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Attualità

Laura Manta di Collepasso: “Non volevo diventare sindaco”

“Le iniziative che abbiamo messo in atto, l’impulso che abbiamo dato un po’ in tutti i settori, anche nel sociale e dal punto di vista culturale, hanno riacceso entusiasmo tra i cittadini…”

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ESCLUSIVA


di Giuseppe Cerfeda

Collepasso vive le sue vicende politiche con molta passione, mettiamola così.


Questo, però, nell’ultimo periodo, l’ha portata alla ribalta della cronaca anche nazionale per vicende non propriamente edificanti.


E tutto ciò ha infastidito (eufemismo) la prima cittadina che avrebbe preferito si parlasse del paese per i tanti cambiamenti che in questi ultimi anni l’hanno riguardato, sia infrastrutturali che culturali.


Per questo (anche) la sindaca Laura Manta ha accettato volentieri il nostro invito in redazione: per parlare della sua Collepasso, del mandato in scadenza nel 2027 e dei progetti passati, presenti e futuri.


CANTIERI COME MAI VISTI PRIMA


A partire dai tanti cantieri aperti, come forse mai Collepasso aveva visto prima:



«Abbiamo preso in corsa il treno del PNRR («un altro potrebbe non passare») e abbiamo dato un grande impulso ai lavori pubblici. Uscivamo da dieci anni di immobilismo e avevamo ancora sul groppone l’esperienza di cantieri, anche importanti, aperti e mai portati a termine fino al definitivo abbandono. La premura mia e dell’amministrazione, sin dal momento in cui ci siamo insediati, è scaturita dalla voglia di recuperare la fiducia delle persone nei confronti della macchina amministrativa e burocratica e della politica in generale. Per questo abbiamo pensato che quello dei lavori pubblici potesse essere un canale da guadare. Quindi ci siamo buttati a capofitto per riaprire alcuni cantieri e avviarne altri. Abbiamo partecipato a tantissimi bandi, come quello per la mensa scolastica. I nostri bambini della scuola primaria erano costretti a mangiare in aula. Non si poteva continuare così».


LA MENSA SCOLASTICA


Parlando di mensa non si può svicolare dalla vicenda “La Fenice” di cui tanto si parla…


«Il nostro è tra i 38 Comuni coinvolti dal cosiddetto “scandalo dell’olio lampante”. Il nostro contratto con “La Fenice” si è concluso il 30 giugno scorso, per cui non avremo difficoltà a procedere con un altro affidamento insieme agli altri paesi dell’Unione delle Serre Salentine».



Tornando alla struttura che ospiterà la mensa, «si tratta di un progetto che ha avuto molti consensi, anche da fuori paese, per l’ottimizzazione dell’efficientamento energetico e per l’estetica («è riconoscibile per la sua vela forata che di notte si illumina con diversi colori»): un bel progetto portato a termine, a conferma che le opere si possono iniziare, cantierizzare, consegnare e rendicontare. Questa, permettetemi di sottolinearlo, è una novità assoluta per Collepasso! Sì, perché chi mi ha preceduto ha sempre fatto leva sulla presunta capacità di accedere a finanziamenti ma, alla fine, non vi era alcun ritorno concreto per la comunità perché le opere non si portavano a termine».



PALAZZO BARONALE


Sempre nel contesto delle “imprese” portate a termine, il restauro del palazzo Baronale, simbolo di Collepasso.


«Averne completato il restauro è motivo di orgoglio. Fino al nostro avvento era solo incuria e degrado. Oggi una delle sue sale è sede della biblioteca. I ragazzi che studiano fuori, anche quando tornano in estate o a Natale, ci chiedono di poter utilizzare quelle sale.




Oggi il palazzo Baronale è diventato la “casa” di tutte le nostre attività culturali. Settore, quello culturale, sui cui abbiamo voluto spingere. Il cartellone degli eventi estivi appena consumatosi ne è la conferma, così come l’inserimento di Collepasso nelle prossime “Giornate FAI di Autunno”».


LA CITTADELLA DELLO SPORT


Altro punto focale: il Palazzetto dello Sport con campetti annessi e connessi.


