è confermato il finanziamento dell’opera così da sviluppare le successive fasi progettuali.


Nella Deliberazione CIPE n. 62/2011 si richiama la “necessità di alimentare un efficace ciclo di programmazione e progettazione degli interventi strategici per migliorarne la qualità e accelerarne la realizzazione, rafforzando, anche attraverso una specifica azione di sistema, i processi di collaborazione istituzionale tra le amministrazioni interessate” come peraltro già introdotto dalla Deliberazione CIPE n. 1/2011;


Sull’area compresa tra la stazione ferroviaria, viale Grassi, via dei Ferrari e via Rudiae  è prevista la realizzazione di interventi – già finanziati – che di fatto avviano un primo processo di riqualificazione organico dell’intera area.



  1. Interventi infrastrutturali area ex cave di Marco Vito ( finaziamento CIPE )

  2. Parco delle cave  ( in corso di esecuzione nell’ambito del P.O. FESR 2007-2013)

  3. PIRP 1 – Rimodulazione delle aree circostanti i fabbricati ERP ( in corso di esecuzione nell’ambito del P.O. FESR 2007-2013 )

  4. PIRP 2 – Realizzazione di una struttura pubblica a carattere sociale di quartiere per anziani, giovani coppie e bambini ( in corso di esecuzione nell’ambito del P.O. FESR 2007-2013 )

  5. PIRP 3 – Realizzazione di un parco attrezzato pubblico di quartiere ( aggiudicazione provvisoria nell’ambito del P.O. FESR 2007-2013)

  6. Programma integrato di rigenerazione urbana – recupero area ex cave di marco vito: area a verde attrezzato “primo stralcio della rete ecologica relativa al quartiere leuca”  ( in corso di esecuzione nell’ambito del P.O. FESR 2007-2013)

  7. Città dell’arte e della Musica ( da reperire finanziamenti )

  8. “la casa del parco: restauro conservativo di masseria tagliatelle”.  ( e’ in corso la progettazione esecutiva – rigenerazione urbana)

  9. INTERVENTI DI PROGETTO

Gli interventi previsti nel progetto di Ribaltamento della stazione ferroviaria sono strettamente connessi alla razionalizzazione complessiva del sistema della mobilità dell’area integrandosi in ogni caso con i progetti già finanziati e precedentemente descritti e con quelli programmati per i quali trovare la relativa copertura finanziaria.


2.1.     Obiettivi specifici di progetto


Le esigenze primarie che si è inteso soddisfare in sede progettuale, finalizzate al raggiungimento degli obiettivi generali dello sviluppo dell’intermodalità in relazione al miglioramento e alla razionalizzazione della sicurezza della circolazione stradale e ferroviaria, sono sintetizzabili come segue:


Ê                 Razionalizzare l’utilizzo della stazione da parte di RFI e FSE attraverso la separazione dei flussi ferroviari dedicando in modo esclusivo i binari n. VII ed VIII alle Ferrovie del Sud Est;


Ê                 Qualificare ed attrezzare l’area della stazione come nodo di  scambio intermodale;


Ê                 Decongestionare il traffico urbano diretto e proveniente dalla stazione ferroviaria;


Ê                 Integrare le opere di progetto nell’ambito di intervento avviando e promuovendo processi di riqualificazione urbana delle aree attigue alla stazione;


Ê                 Minimizzazione degli impatti in fase di realizzazione e gestione delle opere mediante l’adozione, laddove possibile, di tecnologie ed alimentazione da fonti energetiche rinnovabili.


2.2.     Opere previste in progetto


Gli interventi previsti in progetto sono schematicamente sintetizzabili come segue:


2.2.1.           Adeguamento piazzale stazione


Le modifiche al piano del ferro della stazione di Lecce, previste nel presente progetto sono strettamente necessarie alla separazione dei flussi dedicati ai treni RFI – che utilizzerà i binari da I a VI – ed  FSE a cui saranno dedicati i binari n. VII ed VIII.


Inoltre, al fine di agevolare l’utilizzo del VII e VIII binario è prevista la realizzazione dei marciapiedi di stazione che saranno dotati di pensiline coperte che si differenzieranno dalle altre esclusivamente per materiali e cromatismi in modo tale da rendere evidente la diversità dei flussi ferroviari.


Con successivo finanziamento è prevista la realizzazione del “Parco Ovest” di RFI costituito da 4 binari su cui si attesteranno i treni regionali RFI e che sarà ubicato al posto del capannone attualmente dedicato al lavaggio treni FSE che dovrà pertanto essere demolito.


2.2.2.           Prolungamento del sottopasso pedonale


All’interno della stazione ferroviaria di Lecce l’accesso ai binari è garantito dal sottopasso pedonale che consente di raggiungere i binari dal I° al V° senza attraversare i binari stessi. I restanti binari sono attualmente accessibili esclusivamente con attraversamenti a raso con ovvie  problematiche legate alla sicurezza di tale operazione.


