Attualità
L’arte ritorna a scuola. Copertino, il dono
L’artista Ferdinando Macchia ha donato all’Istituto di Istruzione Superiore “Vittorio Bachelet” parte delle sue opere in legno, dal valore inestimabile, riproducenti monumenti architettonici leccesi ed italiani, oltre ad un suo vero e proprio capolavoro: la “Chiesa del Simbolo con il suo campanile”
Ieri, nel giorno del suo 78° compleanno, l’artista Ferdinando Macchia ha donato all’Istituto di Istruzione Superiore “Vittorio Bachelet” di Copertino parte delle sue opere in legno, dal valore inestimabile, riproducenti monumenti architettonici leccesi ed italiani, oltre ad un suo vero e proprio capolavoro: la “Chiesa del Simbolo con il suo campanile”, frutto del suo talento, del suo estro e pensiero mistico.
Tali opere, oggetto nel passato di diverse esposizioni che hanno goduto di notevole consenso di pubblico e critica, sono state consegnate a Giuseppe Manco (dirigente dell’Istituto “V. Bachelet” di Copertino), alla presenza del Prof. Cosimo Damiano Arnesano (presidente di MediterraneaMente APS di Porto Cesareo), dei familiari dell’artista e di alcuni docenti, con l’impegno di custodirle e renderle liberamente fruibili dai giovani studenti e dai visitatori.
Ferdinando Macchia: «Ho avuto il piacere di conoscere ed incontrare il Prof. Cosimo Damiano Arnesano in qualità di presidente dell’associazione MediterraneaMente APS di Porto Cesareo, gli ho manifestato la volontà di donare le opere in questione alla predetta Associazione. Il Professore ha accolto con grande piacere tale proposta, tuttavia, con rammarico, non ha potuto dare seguito a tale intento in quanto l’Associazione da lui rappresentata non dispone di luoghi e spazi ove collocare le predette opere”. E poi aggiunge: “Di conseguenza, valutata la mia origine copertinese, si è addivenuti alla determinazione di poter collocare (donandole) le varie opere presso la sede di alcuni Istituti Scolastici di Copertino. Su consiglio e indicazione del Prof. Arnesano, sentita la mia famiglia, ho deciso di donarle in parte all’Istituto “Vittorio Bachelet” di Copertino e in parte ad un Istituto Comprensivo della stessa città».
Il dirigente scolastico Giuseppe Manco, ha aggiunto: «Ringrazio sentitamente l’autore, Fernando Macchia, per aver scelto il Bachelet di Copertino quale sede scolastica nella quale far accogliere e custodire le preziosissime sue creazioni artistiche. Creature, direi, vere creature cui continuare a dar vita nel tempo. Creature d’arte lignea, lavorate di cesello e con mano di estrema dovizia. Creature che l’Istituto Bachelet di Copertino preserverà gelosamente come patrimonio culturale della città natale dell’autore copertinese. Ora la scuola darà alle sue studentesse e ai suoi studenti, nonché ai visitatori curiosi ed anche al passante frettoloso la possibilità di fruire di così tanto tesoro gustandone forme, il colore, gli intarsi sino a sentirne il cuore palpitante dell’artista …».
Le opere donate all’Istituto Bachelet
– Castello di Copertino (larghezza: 110 cm – profondità 110 cm);
– Castello Carlo V di Lecce (larghezza: 110 cm – profondità 110 cm);
– Torre di San Tommaso o Torre Lapillo (larghezza: 90 cm – profondità 70 cm);
– Chiesa e Campanile del Simbolo (opera ideata dall’artista)
– Lampadario a 24 braccia.
Ferdinando Macchia
Classe 1945, da giovane si arruola da Sottoufficiale nell’Aereonautica Militare e dopo varie esperienze, presta servizio fino alla fine della sua carriera in qualità di responsabile dei servizi di sicurezza e pronto intervento dell’Aeroporto Militare di Galatina.
Lecce è la città che ama e conosce profondamente, tanto che diventa oggetto di buona parte della sua produzione artistica.
Affascinato dalle architetture e decorazioni che caratterizzano gran parte dei monumenti e delle chiese storiche, egli le riproduce in legno e con estremo rigore ne esalta la bellezza artistica ed i particolari architettonici. Numerose le frequentatissime mostre cui ha dato vita a Lecce e provincia.
Presso il Castello Carlo V di Lecce è rimasta stabilmente installata la riproduzione dello stesso Castello, oggi donata all’Istituto “V. Bachelet” di Copertino, città che gli ha dato i natali.
Attualità
Genitore si scusa con la dirigente del Liceo Comi: “Rivolsi parole gratuitamente ingiuriose”
“Fu solo il frutto di un momento di forte tensione personale”: nella lettera pubblica inviata alla Redazione, l’intento di chiudere bonariamente una vicenda incresciosa risalente al 2024
Riceviamo e pubblichiamo la lettera di scuse giunta in Redazione dal signor Grazio De Paoli, genitore di uno studente del Liceo Comi. La lettera pubblica è indirizzata alla Dirigente del medesimo istituto. Come si evince dalla stessa comunicazione, inviata alla Redazione per tramite dell’avvocato Francesco Accoto, la presente vale quale presa di coscienza dell’errore commesso e come manifestazione della volontà di chiudere bonariamente una spiacevole vicenda, risalente al 2024. All’epoca, nel mese di settembre, lo scrivente avrebbe rivolto pubblicamente delle parole ingiuriose all’indirizzo della Dirigente e del Liceo.
