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Lecce

Vittorio: “Mio fratello non doveva morire così, in abbandono”

È il sentimento dominante del gemello, insegnante ed avvocato in pensione, che ci ha raccontato la sua disavventura, malcelando anche una comprensibile rabbia. “Ho 77 anni, da sempre ho lavorato e vissuto a…”

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ESCLUSIVA


Il cruccio di sentirsi responsabile per il modo con cui ha dovuto dire addio al fratello gemello. È il sentimento dominante nell’animo di Vittorio Cazzato, insegnante ed avvocato in pensione, che ha raccontato la sua disavventura, malcelando anche una comprensibile rabbia.


«Ho 77 anni», racconta, «da sempre ho lavorato e vissuto ad Acquarica del Capo con un fratello gemello, Augusto, che versava da molto tempo in precarie condizioni di salute, a causa di alcuni problemi fisici e neurologici. Le difficoltà e i problemi sono progressivamente aumentati nel tempo, fino ad indurci a fare ricorso ad una struttura specializzata che potesse garantire la migliore assistenza sanitaria ed infermieristica ad Augusto.


Non è stato facile assumere informazioni sulla struttura leccese che poi avremmo scelto; ci siamo dovuti basare su alcune referenze verbali e sul contenuto del sito Internet, oltre che sulle dichiarazioni presenti nell’opuscolo pubblicitario. Personalmente, mi ero fatto convincere dalla dichiarazione sul sito Internet e sull’opuscolo che garantisce testualmente “un’adeguata assistenza medica infermieristica 24 ore su 24».


Così Vittorio, «alla fine del mese di settembre dello scorso anno» prese contatto per il ricovero di Augusto presso la struttura di Lecce, «cercando di descrivere al meglio la precaria situazione».

Ricovero avvenuto il 16 dicembre 2021: «Non posso tacere sul fatto che mi sento moralmente responsabile», si cruccia Vittorio, «fui io a insistere con Augusto, lui non voleva. Non mi aspettavo certo che le sue condizioni migliorassero, sapevo bene che la sua salute era irrimediabilmente compromessa.


Così come sono consapevole che le sue condizioni neurologiche e psicologiche (aggravate da una sofferenza durata anni) lo rendevano un paziente difficile. Nessuno però poteva pensare che la permanenza presso la struttura l’avrebbe condotto alla morte dopo nemmeno due mesi (il 12 febbraio scorso) ed in circostanze che destano molte perplessità».


La premessa: «Augusto è entrato in struttura già dotato del cosiddetto dispositivo PICC (catetere centrale di inserimento periferico): poiché detto dispositivo, che l’ammalato aveva rimosso secondo quanto risulta dalla cartella clinica, può essere applicato solo in sala operatoria ospedaliera, è stato necessario attendere fino al 5 gennaio 2022 per la seconda applicazione. Ma, qualche giorno dopo, anche il secondo PICC ha subito la stessa sorte del primo… Nel frattempo è sopravvenuta la seconda ondata di covid e, da quel momento, mi fu impedito di rivedere mio fratello, nonostante la mia terza dose di vaccino e Green Pass.


Un’altra delle conseguenze è stata che il personale della struttura non ha ritenuto di fissare un nuovo appuntamento presso il “Fazzi” per l’applicazione del nuovo PICC, malgrado le mie insistenze. Senza il dispositivo l’ammalato, oltre a non poter essere alimentato, non veniva nemmeno idratato a sufficienza. Nelle frequenti telefonate intercorse, Augusto si lamentava di una sete “bestiale” che lo faceva soffrire terribilmente.


Il personale si rifiutava di dargli da bere perché cera il rischio che soffocasse. Non è valsa a nulla nemmeno l’assunzione formale di responsabilità da parte mia: chiedevo di dare da bere ad Augusto, in qualche modo, assumendomi la responsabilità di eventuali conseguenze drammatiche.


La progressiva disidratazione ed il rapido deperimento», prosegue nel suo racconto Vittorio, «hanno portato ad un certo punto il medico della struttura alla decisione, dietro mia autorizzazione, di applicare un cosiddetto sondino naso-gastrico».

«Se le condizioni dell’ammalato fossero state sin dall’inizio valutate in modo adeguato», riflette ad alta voce Vittorio, «forse sarebbe stato necessario rifiutare di accettarlo come ospite, ritenendo, magari, che la struttura stessa non fosse la più adeguata a lui».

Il racconto prosegue con la tragica giornata del decesso: «Il 12 febbraio 2022, di prima mattina, avevo chiamato al telefono chiedendo di parlare, come ogni giorno, con Augusto. Mi hanno risposto che dormiva, così ho deciso di non farlo svegliare, rinunciando a parlargli. Poi, più o meno alle ore 16, ho ricevuto una chiamata piuttosto allarmata dal personale della struttura, che mi comunicava che era stato necessario chiamare il 118, constatato che Augusto non si svegliava e che la mattina aveva avuto uno o due episodi di vomito.


