Approfondimenti
Compostaggio industriale: favorevoli o contrari?
A Soleto si infiamma il dibattito: da un lato il Sindaco Graziano Vantaggiato e l’Amministrazione, convinti sostenitori della sua realizzazione, dall’altro, il “Movimento 5 Stelle”, che ribadisce con forza le ragioni della convinta opposizione
																								
												
												
											Secondo l’International Solid Waste Association (l’associazione mondiale che riunisce gli operatori del settore trattamento e smaltimento), attualmente nel mondo vengono prodotti circa 4 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno. La metà è rappresentata da rifiuti urbani (quelli prodotti dalle famiglie), mentre l’altra metà riguarda i rifiuti cosiddetti speciali, provenienti cioè da attività industriali e produttive.
Una gestione non corretta dei rifiuti porta a gravi fenomeni di inquinamento, al contrario, da una loro gestione corretta che miri a sensibilizzare le nuove generazioni alla responsabilità sociale e alla cura del territorio, si può recuperare energia, riutilizzando i materiali ed utilizzandoli come combustibile. La complessa problematica dei rifiuti e la loro gestione rivestono un’importanza fondamentale nelle politiche ambientali comunitarie. Devono essere sviluppate per i rifiuti biodegradabili efficaci metodologie di gestione. La strada che più facilmente si presta a tale scopo è quella del compostaggio. Compostaggio si, dunque, ma industriale o domestico (o agricolo o di prossimità)? Proprio su questa questione si infiamma il dibattito a Soleto: da un lato il sindaco Graziano Vantaggiato e l’Amministrazione, convinti sostenitori della realizzazione di un impianto industriale di compostaggio, dall’altro, il “Movimento 5 Stelle” di Soleto, la cui portavoce, Serena Fiorentino, ribadisce con forza le ragioni della convinta opposizione alla realizzazione dell’impianto.
Il Sindaco di Soleto: “Per noi sarebbero solo vantaggi”
“L’idea dell’impianto di compostaggio”, esordisce il Sindaco di Soleto, Graziano Vantaggiato, “nasce nell’inverno dell’anno scorso, in piena emergenza rifiuti in corso. L’Amministrazione precedente ne aveva presentata un’ipotesi all’ATO. A settembre del 2014 l’ATO2 (che include tutti i paesi dell’area centrale del Salento), ha deliberato di individuare per la localizzazione dell’impianto la zona industriale di Galatina e Soleto. La soluzione ci aggrada perché in questo modo avremmo più controllo sull’impianto: meglio essere noi a decidere piuttosto che subire le decisioni di altri”.
Di mezzo ci sono anche i 2.450.000 euro finanziati dalla Regione. “Nella politica degli impianti di compostaggio la Regione ha stanziato 10.000.000 € da dividere su tutto il territorio provinciale ed ha individuato tre aree: una a Cavallino nelle immediate vicinanze dell’attuale discarica, una a Soleto-Galatina e l’altra a Tricase. Tuttavia la rendicontazione di queste somme dovrebbe avvenire entro il 30 giugno, (cosa umanamente impossibile da realizzare) per cui questi soldi non sono ancora stati erogati, ma solo stanziati. L’Assessore Regionale Nicastro ha affermato che questi soldi non sono mai stati erogati perché non c’erano i progetti. Ma come possono le Amministrazioni commissionare progetti senza copertura finanziaria?”.
A suo parere l’impianto inquina? “Un impianto di compostaggio per quanto grosso non inquina, o non inquinerebbe più di una discarica. Dal momento che per realizzare un impianto bisogna modificare un’area, è stata identificata un’area industriale, la quale è già tipizzata per questi tipi di investimenti. In un impianto di compostaggio, fatto con i sani criteri di una buona impresa, si dovrebbe fare una prima selezione, nella quale il rifiuto organico viene diviso da tutto il resto. Un impianto di selezionamento poi dovrebbe servire a dividere quello che è umido da quello che non lo è. Fatto questo l’umido dovrebbe andare in una condizione anaerobica, dalla quale si produrrebbe un gas metano.