Il prolungamento del sottopasso pedonale esistente consente nel contempo di rimuovere tale situazione di pericolo e di garantire l’accesso ai binari sia dal lato di Viale Oronzo Quarta – lato urbano – che dal lato delle Cave di Marco Vito che potrà essere inteso quale nodo di connessione con il contesto più strettamente extraurbano.


Il prolungamento del sottopasso raggiungerà l’area delle cave di Marco Vito attraverso rampe e percorsi pedonali coperti che raggiungeranno una piazza posta a quota binari sulla quale affacceranno le volumetrie presenti e sotto il cui piano saranno ubicati i parcheggi di scambio.  Il sistema fabbricato viaggiatori-piazza sarà lo spazio di transizione tra la vecchia stazione ed il terminal autobus.


2.2.3.           Nuovo fabbricato viaggiatori di FSE


Il “ribaltamento della stazione ferroviaria” di fatto consiste nella ridefinizione dell’assetto complessivo degli accessi e delle connessioni urbane ed extraurbane da e per la Stazione ferroviaria di Lecce. Un ruolo di snodo sarà assunto dal contenitore/fabbricato viaggiatori delle FSE che accoglierà biglietterie, sale d’attesa, uffici oltre ad alcuni servizi strettamente connessi al sistema della mobilità.


2.2.4.           Le aree di sosta


Come già ricordato in precedenza, sull’area oggetto di intervento sono programmati e finanziati interventi che comporteranno un complessivo miglioramento della viabilità del comparto.


Tuttavia, dimensione ed ubicazione delle aree potenzialmente utilizzabili a parcheggio in relazione ai tracciati stradali ed alle aree disponibili sono strettamente correlate alla presenza del “Parco delle Cave” ed alla loro orografia. Il ribaltamento della stazione ferroviaria produrrà quale immediata conseguenza quella di spostare una componente significativa dei volumi di traffico diretti al nodo ferroviario sul lato esterno della città sfruttando le direttrici extraurbane.


Il potenziamento della rete FSE rende tale infrastruttura strategica in relazione al completamento del progetto del servizio di metropolitana di superficie che faccia indirizzare su ferro quota parte degli spostamenti su gomma che convergono sulla città capoluogo.


È inoltre prevista la realizzazione di  parcheggi di scambio interrati di circa 300 stalli facilmente raggiungibili della stazione che insisteranno nella fascia compresa tra i binari ed il terminal bus.  Sulla copertura dell’ultimo livello di parcheggi sarà realizzata una piazza che consentirà direttamente l’accesso ai binari e, attraverso le connessioni verticali (scale, ascensori e rampe), direttamente al sottopasso pedonale.


La realizzazione del parcheggio interrato multipiano, oltre ad ovvie ragioni di carattere estetico-funzionale, è di fatto obbligata dalla scarsa disponibilità di aree immediatamente a ridosso della stazione ferroviaria nelle quali concentrare le necessarie aree di parcheggio.


2.2.5.           Viabilità e area destinata alla sosta trasporto pubblico su gomma


Il progetto prevede la realizzazione di un sistema della viabilità in cui si integra l’area destinata a terminal bus extraurbani nel quale potranno stazionare contemporaneamente  circa 15-20 autobus che sarà ubicato nell’area attualmente compresa tra via Codacci Pisanelli ed il ciglio di cava seguendo un orientamento planimetrico pressoché  parallelo all’attuale allineamento dei fabbricati.


Il sistema di accesso al terminal prevede una doppia rotatoria che di fatto consente di ottenere la massima versatilità del sistema degli accessi sfruttando ed integrando al meglio la viabilità esistente in considerazione del fatto che il transito dei mezzi pesanti possa avvenire quasi esclusivamente attraverso via del Ninfeo. Tale soluzione appare quella che possa garantire un migliore accesso all’area anche alla luce del fatto che la viabilità di accesso da via dei Ferrari appare in ogni caso fortemente vincolata dalle preesistenze.


Il terminal sarà costituito da stalli che saranno dotati di marciapiedi di discesa che si raccorderanno ad un percorso pedonale protetto che consentirà agli utenti di raggiungere agevolmente i binari o di attraversare la stazione raggiungendo direttamente il centro della città.


Attualità

Helen Mirren in visita al Centro Ilma-Lilt

Donate per dare più forza alla lotta contro i tumori e garantire Prevenzione e Assistenza per tutti…

Pubblicato

il

In pieno agosto, alla guida della sua piccola auto, il Premio Oscar e icona del cinema internazionale Helen Mirren ha raggiunto le porte di Gallipoli per visitare il Centro ILMA, l’Istituto multidisciplinare per la lotta ai tumori della Lilt di Lecce, portando il suo sostegno e lanciando un nuovo, importante appello per contribuire alla dotazione tecnologica della struttura.