Così mi recai di corsa in ospedale. Dopo altro tempo apprendevo che il medico del 118 non aveva ritenuto di optare per il ricovero e quindi il malato era ancora nella residenza socio assistenziale, in uno stato definito “soporoso”. Tornatovi non mi fu consentito di entrare e quando finalmente me lo permisero Augusto era deceduto ormai da tempo».


Fin qui la cronistoria di Vittorio che però vuole rendere pubblici tutti i suoi dubbi: «Dopo i primi giorni di comprensibile sgomento, abbiamo avuto un breve colloquio con una delle infermiere caposala della RSA le cui risposte, date con evidenti incertezza ed imbarazzo, non possono che alimentare le nostre perplessità. Inoltre, abbiamo acquisito il CD delle conversazioni telefoniche avvenute fra la struttura socio assistenziale e il 118. Da queste e da quanto riferito dal personale emerge come nella mattinata il personale della struttura aveesse riscontrato che l’ammalato aveva avuto un episodio di vomito e non rispondesse agli stimoli.


Era stato quindi chiamato il medico della struttura («non presente in sede, evidentemente») che, per telefono, aveva dato ordine di rimuovere il sondino naso-gastrico. Nel primo pomeriggio, riscontrando un aggravamento delle condizioni, era stato richiamato il medico di struttura che questa volta aveva suggerito di chiamare il 118.


La chiamata dalla RSA leccese è avvenuta alle 15,30 del pomeriggio del 12 febbraio. Il 118 ha chiesto l’indirizzo preciso dove era Augusto: chi non si sorprenderebbe scoprendo che l’infermiere non era in grado di fornire l’indirizzo preciso, che avrebbe cercato su Internet “che in questo momento non sta andando”? Per me significa che tali infermieri non hanno mai fatto l’esperienza di dover chiamare il 118 e che quindi la struttura non è in grado di ospitare ammalati gravi.


Ergo dopo la prima valutazione, il medico della struttura, avrebbe dovuto rifiutare di ospitare un infermo come mio fratello».


Secondo Vittorio, però, «una valutazione seria dell’ammalato probabilmente non è mai avvenuta; è stato accolto e basta, senza porsi problemi sul suo stato di salute e sulla capacità o meno della struttura di gestirlo e curarlo a dovere».


A tal proposito riporta «altre testuali parole» scambiate tra l’infermiera della RSA ed il servizio di emergenza urgenza extraospedaliera. «Il 118 chiede: “C’è un medico in struttura?”. L’infermiere risponde: “Sì, Magari!”. Più significativo di questo…».


Premesso che «non sono pertinenti in questa sede valutazioni sulla ulteriore responsabilità diretta del 118 («ha valutato come “soporoso” lo stato di un paziente che non rispondeva agli stimoli e che quindi probabilmente era in coma sin dalla mattina, ha lasciato il paziente anurico dichiarando il cosiddetto codice bianco, pur essendo intervenuto in codice rosso»)», Vittorio prosegue con la sua denuncia: «La sera stessa del 12 febbraio, ebbi una conversazione con l’infermiere di della RSA che, alle obiezioni che gli facevo, replicò che il medico di guardia non c’era, e che non era previsto ci fosse dal momento che il medico è presente in struttura solo due volte la settimana. Altro che 24 ore su 24 si assistenza sanitaria!».


La conclusione amara di Vittorio: «Che una persona muoia dopo due mesi di pena nel modo in cui è accaduto a mio fratello Augusto, con sofferenza che forse non possiamo immaginare, nella solitudine, senza nemmeno poter rivedere il fratello gemello, è una cosa molto, molto difficile da accettare da giustificare, pur considerando tutte le difficoltà del caso. Suggerisco agli organi direttivi della struttura è di indagare a fondo su questi eventi, di porre riparo all’inefficienza che da essi derivano. Nell’interesse della struttura stessa e delle persone che vi fanno ricorso».


Sulla vicenda avremmo voluto proporre anche la versione della RSA leccese ma, nonostante il nostro prodigarci, l’aver contatato sia la sede di Lecce che il legale della struttura, abbiamo dovuto arrenderci e prendere contezza del loro silenzio.


Cronaca

Lecce, viale Grassi: arrestato l’uomo che ha sparato

Giuseppe Calcagnile, 40 anni, leccese, dovrà rispondere di tentato omicidio e porto illegale di arma da fuoco.  Ieri mattina aveva esploso due colpi contro un pregiudicato 41 enne gambizzandolo

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In seguito all’agguato di ieri mattina in viale Grassi, angolo via O. Ducas, dove un uomo era stato attinto da colpi di arma da fuoco agli arti inferiori, la Squadra Mobile e la S.I.S.C.O. di Lecce hanno arrestato, Giuseppe Calcagnile, 40enne leccese che dovrà riospondere di tentato omicidio e porto illegale di arma da fuoco.