Un impianto di compostaggio dovrebbe nascere con un digestore anaerobico prima con produzione di un gas metano e poi in una seconda fase aerobico per la produzione di compost di qualità. Secondo alcuni il compost non è di qualità ma è un rifiuto anch’esso: ci sono delle normative o dei protocolli secondo i quali per essere dichiarato di qualità deve seguire delle prescrizioni, deve avere delle caratteristiche. E’ chiaro che l’impianto, qualora venisse realizzato, il condizionale è d’obbligo, deve avere dei requisiti, altrimenti avremmo creato un’altra cattedrale inquinante nel nostro territorio. La differenza è che, se mai dovesse essere realizzato, non ci dovranno essere camini, ovvero, il biometano prodotto dovrà essere venduto o immesso nella rete della Snam. A differenza di altri, questo impianto non dovrà bruciare nulla: qui il biogas verrà venduto o immesso in rete. Qualcuno vuol fare l’avvocato del diavolo e dire “e se non si vende, e se si infiltra la mafia, ecc.” ma con i “se” e con i “ma” non ci sarà mai sviluppo. Bisogna avere un progresso consapevole e non dire no a prescindere”.
Quale dovrebbe essere il bacino di utenza? “Servirebbe circa 100mila abitanti per 30mila tonnellate l’anno. Senza i finanziamenti della Regione per il FEARS, si potrebbe pensare ad un impianto più ridotto, anche per limitare l’impatto visivo (“l’unico impatto”) importante. L’idea è quella di ottimizzare il sistema della raccolta dei rifiuti. Le 30.000 tonnellate sono il massimo, ma può darsi che siano meno. A chi pensa che se il bacino di utenza non garantisce le 30.000 tonnellate si dovrebbero far arrivare i rifiuti da altre parti, dico che questo non accadrà, l’impianto funzionerebbe solo per i Comuni dell’ARO”.
Il problema delle emissioni maledoranti? “Se funziona in maniera efficiente non ci sono odori: si mescolano i rifiuti organici con gli sfalci di potatura e l’impianto è chiuso e sigillato in una maniera ermetica. Nell’aerobico c’è puzza perché nella trasformazione si produce il gas metano che si perde nell’aria insieme all’odore. Nell’anaerobico la stessa produzione di gas viene estratta ed incanalata nei contenitori del biometano”.
Sul piano del traffico avete individuato nuove soluzioni? “Già esiste un’ordinanza di divieto assoluto di transito dei mezzi pesanti nel centro abitato di Soleto che è circondata da strade importanti: la tangenziale di Galatina e la bretella di collegamento della Gallipoli-Maglie. Per i Comuni a sud di Soleto il transito potrebbe avvenire o dalla bretella per poi riconnettersi alla S.S. 362, oppure immettendosi nella tangenziale di Galatina. Ci dicono che i terreni nelle immediate vicinanze dell’impianto varrebbero poco, bisogna, però, considerare che già siamo in una zona industriale circondata da terreni agricoli, non credo che una industria in più o in meno possa fare la differenza”.
E il percolato? “Nelle discariche è un punto interrogativo. Qua viene raccolto e smaltito in maniera corretta”.
Quali i benefici socio-economici? “Ci sarebbe un abbattimento della tariffa: paghiamo 130 euro a tonnellata, si ipotizza un abbattimento di 50 euro di costo per il conferimento. Oltre ad un ristoro di natura economica per il Comune ospitante che è quantificabile in 1 euro o 1,70 a tonnellata. La legge dice che sono 3 euro ma saranno divisi a metà con Galatina. Una piccola parte dovrà andare al Comune di San Donato di Lecce, come deciso dall’ATO”.
E il controllo dell’impianto? “Lo faranno gli organi preposti: Arpa, NOE, ecc. Siccome, però, abbiamo l’obbligo di tutelare il territorio, anche noi andremmo a controllare l’impianto”.