Accolta dal fondatore e direttore dell’Istituto, l’oncologo Giuseppe Serravezza, insieme al presidente della Lilt di Lecce Simonetta Pepe, il vice presidente Alfredo Tamborrini e i tecnici della Direzione Lavori, l’attrice ha visitato i vari Dipartimenti del Centro che, una volta completato, offrirà servizi gratuiti e accessibili a tutti per la Prevenzione e Diagnosi precoce, Riabilitazione fisica e psicologica, Assistenza socio-sanitaria, Divulgazione scientifica e Formazione, contrastando così la povertà sanitaria e le disparità nell’accesso ai servizi per la Salute.

Fondamentale è poi la Ricerca applicata sulle cause di malattia che il Centro ILMA intende sviluppare al fine di abbattere l’incidenza, cioè il numero di nuovi malati oggi in preoccupante aumento.

Qui ho visto passione, competenza e speranza. Ma anche una sfida che tutti noi possiamo contribuire a vincere”, ha detto con fermezza l’attrice britannica, da tempo testimonial dell’Istituto, insieme al marito Taylor Hackford, con la campagna “We are ready. Are you?”.

Quindi ha lanciato un appello diretto: “Il Centro ILMA ora ha bisogno di un supporto concreto per potenziare la propria dotazione tecnologica. Donare significa dare più forza alla lotta contro i tumori e garantire servizi di Prevenzione e Assistenza accessibili a tutti, a beneficio dell’intera comunità”.

Durante la visita, durata poco più di due ore, Helen Mirren ha ascoltato anche le voci dei progettisti, l’architetto Corrado Cazzato e gli ingegneri Flaviano Giannone e Angelo Blasi, nonché dell’attuale supervisore dei lavori, il geometra Vito Rizzo.

Così ha potuto approfondire anche la storia, unica nel suo genere, di questo progetto unico nel suo genere, nato dal basso e divenuto realtà solo grazie alle donazioni di tanti cittadini del territorio, e comprendere gli sforzi e l’impegno dei tanti professionisti volontari che nel corso degli anni hanno lavorato per realizzare questa grande opera al servizio della comunità.

Incantata dalle cave di carparo e dalla vasta area naturalistica, di ben sette ettari, su cui sorge il Centro Ilma, l’attrice ha visitato dapprima il piano terra dell’Istituto con gli Ambulatori per la diagnosi precoce, la biblioteca, le aule didattiche e il grande Auditorium per la convegnistica.

Poi l’area dedicata alla Riabilitazione, con la piscina e i servizi, prima di scendere al piano inferiore dove sono previsti i laboratori di ricerca. Qui ha incontrato un gruppo di operai al lavoro insieme aiquali ha voluto scattare una foto-ricordo: “Grazie di cuore per quello che state facendo”, ha detto stringendo la mano di ognuno di loro.

Ogni suo gesto ed espressione ha rivelato un’attenzione autentica: l’interesse per questo grande progetto di iniziativa popolare, l’ammirazione per la dedizione di chi combatte ogni giorno, dentro e fuori gli ospedali, la battaglia contro il cancro, e per l’opera di quotidiana solidarietà portata avanti da centinaia di Volontari della LILT di Lecce.

Al termine della visita, Helen Mirren ha voluto registrare un nuovo video-messaggio (che sarà presto diffuso sui canali Lilt Lecce) a sostegno del Centro ILMA, proprio davanti alle porte dell’Istituto:

Sono di fronte al Centro Ilma-Lilt di Lecce. Una struttura davvero straordinaria dedicata alla prevenzione del cancro, una delle poche al mondo. Un edificio incredibile, realizzato semplicemente grazie alle donazioni di persone comuni. Il prossimo passo è riempire l’edificio di macchinari costosissimi per diagnosticare e indagare l’origine di questo terribile cancro. Speriamo quindi di raccogliere fondi per dotare l’edificio delle attrezzature necessarie e proiettarlo verso il futuro. Questo è un traguardo straordinario per il Salento. Sono cittadina onoraria del Salento e sono orgogliosa di far parte di ciò che è stato realizzato proprio qui, appena fuori Gallipoli.”

Il direttore del Centro ILMA Giuseppe Serravezza e il presidente Lilt Lecce Simonetta Pepehanno rivolto un sentito ringraziamento all’attrice e all’amica Gabriella, volontaria Lilt che si è spesa per organizzare al meglio questa importante visita:

È stato un incontro dal profondo valore umano. Desideriamo ringraziare di cuore Helen Mirren per aver voluto dedicare il suo tempo e la sua energia per sostenere la nostra causa. La sua presenza al Centro Ilma è un segno di vicinanza importante e un potente messaggio di speranza, per chi ogni giorno affronta la malattia e per un futuro libero dai tumori. Il suo appello alle donazioni in favore del nostro Istituto, che è di proprietà di tutti coloro che lo hanno voluto e sostenuto, è un gesto che può cambiare il destino di molte persone. Noi continueremo ad impegnarci, così come facciamo da oltre 30 anni, per rendere davvero la Salute un diritto universale, non un privilegio. Alle Istituzioni, alle imprese e ai cittadini, chiediamo di essere concretamente al nostro fianco in questa importante sfida. Andiamo avanti!”.

