Cronaca
Gagliano: minacciarono Sindaco ed Assessori, condannati
I reati contestati sono minacce, furto e vilipendio di tombe ai danni di Amministratori del comune di Gagliano del Capo.
I Carabinieri di Gagliano del Capo nel pomeriggio di ieri hanno dato esecuzione a due ordinanze di carcerazione per espiazione della pena emesse dal Tribunale di Lecce nei confronti di due gaglianesi: Antonio Pizzolante, 50 anni, dovrà espiare la pena di anni 2 (due), mesi 3 (tre) e giorni 11 (undici) di reclusione; Donatello Raona, 28 anni, dovrà invece scontare una pena residua di anni 1 (uno), mesi 5 (cinque) e giorni 8 (otto) di reclusione.
I reati contestati sono minacce, furto e vilipendio di tombe ai danni di Amministratori del Comune di Gagliano del Capo. Era il 2008 quando una mattina Sindaco, Vice Sindaco e Assessore si videro recapitata una busta con all’interno un biglietto minatorio e dei pallini di una cartuccia da caccia. Alcuni giorni dopo il Vice Sindaco ricevette due messaggi di testo sul proprio cellulare da una cabina telefonica: “Ciao ti ci ho messo la sorpresa a casa adesso fai molta attenzione sappi che è tempo di morire… addio” e “il diavolo sta aspettando l’ora che muori quando morirai io brucerò il tuo corpo con dieci litri di benzina. Satana il tuo persecutore, a risentirci, ciao”.
Le primissime indagini esperite all’epoca dei fatti dai militari dell’Arma dei Carabinieri permettevano di indirizzare nelle immediatezze le stesse proprio sui due arrestati; infatti secondo le indagini Pizzolante, avvalendosi di Raona e di una terza persona miravano ad intimidire gli amministratori al fine di ottenere un permesso per costruire in sanatoria una tettoia in un chiosco bar nella marina di Gagliano del Capo, riconducibile allo stesso Pizzolante. Lettere e messaggi parevano però non bastare; a questi si sono susseguite scritte sui muri delle abitazioni dell’Assessore (“Bella casa vita e una morte assicurata”, “Per te solo un rimedio, la morte”); tutte riportavano la firma “C.21”.
Ma il macabro disegno criminoso arrivò al culmine quando sulla tomba di
famiglia del Sindaco venne disegnata una stella a cinque punte racchiusa da un cerchio ed i cinque punti disposti a croce, simbolo dell’associazione mafiosa Sacra Corona Unita, accompagnata dalle scritte: “Tu morirai lo stesso”; “Noi comandiamo”; “Satana”; “Sindaco di merda, ti starò dietro fino alla morte”; “Sindaco morirai”; “SCU”, Anche in questo caso la firma “C.21” . Grazie proprio alle indagini dei carabinieri ben presto la sigla “C.21” trovava una spiegazione: era la firma dell’esecutore degli atti intimidatori, Donatello Raona. Infatti, in seguito a perquisizione all’interno dell’abitazione del pregiudicato, fu rinvenuta un agenda con la scritta “Agenda degli appunti: R. Donatello c.21”; la sigla stava per corona 21, cioè il numero di reati commessi dal Raona sino a quel momento. Stante gli elementi a carico dell’uomo lo stesso decise di confessare di esser l’autore delle lettere e dei murales e di aver agito su mandato di Antonio Pizzolante con un compenso di appena 100 euro!
Le intimidazioni non terminavano nonostante i servizi di vigilanza e prevenzione disposti all’epoca dalla Compagnia Carabinieri di Tricase; infatti, qualche settimana dopo l’ultima minaccia, Raona e il terzo complice, su mandato di Pizzolante, si introdussero nell’abitazione di uno dei rivali dell’uomo titolare di un bar di Gagliano del Capo, reo di essere “amico” del Sindaco, e rubarono un aspirapolvere ed uno stereo per poi appiccare il fuoco nella casa. I tre, nel giugno 2008, furono arrestati in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare e in sede di interrogatorio di garanzia. Sia Raona che Greco si accollarono gli addebiti senza però confermare il nome del loro mandante che entrambi in altri interrogatori precedenti avevano confermato agli inquirenti. Nonostante i ricorsi degli avvocati in appello ed in Cassazione il Raona e Pizzolante sono stati condannati con sentenza passata in giudicato. Ieri i due, esperite le formalità di rito, sono stati condotti in carcere.
Cronaca
Quattro deferimenti per il nuovo parcheggio privato di Tricase Porto
L’intervento dei carabinieri sarebbe stato realizzato in violazione a quanto previsto dalla concessione comunale e dalle leggi paesaggistiche
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Ne avevamo già parlato sulle colonne del nostro giornale prima dell’estate. In città non si parlava d’altro, tanto da spingere il sindaco Antonio De Donno, a rilasciare, sempre su il Gallo, alcune note sulla situazione parcheggi a Tricase Porto.
Oggi il sequel di quelle puntate: la Guardia forestale ha denunciato 4 persone per aver estirpato alberi e arbusti in zona vincolata, sempre al Porto, nell’area che sorge a due passi dalla chiesa di San Nicola.
Quattro persone: il proprietario dell’area, il direttore dei lavori e due imprenditori titolari della ditta esecutrice, sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Lecce per abusi nei lavori di realizzazione di un parcheggio pubblico nella marina di Tricase Porto.