Il Movimento 5 Stelle: “Inutile e sovradimensionato”
Serena Fiorentino, portavoce del Movimento 5 Stelle di Soleto, non ha dubbi: “È inutile e il monte-tonnellate di rifiuto umido è assolutamente sovradimensionato rispetto a quello che andremo a produrre. Mi chiedo, poi, come facciano a fare tutti questi calcoli, considerato che una raccolta dell’umido ad oggi non c’è. Anche se non dovesse inquinare”, continua, “sarebbero 30.000 tonnellate di rifiuto umido in viaggio su gomma tutti alla volta di Soleto, traducibili in inquinamento, traffico, incidenti, manutenzione delle strade. E perché? Per concentrare tutta l’immondizia in un unico punto, quando già la Regione prevede che i Comuni al di sotto dei 4mila abitanti risolvano con il compostaggio di comunità e con il compostaggio domestico. Trattiamola lì dove è questa spazzatura, perché concentrarla? Da una buccia di banana, ci ritroveremmo con un terriccio che per essere commercializzato a norma di legge deve essere ritrattato, con un gas che è impuro e con del percolato: avevamo un rifiuto, ed ora ne abbiamo tre! Inoltre stiamo parlando di un finanziamento iniziale di 2.450.000 euro: quando ci sono queste cifre, la criminalità organizzata prova a metterci lo zampino, io non voglio dire che ci riesca, però se riusciamo ad eliminare anche questo minimo dubbio è meglio, anche perché l’alternativa è meno costosa, a impatto zero e chiude effettivamente il ciclo. La Provincia di Lecce è un insieme di piccoli Comuni che con al massimo tre compostiere di prossimità e il compostaggio domestico risolverebbero la questione. C’è un problema, però”, aggiunge sibillina la portavoce del M5S, “con il compostaggio di prossimità ci guadagna il cittadino, con il mega saranno le solite multinazionali”. E ancora: “Se l’impianto non è impattante perché l’Ato ha già deciso che dovremmo pagare un ristoro al Comune di San Donato di Lecce? Se non inquino perché devo pagare una penale? E c’è anche il rischio diventi una nuova cattedrale nel deserto e noi saremmo obbligati da contratto a mantenere l’impianto e conferirvi i rifiuti fino al 2025!”
Per il compostaggio domestico, agricolo o di prossimità è, però, necessaria la messa in sicurezza. “Vogliamo mettere la messa in sicurezza di una casetta di legno con dentro gli scarti alimentari di 15 famiglie”, risponde la Fiorentino, “con quella di un impianto da 30.000 tonnellate in cui nessuno saprebbe cosa ci scaricano?”.
Sull’eventualità dei posti di lavoro, Edoardo Serra, anche lui attivista del m5s, aggiunge: “Un impianto porterebbe circa 15 nuovi posti di lavoro. Tre casette, controllate da una persona, per ognuno dei 100 Comuni della Provincia, fanno 100 persone impiegate! Abbiamo fatto una proposta al nostro Comune e siamo stati completamente ignorati”.
La Fiorentino poi si chiede: “Perché un progetto su Soleto lo presenta l’Amministrazione di Galatina? E su suolo non industriale, ma agricolo, infatti dovranno passare da una conferenza dei servizi”. Serra ci mette in carico da undici “Corre voce che stiano cominciando gli espropri, per ora sono solo voci di paese…”. E Serena Fiorentino aggiunge: “L’impianto lo vogliono fare qua, perché è l’unico luogo in cui è possibile farlo in tutta la provincia. Quella del Sindaco che dice che lo vogliono qui perché lo possono controllare è solo una storiella”.
Edoardo Serra ritiene sia “importante non solo opporsi ma cercare un dialogo e un confronto. Capisco quali siano le difficoltà degli Amministratori degli enti locali quando si devono poi confrontare con gli Amministratori delle Regioni, da lì arrivano i diktat. Capisco si trovino tra incudine e martello, tra una Regione che li obbliga e i cittadini che insorgono. Devono cercare di mediare in qualche maniera… Penso, però, che qualche volta un Sindaco dovrebbe avere anche la forza di dire: datemi una motivazione valida e io lo faccio, ma finché le cose stanno così io non la faccio”.
