Casarano
Blitz antimafia: gli arrestati e i retroscena
Operazione Diarchia: smantellata associazione mafiosa che operava tra Casarano e Lecce. I nomi degli arrestati e i loro ruoli nelle azioni criminali

Alle prime luci dell’alba, militari del Comando Provinciale Carabinieri di Lecce hanno eseguito 14 decreti di arresto, emessi dalla Procura della Repubblica – D.D.A. di Lecce, nei confronti di altrettante persone accusati a vario titolo di “Associazione mafiosa”, “tentato omicidio aggravato”, “Associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti”, “Detenzione di Armi” “Ricettazione”, “Furto Aggravato”.
Questi i fermati: Tommaso Montedoro, 41 anni di Casarano ma agli arresti domiciliari a Vezzano Ligure; Damiano Cosimo Autunno, 51 anni, nato a Matino ma residente a Parabita; l’albanese 33enne, Sabin Braho, residente a Brindisi; Ivan Caraccio, 29 anni, di Casarano già detenuto presso la Casa Circondariale di Lecce; Andrea Cecere, 37 anni, di Nardò; Giuseppe Corrado, nato a Supersano 45 anni fa ma residente a Ruffano; Salvatore Carmelo Crusafio, 42 anni, nato in Svizzera ma residente a Matino; Luca Del Genio, 26 anni di Casarano; Antonio Andrea Del Genio, nato in Germania 31 anni fa ma residente a Casarano; Eros Fasano, nato in Svizzera 53 anni fa ma residente ad Alliste; Domiria Lucia Marsano, 40enne leccese già sottoposta alla misura alternativa dell’affidamento in prova; Marco Petracca, 41enne di Casarano; Maurizio Provenzano, 46 anni, nato a Lecce ma domiciliato a Cavallino; Lucio Sarcinella, nato a Gagliano del Capo 21 anni fa ma residente a Casarano.
L’indagine, denominata Diarchia, condotta nel periodo ottobre 2016 – maggio 2017 dal Reparto Operativo-Nucleo Investigativo e per la quale risultano indagate complessivamente 17 persone, ha documentato il processo di riorganizzazione del sodalizio mafioso diretto da Tommaso Montedoro.
La genesi è da individuarsi nei due fatti di sangue avvenuti a Casarano il 26 ottobre scorso con l’omicidio di Augustino Potenza, e il 28 novembre con il tentato omicidio di Luigi Spennato, episodi legati da un unico filo conduttore e che hanno segnato in maniera definitiva la frattura interna al gruppo maturata nell’ambito del controllo del traffico degli stupefacenti sul territorio di riferimento e del reimpiego dei proventi delittuosi in attività lecite.
Le prime risultanze investigative hanno evidenziato la scissione della compagine mafiosa casaranese, un tempo retta congiuntamente da Montedoro e Potenza.
L’attività tecnico-investigativa ha consentito di documentare l’operatività del clan al cui vertice si poneva Montedoro, promotore di un sodalizio criminale attivo nella zona di Casarano, il quale si avvale di un “quadro direttivo” composto da Damiano Cosimo Autunno, Giuseppe Corrado e Luca Del Genio, i primi due storici sodali del capoclan, l’ultimo- soggetto emergente nel panorama criminale locale.
Le fonti di prova principali dell’attività investigativa sono costituite dall’attività tecnica di intercettazione ambientale e telefonica, supportata, nei limiti in cui è stato possibile, data la capacità di controllo del territorio e la scaltrezza dei criminali, dai riscontri in loco effettuati dalla Polizia Giudiziaria.
I militari del Nucleo Investigativo hanno avuto la possibilità di ascoltare una ingente quantità di conversazioni per un periodo consistente, tanto da maturare, da un lato, estrema familiarità con le voci degli interlocutori, e dall’altro, di comprenderne l’oggetto, in modo da delineare con precisione e dovizia di particolari gli argomenti trattati e ripresi nel corso dei dialoghi, riuscendo così a collegarli a fatti concreti e reali.