“In riferimento a quanto accaduto nel settembre 2024, durante l’accoglienza nell’auditorium delle classi prime del Liceo “G. Comi” di Tricase, desidero esprimere alla Dirigente scolastica, Prof.ssa Antonella Cazzato, e all’intera comunità scolastica, le mie più sincere scuse per le parole e i toni inappropriati usati. Riconosco che il mio intervento è stato inopportuno, errato, offensivo e non riflette il rispetto e la stima che invece avrebbe dovuto avere la Dirigente e dell’Istituto e tutti gli altri addetti, che si sono distinti per serietà, attenzione e professionalità nelle numerose attività scolastiche ed extracurriculari svolte.
Le mie parole, gratuitamente offensive, pronunciate in quella circostanza nell’auditorium del Liceo “G. Comi”, sono state solo il frutto di un momento di forte tensione personale, senza alcuna responsabilità da parte della Dirigente scolastica, Prof.ssa Antonella Cazzato né di tutta la scuola. Per quanto ho potuto constatare il Liceo “G. Comi” ha sempre garantito un percorso formativo di elevata qualità, e il personale docente e non docente, insieme alla Dirigente, si è sempre mostrato all’altezza del proprio compito educativo verso mio figlio assicurandogli un ottimo percorso scolastico quinquennale”.
Attualità
Alessano-Specchia: fronte comune a scuola contro il bullismo
Questa mattina l’incontro, nei due plessi, con l’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione Tricase
Coinvolgimento e partecipazione attiva degli studenti e delle studentesse del Comprensivo di Alessano e Specchia che oggi hanno incontrato l’Associazione Nazionale Carabinieri Sezione Tricase, in un incontro sul delicato tema del bullismo e cyberbullismo.
Un momento di dialogo autentico, che ha contribuito a sviluppare consapevolezza e responsabilità tra le giovani generazioni, grazie anche al prezioso intervento della psicologa Marinella Martella, che ha offerto spunti concreti per riconoscere e contrastare questi fenomeni.

A impreziosire l’iniziativa, la presenza dei Sindaci dei rispettivi Comuni, segno tangibile di un’attenzione condivisa e di una comunità che sceglie di fare rete per proteggere e sostenere i propri ragazzi e le proprie ragazze.
Approfondimenti
Pompeo Maritati, “Quando i numeri si innamorano (e io ci casco)”
Oggi che sono in pensione, che posso permettermi di scrivere senza Excel aperto in sottofondo, ho ritrovato quei fogli, li ho riletti, e mi sono detto: “Perché non completarlo? Perché non dare voce a quei numeri innamorati?”…
L’idea di questo libro nasce in un luogo che, a prima vista, sembrerebbe il meno romantico del mondo: una sala corsi di una grande banca italiana, illuminata da neon impietosi, con pile di dispense, calcolatrici scientifiche e tazzine di caffè che avevano visto giorni migliori.
Era verso la fine degli anni 90, e io, in giacca e cravatta, stavo tenendo un corso di matematica finanziaria a un gruppo di operatori bancari. L’argomento del giorno? Il calcolo delle rate di mutuo con il sistema cosiddetto “alla francese”.
Un nome che evoca baguette, bistrot e chanson d’amour, ma che in realtà nasconde una formula che farebbe piangere anche un ingegnere.
Eravamo immersi in coefficienti, tassi d’interesse, progressioni geometriche e quel misterioso “ammortamento” che, più che un piano di rimborso, sembrava una lenta agonia numerica. E proprio mentre stavo spiegando la logica dietro la distribuzione degli interessi nel tempo, uno degli uditori – un tipo sveglio, con l’aria di chi aveva già capito tutto, ma voleva vedere se anche io lo avevo capito se ne uscì con una frase che mi colpì come una freccia di Cupido: “È come se alcuni numeri si fossero innamorati.”
Silenzio. Sorrisi. Qualche risatina. Io, ovviamente, feci il classico gesto da docente navigato: annuii con un mezzo sorriso, come a dire “bella battuta, ma torniamo seri”. E così fu. Riprendemmo la lezione, tornai a parlare di rate, di formule, di Excel. Ma quella sera, solo in albergo, mentre il minibar mi offriva una bottiglietta d’acqua a prezzo da champagne e la TV trasmetteva repliche di quiz dimenticati, quella frase tornò a bussare alla mia mente.
“È come se alcuni numeri si fossero innamorati.”
Ma certo! Perché no? Perché non pensare che dietro le formule ci siano storie? Storie di attrazione, di repulsione, di corteggiamenti matematici, di triangoli amorosi (non solo geometrici), di numeri che si cercano, si sfuggono, si fondono. Un’idea folle, certo.
Accostare l’innamoramento, quel sentimento poetico, irrazionale, profondo, all’aridità dei numeri, che per definizione sono freddi, impersonali, astratti. Ma forse proprio per questo l’idea mi sembrava irresistibile.
Così iniziai a scrivere. A spizzichi e bocconi, tra una riunione e una trasferta, tra un bilancio e un report. Annotavo storielle, dialoghi, immagini. Immaginavo lo Zero e l’Uno in crisi di coppia, il Due che cerca equilibrio, il Pi greco che seduce tutti ma non si concede a nessuno. Poi, come spesso accade, la vita prese il sopravvento.
Gli impegni si moltiplicarono, le cartelle si accumularono, e quei fogli finirono in fondo a un cassetto. Lì rimasero, silenziosi, per anni. Fino a oggi.
Oggi che sono in pensione, e che ho tempo per ascoltare le idee che bussano piano, che posso permettermi di scrivere senza Excel aperto in sottofondo. Ho ritrovato quei fogli, li ho riletti, e mi sono detto: “Perché non completarlo? Perché non dare voce a quei numeri innamorati?”
E così è nato questo libro. Un libro che non pretende di insegnare matematica, ma di farla sorridere. Un libro che non vuole dimostrare teoremi, ma raccontare storie. Un libro che, se tutto va bene, vi farà guardare i numeri con occhi nuovi.
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