Continua a Leggere

Attualità

Si fermano le attività, il borgo antico si spopola: Ruffano chiude i battenti

Calato il sipario va via anche il pubblico. Diverse attività ristorative si fermano, il paese cambia pelle e si interroga: Ruffano è orfana di Antonio Cavallo o di una visione programmatica?

Pubblicato

il

a cura di Lorenzo Zito

L’estate del 2025 verrà ricordata a Ruffano come quella delle chiusure. Trattoria Il Borgo; Fuori Posto pub; Il Circolo; Alchimia. Sono tutte attività di natura ristorativa del centro storico che, in serie e nell’arco di pochi mesi, hanno gettato la spugna. Chi in via definitiva, chi con promessa (o auspicio) di tornare.

Il borgo antico, che negli ultimi anni era diventato il fiore all’occhiello della città e lo scenario di eventi di grandissimo richiamo e capaci di convogliare migliaia e migliaia di visitatori (Natale, Epifania, San Valentino, Il Borgo di Bacco, per citarne alcuni), all’improvviso si spopola. Calato il sipario, va via anche il pubblico. Noia e silenzio riprendono il sopravvento. La Ruffano “modello”, tanto ammirata ed anche invidiata su scala regionale in questi anni ultimi anni, non c’è più. 

La congiuntura astrale è singolare. Il cielo che brillava sulla cittàsi è scurito dallo scorso marzo, quando l’amministrazione guidata da Antonio Cavallo, al deflagrare in paese dell’inchiesta su un presunto sistema di corruzione negli appalti pubblici, ha rassegnato le sue dimissioni. L’estate era iniziata da poco quando le indagini hanno terminato il loro corso (e le decisioni dei giudici sono ancora lunghe da venire).

Mentre le lancette scorrono, però, Ruffano cambia pelle. Per qualcuno vive un ritorno al passato, una ricaduta nell’oblio da cui era riuscita a risollevarsi. Per altri, è la tanto attesa prova del nove. La conferma di quanto paventato dalle poche voci fuori dal coro degli ultimi anni, secondo le quali la bolla di sapone è scoppiata ed ha trasformato il sogno in incubo.

“Chiudiamo perché…”

Tra i titolari delle attività commerciali citate, non tutti hanno voglia di esprimersi sulla questione. “Il Circolo”, che aveva aperto poco meno di due anni fa in piazzetta Ruffo (uno dei più intimi e incantevoli scorci del centro), preferisce non commentare. Mentre per “Alchimia”, ubicato pochi metri più giù, sono giorni particolari: è in corso un passaggio del testimone, con il subentro di una nuova gestione. A luglio era stato questo il congedo: “Chiudiamo in modo temporaneo/definitivo. Dopo una decisione non facile,ma frutto di una riflessione attenta, per una serie di situazioni, tra cui possibili nuove strade e cambiamenti personali e professionali”.

Fuori Posto pub

Da una idea di Camilla Santo (all’epoca poco più che ventenne) è nato invece cinque anni fa “Fuori Posto”. Tra le attività che si sono fermate questa era la più longeva. All’interno di alcuni locali restaurati dell’antico Palazzo Pizzolante-Leuzzi, dove i meno giovani ricordano uno storico bar del centro, Camilla ha dato continuità all’arte di famiglia, che da sempre è impegnata nel settore ristorativo, con un’idea innovativa. “Aprimmo in pieno periodo Covid con per proporre qualcosa di nuovo, facendo intrecciare il cibo con la cultura. Lanciammo tanti eventi culturali, musica, libri. Andò subito bene: molte persone iniziarono a venire a trovarci anche da fuori, iniziando a conoscere e vivere il centro storico di Ruffano. A questo si sono uniti poi gli eventi organizzati dal Comune che, mi sento di dire, hanno fatto molto bene e ci hanno offerto anche ulteriore possibilità di lavorare. Al contempo però è come se questiavessero risposto ad un bisogno diverso da quello primario del centro storico. Nel senso che non è nato quel senso di comunità che andasse oltre il singolo momento, oltre quella vetrina. Un po’ come se al di fuori di quel contesto mancasse quella spinta che porta in piazza le persone anche nei momenti di minore appeal, come è da noi l’inverno. Altrove non è così. Penso alla vicina Taurisano, dove la gente tiene molto a vivere il proprio paese. Mentre Ruffano sembra meno aggregativa, sembra esser ancora abituata ad uscire dal proprio paese per cercare stimoli. Noi”, continua Camilla Santo, che nel suo percorso formativo ha studiato Sviluppo Territoriale e Innovazione Sociale, “nel chiudere abbiamo fatto una scelta anche pragmatica ed aziendalista: per fortuna lavoriamo molto nel settore anche su altri fronti (abbiamo delle collaborazioni con Parco Gondar, con La Notte della Taranta e non solo), motivo per cui abbiamo a malincuore deciso di fermarci laddove lo sforzo non trovava il giusto riscontro. Le cause del trend che vive il borgo antico però penso siano molteplici. Tra queste vedo, oltre alla questione culturale già illustrata, una programmazione incapace di creare quel giusto mix tra flusso e sentimento popolare, ed anche un dialogo coi commercianti (che pure non è mancato) migliorabile. Ad ogni modo Fuori Posto non cessa di esistere: l’obiettivo è quello di tornare un giorno per riproporci, ancora una volta, con un’idea nuova”.