I due esponenti del m5s concludono con una riflessione: “Finché saremo sotto ATO, ARO, e non avremo una libera autonomia nella gestione del rifiuto vero e proprio”, concludono i due esponenti del m5s, “non andremo da nessuna parte”.
Donatella Valente
Approfondimenti
Aumenta la produzione dell’olio nostrano, ma la qualità come è?
I numeri, però, non sempre bastano ad un’analisi esaustiva. Ecco perché abbiamo coinvolto alcune aziende del territorio per comprendere i contorni della campagna olivicola di quest’anno…
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Confermato il previsto aumento della produzione di olio a livello nazionale di circa il 30% rispetto all’annata precedente. La nuova annata sembrerebbe buona per qualità, con il novello già disponibile.
Buona qualità anche in Salento
La resa è influenzata dalla diminuzione della produzione (-30/40% in Puglia e circa il 20% in provincia di Lecce) ma con un aumento della qualità (e anche dei prezzi). La resa media in olio da olive varia dal 13% al 20%, ma il dato complessivo della produzione è in calo rispetto alle annate precedenti, in linea con quanto previsto da Confagricoltura.
Nel panorama complessivo, bisogna considerare che l’andamento climatico sfavorevole ha inciso in modo pesante sulla produzione di olive. Nei primi giorni di aprile, infatti, una serie di gelate improvvise ha colpito molte aree olivicole, compromettendo gran parte dei bottoni fiorali (mignole) e vanificando in buona parte le potenzialità produttive. Secondo le prime valutazioni tecniche, la flessione produttiva potrebbe essere legata anche a fattori varietali.
In particolare, la cultivar FS-17 (la “Favolosa”), che inizialmente presentava una buona prospettiva di raccolto, ha subito un crollo quasi totale della produzione a causa della cascola dei fiori non ancora aperti, verificatasi subito dopo le gelate.
I numeri, però, non sempre bastano ad un’analisi esaustiva. Ecco perché abbiamo coinvolto alcune aziende del territorio per comprendere i contorni della campagna olivicola di quest’anno.
Giacomo Palese, amministratore de L’Olivicola di Presicce–Acquarica, precisa: «La nostra è un’azienda produttrice di olive da mensa e stiamo riscontrando un’ottima qualità». Riguardo alle differenze, «le ritroviamo in termini di quantità, quest’anno abbiamo meno frutto». Gli operatori del settore salentini hanno dovuto fare i conti con le conseguenze della Xylella che «ha avuto un impatto significativo sulla nostra azienda, ha rappresentato una svolta difficile e ha messo a dura prova la sostenibilità economica, obbligandoci a ripensare completamente il modello di business. Abbiamo dovuto reinventarci e diversificare la produzione. Non potendo più contare sulle nostre olive abbiamo iniziato ad acquistare da altri produttori, mossa che ci ha permesso di mantenere una produzione continua e ci ha anche spinto a esplorare nuove strade. Un cambiamento rilevante e significativo è stata l’introduzione di nuovi prodotti come i sott’oli che in passato non trattavamo. Tale diversificazione ci ha aperto nuovi canali di mercato, diversi da quelli che conoscevamo, e ha comportato costi aggiuntivi e la necessità di finanziare nuove attività: importanti investimenti, la necessità di accedere a nuovi finanziamenti esterni e un maggiore impegno nella gestione del credito, parliamo di un accesso al credito più mirato per finanziare questi investimenti iniziali. Un percorso impegnativo che ci ha permesso di trattare prodotti che diversamente forse non avremmo trattato. Sebbene le sfide siano state tante, siamo riusciti a trovare opportunità che, a lungo termine, potrebbero rivelarsi vantaggiose per la sostenibilità economica dell’azienda. Oggi, dopo anni, siamo tornati alla lavorazione delle olive grazie ai vari reimpianti effettuati. Abbiamo reimpiantato olive leccino, perché lavorando olive da tavola riteniamo che tale cultivar sia un ottimo prodotto da mensa. Nonostante le difficoltà», conclude Palese, «questo percorso di trasformazione ci ha reso più resilienti e pronti ad affrontare sfide future».