Attraverso l’acquisizione delle telecamere di videosorveglianza dell’esercizio commerciale dove è accaduto l’evento, i poliziotti hanno potuto osservare come il 41enne si sia avvicinato alla vittima, mentre questa era seduta al tavolino del bar assieme ad altre due persone, abbia esploso due colpi di arma da fuoco, ferendolo alle gambe, e sia scappato in direzione dell’esercizio commerciale di fronte.

L’aggressore, subito individuato e rintracciato nella sua abitazione, ha confessato di essere l’autore della sparatoria e di averlo fatto per motivi riferiti ad eventi pregressi tra i due ma non ha fornito nessuna indicazione circa l’arma utilizzata.

L’uomo, quindi, è stato arrestato e associato presso la casa circondariale di Lecce, dopo aver informato il P.M. di turno.

 

 

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Appuntamenti

Non è amore

Tavola rotonda sulla prevenzione e il contrasto alla violenza di genere. Mercoledì 20 marzo dalle 16,30 a Lecce, presso la Mediateca (Edificio 3 – Studium 2000) di via di Valesio, angolo V.le. San Nicola

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Presso la Mediateca – Edificio 3 di Studium 2000 a Lecce, nell’ambito di un progetto intergenerazionale, si terrà una tavola rotonda dal titolo “Non è amore“, organizzata dalla FNP Cisl Lecce in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università del Salento, Cisl Lecce, Anteas Lecce e Fondazione di Comunità del Salento.

In programma mercoledì 20 marzo, alle ore 16,30, l’evento sarà introdotto dai saluti istituzionali di Mariano Longo, direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali dell’Università del Salento, Antonio Zippo, segretario Generale FNP Cisl Lecce e Ada Chirizzi, segretario generale Cisl Lecce.

La tavola rotonda vedrà gli interventi di esperti quali: Giovanni Mancinone, giornalista e autore del libro “Mostri, quando non c’è più l’amore“; Irene Strazzeri, docente di Sociologia Generale presso l’Università del Salento; Nunzio Di Nunno, docente di Medicina Legale presso l’Università del Salento.

Modererà l’incontro la giornalista esperta in medicina narrativa, Raffaella Arnesano.

Nella stessa occasione, verrà presentato il libro di Giovanni Mancinone, “Mostri, quando non c’è più l’amore“, che racconta dieci storie di violenze, omicidi e tradimenti, edito da Rubbettino, con la prefazione di Oria Gargano.

La tavola rotonda si propone di affrontare tematiche cruciali legate alla prevenzione e al contrasto della violenza di genere, offrendo uno spazio di riflessione e confronto tra esperti e partecipanti interessati a promuovere una società più consapevole e inclusiva.

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Appuntamenti

Miggiano si prepara per la seconda edizione di ExopoJob

Evento in programma nel quartiere fieristico dal 18 al 20 aprile. Arpal Puglia lancia la chiamata pubblica alle aziende in cerca di personale: entro il prossimo 4 aprile, potranno prenotare la propria postazione gratuita per effettuare colloqui di lavoro con i candidati alle posizioni aperte. Pubblicato l’XI Report delle offerte di lavoro con 405 annunci

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Ad un mese esatto dall’avvio della seconda edizione di ExpoJob, la Fiera del mercato del lavoro del Salento, Arpal Puglia lancia la chiamata pubblica alle aziende in cerca di personale: entro il prossimo 4 aprile, potranno prenotare la propria postazione gratuita per effettuare colloqui di lavoro con i candidati alle posizioni aperte.

Quest’anno, l’evento, unico nel suo genere, si terrà dal 18 al 20 aprile 2024, sempre presso il quartiere fieristico di Miggiano.

Organizzata da Comune di Miggiano e Arpal Puglia, la fiera si propone di promuovere le politiche attive del lavoro a livello territoriale, favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e stimolare l’occupazione e l’inserimento lavorativo.

L’evento sarà caratterizzato da una serie di attività, tra cui recruiting, seminari, convegni, laboratori, talk.

Un padiglione sarà riservato all’Inclusion Expo Job, dedicato ad aziende che hanno scoperture ai sensi della legge n.68/99 e focalizzato su categorie di lavoratori svantaggiati, come persone con disabilità, migranti e donne vittime di violenza.

Possono partecipare aziende di qualunque settore economico: avranno a disposizione uno dei 44 spazi disponibili, comprensivi di scrivania e due sedie, mentre spetta a loro l’allestimento con materiali pubblicitari ed espositivi.