Trattoria Il Borgo

Pamela Giordano è invece la titolare del bar trattoria “Il Borgo”, che ha accolto sino a poco fa la sua clientela in piazza Nazario Sauro. Il locale era collocato all’interno di un altro bijoux del borgo antico, sotto a quella che fu la dimora dell’illustre scultore ruffanese Antonio Bortone (oggi denominata “Casa Bortone” ed inserita tra i luoghi del cuore FAI).

Quello di Ruffano era un bel centro storico”, ci racconta Pamela Giordano parlando al passato, “ma dopo Cavallo è praticamente morto”. Sono diversi gli ostacoli con cui la trattoria ha recentemente dovuto fare i conti: “Da oltre un anno quest’area è interessata da lavori di riqualificazione che, con la chiusura della piazza prima e della strada poi, ci hanno isolati. A ciò si aggiunga che nell’ultimo periodo è diventato un problema poter collocare i tavoli all’aperto. Per dirimere questa questione con il Comune mi sono dovuta rivolgere ad un avvocato, ma senza esito. Alla fine, ho deciso di chiudere”. Il tema dei cosiddetti dehor è stato dibattuto in paese quest’estate, avendo interessato anche altre attività. Per alcune di queste, si sarebbe rivelato ostativo il luogo su cui collocare i tavolini. Non tutte infatti affacciano su piazze o ampi marciapiedi, motivo per cui, essendo i dehor assoggettati al codice della strada, la polizia locale ha potuto concederne l’utilizzo solo in alcuni punti, o in fasce orarie ristrette all’apertura dei locali.

Fattori però, questi, che possono in un certo qual modo dirsi estemporanei. Ragioni secondarie, che come raccontano anche le singole testimonianze, si iscrivono al registro delle concause. Ciò non allevia, tuttavia, il dolore di una chiusura: “Lo facciamo a malincuore e con un gran peso sui conti delle nostre famiglie”, commenta Pamela Giordano, “tutto questo ci ha rovinato: ci abbiamo rimesso tanto economicamente”.

Visioni opposte

Il Comune è commissariato da sei mesi ed alle urne mancano ben tre stagioni. Il lavoro del viceprefetto Claudio Sergi in città è ancora lungo ed il momento storico forse non si presta a trarre conclusioni. Ma il paese sta già cogliendo l’occasione per interrogarsi: Ruffano è orfana di Antonio Cavallo o di una visione programmatica?

Antonio Cavallo

Abbiamo creduto tanto nella rivitalizzazione del centro storico come potenziale motore per la ripresa di Ruffano. Non a caso, sono diversi gli incentivi che la nostra amministrazione ha dato sia per l’apertura di nuove attività che per la riqualificazione del borgo, attraverso la ristrutturazione delle facciate o altri interventi. La storia recente racconta che la strada intrapresa era quella giusta. Mentre gli ultimi mesi ci dicono che, probabilmente, questi interventi, seppur validi, non sono stati sufficienti”, spiega Antonio Cavallo, eletto sindaco di Ruffano per due volte consecutive. Nel 2017 e poi, con una sorta di plebiscito (85% di preferenze), nel 2022. Il percorso di risalita che il paese aveva  intrapreso porta la sua firma. L’epilogo della sua amministrazione, di contro, ha segnato un vero choc per la comunità locale. “Ora, al di là dello spopolamento con cui  Ruffano deve fare i conti (simile nei tratti e nelle concause a quello di tanti altri piccoli Comuni del nostro territorio), ciò che da sempre mi ha preoccupato di più è il rischio che la comunità perda la propria anima”, continua Cavallo. “Il mio desiderio è sempre stato che Ruffano diventasse davvero di tutti. Un paese che si riconosce nella propria storia e che guarda avanti grazie all’energia dei cittadini. Se ognuno di noi riscopre la gioia e la responsabilità di sentirsi parte della comunità, allora il centro storico tornerà a pulsare di vita. Un grande esempio, oggi, ce lo danno i più giovani, che con grande forza di volontà e spirito d’iniziativa continuano a dar vita a momenti di convivialità e confronto, anche intergenerazionale, con eventi come “Una perdita di tempo festival” o le “Ruffaniadi”. Queste sono piccoli grandi esempi da cui ripartire, dimostrazioni del fatto che Ruffano c’è ed è ancora viva, scintille su cui soffiare per far rinascere il fuoco che questa comunità ha dimostrato di avere dentro. Perché il centro storico che si svuota non è solo una questione estetica, ma è il segnale di un legame sociale che si spegne. Senza relazioni, senza luoghi di incontro, il paese diventa fragile, e la sua storia rischia di ridursi a cartolina. È per questo che, nei quasi otto anni di amministrazione, la mia giunta ha sempre lavorato alla partecipazione come strumento per invertire questa rotta. L’ascolto, il confronto e l’umiltà condivisa, il rendere i cittadini non solo destinatari di decisioni, ma co-protagonisti. Dare a tutti voce, spazio e responsabilità è stata la strada che abbiamo intrapreso per inseguire il bene comune”.