In particolare, l’ascolto globale delle conversazioni, anche nelle parti non strettamente attinenti ai fatti, così come avviene nel linguaggio corrente, ha permesso di identificare senza ombra di dubbio gli interlocutori, nonché i riferimenti a persone, fatti e singoli episodi.
Principale attività del sodalizio mafioso era quella del traffico degli stupefacenti, in particolare eroina e cocaina, autentica fonte di reddito del gruppo, con capacità di movimentazione di alcuni chilogrammi di stupefacente alla settimana.
In tale contesto, di particolare rilevanza l’asse Casarano – Lecce, con rappresentanti: Luca Del Genio e Maurizio Provenzano, il quale ha evidenziato notevoli capacità autonome nel traffico, anche avvalendosi di emissari albanesi.
I proventi delle attività illecite erano di sovente reimpiegati per avviare lecite attività imprenditoriali. In tale particolare ruolo, si è distinto Marco Petracca, insospettabile incensurato gestore di una rivendita outlet di abbigliamento, di fatto cassiere del gruppo criminale e, in via esclusiva, naturale referente di Montedoro.
Le attività hanno documentato, inoltre a conferma dell’organizzazione militare del gruppo, la notevole disponibilità di armi e la capacità di pianificare ed eseguire operazioni strutturate; quali l’assalto consumato ad uno sportello ATM ed altri tentati oltreché analoghi propositi criminali da consumarsi nelle province liguri vicine all’attuale luogo di detenzione di Montedoro, egli stesso promotore delle azioni.
La forza di intimidazione e le gerarchie all’interno del gruppo
Malgrado gli arresti domiciliari a Vezzano Ligure, Montedoro, noto e temuto in passato per la particolare spregiudicatezza criminale, ha assunto sin da subito la direzione della compagine mafiosa casaranese gestendo, tra l’altro, il traffico di sostanze stupefacenti imponendo, dopo la morte di Augustino Potenza, il monopolio sul territorio.
Valendosi dell’esperienza criminale maturata e consolidata nel corso degli anni, Montedoro ha potuto disporre di un piccolo esercito di giovani soldati forti della compattezza del gruppo e disposti a qualsiasi azione , anche la più spregiudicata e violenta, pur di raggiungere lo scopo.
Alcuni di questi sono stati identificati negli indagati Luca Del Genio, Antonio Andrea Del Genio, Lucio Sarcinella, utilizzando i quali Montedoro ha in breve tempo riorganizzato le sue attività criminali sul territorio. L’esistenza della componente direttiva dell’associazione mafiosa in esame, viene documentata da servizi mirati di osservazione, già a partire dal mese di gennaio 2017, attività di polizia giudiziaria che ha consentito di rilevare come gli associati si riunissero a rotazione in località prestabilite e senza preventivo contatto telefonico, stratagemma utilizzato per evitare di svelare l’esistenza del vincolo ed eludere eventuali intercettazioni. La scelta dei luoghi è ricaduta prevalentemente su aree rurali isolate ricadenti negli agri di Supersano e Casarano. Non da meno, nell’esame dell’odierna vicenda assumono rilievo le dinamiche tipiche dell’associazione mafiosa: la gerarchia interna, la cassa comune, l’assistenza agli affiliati e alle loro famiglie, il forte vincolo di omertà, il sistema delle sanzioni, la segretezza delle comunicazioni, la forza di intimidazione e controllo del territorio, il reimpiego dei capitali illeciti attraverso l’acquisizione di attività di facciata.
Il tentato omicidio di Spennato
Dopo l’omicidio di Augustino Potenza, la vera svolta nelle indagini è arrivata con il tentato omicidio di Luigi Spennato, avvenuto circa un mese dopo dal primo fatto di sangue. La volontà omicida determinata e spietata si è manifestata ancora una volta nelle modalità esecutive: un commando formato da 2/3 persone che hanno utilizzato 2 distinti fucili mitragliatori Kalashnikov e una mitraglietta Sten.