Nel caso in specie, la realizzazione di un parcheggio pubblico, per decongestionare la viabilità litoranea dai massicci afflussi di turismo balneare durante la stagione estiva.
Proprio per il carattere temporaneo (stagionale) di tali opere, è previsto però che non venga modificato lo stato dei luoghi, tanto più se in modo permanente, e che al termine del periodo vengano ripristinate le condizioni iniziali.
Così, evidentemente, non avrebbe potuto essere per il parcheggio pubblico di Tricase Porto, dove, invece, era stato realizzato un grande piazzale con la posa ed il livellamento, su terreno agricolo, di materiale litoide stabilizzato, previa estirpazione della vegetazione, alberi ed arbusti della macchia mediterranea, con delimitazione delle piazzole di sosta.
Quest’ intervento dei Carabinieri Forestali si inserisce nella più ampia azione di contrasto, denominata “Operazione Another Brick”, che, anche con l’ ausilio di droni ed elicottero, mira ad accertare e sanzionare tutte quelle situazioni di abusi edilizi e di violazioni alle normative di tutela paesaggistica e delle aree naturali, che si sono rilevate numerose in tutto il Basso Salento.
Cronaca
Assalti ai bancomat, ANCI Puglia: «Ministro dell’Interno intervenga»
Dopo i tanti episodi verificatisi anche in Salento: «Attivare strategia coordinata di contrasto e prevenzione del fenomeno su scala regionale e azione straordinaria e immediata per rafforzare presenza dello Stato sul territorio e garantire sicurezza reale ai cittadini»
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La Presidente di ANCI Puglia, Fiorenza Pascazio, ha scritto al Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, per sollecitare un intervento urgente sul fenomeno degli assalti ai bancomat, sempre più frequenti e diffusi sul territorio regionale.
Dopo quanto avvenuto due giorni fa a San Ferdinando di Puglia, nella notte scorsa si è verificato un nuovo atto criminoso a Veglie, solo l’ultimo degli episodi verificatisi in Salento, l’ennesimo di una lunga serie che ormai interessa in maniera sistematica l’intero territorio.
Questi episodi generano un diffuso senso di insicurezza nelle comunità locali, provocano gravi danni materiali alle attività economiche e agli enti coinvolti e comportano disservizi e disagi che colpiscono soprattutto le categorie più fragili della popolazione, come anziani, donne e persone con disabilità.
I sindaci, «pur collaborando con le Prefetture e apprezzando l’impegno delle Forze dell’Ordine» sottolineano la «grave carenza di risorse e strumenti a disposizione dei Comuni per fronteggiare un fenomeno che ormai costituisce una vera e propria emergenza».
ANCI Puglia chiede al Ministero dell’Interno di attivare: una strategia coordinata di contrasto e prevenzione del fenomeno su scala regionale; un’azione straordinaria e immediata per rafforzare la presenza dello Stato sul territorio e garantire sicurezza reale ai cittadini.
Per la Presidente di ANCI Puglia, Fiorenza Pascazio: «È fondamentale assicurare alle comunità pugliesi la percezione concreta della legalità e della presenza dello Stato, oggi più che mai necessarie per ristabilire la fiducia, la sicurezza e la tutela dei cittadini e delle istituzioni locali».
Cronaca
Doppio furto d’auto, tre arresti
In carcere tre uomini, rispettivamente di Gagliano del Capo, Lecce e Surbo, per il furto prima di una Fiat Punto e poi di una Fiat Stilo
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I carabinieri della Stazione Carabinieri di Lizzanello, supportati dai colleghi del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Lecce, hanno arrestato in flagranza tre persone, un uomo di 38 anni di Gagliano del Capo, un 43enne di Lecce e una 28enne di Surbo, ritenuti responsabili, in concorso, di furto aggravato, ricettazione e possesso ingiustificato di arnesi da scasso.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, il gruppo si sarebbe mosso su una Fiat Punto, risultata rubata a Lizzanello per raggiungere via Duca degli Abruzzi, a Lecce.
Nel Capoluogo, approfittando di un attimo di distrazione del proprietario, avrebbero sottratto una seconda auto, una Fiat Stilo.
È stata, però, la rapidità della vittima nel chiamare il NE 112 a innescare la risposta immediata dei carabinieri, che in pochi istanti hanno attivato una rete di pattuglie sul territorio.
Proprio grazie alla conoscenza capillare della zona e alla sinergia operativa tra le gazzelle dell’Arma che i carabinieri sono riusciti a intercettare i responsabili mentre percorrevano le vie di Lizzanello con entrambi i mezzi rubati.
L’intervento è stato tempestivo: una manovra decisa, un controllo accurato e in breve tempo la situazione è stata riportata sotto controllo senza rischi per la cittadinanza.
Il lavoro dei militari dell’Arma non si è però fermato al fermo.
Le attività investigative successive, supportate dall’acquisizione e dall’analisi delle immagini di videosorveglianza, hanno permesso di consolidare ulteriormente il quadro indiziario e di rafforzare gli elementi di responsabilità.
Al termine delle formalità di rito, i tre arrestati sono stati condotti presso la Casa Circondariale di Lecce, come disposto dal Pubblico Ministero di turno della Procura della Repubblica, che conduce le indagini.
I veicoli recuperati sono stati restituiti ai legittimi proprietari.
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