Massimo Cantoro

Ha un’idea differente Massimo Cantoro, primo nei non eletti tra i candidati sindaco del 2022. La sua prospettiva, da consigliere di minoranza, era emersa già nel corso di questi due anni e mezzo di Cavallo bis. L’attuale contesto offre un’opportunità per soppesarla. 

Non è mai facile commentare una chiusura in serie di attività,come quella di cui stiamo parlando. Dietro ad ognuna di esse ci sono sogni, ambizioni, energie, investimenti che vanno via. Ne va anche di un pezzo della vita di questi ragazzi che avevano deciso di mettersi in gioco”, esordisce Cantoro. “Tuttavia mi duole constatare di aver avuto ragione: l’amministrazione Cavallo ha avuto scarsa lungimiranza. Ciò che sta accadendo è la riprova del fatto che quegli eventi che hanno dato lustro alla città sono stati delle mere operazioni commerciali, i cui effetti si sono dimostrati limitati nel tempo e non hanno creato dei benefici a lungo termine per il paese. Questo vuol dire che le tante risorse che sono state messe in campo per realizzarli non sono state investite in modo adeguato. Da dove ripartire quindi? Pensando al momento che Ruffano oggi vive, mi viene in mente il giudice Gratteri, che ho avuto modo di conoscere personalmente ai tempi del mio servizio in Calabria (NdR, Cantoro è poliziotto di professione) e che ho avuto il piacere di riascoltare in Salento recentemente: la questione morale deve essere al centro del dibattito dei cittadini. Mi auguro che i giovani mettano al centro delle loro vite legalità, giustizia e responsabilità, e le coltivino come valori assoluti perché è solo attraverso questi che un paese ed una comunità possono crescere. Ruffano oggi è scossa dalla vicenda giudiziaria che ha travolto l’amministrazione e, mentre ne attendiamo l’esito, si adopera per superare questo momento di sbandamento anche grazie a chi fa proprio, quotidianamente, esercizio di responsabilità, come gli uffici comunali. A loro (ed al commissario prefettizio) va il mio ringraziamento per la serietà e la professionalità spese per il nostro paese”.

Maria Rosaria Orlando

Ha un punto di vista chiaro sul fenomeno anche Maria Rosaria Orlando, già vicesindaca per l’amministrazione guidata da Carlo Russo, l’ultima prima dell’ascesa di Antonio Cavallo, iniziataquando lei, alle urne del 2017, collezionò quasi il 40% dei voti da candidata alla carica di prima cittadina, arrivando seconda. “I borghi del nostro Sud sono legati purtroppo da un destino comune segnato dal fenomeno dello spopolamento, dall’innalzamento dell’età media degli abitanti e dalla condizione di marginalità alla quale sono confinati per via della loro posizione geografica”, esordisce Maria Rosaria Orlando. “Associata a questi elementi di contingenza è l’assenza o l’incompletezza di strumenti veramente accessibili e utili a supporto del tessuto imprenditoriale locale. Provo a spiegare meglio: un artigiano locale ha difficoltà ad accedere o a inanellare una serie di agevolazioni che non sono alla sua portata (NIDI, Resto al Sud, Titolo II etc etc). Per questo motivo occorre definire e realizzare percorsi di supporto ad hoc. L’ Amministrazione Comunale”, spiega, “non può certo sostituirsi ad altri enti o addirittura all’iniziativa imprenditoriale, può invece indirizzare verso strumenti agevolativi: la logica del voucher, però”, spiega riferendosi agli anni targati Cavallo, “ha dimostrato di essere poco efficace o non sufficiente. Molte volte si rivela occasione per ottenere risorse pubbliche senza sentire addosso una responsabilitàTantomeno un esercizio commerciale può pensare di vivere o sopravvivere di eventi pubblici. Occorre educare meglio all’iniziativa di impresa”.