«Siamo in dirittura d’arrivo. Mi auguro si possa procedere al taglio del nastro entro ottobre. Anche perché ospiteremo le partite casalinghe della “Leo Shoes Volley” dalla vicina Casarano che parteciperà al prossimo campionato di Serie B e la squadra deve potersi allenare in vista della stagione. Accanto al Palazzetto, la Cittadella dello Sport con la possibilità di praticare padel, basket, ecc. In questo modo rivitalizzeremo del tutto quella che era una zona periferica, trasformandola in un’area molto, molto accogliente».




SECONDO MANDATO


Lei è in carica dal 2021. Cosa farà nel 2027? Chiederà agli elettori la conferma per un altro mandato?


«Sinceramente siamo concentrati sul presente e sul lavoro quotidiano. Inutile nascondere, però, che ci farebbe piacere dare continuità al nostro progetto per avere l’opportunità di portare a termine tutto quello che stiamo avviando».Anche per i noti “svisamenti” della dialettica politica interna che hanno portato in dono (poco gradito) la ribalta delle cronache nazionali, vista dall’esterno, sembrerebbe che Collepasso abbia bisogno di un processo di pacificazione. È così?



«È una percezione sbagliata. Frutto anche delle polemiche innescate da taluni e veicolate attraverso i social. Quanto raffigurato, però, non rappresenta degnamente quello che invece è il senso di comunità che si è creato.


Le iniziative che abbiamo messo in atto, l’impulso che abbiamo dato un po’ in tutti i settori, anche nel sociale e dal punto di vista culturale, hanno riacceso entusiasmo tra i cittadini che hanno ritrovato quel senso di comunità che prima non c’era. Anche l’idea di puntare molto su cultura ed eventi è nata per dare impulso alle (purtroppo) poche attività commerciali o ristorative del paese.


Non ci siamo limitati alla sola estate come conferma, all’interno della rassegna Crita – Festival delle arti, la recente presenza di Andrea Pennacchi, con lo spettacolo teatrale Una piccola Odissea. Quella di Collepasso è stata l’unica tappa in Puglia oltre quella di Bari».


CULTURA ED ECONOMIA


C’è chi si ostina a dire che con la cultura non si mangia…


«Non è vero! Garantisce un ritorno non solo immateriale. Grazie agli eventi culturali lavorano i B&B e tutte le altre attività ricettive. Non si parla solo di economia ma delle persone che la muovono e che, attraverso queste iniziative, ritrovano un anello di contatto con chi amministra, apprezzandone le scelte e la ricaduta sociale, economica e culturale.



Tutto questo ha fatto sì che il paese si ricompattasse attorno ad un’idea che non è solo mia e dell’amministrazione ma condivisa da tutti. Tranne forse che da qualcuno seduto sui banchi dell’opposizione».


CONTRASTI PERSONALI



Torniamo alle polemiche di cui prima. Scatenate anche da chi era partito con il suo stesso treno…


«Diciamo che non c’è amicizia: mettiamola così. La mia impressione è che determinati attacchi non abbiano base politica ma siano frutto esclusivamente di personalismi, sconfinati in contrasti personali, oppure in ripicche per essere rimasti fuori dai giochi».


A SCUOLA


Il vostro è un paese relativamente piccolo (poco più di 5.500 abitanti), confinante con grossi centri. Questo aumenta le difficoltà di chi amministra?


«È chiaro che centri come Casarano, Galatina, Maglie abbiano un target diverso dal nostro. Prendiamo ad esempio la scuola: noi abbiamo solo fino alla secondaria di primo grado. Tutti i nostri ragazzi, finite le scuole medie, continuano gli studi altrove. È nostro compito far sì che i ragazzi non si vedano costretti a frequentare quelle piazze anche fuori dalle mansioni scolastiche per mancanza di alternativa. Dobbiamo creare opportunità di “restanza”, anche attraverso quelle strutture, come la Cittadella dello Sport, che consentono di svolgere attività sportiva».




GIOVANI DA TRATTENERE


Altro argomento “caldo” anche se non riguarda solo Collepasso: lo spopolamento.


«Sono nel direttivo di Borghi Autentici d’Italia e, con l’associazione, stiamo valutando come far rivivere i nostri borghi. L’idea è quella di uscire dal concetto limitante di “borghi-cartolina”, mordi e fuggi, buoni solo per la breve vacanza, la settimana estiva. Non sembrino anacronistiche le iniziative di realizzare una mensa o il nido. Rispetto alla mia generazione vedo che oggi sono in tanti che hanno voglia di restare a Collepasso. Fornire loro le giuste opportunità è una delle strade. Anacronistico, invece, sarebbe pensare ancora che il Salento sia solo estate, perdendosi tutto il resto».