Le prime acquisizioni sulla scena del delitto hanno da subito indicato i cugini Del Genio, quali soggetti presenti sulla scena del crimine. Su entrambi, infatti, sono state rinvenute particelle provenienti dall’esplosione di quelle specifiche cartucce; anche l’auto con la quale sono stati poco dopo individuati recava le stesse tracce.
Nel corso dell’interrogatorio con il magistrato, inoltre, Andrea Del Genio si è pposto al prelievo; le operazioni hanno avuto luogo comunque sugli abiti indossati, fornendo riscontro positivo. Fondamentali poi sono apparse alcune acquisizioni testimoniali assunte nell’immediatezza dei fatti da soggetti che avevano raccolto le prime indicazioni proprio della vittima. A questa prima ricostruzione, si è aggiunto lo strutturato complesso probatorio acquisito nel corso dell’attività tecnica, laddove appare inconfutabile la regia di Montedoro.
Questi in una conversazione con Luca Del Genio è tornato sui dettagli del tentato omicidio di Spennato, raccomandando ai suoi sodali di non commettere gli stessi errori del passato per eliminare Ivan Caraccio. Quest’ultimo personaggio perfettamente inserito nell’associazione e tra gli odierni destinatari del provvedimento restrittivo (era già detenuto) e ritenuto inaffidabile per via delle sue esuberanze personali, anche in considerazione della sua completa conoscenza delle dinamiche del gruppo.
La forza di intimidazione interna del gruppo criminale in esame si manifesta con la “grave sanzione” assunta contro Caraccio, reo di non aver rispettato la regola fondamentale del silenzio, ovvero di aver disvelato le dinamiche interne all’associazione mafiosa, non rispondendo quindi alle aspettative del capo e pertanto ritenuto non all’altezza dei compiti lui assegnati.
L’affiliato Caraccio Ivan, stretto collaboratore di Antonio Andrea Del Genio, attivo soprattutto nello spaccio di “piazza” insieme ad Andrea Cecere, già sottoposto ad intercettazioni telefoniche, è stato identificato a seguito di precisi riferimenti fatti dagli interlocutori nel corso delle telefonate intercettate. Per questii motivi i mafiosi, ricevuto il placet del capo Montedoro, erano concordi nel punire la condotta fallace con la soppressione di Caraccio, progettando ai suoi danni la cosiddetta lupara bianca. Tale scelta era finalizzata ad evitare ulteriore allarme sociale e quindi ad evitare di attirare l’attenzione delle forze dell’ordine, così come è avvenuto in occasione del tentato omicidio di Spennato e dell’omicidio di Potenza.
La gestione degli stupefacenti a Casarano
È emerso come i partecipanti al gruppo mafioso Montedoro, Autunno, Corrado e Luca Del Genio siano coinvolti in un’organizzazione finalizzata al commercio di sostanze stupefacenti, con centro di smistamento la città di Lecce a dimostrazione della mira espansionistica dell’associazione vincolata a pregressi rapporti in ambito criminalità, consolidatisi nel tempo.
Narcotraffico sull’asse Casarano-Lecce
L’indagine ha consentito di documentare con dovizia di particolari come il gruppo mafioso di Casarano smistasse ingenti quantitativi di stupefacente nel capoluogo salentino, tramite l’opera di Provenzano, noto pregiudicato leccese per reati specifici. L’uomo era inserito all’interno dell’associazione con il ruolo di broker, acquisendo lo stupefacente dalla compagine mafiosa casaranese, per immetterlo successivamente sulla piazza di Lecce grazie ad una sua rete autonoma di spacciatori, tra cui emerge Domiria Marsano. Gli incontri d’affari con Del Genio avvenivano esclusivamente presso il citato box, di volta in volta programmati, senza alcun tipo di comunicazione telefonica preventiva. Provenzano, inoltre, con autonoma capacità gestiva anche un traffico di stupefacenti con alcuni contatti albanesi (Braho e Eljos Fasku quest’ultimo arrestato in flagranza di reato con 2,6 kg. di eroina).