Così è (se vi pare)

Per una fotografia completa, è doveroso sottolineare che sono diverse le attività che resistono e che donano ancora lustro a Ruffano. Ve ne sono di “quasi” storiche (e nate in tempi non sospetti), come la Farmacia dei Sani, ma anche di più giovani, come l’homerestaurant da Pinella, capace nel suo piccolo di lasciare un gustoso ricordo di Ruffano in visitatori da ogni latitudine. Ve ne sono poi anche altre che hanno aperto e poi chiuso durante l’arco dell’amministrazione Cavallo. È il caso della pizzeria al taglio Cubico, una proposta di qualità nata da spirito d’iniziativa giovanile, che non ha trovato però il riscontro atteso. Esempi non esaustivi, non ce ne vogliano i citati o i non menzionati. Casistiche preziose per ricordarci che l’humus indirizza, ma non determina. Una scelta imprenditoriale, d’altronde, è fatta di tanti fattori. Legarne l’esistenza (e le fortune) alla sola presenza di un sindaco o ad atto amministrativo sarebbe riduttivo, e per certi versi oltraggioso anche dello stesso sforzo compiuto da chi si adopera per avviarla. Di questo, in cuor loro, son consapevoli tutti i protagonisti di questa storia. Il trend però non può essere ignorato e trova certamente una chiave di lettura anche nel lavoro che le ultime amministrazioni hanno compiuto. 

Chi scrive si trasferiva a vivere a Ruffano otto anni fa. L’accoglienza, all’epoca, per chi vi giungeva da Tricase come fece il sottoscritto, era condita da massimo stupore. L’identità popolare era sotto i tacchi, ben lontana dai picchi registrati nei recenti “anni d’oro”. La forza centrifuga, dite, è rimasta? Probabilmente sì. E le verità che emergono se si cercan spiegazioni, lo abbiamo visto, son molteplici.

Le versioni, diverse o contrastanti. Accadde anche cent’anni fa, tra le pagine di una delle più grandi commedie del maestro Luigi Pirandello. In quel caso, la “verità oggettiva” che la piccola comunità inseguiva riguardava una famiglia venuta da fuori. Stavolta, Ruffano dovrà indagare se stessa. Qui, non saranno i giudici a determinare l’esito di quanto dibattuto. Sarà la comunità a dover fare i conti col suo futuro, ed una disamina bilanciata potrà aiutarla a scongiurare quel ritorno nel cono d’ombra che tanto teme. Molto della prossima campagna elettorale (tutt’altro che vicina) partirà senz’altro da qui. Così è (se vi pare).

Continua a Leggere

Approfondimenti

Elezioni Regionali, Giuseppe Negro: “Io ci sono”

«Possiamo invertire la tendenza in maniera tale che tutto ciò che si decide da Bari in su tenga effettivamente conto della vita reale delle nostre comunità»…

Pubblicato

il

di Giuseppe Cerfeda

«Ho deciso di candidarmi come consigliere regionale perché credo che ci siano momenti nella vita in cui ci è chiesto un impegno maggiore a favore del bene di tutti. Momenti nei quali non basta più “stare alla finestra”, chiedendo alle istituzioni di introdurre o di cambiare leggi e regolamenti con cui migliorare il nostro vivere civile. Occorre provare a farlo direttamente, mettendoci la faccia e spendendosi in prima persona per la propria comunità».

Si presenta così Giuseppe Negro , 56 anni, imprenditore di Tiggiano, sposato con Anna Rita e papà di Benedetta e Clemente. Sarà uno dei candidati al consiglio regionale tra le fila del centrodestra.

Quali sono le esperienze e competenze che la qualificano per questo ruolo?

«Da più di 25 anni opero, attraverso l’ente formativo ASCLA, nel settore dell’educazione, della formazione e dell’inserimento nel mondo del lavoro. Questo mi ha portato a incontrare migliaia di persone – giovani, ma non solo – in cerca di occupazione, nonché numerosissimi imprenditori desiderosi di crescere e di migliorarsi. L’esperienza maturata svolgendo la mia attività è sempre andata di pari passo con una necessaria propensione all’ascolto, alla conciliazione dei bisogni tra chi cerca un lavoro e chi lo offre, alla mitigazione dei conflitti che spesso caratterizzano le diverse parti sociali a favore di soluzioni concrete che soddisfino gli interessi di tutti. In altre parole, mi sono sempre occupato indirettamente di politica secondo la definizione di Pio XI – di recente ricordata da Papa Leone XIV – che afferma la politica essere “la forma più alta di carità”. Adesso è giunto il momento di farlo direttamente».

LE PRIORITA’

Quali sono le priorità che intende affrontare pensando al territorio (spesso bistrattato e dimenticato) che rappresenta?

«Ritengo che il legame con il territorio rappresenti un plus. Il nostro territorio è sempre più ai margini, si sta lentamente “desertificando” e isolando.
La politica, anche regionale, ha in questo momento la grande responsabilità di fare bene e responsabilmente la sua parte per favorire e sostenere il rilancio di un territorio dalle enormi potenzialità. Anche con lungimiranza e “visione”.
Sento addosso la responsabilità di impegnarmi in politica per veicolare gli interessi del nostro territorio, ma con uno sguardo che non si limiti alla recriminazione spicciola.
Bisogna pensare in grande.
Per fare un esempio, Leuca e il Sud Salento da sempre sono un crocevia di incontri per il Mediterraneo. Di questa posizione strategica oggi noi sfruttiamo solo alcuni aspetti, legati soprattutto ai flussi turistici, mentre siamo chiamati a un nuovo protagonismo che ci ponga al centro dello scacchiere mediorientale».