FINO AL 2027


Da qui alla scadenza del suo mandato cosa aspettarci? Cosa bolle in pentola?


«Continueremo a lavorare alle iniziative avviate e completeremo i cantieri ancora aperti. Tra i nostri obiettivi c’è la realizzazione di un rondò nella zona che ospita la Cittadella dello Sport, nei pressi del cimitero, all’uscita per Maglie. Più in generale puntiamo a mettere in sicurezza la viabilità interna. Punteremo anche sul decoro urbano, perché è importante sentirsi bene a casa propria e vivere in un posto bello. Mi piacerebbe rinsaldare ulteriormente il rapporto con la scuola. Abbiamo in corso il progetto “Cammini di Legalità” che ci sta dando grandi soddisfazioni. C’è un altro aspetto che mi piace: i ragazzi oggi ci fermano per strada, hanno confidenza con noi e questa è una cosa che non era mai accaduta. È bello che abbiano un rapporto col sindaco, con gli amministratori».




AI POSTERI


Ragionando ipoteticamente sulla possibilità di un secondo mandato, cosa sogna di lasciare per cui i suoi concittadini possano ricordarla anche tra 100 anni?


«Mi piacerebbe far sì che Collepasso diventasse un centro di riferimento, soprattutto per il respiro culturale. Penso che questo possa contribuire a rendere liberi i ragazzi, di invogliarli al guizzo e alla creatività. Chi lo sa, un domani tutto ciò potrebbe trasformarsi in una serie di attività in loco. Vorrei ci fossero respiro più ampio e una maggiore consapevolezza delle opportunità. Le opere pubbliche che stiamo realizzando, le iniziative in atto, le associazioni capaci di procedere in rete per il bene della collettività possono essere propedeutiche a un futuro migliore. Ciò che può rimanere nel tempo è quella consapevolezza che non c’è mai stata. Se tutto questo nasce all’interno di un’esperienza amministrativa, per noi sarebbe di per sè un grande riconoscimento»




GRAZIE A TUTTI


Da queste colonne può rivolgersi direttamente ai suoi concittadini. Cosa vuol dire loro?


«Li ringrazierei perché danno sempre prova di comunità. Come avvenuto con il tavolo tecnico della Prefettura, quando tutti eravamo in apprensione per quel signore di 89 anni che era scomparso. L’intero paese ha risposto: durante più di 48 ore vissute tra ansia e paura, è stato confortante sapere di non essere soli. Nel corso degli anni abbiamo ricevuto tanto affetto. Non era nei miei progetti diventare sindaca: è accaduto, perché le cose belle accadono. Anche quando le questioni non erano piacevoli ho tenuto botta: ce l’ho fatta perché mi sento supportata e la fiducia della gente mi fortifica. Per cui, in questa fase, sono io che devo dire grazie ai collepassesi».



Attualità

La precisazione dell’Ordine dei Medici sulle certificazioni d’invalidità e il pagamento

In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione…

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Riceviamo e Pubblichiamo

Certificazioni di invalidità civile – Precisazioni dell’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce

In relazione alle recenti prese di posizione della Cgil e della Fp Cgil di Lecce, in merito al rilascio dei certificati di invalidità civile, l’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ritiene opportuno fornire chiarimenti utili a garantire una corretta informazione ai cittadini e a ricondurre il confronto nell’ambito delle norme vigenti e dei principi deontologici.

Il presidente dell’Ordine, Antonio Giovanni De Maria, richiama innanzitutto quanto previsto dal Codice di deontologia medica. In particolare, l’articolo 54 stabilisce che il compenso per le prestazioni professionali debba essere equo e proporzionato alla complessità dell’atto, ai mezzi impiegati e al tempo necessario per l’esecuzione, e che lo stesso debba essere comunicato preventivamente all’assistito.

La normativa deontologica consente inoltre al medico di prestare gratuitamente la propria opera, qualora le condizioni lo permettano, a condizione che ciò non configuri concorrenza sleale o indebito accaparramento di clientela.