«Viste le numerose richieste giunte nella prima edizione e le disponibilità fino ad esaurimento posti», gli organizzatori consigliano di «prenotare per tempo la propria postazione». 

Basterà compilare l’appostio Google form e attendere conferma dell’iscrizione: (CLICCA QUI)

Si possono coprire uno o più slot temporali tra i seguenti: giovedì 18 aprile ore 15-19, venerdì 19 aprile ore 9-13, venerdì 19 aprile ore 15-19, sabato 20 aprile ore 9-13, sabato 20 aprile ore 15-19.

«Per ragioni organizzative», spiegano sempre gli organizzatori, «è preferibile la scelta di slot consecutivi, fino ad un massimo di cinque, che equivalgono alla copertura di tutto l’evento».

E ancora: «Per favorire l’incrocio domanda-offerta, le aziende riceveranno consulenza specifica dagli operatori dei Centri per l’impiego», che provvederanno anche alla pubblicazione degli annunci di lavoro online sul portale lavoroperte.regione.puglia.it .

In vista di ExpoJob, inoltre, Arpal promuove la possibilità per gli utenti di preparare o aggiornare il proprio curriculum vitae, da consegnare alle aziende durante i colloqui in fiera.

A partire da questa settimana, si potrà prenotare un apposito appuntamento presso tutti e dieci i centri per l’impiego dell’Ambito di Lecce, ogni giovedì pomeriggio, dalle 15alle 16.

Le date disponibili sono il 21 e 28 marzo, il 4 e 11 aprile. Si consiglia di contattare in anticipo, telefonicamente o via mail, il proprio centro per l’impiego.

IL REPORT DELLE OFFERTE DI LAVORO

Intanto, l’undicesimo Report delle offerte di lavoro conta 405 annunci, per un totale di 1.164 posti disponibili.

Per quanto attiene alle offerte di lavoro provenienti dalle aziende, nel settore turistico si hanno 532 posizioni aperte, con in testa il Capo di Leuca (138 posti disponibili), seguito dalla Costa Ionica (116), dalla Costa Adriatica (104), dall’entroterra (97) e da Lecce e nord Salento (77).

Nel comparto edile i posti a disposizione sono 270; 25 in quello delle pulizie e multiservizi, anche se molte opportunità si ritrovano nel settore turistico in quanto suo indotto.

Si hanno 26 posizioni nel settore trasporti e riparazione veicoli; 59 nel commercio; 26 nel settore amministrativo e informatico e 9 in quello pedagogico.

Nella sanità privata e nei servizi alla persona, sono 99 le figure richieste. Si prosegue con 8 offerte nel settore agricolo, agroalimentare e ambiente; 7 nel settore bellezza e benessere; 23 nel Tac;

29 nell’industria del legno e 34 nel metalmeccanico.

Sono numerose anche le opportunità di lavoro diffuse dalla rete europea dei servizi per l’impiego Eures.

Otto annunci, poi, sono destinati esclusivamente a persone con disabilità e sette a persone iscritte alle cosiddette “Categorie protette”, per 7 profili.

Si segnala, inoltre, che dal 18 al 22 marzo si potranno presentare le domande di partecipazione all’avviso di avviamento numerico per l’assunzione di due unità presso l’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Lecce, mediante procedura ex art. 16 della L.56/1987, che regola le modalità di assunzione per lavori, sia a tempo determinato sia indeterminato, per i quali è previsto il solo requisito di istruzione della scuola dell’obbligo. Le risorse selezionate saranno assunte a tempo indeterminato e pieno con profilo professionale di “Operatore tecnico-amministrativo” (ex Area Prima), da inquadrare nell’Area Operatori del CCNL Funzioni Centrali 2019-2021. Un posto è riservato alle forze armate. Sul portale Sintesi Lecce, è possibile prendere visione dell’avviso pubblico e scaricare il modello di domanda. Le candidature devono essere presentate esclusivamente tramite PEC, da inviare al CPI territorialmente di propria competenza rientrante in uno dei dieci centri dell’ambito provinciale di Lecce.

Le offerte, parimenti rivolte ad entrambi i sessi, sono pubblicate quotidianamente sul portale lavoroperte.regione.puglia.it e sono diffuse anche sulla pagina Facebook “Centri Impiego Lecce e Provincia”, sul portale Sintesi Lecce e sui profili Google di ogni centro per l’impiego. Le candidature possono essere trasmesse tramite Spid, via mail o direttamente allo sportello presso gli uffici, aperti dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 11.30, il martedì anche nel pomeriggio dalle 15 alle 16.30 e il giovedì pomeriggio su appuntamento.

CLICCA QUI PER CONSULTARE L’XI REPORT DI ARPAL NELLA SUA VERSIONE INTEGRALE

 

 

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