Che cosa significa questo concretamente?

«Significa che possiamo fare sentire la nostra voce su temi che oggi ci vengono “calati dall’alto”.
Possiamo invertire questa tendenza in maniera tale che quello che si decide da Bari in su tenga conto effettivamente della vita reale delle nostre comunità.
In questo modo si può arginare quel fenomeno distorsivo che tuttora penalizza i cittadini del Sud Salento, chiamati ad applicare sulla propria pelle leggi talvolta avulse da una reale esperienza o dall’interesse specifico di un luogo».

ECONOMIA E LAVORO

Proviamo a scendere nei dettagli. Sviluppo economico e lavoro: come promuovere lo sviluppo economico e l’occupazione?

«Anzitutto va detto che la politica, a tutti i livelli, non può e non deve sfornare ricette, quasi fosse il toccasana di tutti i mali. Può però favorire dei meccanismi virtuosi, innescare dei processi che possono fare da volano allo sviluppo economico. Servono infrastrutture e competenze.
Le prime aiutano a semplificare la logistica delle aziende (e non solo), le seconde mettono in mano quel bagaglio di conoscenze necessarie nel mercato del lavoro».

Quali settori economici ritiene più importanti per la nostra regione e dove spingerebbe sull’acceleratore?

«Sull’impulso da dare al turismo di qualità, siamo tutti d’accordo.
Si deve dare anche sostegno forte alla manifattura, al commercio, ai servizi. Bisogna passare dalle parole ai fatti, dai buoni propositi ad azioni concrete. Con coraggio, realismo e lungimiranza».

CULTURA E TURISMO

Cultura e turismo restano snodi vitali per la Puglia: quest’anno, soprattutto a luglio, si è registrato un calo delle presenze nel Salento e qualcuno già recita il de profundis. Lei che idea si è fatta e, soprattutto, cosa propone?

«Se non si destagionalizza, è normale che le persone cerchino luoghi di vacanza più economici per soggiorni mordi e fuggi. D’altra parte, l’enfasi sul turismo come attività primaria può essere miope, perché turismo e cultura da soli non bastano. C’è un tessuto produttivo diffuso dalle nostre parti, fatto di artigiani ma anche di aziende molto note che esportano i loro prodotti all’estero. Questo tessuto ha bisogno di essere sostenuto, ad esempio semplificando tutta l’impalcatura autorizzativa da una parte e attingendo all’innovazione digitale dall’altra.  Pena il rischio di non essere più in grado di competere sul mercato.

Un pensiero va anche all’agricoltura, che in questi anni ha visto il ritorno di molti giovani ad attività che rischiavano di scomparire.

La stessa innovazione che la Regione può mettere a disposizione di artigiani e aziende deve innestarsi in chi dalle nostre parti intende dedicarsi ad una nuova agricoltura.
Anche questo, fra l’altro, può collegarsi a un modo diverso di abitare i luoghi e di ospitare chi viene da fuori. Se non vogliamo un turismo mordi e fuggi, dobbiamo essere i primi a far fiorire spazi in cui è bello sostare in qualsiasi stagione, non soltanto in estate».

SANITA’ E SALUTE

Qual è la sua posizione sulla sanità pubblica pugliese?

«Sulla sanità pugliese c’è ancora molta strada da fare, anche in un dialogo sempre più stretto tra pubblico e privato. Abbiamo tanti esempi di eccellenza, anche di aziende sanitarie non statali che svolgono un enorme servizio pubblico. Compito della vera politica è quello di sostenere e valorizzare tutti, e alla pari, purché svolgano un reale ed eccellente servizio a favore di tutti i cittadini. La Regione ha in questo un ruolo decisivo e fondamentale».

GIOVANI E FUTURO

La nostra è una terra che va svuotandosi, soprattutto della popolazione più giovane. Cosa si può fare per bloccare l’emorragia?

«Bisogna partire dal lavoro (e prima ancora dalla formazione). Senza formazione, non ci può essere lavoro dignitoso, qualificato, remunerativo. La nostra terra, come gran parte del Sud, si sta svuotando perché ai nostri giovani non riusciamo ad offrire vere e adeguate “occasioni”. Non sarà facile, ma è il momento della responsabilità condivisa. Su certi temi legati alla sopravvivenza reale di un territorio non è più possibile improvvisare. Bisogna smetterla di parlare “genericamente” di questi temi, ma è urgente passare a fatti e azioni concrete, ridando alla politica il suo ruolo. Senza un vero impegno sui temi del lavoro e senza amore verso i giovani non si può parlare di futuro».

Continua a Leggere
Pubblicità
Pubblicità

Più Letti