Il presidente evidenzia, inoltre, che la legislazione nazionale vigente non attribuisce agli Ordini professionali alcun potere di determinare o imporre tariffe, né minime né massime.

L’abolizione delle tariffe professionali, sancita dall’articolo 9 del decreto legge 24 gennaio 2012 n. 1, impedisce qualsiasi fissazione vincolante dei compensi da parte degli Ordini. In tale quadro, eventuali accordi sottoscritti a livello territoriale con le organizzazioni sindacali devono intendersi esclusivamente come indicazioni orientative, prive di efficacia cogente.

Con riferimento alla certificazione di invalidità civile, De Maria sottolinea che essa rientra a pieno titolo nell’ambito della libera professione medica e comporta un’assunzione diretta di responsabilità da parte del medico certificatore.

Il professionista, infatti, è chiamato a condividere e attestare il contenuto diagnostico della documentazione clinica allegata, quali diagnosi specialistiche o certificazioni di dimissione ospedaliera, assumendone piena responsabilità sotto il profilo professionale e deontologico. In questo contesto, l’eventuale variazione dei compensi richiesti da alcuni professionisti è da ricondurre all’aumentata complessità dell’atto certificativo e al maggiore tempo necessario per la sua compilazione rispetto al passato.

È fondamentale, precisa il presidente, evitare che si diffonda l’idea di una contrapposizione tra medici e cittadini o che i professionisti della salute possano essere percepiti come un ostacolo al riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità. L’azione del medico è orientata alla tutela della salute e dei diritti dell’assistito, nel rispetto delle regole e della responsabilità professionale.

L’Ordine dei Medici-Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Lecce ribadisce infine la propria disponibilità al confronto istituzionale e alla collaborazione con tutte le parti coinvolte, con l’obiettivo di garantire chiarezza, uniformità di informazione e tutela dei cittadini, in particolare di quelli in condizioni di maggiore fragilità.

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Tre ragazzi dalle mani d’oro: miniature e presepi rifulgono nei dettagli

Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro…

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Dalla passione condivisa di tre amici nasce RKR, una realtà artistica tutta salentina che sta conquistando pubblico e addetti ai lavori grazie a un linguaggio originale, capace di fondere tradizione, innovazione e narrazione visiva.

Roberta Esposito e Roberto Memmi, entrambi di Casarano, insieme a Katia Luzio di Serrano, hanno trasformato il loro amore per la bellezza e l’artigianato in un progetto creativo che parla al cuore attraverso opere minuziose e altamente evocative.

La maestria di questi ragazzi si distingue per la capacità di muoversi con naturalezza tra diverse forme d’arte: dalle miniature, dove la precisione della piccola scala diventa espressione di grande bravura, alla presepistica, reinterpretata con realismo ed emozione, fino ai diorami, veri e propri mondi immersivi in grado di raccontare storie complesse in pochi centimetri. Ogni creazione nasce sempre ed interamente a mano, utilizzando materiali autentici, ed è arricchita da una progettazione 3D estremamente accurata, che consente di raggiungere livelli di dettaglio altrimenti impossibili.

La tecnologia però non sostituisce certo l’anima artigianale, ma la valorizza. Le opere vengono dipinte a mano con grande cura, per dare profondità e carattere a ogni figura, mentre la stampa 3D permette di realizzare miniature e soggetti altamente personalizzabili. È così che prende forma un’“arte fatta su misura”, in cui ogni lavoro diventa unico e irripetibile.

Uno degli aspetti più apprezzati del progetto è infatti la possibilità di personalizzazione dei personaggi, sapendo realizzare ritratti miniaturizzati che immortalano persone reali, familiari o figure significative, trasformandole in protagonisti di presepi e diorami o in opere da esporre in qualsiasi contesto. Un modo originale e intimo di rendere l’arte parte della propria storia personale.

Le opere di “RKR” sono attualmente esposte in diverse mostre locali, a testimonianza di un percorso in costante crescita.

A Casarano, presso Palazzo D’Elia, e a Matino, nel suggestivo Frantoio ipogeo all’interno del Presepe Vivente, le installazioni sono visitabili nei fine settimana e nei giorni festivi.

A Ugento, il Museo Diocesano ospita alcune creazioni del collettivo, mentre a Cannole, presso Masseria Torcito e partecipando al Presepe Vivente allestito nel Parco di Torcito, visitabile il  4, 5 e 6 gennaio 2026, dalle 17:00 alle 20:00.