Anche Pierangelo Tommasi di Olio Biologico Moruse di Calimera, conferma «un prodotto dalla qualità eccellente anche perché siamo stati risparmiati dall’attacco della “Mosca”». Le differenze rispetto all’anno scorso «sono notevoli ma le piante crescono di anno in anno e iniziano a produrre un po’ di più. Parliamo, però, di numeri minimi rispetto a dieci anni fa: da allora la sostenibilità economica è completamente cambiata. Prima si poteva vivere di agricoltura, adesso sono soprattutto spese. Nella speranzosa attesa di tornare ad avere i profitti di una decina di anni fa».
Nel frattempo, anche nella azienda di Calimera hanno «impiantato le varietà di Leccino e Favolosa, per la precisione 80% della prima e 20% della seconda». Colta al volo l’occasione per variegare la produzione: «Già da 4-5 anni stiamo curando una cultura di avocado. Per ora solo un piccolo appezzamento ma stiamo provvedendo ad estendere la produzione su un altro ettaro e mezzo».
Quintino Palma del Frantoio Palma di Cursi ricorda che «la raccolta 2025 è stata colpita da una gelata durante il periodo della fioritura, provocando un calo nella produzione che resta, comunque, sufficiente per un raccolto di buona qualità».
Rispetto all’ annata scorsa Palma rileva «un leggero calo di produzione sufficiente, però, a garantire il prodotto fino alla prossima campagna olearia».
Poi aggiunge: «Al momento abbiamo quasi completato i reimpianti mettendo a dimora varietà Favolosa, Leccina e Leccio del Corno (avevamo già olivi di Leccino di circa 30 anni). Purtroppo, la Xylella ha causato un crollo della redditività dell’azienda. Anche se sono stati erogati degli aiuti per i reimpianti, bisogna considerare che occorrono diversi anni prima che le piante raggiungano un target accettabile di produzione, di conseguenza siamo ancora in piena crisi. Fortunatamente», conclude Palma, «l’azienda si occupa anche di effettuare reimpianti olivicoli “chiavi in mano” per sopperire al calo di reddito post Xylella».
Alliste
Diamo i voti ai cimiteri del Salento: criticità, sufficienze ed eccellenze
Con l’avvicinarsi della Festa dei Morti abbiamo voluto verificare la situazione dei luoghi sacri dove tutti ci rechiamo in visita ai nostri cari defunti. Spesso, per come sono tenuti, nonostante la sacralità del luogo, i cimiteri sono stati oggetto di (giuste) critiche….
														Con l’avvicinarsi della Festa dei Morti abbiamo voluto verificare la situazione dei luoghi sacri dove tutti ci rechiamo in visita ai nostri cari defunti.
Spesso, per come sono tenuti, nonostante la sacralità del luogo, i cimiteri sono stati oggetto di (giuste) critiche.
Per questo a ridosso del 2 novembre abbiamo fatto un giro (random) in alcuni camposanti della provincia.
Sarà per l’avvicinarsi della ricorrenza, ma la situazione è (quasi) dappertutto decisamente confortante.
Nessun problema ad Alliste, Felline, Matino e Racale.
Negli ultimi due centri abbiamo assistito personalmente ai lavori in corso per la tosatura delle siepi e la sistemazione degli arredi a verde.
A Matino abbiamo anche incontrato il consigliere comunale Aldo De Donatis che ci ha spiegato come da tre anni sia cambiata la gestione dei servizi e la situazione oggi sia decisamente buona.
Stesso discorso per Patù, Castrignano del Capo, Leuca, Giuliano di Lecce, Salignano.
In queste ultime 4 località il servizio è (ben) curato dalla stessa cooperativa che fa capo al 31nne Thomas Chiffi.