I reati contro il patrimonio
Emerge la figura di Lucio Sarcinella che, dopo essere “migrato” dal gruppo facente capo a Potenza a quello riconducibile a Montedoro, ha dimostrato la sua particolare propensione alla commissione di reati contro il patrimonio posti in essere con azioni cruente in danno di istituti di credito e potendo contare sulla ingente disponibilità di armi. Le indagini hanno documentato che Sarcinella era in frequente contatto con Luigi Calabrese e Salvatore Carmelo Crusafio, motivo per cui i tre sono stati contestualmente sottoposti a perquisizione domiciliare con il rinvenimento di parte delle armi nella disponibilità del gruppo, custodite in quel frangente da Calabrese, arrestato in flagranza di reato.
I contatti tra Sarcinella e Calabrese hanno permesso di documentare la disponibilità di armi da parte del gruppo, utilizzate per commettere reati contro il patrimonio.
Sarcinella, Crusafio e Fasano, hanno proseguito nelle loro condotte delittuose ed in particolare consumato una serie di reati contro il patrimonio ovvero, una spaccata il 18 marzo scorso presso la filiale della Banca Popolare Pugliese di Tuglie e tentato, a Matino, un analoga azione il 27 aprile scorso presso la postazione bancomat del medesimo Istituto di credito. Per tali fini consumati anche danneggiamenti e ricettazioni. Nel corso delle operazioni di fermo, sono stati sequestrati oltre 40.000 € in contanti, tutti in tagli di 50, 100 e 200 euro e materiale d’interesse per le indagini .
Attualità
Meteo Salento, estate a pieni giri nei prossimi giorni
“Dopo una lieve ridimensionata delle temperature nella prima parte della settimana, da mercoledì il caldo tornerà progressivamente…

Arriva l’anticiclone africano, il tempo sarà in prevalenza stabile e soleggiato su gran parte del territorio nazionale, sebbene non mancherà qualche isolato temporale di calore pomeridiano-serale su Alpi e Appennino.
“Dopo una lieve ridimensionata delle temperature nella prima parte della settimana, da mercoledì il caldo tornerà progressivamente a intensificarsi su gran parte d’Italia”, sentenziano da 3bmeteo, “con un flusso di correnti dal Nord Africa che raggiungerà l’apice tra venerdì e il prossimo weekend. In questa fase si supereranno i 30°C praticamente ovunque, con punte di 36-38°C sulle aree interne del Centrosud e sulle Isole Maggiori”.
Fino a quando?
“L’apice del caldo africano come detto si raggiungerà tra venerdì e il prossimo weekend, anche se sul finire di domenica si potrebbe assistere ad un primo indebolimento dell’alta pressione su Alpi e Nordovest con l’arrivo di qualche temporale. Successivamente, ovvero la prossima settimana”, concludono le previsioni di 3bmeteo, “le correnti potrebbero piegare almeno temporaneamente da Nordovest portando qualche temporale in più (anche forte) e un ridimensionamento quantomeno parziale del caldo a partire dal Centronord, sebbene il contesto climatico si manterrebbe comunque pienamente estivo“.
Casarano
Lega Pro, Casarano non vede l’ora
Domanda di ammissione al campionato presentata con due giorni d’anticipo e lavori al “Capozza” già conclusi

di Giuseppe Lagna
Con due giorni di anticipo rispetto alla scadenza del 6 giugno, gli addetti all’amministrazione del Casarano Calcio hanno presentato nella sede della Lega Pro di Firenze la domanda di ammissione al campionato di serie C 2025-2026, corredata dall’ampia documentazione richiesta.
Contemporaneamente il sindaco Ottavio De Nuzzo dichiarava terminati i lavori di adeguamento dello stadio comunale “Giuseppe Capozza“, svolti “in piena collaborazione tra Amministrazione Comunale e Società“.