Un traguardo particolarmente significativo è arrivato poi con la selezione di due opere per la storica Mostra d’Arte Presepiale “Città di Salerno”, giunta alla sua XXXI edizione e capace di attirare ogni anno decine di migliaia di visitatori. Un riconoscimento importante non solo per l’impegno di questi ragazzi ma per l’intera arte presepiale salentina, accolta con entusiasmo in una delle capitali italiane di questa tradizione (e, siccome nessuno è profeta in patria, fra i mille complimenti, attestazioni ed interessamenti è mancato purtroppo proprio quello della propria cittadina).

Il successo ottenuto ha già però posto le basi per nuove e più ampie collaborazioni fuori regione, aprendo scenari promettenti per il futuro. Un percorso che conferma come il presepe salentino possa ritagliarsi un ruolo di primo piano nel panorama artistico nazionale, continuando a rinnovarsi senza perdere la propria identità.

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Casarano, l’Associazione Placemaking boccia i lavori in centro

Placemaking una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).

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di Antonio Memmi

Quando iniziarono lavori di Piazza San Domenico e giardini William Ingrosso a Casarano, il mondo era diverso: Trump non era stato ancora rieletto, non era ancora cominciato il conflitto israelo-palestinese e chat GBT era riservata a pochi eletti. 

Si sa: i lavori pubblici non finiscono, entrano nella leggenda.

In un modo o nell’altro però, fra imprecazioni dei cittadini ed esercizi commerciali chiusi (anche) per l’impossibilità di raggiungerli, pare che almeno i primi abbiano trovato una conclusione. Tutti quindi contenti? Assolutamente NO!

I commenti sui social si rincorrono fra coloro che ne parlano male (tanti) e coloro che vedono qualcosa di positivo (pochi) ma, come sempre accade sui social, la maggior parte dei commentatori non ha alcuna preparazione tecnico artistica per parlare ed il tutto rimane confinato nel gradimentopersonale.

L’Associazione Placemaking invece una preparazione professionale ce l’ha e, in maniera documentata, interviene nel dibattito di questi lavori (che, ricordiamolo, sono finanziati con fondi PNRR per circa 3,5 milioni di Euro).

Nel documento, firmato dalla presidente arch. Loredana Manco, l’Associazione solleva una critica tecnica e civica, non politica, al metodo progettuale adottato e agli esiti degliinterventi. 

Il nodo centrale è l’assenza di una reale coprogettazione con i cittadini: le piazze, secondo l’associazione, non sono semplici superfici da pavimentare, ma luoghi sociali, storici e simbolici che richiedono ascolto e partecipazione autentica.

Viene ricordato come le normative nazionali ed europee, comprese quelle legate al PNRR, promuovano processi partecipativi strutturati e trasparenti, non consultazioni di facciata ed evidenzia inoltre che i fondi PNRR non sono “regali”, ma debito pubblico che graverà sulle future generazioni, rendendo ancora più necessaria una visione strategica di lungo periodo.

Secondo Placemaking Casarano, i due interventi si sono invece limitati a una riqualificazione estetica, senza creare nuove funzioni, opportunità sociali o sviluppo economico, e particolarmente critiche sono le valutazioni su Piazza Umberto I, dove la fontana viene definita un elemento puramente scenografico, e su Piazza San Domenico, giudicata invece priva di una logica urbana, mancando allineamenti, assi civici e gerarchie spaziali.

Un altro punto centrale è poi l’assenza quasi totale di verde, ritenuto un grave errore in termini di sostenibilità climatica e qualità dello spazio pubblico così come viene criticata anche la demolizione del bar storico, sostituito poi da un edificio anonimo, considerato uno strappo all’identità del luogo.

L’Associazione infine contesta le modifiche alla viabilità e la discrepanza tra il progetto realizzato e quello presentato, sottolineando come la piazza rischi di perdere il suo significato simbolico; il tutto porta quindi verso una conclusione che è una bocciatura netta: le critiche, aggiunge, non sono un attacco politico, ma un atto di cittadinanza attiva.

E così, dopo anni in cui si attende l’inaugurazione più come una liberazione, si comprende come non sempre ciò che dura a lungo lascia il segno… qualche volta lascia solo domande.

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