Decoro salvo anche a Maglie, dove, in vista delle celebrazioni dei defunti, tutto appare pulito e ordinato. Sembra tutto in ordine anche a Ruffano, sia nella parte “vecchia” che nella nuova ala, sorta all’alba del millennio in corso per accogliere i nuovi defunti.
L’area va via via popolandosi e ha subìto aggiornamenti di anno in anno a seconda delle necessità.
A Tricase resta critica e indecorosa la situazione del vecchio cimitero.
Sebbene non preveda più tumulazioni sin dal 1984, il Monumentale resta comunque meta di tante persone.
La situazione strutturale e di manutenzione degli arredi non è conciliabile con la sacralità del luogo e con il rispetto che si deve a chi va a far visita ai propri cari trapassati.
Non ci sono particolari problemi, invece, al cimitero nuovo anche se, almeno dal punto di vista del decoro si può e si deve fare meglio. Tanti viali non sono protetti dall’asfalto o dal cemento come quello principale e pochi altri e, spesso, si è costretti a mettere i piedi nel fango.
La vegetazione, poco o per nulla curata, invade gli stessi viali, costringendo i visitatori a farsi spazio tra le fronde.
Per evitare che ci siano defunti di serie A e B sarebbe opportuno intervenire presto.
Questa la situazione in provincia, almeno fino a qualche giorno prima del 2 novembre…
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“Per grazia ricevuta”: Piemontese, assessore sanità Puglia, crea d’emblée 2mila posti di lavoro
Nonostante cinque aziende sanitarie da 17 giorni siano senza direttore generale e non si veda alba, la Regione si prepara a lanciare tre concorsoni: due dei quali saranno gestiti proprio da Asl senza un manager…
														di Luigi Zito
Quello che non succede in 5 anni, a volte, si sa, può accadere a pochi giorni dalle elezioni: siano esse comunali (alzi la mano chi non si fatto dare “una liccata di asfalto”, davanti casa poco prima del voto); provinciali, quando Presidente o Assessori, come la Madonna, si appalesano in città e chiedono una “citazione” nelle urne: e giù a concedere, promettere, santificare e beatificare, tutta Grazia sprecata o mal riposta, perché sanno che non è deificata, ma solo vanagloria.
E fin qui siamo nell’ordine naturale delle elezioni.
Quello che supera il livello di indignazione e tracima nella vergogna assoluta, ai limiti della sconcezza, e chiede vendetta, è quanto sta accadendo per le nostre elezioni regionali.
Nonostante cinque aziende sanitarie da 17 giorni siano senza direttore generale e non si veda alba, la Regione si prepara a lanciare tre concorsoni: due dei quali saranno gestiti proprio da Asl senza un manager.
Mille posti ciascuno per infermieri e Oss, mentre la terza procedura darà il via alla mobilità intraregionale per permettere spostamenti tra le varie aziende.
Ricapitolando: 2mila posti di lavoro creati d’emblée, come infermieri e Oss, dei quali un terzo (circa 700) saranno su Foggia, città del Vicepresidente e assessore alla Sanità e Benessere animale, Sport per tutti, Raffaele Piemontese, prodigo di carità e col vizio delle buone azioni.
Questi concorsi erano attesi almeno da maggio, ora una circolare del dipartimento Salute conferma che la pubblicazione è «imminente», e dunque la scadenza delle domande potrebbe arrivare proprio a ridosso della tornata elettorale del 23 e 24 novembre prossimi, anche se le prove si svolgeranno non prima di aprile-maggio.
Quando si dice avere una “faccia di tolla”, ma qualcun altro asserirà che “in politica la menzogna è una componente imprescindibile”.
Come possiamo difenderci: quando nel segreto dell’urna dovremo apporre quella “citazione”, per non ricevere un’altra villania del genere, dobbiamo saper distinguere il “grano dalla pula”, il bianco dal nero, le “facce di tolla” da quelle linde, correte, sincere e leali.
Ricordiamocene.
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