Non poteva mancare, intanto, per l’allenatore Vito Di Bari l’assegnazione della “Panchina d’oro” a cura dell’Associazione Italiana Allenatori Calcio, insieme agli allenatori vincenti il rispettivo girone della serie D.
Infine, la Società del Casarano Calcio, nella persona del suo presidente Antonio Filograna Sergio, ha inteso ospitare, in una serata conviviale nei saloni del Grand’Hotel “Costa Brada” di Gallipoli, gli sponsor che hanno offerto il loro sostegno al campionato appena concluso e gli operatori dell’informazione (fra cui lo scrivente per “il Gallo“) per la grande vicinanza alla vittoria nel difficile girone H, che ha riportato il Casarano tra i professionisti dopo ben ventisei anni (ventisette per la serie C).
Al termine, un significativo “cadeau” per ogni convenuto e rituale taglio della torta rossoazzurra, ad opera del presidente Antonio Filograna Sergio, il vice presidente Antonino Filograna, il direttore generale Fulvio Navone e il vice direttore generale Antonio Obbiettivo.
– foto in alto, di Gigi Garofalo
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Casarano
Furti nel centro di Casarano: arrestato ladro seriale
Fermato dopo mesi di indagini dei carabinieri. L’uomo, già sottoposto a misura di sicurezza, si allontanava di notte dalla comunità terapeutica per rubare. Diversi episodi tra gennaio e marzo ai danni di attività di ristorazione, negozi e anche un’automobile in sosta

Per mesi aveva messo in allarme commercianti e cittadini con una lunga scia di furti e tentativi di effrazione nelle ore notturne, colpendo attività di ristorazione, negozi e persino un’automobile in sosta. Grazie a un’indagine scrupolosa dei carabinieri della Stazione di Casarano, il responsabile dei raid è stato arrestato.
Si tratta di un uomo già sottoposto a misura di sicurezza presso una struttura sanitaria specializzata del territorio, da cui si sarebbe allontanato più volte durante la notte per compiere verosimilmente i furti.
Le indagini sono partite nei primi mesi dell’anno, dopo una serie di denunce da parte di commercianti del centro cittadino.
I colpi – avvenuti tra gennaio e marzo – seguivano uno schema ormai chiaro: serrature forzate, ingressi danneggiati, cassetti svuotati e piccoli importi di denaro contante sottratti.
In alcuni casi, l’uomo non è riuscito nel suo intento di rubare, ma ha lasciato alle sue spalle ingenti danni a carico delle vittime.
Tra i suoi obiettivi preferiti, bar, attività di ristorazione, negozi di alimentari e persino un tentativo di furto su un’auto parcheggiata.
A complicare il quadro, la condizione dell’uomo, già affidato a una comunità psichiatrica in cui avrebbe dovuto scontare una misura non detentiva. Tuttavia, la sua capacità di eludere la sorveglianza notturna e agire con rapidità ha richiesto un’attenta attività di osservazione dai Carabinieri, supportata anche dalle segnalazioni dei cittadini.
Determinanti, infatti, sono state proprio le collaborazioni spontanee di chi ha notato movimenti sospetti o ha assistito a episodi anomali, permettendo ai militari dell’Arma di intervenire e raccogliere elementi utili per l’identificazione.
L’indagine, molto articolata con acquisizione di immagini di videosorveglianza, raccolta di testimonianze varie ed altri riscontri oggettivi, ha consentito ai Carabinieri, coordinati e diretti dalla Procura della Repubblica di Lecce, di ricostruire il quadro accusatorio.
L’arrestato è stato quindi riconosciuto quale autore dei diversi episodi e sottoposto, su disposizione dell’autorità giudiziaria, alla misura degli arresti domiciliari da scontarsi presso la stessa struttura sanitaria dove era già ospitato.
Le indagini intanto continuano con i carabinieri della Stazione di Casarano che proseguono nel lavoro di raccolta elementi; nel frattempo l’autorità giudiziaria valuterà l’evolversi della posizione dell’uomo.
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